martedì 24 dicembre 2019

Manovra finanziaria 2020



Seconda l’Agenzia delle entrate,  il gettito per il fisco aumenterà di 11,3 miliardi di euro per nuove entrate, e diminuirà di 26,8 miliardi per la riduzione o l’eliminazione di attuali balzelli.

E allora con una semplice differenza tra entrate e uscite si vorrebbe dare ad intendere che la manovra finanziaria di questi giorni si sia tradotta complessivamente in un vantaggio economico per i cittadini perché ci sarebbe stata una riduzione della pressione fiscale di  15,5 miliardi di euro.

Questo ovviamente è quello che dice il Governo che come al solito pensa di poter prendere per i fondelli i propri sudditi.

Ma attenzione, nei 26,8 miliardi di diminuzione sono stati considerati, con una stupida furbata, anche i 23,1 miliardi del maggior gettito IVA che non ci sarà a causa della cancellazione di parte della clausola di salvaguardia.

Dunque, se togliamo dai 15,5 miliardi di risparmio per i cittadini, i 23,1 miliardi dell’aumento dell’IVA evitato (che non sono affatto una riduzione di pressione fiscale attuale, e quindi non può far parte del calcolo) scopriamo che in effetti la pressione fiscale è aumentata di altri 7,6 miliardi di euro. 

Questo è quello che ovviamente dice “ufficialmente” l’Agenzia delle entrate; ma tutti noi sappiamo che ci saranno così tante altre tasse nascoste o non facilmente calcolabili, per cui ognuno di noi può essere certo che quella che viene sbandierato dal Governo, non è altro che una FAVOLA  che può essere creduta soltanto dagli stupidi.

Lo Stato pensa che la maggior parte della popolazione sia stupida e quindi crede di potersi prendere gioco della sudditanza senza tema di essere smentito; ma si sbaglia, poiché la percentuale di stupidità è certamente maggiore proprio tra quelli che ci governano.

A solo titolo di esempio posso citare la “eliminazione della TASI.

Ad uno stupido potrebbe sembrare una tassa in meno; qualcuno un po’ meno stupido capirà invece che la TASI non è stata abolita ma è stata unificata nell’IMU e quindi capirà che nessuna riduzione c’è stata; ma  basta un minimo di intelligenza per rendersi conto che il prelievo che oggi viene fatto sommando IMU e TASI aumenterà certamente; infatti mentre fino ad oggi i Comuni potevano decidere le aliquote da utilizzare. ma rispettando dei tetti (massimo 10,60 per mille per l’IMU e massimo 1 per mille per la TASI, e massimo complessivo tra  IMU e TASI di 11,60 per mille), a partire dall’anno 2020 ogni tetto è stato abolito e quindi i Comuni avranno la libertà di scegliere l’aliquota da applicare a proprio piacimento; ed in più mentre fino ad oggi i Comuni erano obbligati ad utilizzare i proventi della TASI solo per determinate spese, con la nuova tassa unificata non avranno più nessuna restrizione.

E’ chiaro quindi che i Comuni, qualunque sarà il motivo che li spinge a racimolare danaro, saranno liberi di spremere i cittadini con le aliquote decise appositamente.

C’è poi il tentativo di convincerci che l’UNICO modo per pensare al rispetto dell’ambiente sia quello di TASSARE certi prodotti; si vorrebbe far intendere quindi che la Plastic tax e la Sugar tax sono tasse che hanno l’intento di frenare l’uso della plastica che ormai tutti noi ci rendiamo conto essere dannosa all’ambiente e di ridurre il consumo di prodotti dolcificati che fanno male alla salute.

E chiaro invece che si tratta di altre “furbate” per le quale il Governo si aspetta addirittura di ricevere un plauso! Chi ha un minimo di intelligenza, capisce benissimo che l’intento vero è quello di aumentare le entrate del fisco e io sono certo che se il consumo della plastica raddoppiasse invece di diminuire, i nostri governanti ne sarebbero felici!.

Se si voleva veramente mettere un freno alla produzione di plastica sarebbe bastato stabilire per legge che TUTTI i prodotti liquidi in commercio potevano essere venduti solo e soltanto in recipienti di vetro da riutilizzare (bisognava tornare al deposito da versare per ogni bottiglia da avere indietro alla restituzione); per agevolare la conversione delle fabbriche dalla produzione di bottiglie di plastica a quelle di vetro, si sarebbe dovuto dare loro un  tempo di qualche anno durante i quali si sarebbero dovute incentivare con una congrua riduzione di tasse.

Questo sarebbe stato certamente gradito a tutti, produttori compresi, ed avrebbe veramente dimostrato che si voleva affrontare il problema con logica.

Quando ci troveremo ad aver a che fare (forse mai) con un governo che ragioni in questo modo e non pensi di orientare il mercato solo applicando tasse, allora SI che potremo dire di essere finalmente ben amministrati!

Come si può vedere quindi, la posizione di chi ci governa è sempre la stessa; qualunque azione è fatta sempre in maniera “furbesca” (così pensano loro) e questa è l’offesa maggiore che ci viene fatta; ogni decisione viene giustificata facendo riferimento ad un obiettivo che non è mai quello vero.

Niente è fatto con trasparenza, ma tutte le leggi si basano su sotterfugi che secondo quelli che si considerano FURBI, dovrebbero far apparire ogni azione sempre come un beneficio per i sudditi.

Franco Fellicò

giovedì 14 novembre 2019

Ancora sugli spot pubblicitari della RAI



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Il 15 settembre 2017 ho già scritto su questo argomento e sono giunto alla conclusione che la RAI, profumatamente pagata da tutti noi cittadini, non per SCELTA ma per OBBLIGO, continua imperterrita a seccarci con una infinità di inserti pubblicitari, libera di decidere cosa trasmettere.

