giovedì 20 dicembre 2018

Cambiano i Governi, ma come sempre, le …prese per i fondelli, rimangono


Le buste di plastica dovrebbero essere eliminate? Allora basta tassarle e il problema è risolto! 

Gli alcolici fanno male e bisognerebbe quanto meno limitarli? Una tassa sugli alcolici e la soluzione più conveniente! 

Il fumo uccide? Basta aumentare la tassazione su sigari e sigarette che tutto è risolto!

Il traffico nelle grandi città è troppo alto? E allora una tassa da pagare per ogni auto che entra in centro è il toccasana per ridurre quel traffico, ma ovviamente, cosa molto più interessante, il provvedimento serve a introitare altri soldi.

L’inquinamento deve essere ridotto per il bene dei cittadini? Basta tassare chi acquista le auto che inquinano di più, e la soluzione è trovata!

Ovviamente questi provvedimenti sono le soluzioni semplicistiche che chiunque è al Governo preferisce; perché i furbastri (almeno così ritengono di essere) credono e pensano così di prendere “due piccioni con una fava”; secondo loro, tutti i cittadini dovrebbero plaudire alle loro decisioni perché si occupano del loro bene, e naturalmente, sempre secondo loro, nessuno dovrebbe accorgersi che il loro unico obiettivo è quello di acquisre danaro.

Poco importa se la plastica continua ad essere utilizzata, anzi meglio se questo succede; non è un gran peccato se i cittadini si rovinano la salute con l’alcool o si uccidono con il fumo, visto che saranno stati utili allo Stato versando un contributo per rovinarsi.

Poco importa anche se poi l’acquisto di auto più tradizionali si dovesse ridurre, non importa neanche che forse un po’ di operai delle fabbriche o dell’indotto perderanno il lavoro, né che qualche grossa azienda automobilistica si trasferirà all’estero; l’importante è che le casse dello Stato si arricchiscano, magari facendo apparire l’incentivo deciso per le auto a emissioni ridotte o zero, come una grande elargizione, mentre invece via cosa iene finanziata da UN PICCOLA PARTE di quello che si è estorto a chi acquista un’auto un po’ meno valida e anche se rispettosa delle regole mondiali che pur esistono a proposito delle emissioni di CO2; e la prova che quello che ho detto è proprio vero è che la tassazione inizierà dal giorno 1 marzo 2019 mentre gli incentivi partiranno dal 31 marzo (è evidente infatti che i furbi intendono già disporre di un gruzzolo da cui cominciare a prelevare gli incentivi).

Insomma nessun incentivo sarà messo a disposizione dallo Stato del tipo di tutti quelli che esistono da tempo negli altri Paesi; da noi invece, visto che abbiamo dei furbi al comando, saranno gli stessi cittadini a finanziare un provvedimento il cui merito, sempre secondo loro, è del Governo.

Si può dunque tranquillamente affermare che il Governo in carica, anche se si professa “del cambiamento”, in quanto a furbizia è esattamente uguale a quelli precedenti; e in più ha un altro asso nella manica e cioè il “contratto di Governo” che non manca mai di citare tutte le volte che c’è necessità di qualche decisione; infatti, furbescamente il Di Maio è sempre pronto a rigettare ogni proposta che non gradisce dichiarando che si tratta di argomento non previsto in quel contratto, fermo restando che quando invece decide qualcosa che potrebbe essere non gradita ai cittadini, la mette tranquillamente in atto dimenticando di verificare se era stata prevista nel predetto contratto. 

La furbizia, quindi non manca certo a quelli di M5S che anzi, ritengono di dover essere graditi agli elettori proprio per una certa superiorità in quel campo.

Tornando alle soluzione dei problemi citati all’inizio, mi sento di affermare che se l’obiettivo primario fosse veramente il bene dei cittadini, piuttosto che tassare certi prodotti dannosi, bisognerebbe invece bandirli e per ottenerlo basterebbe intervenire su chi li produce, incentivandoli con opportuni sgravi fiscali. a convertire la loro produzione in favore di prodotti più puliti 

Ma evidentemente è più facile prendersela con i più deboli; ed è per questo che si preferisce multare chi consuma ciò che è considerato dannoso, piuttosto che impedire in qualche modo che sul mercato siano disponibili i prodotti giudicati pericolosi.

Lo dimostra il fatto che per contrastare il consumo di droga si colpisce chi la detiene e ne fa uso, e un po’ anche chi la commercializza, ma molto meno chi la produce. 

