giovedì 29 agosto 2019

Tanto tuonò che “piovve”!



-->
Ed eccoci all’epilogo, ovvero all’inizio della fine di due partiti completamente diversi che hanno dimostrato chiaramente quali sono i loro INTERESSI.

Si tratta di due veri partiti, non di un partito e di un movimento, infatti la prima cosa da notare è che M5S ha agito da VERO PARTITO; il suo leader ha preso, alla stessa maniera di Zingaretti, la decisione abbastanza da solo; infatti la piattaforma Rouseau è stata completamente dimenticata e nessuno degli iscritti ha potuto dire la sua.

E’ da notare anche che Zingaretti “ha dovuto cedere"; credeva di poter entrare nel Governo a testa alta imponendo le sue condizioni, ma poi ha dovuto cedere perfino su quello che sembrava il nodo più grande e cioè il nome del nuovo Presidente del Consiglio; ovviamente questo cedimento non fa altro che rinforzare l’idea che l’interesse a sostituire Salvini era veramente forte.

Si è verificata così senza alcun intervento degli elettori uno “scambio” di potere “Salvini con Zingaretti” ovvero "Lega conPD", quindi tutto come prima; solo che dal giallo-verde si è passati al giallo-rosso. Le discussioni e gli “appiccichi” sono continuati fin dai primi incontri, alla stessa maniera o peggio di come avvenivano tra Salvini e Di Maio, e continueranno così fino alla prossima crisi che uno dei due provocherà!

Si può notare ancora che quell’atteggiamento altezzoso che il PD ha sempre mostrato, si è affievolito fino a giungere alla sottomissione ad un movimento che sta per diventare partito; ma non si può sapere se tutto l’elettorato PD che era stato abituato a considerarsi superiore ad ogni altro, abbia accettato questa sottomissione e che invece non sia rimasto nel suo atteggiamento precedente per cui non ha visto di buon grado questa decisione; la possibilità quindi di un ulteriore sgretolamento dell’elettorato PD, non è improbabile.

Anche però l’elettorato M5S potrebbe sentirsi contrariato nel constatare di essere stato messo da parte, mentre il loro leader ho deciso per loro realizzando un’alleanza contro natura.

Dunque c’è una concreta possibilità che entrambi i due partiti, mentre per ora sembrano aver coronato i loro interessi, hanno pregiudicato la loro futura sopravvivenza.

Se poi parliamo di serietà e anche di dignità, non credo che si possa parlare di serietà e di dignità né dell’uno né  dell’altro.

Ed intanto tutti gli elettori che fino a poche ore fa erano in trepidante attesa delle trattative e delle decisioni di due soli individui appartenenti alla casta, oggi hanno finalmente avuta la risposta ed altro non possono fare che prenderne atto!

Ed ora cosa manca? I volponi stanno per decidere soltanto se Di Maio sarà ancora Vice Premier, nel qual caso ci sarà anche un Vice premier Zingaretti, oppure se non ci sarà nessun vice!

Ovviamente, se i Vice Premier saranno due, si duplicherà ESATTAMENTE la situazione precedente dove l’unica differenza sarà un Salvini sostituito da uno Zingaretti, viceversa avremo solo questa piccola differenza!

In quanto ai programmi non possiamo sapere come andrà a finire; certamente i programmi di M5S non sono graditi al PD; questi ultimi potrebbero avere la sfacciataggine di diventare improvvisamente favorevoli o potrebbero combatterli ancora pur essendo degli alleati, ma in entrambi i casi saranno pasticci non meno gravi dei dissensi Salvini-Di Maio a cui eravamo abituati.

Viceversa potrebbe essere M5S a cambiare le sue idee perché pressata dall’alleato; ci sarà comunque uno sbando completo che consentirà (vista dai volponi) di non attuare nessuna delle promesse fatte e quindi di stare al potere liberi di non prendere decisioni imbarazzanti. Furbi no?


Franco Fellicò

domenica 25 agosto 2019

Ma a che serve votare?



Una volta c’era la monarchia per cui non si sa come mai vi era un RE o una REGINA che governava; tutti i cittadini erano i sudditi e dovevano rispettare le regole che quello o quella decideva di  stabilire. Quest’unica persona rimaneva ”in carica” fino alla sua morte o fino a quando non decideva di lasciare l’incarico, ma in ogni caso quell’incarico passava ad un qualche suo discendente per cui non c’era mai bisogno di cambiare governanti, visto che essi si susseguivano senza nessun intervento della cittadinanza.

