giovedì 17 luglio 2008

Possibili soluzioni per la giustizia?

Non sono un legale, nè un politico e nenche un magistrato, ma a me semplice cittadino di questo sventurato Paese, sembra che solo applicando un pò di logica, cosa che ritengo invece di possedere, si potrebbero trovare diverse soluzioni ai problemi della giustizia che essenzialmente sono due:


  • La estrema lentezza

  • La inadeguatezza delle pene        

Innanztutto, piuttosto che incrementare ancora la forza “magistratura” si dovrebbe perseguire fermamente l’obiettivo di ottimizzare le risorse esistenti, evitando gli sprechi di tempo e le attuali moltiplicazioni del lavoro.

Ho già evidenziato che moltissimo tempo viene sprecato dalla magistratura per le innumerevoli procedure di rinvio inutili. Non esiste udienza che non venga rinviata un buon numero di volte; tutto ciò è lavoro sprecato che invece potrebbe essere utilizzato più proficuamente per “decidere”.

Durante gli anni che passano nelle attese e per i rinvii capita spessissimo che i giudici vengano trasferiti ad altro incarico o promossi e spostati; in queste frequenti situazioni il giudice che subentra deve rileggere e ristudiarsi l’oggetto del contendere con conseguente spreco di tempo.

Dunque basterebbe limitare il numero dei rinvii, magari fissando un tetto massimo da non superare, per guadagnare del tempo prezioso da utilizzare più proficuamente; inoltre bisognerebbe evitare di continuare ad assegnare udienze a giudici che stanno per essere trasferiti o stanno per andare in pensione e che quindi mai riuscirebbero a completare prima del trasferimento la massa di lavoro che hanno da portare avanti; dovrebbe essere istituita una norma che soltanto quando un magistrato ha portato a termine tutto il lavoro che gli è stato assegnato, egli potrà essere promosso e/o spostato ad altro incarico.

Anche in questa maniera si recupererebbe tempo che invece è spesso sprecato a causa del nuovo studio delle questioni da parti dei giudici che subentrano.

Infine occorrerebbe promulgare una legge che eviti le duplicazioni inutili dei processi che spesso vengono, come ho citato in altri miei scritti, moltiplicati pur trattandosi di situazioni esattamente uguali; ad esempio nelle cause di lavoro dove di solito si tratta di decidere se un datore di lavoro ha bene o male applicata una norma, una volta giunti ad una sentenza essa dovrebbe essere immediatamente applicata a tutti i lavoratori di quell’azienda che si sono trovati nella stessa situazione; se proprio non si volesse a posteriori applicare la sentenza a tutti gli aventi diritto, almeno bisognerebbe precedentemente accorpare d’ufficio le cause identiche ed affidarle tutte ad uno stesso magistrato; non solo si guadagnerebbe tempo prezioso, ma si eviterebbe il verificarsi di sentenze spesso contrastanti a fronte di uno stesso problema; ed ancora si consentirebbe ai ricorrenti di unirsi con conseguente risparmio economico.

Insomma a me pare che, come in ogni azienda che si rispetti, l’ottimizzazione delle risorse è fondamentale e non vedo perché un’organizzazione come la magistratura non debba invece occuparsi di questo problema specie nel momento in cui ha difficoltà nel far fronte alla grossa mole di lavoro che deve portare avanti.

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C’è un altro aspetto importante per il quale noi cittadini siamo ormai abituati a dire che “la giustizia non esiste” ed è la non certezza della pena o comunque la incongruità delle pene; il cittadino non tollera di vedere libero dopo poco tempo dal reato un assassino, né accetta la esiguità di certe pene.

Ci sono mille attenuanti e regole che in un modo o nell’altro finiscono per ridurre al minimo ogni pena quando non la nullificano completamente.

Dunque per applicare pene giuste a mio avviso occorrerebbe sempre e soltanto valutare il danno economico prodotto dal delinquente dopo di che egli dovrebbe essere costretto a restituire alla società o al privato verso il quale ha diretto la sua opera distruttrice la somma calcolata.

Ad esempio chi brucia un autobus dovrebbe essere condannato a ricomprarlo, chi ruba, una volta scoperto, dovrebbe essere condannato a restituire tutta la refurtiva maggiorata di una multa e anche chi uccide dovrà restituire alla sua famiglia il “valore” dell’individuo soppresso (ricordo che anche le assicurazioni valutano il valore di una persona deceduta per fissare il rimborso da applicare).

Calcolata la cifra del danno per ciascun reato e aggiuntovi una maggiorazione percentuale a titolo di multa il delinquente dovrà versare all’avente diritto detta cifra e, se non fosse in grado di farlo, prestare la sua opera in lavori socialmente utili o comunque lavorando per lui per il tempo necessario per restituire il dovuto (ovviamente la sua giornata di lavoro dovrebbe essere valutata secondo il tipo di lavoro da lui effettuato e maggiorata delle spese necessarie al suo mantenimento).

Questa sarebbe GIUSTIZIA vera, perché la pena sarebbe sempre veramente commisurata al danno provocato; chi imbratta un muro o graffia volutamente un’auto o peggio la incendia, deve sapere che è come se quel danno lo facesse a se stesso, perché se scoperto dovrà pagarlo; le carceri sarebbero meno affollate e si trasformerebbero in luoghi dove lavorare per restituire; non costerebbero quasi più niente in quanto gli stessi occupanti sarebbero tenuti con il proprio lavoro a rimborsare lo Stato delle spese sostenute per mantenerlo.

NON PENSO DI ESSERE PAZZO; A ME SEMBRANO PAZZI QUELLI CHE SOSTENGONO CHE CHI DELINQUE NON SOLO NON DEVE RIMBORSARE NESSUNO DEL DANNO ARRECATO, MA DEVE ESSERE ANCHE OSPITATO GRATUITAMENTE DALLO STATO (SIA PURE IN CARCERE) E SPESSO ANCHE CON DIRITTI SUPERIORI A TANTI POVERI ONESTI CITTADINI SENZA LAVORO.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fellicò la giustizia perchè deve essere morta!!!!Continuiamo la nostra battaglia...LA GIUSTIZIA DOVRA' TRIONFARE