Franco Fellicò

mercoledì 19 settembre 2018

Ancora sulla …giustizia



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Più volte ho affermato che nel nostro Paese “la giustizia non esiste” e tra i miei scritti ci sono infatti tante dimostrazioni (numerate) che lo dimostrano.

Sono stanco di numerarle anche perché siamo in tanti a condividere l’amara constatazione di quanto siano ingiuste le nostre regole e di come le leggi sembra debbano essere rispettate soltanto dai cittadini, o meglio dai sudditi.

Voglio tuttavia raccontare ancora un fatto di cui sono stato e sono ancora protagonista direttamente; si tratta di una questione tra me e l’Agenzia delle Entrate.

Nel 2010 ho aderito ad una offerta del mio ex datore di lavoro che mi ha proposto di liquidarmi in un’unica soluzione una pensione integrativa di cui ero titolare. Naturalmente secondo legge il datore di lavoro nel liquidarmi la cifra, ha calcolato, trattenuto e versato per mio conto all’Erario ben 44.239,46 (il 30,55% del lordo che mi spettava).

Alla fine del 2014 (dopo 4 anni quindi) l’Agenzia delle entrate mi ha inviato una “Comunicazione bonaria”  nella quale mi informava che il mio datore di lavoro aveva calcolato male la trattenuta e che dai loro calcoli invece risultava che per la tassazione separata della cifra ricevuta, l’aliquota media da applicare non era del 30,55%, ma del 31,26%; per questo motivo mi invitava a versare altri € 1.028,61 entro 30 giorni!

Entro i 30 giorni quindi, qualora avessi ritenuto non corretto il loro calcolo, avrei dovuto dimostrare loro che il calcolo corretto era invece quello utilizzato dal mio datore di lavoro.

Avendo molta fiducia nell’operato del mio datore di lavoro (una Banca) ho scoperto che la differenza dipendeva dal fatto che la banca aveva applicato nel suo calcolo la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, mentre l’Agenzia delle entrate non l’aveva considerata.

Per giorni e giorni, recandomi più volte negli uffici dell’Agenzia delle entrate di Roma 7 ho tentato di dimostrare che la “clausola di salvaguardia, DOVEVA ESSERE APPLICATA, ma anche il funzionario (M. C.) con il quale alla fine sono riuscito a parlare, ad ogni incontro di diceva una cosa diversa e mi chiedeva delle documentazioni sempre nuove che di volta in volta io poi dovevo farmi fornire dalla banca.

Siamo andati avanti così per l’intero mese che avevo a disposizione per far valere le mie ragioni, e alla fine il funzionario (bontà sua) mi ha anche “regalato” delle proroghe per aumentare il tempo a mia disposizione e fargli avere tutti i documenti che mi chiedeva.

Gli ho sempre fatto avere tutto, anche se si trattava di documenti che nulla avevano a che vedere con la questione, ma alla fine nulla è cambiato, perché la conclusione è stata che DOVEVO PAGARE e se non l’avessi fatto sarebbero scattate anche forti multe e la cifra si sarebbe elevata almeno di un altro 50%. L’unica cosa che sono riuscito ad ottenere è stata una rateizzazione in 6 rate da pagare ogni trimestre (con relativi interessi naturalmente in funzione del ritardo). Ho pagata quindi la prima rata sperando di riuscire nel frattempo a far valere le mie ragioni.

Ho anche inviato alla Agenzia di Roma 7 una richiesta in autotutela con tutta la documentazione del caso chiedendo la cancellazione della richiesta e la restituzione delle rate pagate, chiarendo che le avevo versate al solo scopo di non incorrere in sanzioni che avrebbero fatta elevare la cifra pretesa.

La “letterina bonaria” era stata inviata a tutti coloro che come me avevano aderito all’offerta di liquidazione e ciascuno di loro era stato invitato a versare la differenza; tutti i collegi di sventura avevano reagito alla richiesta scorretta e una parte di essi era stata anche capita dagli uffici del loro territorio che avevano proceduto a sgravarli dell’onere richiesto.

Per questo motivo ho avvicinato, tramite il mio commercialista l’ufficio dell’Agenzia delle entrate di Formia che in un primo momento sembrava disposto a darmi ragione, ma che successivamente si è dovuto tirare indietro avendo ricevuta una precisazione dalla Direzione regionale del Lazio che chiariva che la clausola di salvaguardia poteva essere applicata soltanto per emolumenti CONNESSI al passaggio in quiescenza e che QUINDI poiché la capitalizzazione della pensione non aveva questo presupposto, non poteva essere applicata.