 SI LIBERA, perché lei non ha vincoli e anche perché tanto, tutti coloro che hanno un televisore in casa, sono comunque obbligati a pagar loro un balzello annuale.

Il fatto di non essere controllati da nessuno fa sì che  l’azienda si senta libera di emettere spot pubblicitari in funzione esclusivamente delle richieste che riceve da chi vuole trasmettere i propri spot; per questo quindi motivo è noto a tutti noi che le emissioni pubblicitari aumentano ogni giorno di più.

Poiché nel mio articolo del settembre 2017 ho dimostrato con dei numeri precisi che la pubblicità ammontava al 15% del tempo di emissione, anche se ero già abbondantemente convinto che attualmente questo sconcio è aumentato ancora e non di poco, ho voluto verificarlo sempre con un’analisi precisa.

E allora ho potuto scoprire che dell’ora e mezza impiegata per trasmettere il film “Nozze Romane”, ben 16 minuti e 19 secondi sono stati utilizzati per spot pubblicitari; più precisamente ci  sono state tre interruzioni:

·      La prima dopo 13 minuti e 16 secondi dall’inizio (per 5 minuti esatti)
·      La seconda dopo 38 minuti e 30 secondi dall’inizio (per 6 minuti esatti)
·      La terza dopo 1 ora, 12 minuti e 35 secondi dall’inizio (per 5 minuti e 19 secondi)

Il tempo totale dedicato all’emissione di informazioni indesiderate e fastidiose è stato quindi di 16 minuti e 19 secondi che su un’ora e mezza complessiva rappresenta il 18% del tempo di quello utile. Inoltre gli spettatori sono stati infastiditi da interruzioni improvvise per ben tre volte in cui hanno dovuto sospendere il proprio interesse per far posto all’interesse del gestore dell’emittente.

E’ da tener conto che non ho inclusa tutta la pubblicità che ha preceduto e ha seguito il film e malgrado ciò ho potuto constatare che siamo passati dal 15% del 2017 al 18% attuale.

Ormai non esiste più un passaggio da un programma al successivo che non sia impegnato da vari minuti di pubblicità stupida e ripetitiva; mentre non esiste più alcun programma che non venga interrotto più volte e per molti minuti per far posto ad emissioni fastidiose e non desiderate.

Quando si accende il televisore su un canale RAI è quasi certo che ci si trova nel bel mezzo di uno spot pubblicitario e poi se si continua a rimanere su quel canale sembra di essere su uno di quei canali di televendite perché solo di tanto in tanto la pubblicità si interrompe  per farci vedere qualche spezzone di programma di intrattenimento o per farci seguire un telegiornale.

Molti anni fa, chi ha all’incirca la mia età lo ricorderà bene, le pubblicità della RAI erano tutte raccolte in un UNICO apposito programma a nome CAROSELLO che per un po’ di minuti mostravano gli spot che oltre tutto erano perfino piacevoli, tanto che quel programma era anche seguito di iniziativa da molti spettatori. Poi tutte le altre trasmissioni procedevano senza interruzioni e la pubblicità ritornava SOLTANTO il giorno successivo dopo cena con il nuovo CAROSELLO.

Tornando al problema attuale, osservo che se estendiamo il 18% a tutto l’arco delle 24 ore, possiamo concludere che ben 4 ore e 19 minuti sono utilizzati per gli spot indesiderati. Si tratta di 4 ore e 19 minuti SOTTRATTI alla missione a cui dovrebbe assolvere la TV pubblica e sostituiti da emissioni di interesse esclusivo di RAI che ne riscuote i proventi. 

Senza ombra di smentita si può affermare che la misura della pubblicità fatta dalle reti RAI è anche maggiore di quella delle reti private e che quindi i proventi che ne derivano sono se non superiori, quanto meno simili.

Questo significa che, se le reti private ci offrono le loro trasmissioni senza chiederci neanche un centesimo, è dimostrato che con quei proventi si è in grado di coprire TUTTE le spese sia per le apparecchiature che per il personale e dunque il canone obbligatorio ORDINATO dal Governo a favore della televisione pubblica è un generoso regalo fatto a chi non ne ha bisogno.

Ripeto allora ancora, che la bella pensata di Renzi di far pagare il canone a tutti con un addebito sulla bolletta della energia elettrica, visto che da un lato assicura alla RAI l’introito necessario per svolgere la sua funzione, dovrebbe anche essere accompagnato dal DIVIETO alla RAI di incassare soldi in altre maniere e a scapito dei programmi trasmessi.

Basterebbe una piccola legge di poche righe per ottenere questo e fare giustizia; ma l‘interesse del Governo è quello di tenersi buoni i mass media e chi li gestisce; poco importa se i cittadini vengono bistrattati.

Concludo raccontando un episodio di molto tempo che dimostra chiaramente quale è l’atteggiamento della RAI nei confronti di coloro che pagano il canone. Eccolo:


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Parecchi anni fa, scrissi alla RAI perché a Gaeta non tutti i canali del loro digitale terrestre avevano un segnale accettabile; dissi che avevo diritto a ricevere tutti i canali RAI e citai per questo il mio numero di abbonamento. Ebbene non ho più la risposta originale, ma ricordo bene che la risposta fu all’incirca la seguente: “Le ricordiamo che lei paga il canone perché è in possesso di uno o più apparecchi televisivi”. Come a dire: “Se lei riceve o non riceve le nostre trasmissioni la cosa non è importante, lei paga il canone perché ha un televisore  e non può pretendere per questo di ricevere tutte le nostre trasmissioni”.


Franco Fellico’