Qualche altra volta governava un dittatore che invece si era impadronito del potere autonomamente, molto spesso con la forza o con l’astuzia; anche in questo caso nessuna possibilità avevano i cittadini di intervenire nella scelta di chi doveva governare, essi rimanevano sudditi anche in quel caso e altro non potevano fare se non rispettare le regole che gli erano state imposte; e se non l’avessero fatto il regime li avrebbe costretti a rispettarle utilizzando anche mezzi violenti.

Ma alla fine venne la repubblica e con essa la “democrazia” cioè un sistema che escludeva la possibilità che il potere fosse nelle mani di un solo individuo; i politici con idee diverse si divisero in partiti e i cittadini andando a votare ne eleggevano uno che rappresentando la maggioranza andava a governare. Le leggi (cioè le regole) erano promulgate dopo ampie discussioni in parlamento a cui partecipavano sia quelli della maggioranza sia quelli non eletti che rappresentavano l’opposizione.

Quest’ultimo sistema potrebbe sembrare il sistema più valido sia perché i cittadini potevano decidere a chi “dare lo scettro”, sia perché non erano più in balia delle scelte operate da un singolo individuo, sia infine perché le leggi erano approvate dopo molte discussioni a cui partecipavano in tanti (sia appartenenti alla maggioranza che all’opposizione); anche se la  forza maggiore l’aveva il partito di maggioranza cioè quello che era risultato più gradito ai cittadini.

Sembra tutto perfetto, ma in pratica le cose sono un po’ diverse perché viste le complicate regole fissate per la presa del potere, in pratica per poterlo ottenere occorre raggiungere delle soglie che difficilmente un singolo partito riesce a raggiungere; e allora accade che DOPO LE VOTAZIONI due o più partiti si alleano per riuscire insieme a raggiungere quella soglia.

Questo fatto fa mettere insieme partiti diversi che ovviamente hanno anche idee diverse su cosa occorre fare e dunque ciascuno degli “accoppiati” per accordarsi con l’altro, è costretto a rinunciare a qualche proprio programma e anche ad accettare di seguire qualche indirizzo (che non condivide) del partito con cui ci si è alleato.

Ci si aspetterebbe di assistere ad alleanze tra partiti abbastanza affini, ma sempre più frequentemente capita che la scelta del compagno per governare sia fatta basandosi sulla forza che si potrebbe acquisire o peggio ancora sulla convenienza personale dei vari leaders.

I cittadini quindi dopo aver votato un partito che magari è anche risultato “primo”, possono ritrovarsi al governo anche un altro partito che mai avrebbero votato; in più è anche molto probabile che se la scelta di un partito era stata dettata dal programma di governo di quel partito, non è detto che quel programma sarà realizzato visto che il proprio partito dovrà dar conto al compagno di governo che magari non è d’accordo su quell’indirizzo.

Questo che ho cercato di descrivere è la teoria, ma la pratica non si discosta molto dalla teoria, anzi si dimostra anche più carica di inconvenienti; basta osservare quello che è accaduto in queste ultime settimane.

Qualche tempo fa per formare un governo M5S e Lega si erano alleati; nessuno dei due difatti aveva raggiunta la soglia per governare da solo; e allora i cittadini che avevano votato Lega perché interessati al suo programma hanno dovuto accettare un governo Lega-M5S (pur non gradendo il programma M5S) e i cittadini che avevano votato M5S si sono dovuti tenere al governo anche la Lega (pur non gradendo il suo programma e le sue idee).

Il Governo poi, ha dovuto continuamente barcamenarsi cercando di rispettare il più possibile i DUE PROGRAMMI che in molti casi erano contrastanti o incompatibili; le divergenze tra i due partiti hanno costituito motivo di continue discussioni e dissensi finché è accaduto che Salvini “ha staccato la spina” (ora si dice così) ed è nata una delle tante crisi politiche a cui tutti noi siamo abituati da anni.

Ma non è finita qui, perché il PD, che da qualche anno è con la bava alla bocca perché rimasta all’opposizione, ha pensato di tentare di ritornare al potere offrendo a Di Maio l’appoggio necessario per consentirgli di non perdere la poltrona.