In pratica i signori della direzione regionale hanno confuso il vocabolo della lingua italiana CONNESSO con il vocabolo CONTEMPORANEO e hanno affermato che poiché la capitalizzazione della pensione era avvenuto non in concomitanza col passaggio in quiescenza, la clausola di salvaguardia non poteva essere applicata.

A nulla è servito chiarire che anche se la capitalizzazione era stata fatta in un periodo successivo al passaggio in quiescenza si trattava sempre di EMOLUMENTI CONNESSI al passaggio in pensione, ma i soloni dell’Agenzia delle entrate non hanno saputo dire altro che potevo solo ricorrere alla Commissione Tributaria.

Ora penso che tutto l’accaduto sia chiaro a chi ha letto questo documento fin qui, e allora riporto qui di seguito l’intera avventura completa di date:

settembre 2010
la mia pensione integrativa mi  è stata liquidata in un’unica soluzione e per consentirmi di incassarne la capitalizzazione ho versato allo Stato € 44.239,00 trattenutemi dal mio datore di lavoro in qualità di “sostituto di imposte”

24 ottobre 2014
ricevo dall’Agenzia delle Entrata una “lettera bonaria” nella quale mi si dice che avrei invece dovuto versare euro 45.267,61 e quindi mi si richiede di versare la differenza e cioè ancora altri € 1.028,61 (il calcolo dell’Agenzia delle Entrate è diverso solo perché non è stata considerata la “clausola di salvaguardia” che invece secondo legge doveva essere considerata).

dal 25 ottobre 2014 per circa due mesi
mi reco molte volte agli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Roma 7 parlando anche con un funzionario che mi chiede una infinità di documenti diversi (che ovviamente sono costretto a richiedere a mia volta al mio datore di lavoro); ricevo anche ben due proroghe di 30 giorni per avere il tempo di procurarmi i documenti, ma alla fine il funzionario, diversamente da altri suoi colleghi di altri uffici territoriali, non mi ascolta e insiste che DEVO PAGARE

dal 29 maggio 2015 al 2 maggio 2016
per evitare multe salate pago in sei rate trimestrali quanto indebitamente richiestomi aggiungendovi ovviamente anche gli interessi per un totale di € 1056,11.

23 aprile 2015
richiedo formalmente in AUTOTUTELA la cancellazione della indebita richiesta  e il rimborso delle rate versate, ma l’Agenzia delle Entrate non mi risponde proprio.

31 agosto 2015
faccio ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Roma avverso il silenzio/rifiuto dell’Agenzia delle Entrate 7 di Roma che di contro chiede ai giudici:

·      Il rigetto dell’istanza
·      La condanna alle spese di giudizio
·      La maggiorazione di esse del 50% per la rifusione delle spese di mediazione

25 settembre 2017
la Commissione Tributaria Provinciale emette finalmente la sentenza che è A MIO FAVORE dichiarando quindi che la “clausola di salvaguardia va considerata” e che quindi il calcolo fatto dal sostituto d’imposta è corretto. Conclude però dicendo che le spese di giudizio vanno compensate (anche questa decisione dei giudici è vergognosa!)

6 ottobre 2017
il mio commercialista NOTIFICA. come previsto dalla legge, la sentenza all’Agenzia delle Entrate di Roma 7 alla quale è dato un tempo di 60 giorni per ricorrere in Appello o per pagare.

19 settembre 2018
A PARTIRE DAL 6 GENNAIO L’AGENZIA DELLE ENTRATE DI ROMA 7, NON AVENDO FATTO RICORSO IN APPELLO, AVREBBE DOVUTO QUINDI RIMBORSARMI € 1.065,11 OLTRE AGLI INTERESSI MATURATI FINO ALLA DATA DEL PAGAMENTO. MA MALGRADO NUMEROSI SOLLECITI A TUTT'OGGI NON SI È ANCORA DEGNATA DI FARLO; FINORA SONO PASSATI 9 MESI DA QUANDO IL DEBITO E' STATO ACCERTATO E NON HO NESSUNA IDEA SE E QUANDO IL RIMBORSO SARA' FATTO.

PER RIEPILOGARE CI SONO VOLUTI BEN QUATTO ANNI DALLA LETTERA BONARIA CHE MI CHIEDEVA DI VERSARE UNA CIFRA NON DOVUTA E CHE HO DOVUTO VERSARE UGUALMENTE PER EVITARE SANZIONI A LIVELLO DI STROZZINAGGIO.

