giovedì 17 luglio 2008

La giustizia non esiste (dimostrazione 2)

Nel 1993 un cittadino acquista un appartamento di categoria A2 e classe 2, è la sua abitazione principale e il notaio profumatamente retribuito per assicurargli la certezza dell’acquisto, redige un regolare atto nel quale sono riportate per averlo anche verificato con un’apposita visura catastale che si tratta appunto di un appartamento di categoria A2 classe 2 con reddito catastale di Lire 2.800.000; il cittadino versa diligentemente le tasse per l’acquisto (in misura ridotta come prevede la legge trattandosi di prima casa) e si ritiene perfettamente in regola; successivamente anno dopo anno versa regolarmente l’ICI calcolandola secondo le regole e secondo l’aliquota fissata dal comune.

Agli inizi del 2006 (quindi dopo 13 anni dall’acquisto) il cittadino riceve un accertamento dell’ufficio ICI che gli richiede per il solo anno 2000 di versare oltre 2000 euro perché i versamenti effettuati per quell’anno sono stati incorretti.

Indagando sull’accaduto il cittadino scopre che il motivo della discordanza deriva dal fatto che al catasto l’appartamento risulta essere di categoria A10 classe 4 e non A2 classe 2; da una visura storica appare infatti che nel 1999 (sei anni dopo l’acquisto) il catasto ha cambiato la destinazione dell’appartamento a causa di una richiesta fatta nel 1988 (11 anni prima) dal precedente proprietario che l’aveva taciuta all’acquirente.

Il cambiamento è fatto dunque nel 1999 ma con decorrenza retrodatata al 1988 per cui il cittadino improvvisamente si ritrova un ufficio in luogo di una prima casa e diventa improvvisamente colpevole non solo di non aver versato l’ICI secondo le regole degli uffici, ma anche di aver usufruito senza diritto delle agevolazioni della prima casa avendo invece acquistato un ufficio.

Immediatamente il povero cittadino dopo aver scoperta la cosa, utilizzando l’apposito modulo per l’autotutela, diligentemente (come prevede la legge entro 60 giorni dalla notifica) informa sia l’uffcio ICI che il catasto di quanto è accaduto precisando che il cambio di classamento era stato fatto su un appartamento per il quale al momento della modifica, chi l’aveva richiesta non aveva più alcun diritto di ottenerla essendo non più proprietario da ben 6 anni, precisando inoltre che la cosa era stata fatta a completa insaputa del proprietario attuale al quale nessuna notifica era stata inviata.

Nessuno risponde al cittadino e poiché la legge non prevede che l’autotutela interrompa i termini, l’assenza di risposta costringe lo sventurato cittadino, ricorrendo all’aiuto di un bravo fiscalista, a produrre due ricorsi in bollo e ad inviarli alla Commissione Tributaria affinché un qualche giudice possa decidere sul da farsi.

Intanto il cittadino, che aveva firmato un compromesso per l’acquisto di una nuova casa da adibire ad abitazione principale ha la necessità di vendere prima l’appartamento in oggetto e si trova in grandi difficoltà non potendo vendere un ufficio, visto che è in atto un contenzioso che dovrebbe riportare l’appartamento al suo classamento originario.

Si prevede che un giudizio della commissione tributaria potrà aversi in un tempo non inferiore ai 5 anni per cui al cittadino non rimane altro che pagare, oltre al commercialista, anche un geometra per chiedere un nuovo cambio di destinazione e riportare rapidamente l’appartamento ad essere un A2.

Questa è quindi la giustizia: il Catasto può tranquillamente inserire una variazione dopo 11 anni creando una gran serie di problemi al cittadino; può poi evitare (anche se tenuto per legge) di informarlo sul cambiamento effettuato; l’ufficio ICI e il Catasto possono non rispondere in tempo al cittadino e costringerlo a chiedere aiuto alla giustizia; la giustizia a sua volta verrà, se andrà bene, fra più di 5 anni; infine se anche il Catasto sarà condannato nessuno pagherà per l’errore, mentre il povero ignaro cittadino, se l’ufficio ICI non avrà compassione, dovrà pagare le differenze ICI dal 2000 al 2005 (oltre 10.000 euro) e dovrà sperare di non essere per lo stesso periodo preso a bersaglio dall’agenzia delle entrate che potrebbe pretendere a sua volta l’adeguamento dell’IRPEF con le relative multe per lo stesso periodo; l’unica soddisfazione sarebbe quella di non poter essere colpito dal fisco anche per aver usufruito delle riduzioni delle tasse sull’acquisto di una prima casa poichè l’acquisto è del 1993, e quindi in data per la quale esiste la prescrizione delle imposte non pagate.

Vi pare che la giustizia sia uguale per tutti? Sicuramente no, perché le regole esistono e sono ferree soltanto per i cittadini onesti, mentre gli uffici pubblici, quelli mantenuti proprio dai soldi dei cittadini onesti, nulla hanno da temere e sono e saranno sempre liberi di agire come vogliono senza alcun rischio né di pagare multe, né di perdere il posto.

QUANDO POTREMO LEGGERE SU UN GIORNALE O SENTIRE ALLA TV CHE UN'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E PER ESSA QUALCHE SUO DIRIGENTE E' STATA CONDANNATO A QUALCHE PENA PER NON AVER RISPETTATO LE REGOLE? QUANDO POTREMO VEDERE CHE UN IMPIEGATO NEGLIGENTE PERDE IL POSTO PER IL QUALE E' PAGATO PROFUMATAMENTE? FINCHE' NON SUCCEDERA' QUESTO, NON POTREMO CERTAMENTE DIRE DI VIVERE IN UNA SOCIETA' ORGANIZZATA, MA POSSIAMO SOLO CONSIDERARCI DEGLI SCHIAVI O QUANTO MENO DEI SUDDITI COSTRETTI SOLTANTO A SERVIRE !!

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