L’Europa ha deciso con una buona maggioranza che le auto con motore termico non debbano essere più prodotte dal 2035.
Salvini in particolare si è “imbestialito” e ritiene errata la decisione. Ritiene che si tratta di una scelta “contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei a vantaggio degli interessi cinesi”.
Il rappresentante della Lega probabilmente è spinto da interessi elettorali e pensa di guadagnare consensi da chi oggi lavora nel settore automobilistico; pensa evidentemente che le impese e i lavoratori siano ancorati a produzioni tradizionali e non siano in grado di evolversi.
Prendere una decisione che avrà il suo effetto tra 12 anni è un chiaro esempio di attenzione al futuro ed un invito PER TEMPO ad indirizzare un settore che può contribuire pesantemente alla transizione ecologica.
A me pare che 12 anni non siano pochi e lo dico perché solo negli ultimi due anni, pur senza nessun impegno istituzionale, la produzione di veicoli elettrici è cresciuta moltissimo; basti pensare che oggi sono sul mercato ben 86 diversi modelli di quelle vetture (se non ci credete potete leggerlo qui: https://listini.vaielettrico.it/auto-elettriche).
Dunque le industrie si stanno già muovendo autonomamente nella direzione giusta e molte di loro hanno già deciso di smettere di produrre auto termiche ben prima del 2035.
La strada è quindi già stata intrapresa e nessuno perderà il lavoro a patto che sia disponibile a convertirsi; i lavoratori del settore dovranno convertirsi alla nuova tecnologia e dovranno imparare ad installare, smontare e riparare motori elettrici, inverter, batterie e molti dispositivi elettronici ormai universalmente presenti nelle vetture moderne.
E ci sono ben 12 anni a disposizione per farlo. Se invece del 2035 la data fissata fosse stata il 2050 forse Salvini sarebbe stato più contento; ma sarebbe servito soltanto a rimandare la transizione; infatti una data molto più lontana avrebbe indotto le industrie a ridurre gli attuali sforzi, potendoli rimandarli senza alcun rischio; le industrie si sarebbero disinteressate della cosa e avrebbero rimandato il cambiamento a quando fosse diventato più impellente (forse proprio una dozzina di anni prima dello scattare dell’obbligo).
Quindi a me pare che la decisione è più che corretta perché lascia un tempo sufficiente a chi deve rinnovarsi, ma non un tempo tanto lungo da far scadere l’interesse ma che impegna a darsi da fare subito.
Penso che Salvini farebbe bene nel pensare un po’ più al futuro anche se dovesse ritenere che lo schierarsi contro il provvedimento potrebbe fruttagli qualche voto in più.
Il dovere di un politico non è solo quello di proteggere i lavoratori di oggi, ma è anche quello di pensare al futuro dell’ambiente in cui vivono tutti i cittadini, lavoratori compresi.
Franco Fellicò