DOPO 4 ANNI DI TRIBOLAZIONI, SPESE E PREOCCUPAZIONI, PUR AVENDO AVUTO RAGIONE DALLA COMMISSIONE TRIBUTARIA, L’AGENZIA DELLE ENTRATE DI ROMA 7 NON MI RIMBORSA E LA LEGGE SEMBRA ESSERE DALLA SUA PATE VISTO CHE NESSUNA MULTA, NEANCHE MENO PESANTE DI QUELLA PREVISTA PER I CITTADINI RITARDATARI, E’ PREVISTA PER QUELL'ORGANO DELLO STATO.

E NON MI E’ NEANCHE CONSENTITO DI COMPENSARE LA CIFRA CHE MI E’ STATA ESTORTA, MA DEVO CONTINUARE A VERSARE LE TASSE DOVUTE PUR ESSENDO UN CREDITORE DELLO STATO PER ORA DA 9 MESI.

Ora se qualcuno che mi legge ritiene ancora che in Italia "la giustizia esiste" o anche soltanto che "e’ uguale per tutti", me lo scriva pure con un commento, ma mi spieghi pero’ perché lo pensa ancora.

MA NATURALMENTE SONO GRADITI ANCHE I COMMENTI DI CHI CONCORDA!

Franco Fellicò


giovedì 9 agosto 2018

I limiti di velocità. Ma quanto sono utili?



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Osservo prima di tutto che se le auto non fossero state proprio inventate, gli incidenti d’auto non esisterebbero affatto.

Ed è assolutamente ovvio anche che se tutte le auto procedessero ad esempio a non più di 30 km/ora, gli incidenti si ridurrebbero quasi a zero e quei pochi che ancora dovessero verificarsi non provocherebbero certamente danni alle persone.

Dunque quanto appena detto deve farci concludere che le vetture che tutti noi usiamo ogni giorno sono una perniciosa realtà e dobbiamo allora pensare di farne proprio a meno o dobbiamo invece decidere di utilizzarle alla maniera di un carretto trainato da un somaro?

Io non penso proprio che si possa giungere a tanto, ma a giudicare dalle limitazioni sempre più pesanti a cui tutti noi siamo sottoposti, possiamo renderci conto che si è instaurata una guerra contro un’invenzione di grandissima utilità della quale ormai nessuno può fare a meno, quasi come se l’obiettivo fosse di distruggerla o quanto meno di modificare le sue caratteristiche e peculiarità fino a farla diventare quasi inutile.

Un’automobile è per sua natura un mezzo di trasporto veloce che consente ad ogni individuo del mondo di muoversi con rapidità da un luogo all’altro. Tutta la vita degli uomini si è organizzata tenendo conto di questa realtà in cui le merci e le persone possono spostarsi rapidamente da punto a punto in tempi brevi.

Teniamo anche ben presente che OGNI INVENZIONE dell’uomo ha come obiettivo un miglioramento della sua vita, ma anche che accanto ai vantaggi che si ottengono, sono tutti fonte di qualche pericolosità. Ovviamente però ogni strumento realizzato dall’uomo è studiato in maniera da fornire i suoi migliori servizi, ma anche da limitare al minimo la sua pericolosità.

I continui miglioramenti delle auto e delle strade è un ottimo modo per ridurre la pericolosità delle vetture, senza ridurre contemporaneamente anche la loro funzionalità.

Dovrebbe essere chiaro che se le auto fossero veloci quanto un carro trainato da buoi, la vita organizzata dell’intera società mondiale sarebbe completamente diversa e quindi il pensare di ridurre le velocità delle auto oltre il “limite della decenza” è stupido e solo controproducente.

Eppure sembra che gli organi di governo statali, provinciali o comunali non abbiano chiare queste cose, tanto che è facilissimo imbattersi nell’installazione da un giorno all’altro di cartelli con limiti di velocità assolutamente assurdi per decine se non per centinaia di chilometri.

A titolo di esempio voglio riferirmi al comune di Roma che ha deciso improvvisamente di far sostituire da alcuni mesi sulla strada che collega la città con Ostia (la Cristoforo Colombo) TUTTI i cartelli che imponevano un limite di velocità di 80 Km/ora con altri che ora impongono la velocità di 50 Km/ora.