Se, come continuano a ripetere TUTTI, ogni decisione è fatta NELL’INTERESSE DEI CITTADINI, nessuno sarebbe in grado di capire come mai il PD e in particolare Zingaretti che fino a poche ore prima non ha mai smesso di criticare ogni azione del governo in carica continuando a ripetere fino alla noia che doveva andare a casa, improvvisamente ha cambiato idea tanto da decidere addirittura di provare ad allearsi con Di Maio per governare INSIEME.

Ma se invece si guarda il possibile evento come l’unica opportunità che si presenta al PD per tornare al potere, allora si capisce benissimo che neanche la vergogna nei confronti di tutti i suoi elettori possa aver frenato questo disegno.

Ovviamente se quest’accordo ci sarà, Zingaretti sa bene che dopo essersi installato al posto di Salvini, dovrà lottare come lui o anche più di lui con Di Maio, assumendo lo stesso ruolo di alleato di M5S ma con idee diverse (almeno così ha sempre detto); insomma sa bene che dovrà essere visto da tutti ESATTAMENTE come colui che ha tanto criticato.

Visto l’epilogo del governo giallo-verde, Zingaretti aveva proprio ragione quando diceva che l’alleanza tra Salvini e Di Maio non poteva reggere perché le idee dei due erano diverse; ciò nonostante non disdegna affatto di andare a sostituire Salvini, malgrado le sue idee sono fortemente più diverse da quelle di Di Maio.

Cosa significa questo? Non c’è ombra di dubbio, la sete di potere è così forte che riesce a far mettere da parte perfino la propria dignità.

Intanto molti elettori di M5S (moltissime dei quali erano ex elettori PD disgustati dalla politica di quel partito) si ritroveranno al governo proprio quelli che avevano rifiutato.

Mi domando allora, ma a che serve votare? Dov’è la democrazia? Siamo sicuri che avere così tanti rappresentanti è un bene? Ma non sarebbe meglio far governare il partito che ha avuto più voti, senza soglie e senza regole tanto complesse?

Stabilito quindi, data la situazione, che le elezioni sono una presa in giro per i cittadini perché alla fine i governi si creano con la fusione di partiti che magari fino al giorno prima erano antagonisti, proviamo a vedere, nell’ipotesi questa volta per qualche strano motivo M5S e PD non si accorderanno, come potrebbe andare a finire questa crisi.

Il PD sarebbe il primo dei partiti a perdere consensi visto che avrebbe dimostrato chiaramente di essere disponibile ad unirsi con chiunque altro, anche col più acerrimo nemico (tale era Di Maio fino a qualche giorno fa)  pur di andare a governare.

Ci sarebbe allora M5S con Di Maio che, oltre ad aver dimostrato che si sarebbe apparentato anche con il PD, non sembra che riscuota più l’interesse che aveva avuto nelle precedenti elezioni.

Poi ci sarebbe la Lega con Salvini; quest’ultimo pensa di aver aumentata la sua popolarità, ma non è detto che sia così perché saranno in molti a non volerlo sia per la sua politica sfacciatamente anti-migranti e anti-europa sia perché considerato troppo violento; il suo “cavallo di battaglia” è la flat-tax, ma ormai nessuno ci crede più visto che ultimamente già parlava di flat-tax  solo per i redditi più bassi (che quindi non sarebbe più una flat-tax).

Resta la parte destra della politica italiana con Berlusconi che ha sempre riscosso molte antipatie non foss’altro per la sua posizione economica.

Intanto guardando alle tattiche dei vari leader ci vuol poco a capire che Berlusconi tenterà di riagganciare Salvini che potrebbe avere il suo interesse ad accettare l’accordo. Per questo motivo, anche se Forza Italia tutta non ha mai smesso di criticare l’operato di Salvini, i toni non sono stati mai forti come quelli del PD, ed io penso proprio perché quel furbacchione di Berlusconi voleva  essere pronto ad offrirgli appena possibile un nuovo accordo.

Insomma non c’è un personaggio né un partito di cui ci si possa fidare e quindi ancora una volta sembrerebbe che nessun motivo esiste per andare a votare visto che si sbaglia comunque e visto che anche se non si sbaglia, chi governerà sarà quasi certamente qualcuno diverso da quello che volevamo scegliere..

Intanto tra un paio di giorni sapremo l’esito dell’operazione del PD e quindi ci risentiremo a breve per i nuovi commenti che certamente ci saranno da fare.

Franco Fellicò