Per chi non lo sapesse la Cristoforo Colombo inizia all’incirca dalla Circumvallazione Ostiense e procede fino all’Eur in piena città, dopo di che continua come fosse un’autostrada fino ad Ostia. Inizialmente tutto il tratto dall’inizio all’Eur era stato addirittura limitato a 30 Km/ora, ma poi, dopo pochi giorni si era passati a 50 Km/ora. Le caratteristiche di questa strada, quasi tutta in rettilineo, sono di autostrada a 4 corsie e in più ai lati ci sono quasi sempre anche altre due corsie aggiuntive.

Da Ostia a Roma al mattino e da Roma ad Ostia al pomeriggio/sera c’è un traffico pazzesco per cui è possibile che per percorrere i circa 15 Km tra Ostia e l’Eur ci possa volere anche parecchio più di un’ora.

E’ ovvio che con questo traffico le velocità possibili sono simili a quelle di un pedone, ma quando la strada è libera sarebbero invece possibili velocità anche di 130 Km/ora; è anche da notare che quella strada è, come ho detto, molto simile ad un’autostrada e che comunque dovrebbe essere quanto meno equiparata ad una superstrada da 110 Km/ora; ma invece era da 80 Km/ora e da qualche mese qualcuno ha deciso che deve essere addirittura da 50 Km/ora.

Ma da qualche settimana c’è un altro esempio da commentare; Roma è collegata a Latina unicamente con una superstrada a 4 corsie di circa 70 Km (la Pontina); il suo limite, malgrado dovrebbe essere di 110 Km/ora (come tutte le superstrade) era già a 90 Km/ora, ma anche per essa qualcuno ha deciso che ora il limite PER TUTTO IL PERCORSO debba essere di 60Km ora.

Questi due esempi dimostrano come queste decisioni tendono a snaturare le auto e a trasformarle in qualcosa di diverso visto che non sarebbero più in grado di far spostare merci e persone rapidamente.

Questo è quello che è accaduto recentemente; ma ora valutiamo quali sono stati i risultati di queste stupide decisioni.

Gli automobilisti si sono anche lamentati delle decisioni, ma nessuno naturalmente li ha ascoltati e allora come hanno reagito? Semplicemente IGNORANDO i limiti assurdi imposti.

Sulla Cristoforo Colombo, dove il limite di 80 Km/ora precedente era rispettato da buona parte delle vetture, ora che è passato a 50 Km/ora NESSUNO PIU’ lo rispetta; auto, moto, autobus di linea e camion della nettezza urbana viaggiano a velocità ben superiori rischiando naturalmente anche di essere multati.

E bisogna dire che sono tutti da ringraziare per questo comportamento, perché se invece tutti avessero rispettato il nuovo limite, lo smaltimento del traffico ne avrebbe risentito fortemente visto che la “portata” della strada sarebbe diminuita enormemente.

Analoga cosa è avvenuta tra Roma e Latina; nessuno rispetta i nuovi cartelli e anzi spesso molti vanno anche a velocità superiori al vecchio limite di 90 Km/ora.

Dunque il risultato è nullo; ma non solo, perché la limitazione assurda ha fatto sì che anche coloro che erano degli automobilisti rispettosi, sono diventati ormai anch’essi degli spregiudicati; e non dimentichiamo che quando si comincia a non rispettare le regole assurde, si finisce anche per non rispettare neanche quelle  più sensate.

A cosa sono serviti dunque questi provvedimenti? Soltanto a rendere sempre più irrispettosi delle regole tutti gli automobilisti.

Ora voglio fare una considerazione finale pensando al futuro; ho pensato che fra qualche anno le nostre strade potrebbero essere percorse dalle nuove auto a guida autonoma e ho immaginato questa situazione calata nello scenario che ho appena descritto.

Le auto senza guidatore, come tutti sanno, sono auto super attrezzate di dispositivi e telecamere capaci di leggere ed interpretare tutti segnali stradali; saranno delle auto che quindi rispetteranno alla lettera tutte le regole stradali; dunque esse saranno le uniche a rispettare i limiti assurdi degli esempi che ho fatto; diventeranno quindi un vero intralcio al traffico, e saranno superate pericolosamente dalle vetture con guidatore, perché solo il guidatore avrà l’intelligenza di capire quando un cartello è assurdo.

Il traffico quindi peggiorerà terribilmente anche perché le strisce continue nel nostro Paese sono perenni e quindi anche quando la velocità indicata dai cartelli lo dovesse consentire, le auto senza guidatore rimarranno certamente anche dietro un trattore, in attesa di trovare un tratto di strada con linea tratteggiata che invece non arriverà mai. 

Nessun italiano quindi invidierà i possessori di quelle auto autonome, visto che saranno costretti a passare ore ed ore rinchiusi nell'abitacolo in attesa di giungere a destinazione.

Franco Fellicò

mercoledì 13 giugno 2018

La vicenda della nave ACQUARIUS



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Mi piacerebbe sentire anche i vostri commenti e non solo quelli di tutti i politici che si sono subito dati da fare a seconda dell’appartenenza per lodare o per criticare la decisione di Salvini.

Io non parteggio né per la Lega né per i 5 stelle, ma come ho già detto, visto che ora sono al Governo, ho deciso, così come feci a suo tempo anche con il governo Renzi,  di dar loro fiducia valutando le loro azioni e i risultati che otterranno.

Sarò critico quando qualcosa mi sembrerà scorretta e sarò d’accordo con loro quando dimostreranno di lavorare per i cittadini come hanno sempre affermato.

Nel caso ultimo, io non mi sento proprio di condannare la decisione presa da Salvini, perché mi sembra logica se si considera che molte nazioni europee, certamente più spregiudicate di noi, hanno già da tempo usato e usano comportamenti dello stesso tipo e per niente dissimili da quello che ora viene criticano al Salvini.

L’Europa a anche qualche nazione continuano a dire, ma solo a parole, che l’Italia è stata lasciata sola in questa vicenda, ma intanto nessuno interviene per porre rimedio al problema.

Esasperarlo quindi, sembra essere l’unico mezzo disponibile al momento per costringere a passare ai fatti. Ed è inutile che l’Europa decida anche di triplicare gli aiuti economici all’Italia, perché non si può decidere che l’Italia diventi la SERVA di tutti gli altri i quali se la cavano assumendo la veste di padroni che pagano un servizio che l’Italia oltre tutto non ha mai deciso di offrire.

Ci si appella al trattato di Dublino, ma nessuno si degna di ripensare un trattato che poteva essere valido quando il fenomeno era di poche centinaia di migranti. Ora che si tratta di far fronte a milioni di migranti, quelle regole NON POSSONO essere più le stesse.

Ma seguite per favore il mio ragionamento: io non faccio fatica ad accettare che delle navi di nazioni anche lontane dal nostro mediterraneo (ad esempio l’Olanda,) scorazzino nel mare antistante la Libia e traggano in salvo dei poveri derelitti abbarbicati ad un gommone fatiscente, però mi sembra assurdo poi che dette navi, dopo aver imbarcato questa gente nel loro mezzo (che è territorio Olandese) attracchino ad un porto italiano e depositino il loro carico umano da noi per ritornare subito dopo a cercare di fare un nuovo pieno.

Ma non sarebbe logico che questi “cosiddetti benemeriti” completino il loro lavoro portando a casa propria quelli che hanno salvato dalla morte?  Io penso che sarebbe giusto che chi ha salvato questi poveretti debba anche fermarsi in un porto italiano, magari per rifornirsi di carburante e o di viveri, ma ritengo che poi debba portarsi a casa propria i migranti che ha salvato; solo così la loro opera potrebbe essere considerata ammirevole ed encomiabile.

Le navi italiane che pure ci sono e in misura forse anche superiore alle nostre possibilità, quando tornano a casa sbarcano ovviamente i migranti salvati e nessuna nave italiana si prende mai la briga di andare a scaricarli in una nazione diversa dall’Italia.

Quindi dovrebbe essere logico che come gli italiani si portano a casa le persone da loro salvate, analogamente ciascun altra nave che opera nel mediterraneo porti a casa sua le persone che a sua volta ha salvato.

Certo che per le forze di opposizione questo avvenimento è subito stato preso di mira per screditate il nuovo Governo, ma così come i Francesi non hanno diritto di parlare perché a Ventimiglia hanno rifiutato ben più migranti di quelli che erano sull’Acquarius, i politici dell’opposizione non possono dire che Salvini crede di essere ancora in campagna elettorale, perché altrimenti, reagendo in quella maniera, dimostrano che sono loro che lo credono.

Concludo dicendo che sono veramente convinto che perfino molti di quelli che si dimostrano inorriditi, stavano aspettando proprio un gesto forte di qualcuno, e nel loro intimo sono contenti; e se non manifestano questi loro sentimento, lo fanno solo perché hanno paura di essere considerati inumani anche se sanno bene che chi lo dice non è in buona fede.  
  
Franco Fellicò