lunedì 28 novembre 2016

E per concludere… prima del 4 dicembre


Ne ho sentite di cotte e di crude, dall’una e dall’altra parte, ma tutte le considerazioni che ho ascoltato sono servite sempre più a convincermi di essere cosciente e sicuro di quello che farò il giorno del referendum.

E chi è stato più efficiente nel convincermi devo dire che è stato proprio Renzi; infatti il modo con cui ha affrontato la SUA CAMPAGNA elettorale è servita più delle osservazioni dei grandi costituzionalisti a convincermi che non bisogna dare spago a chi non sa essere abbastanza saggio da tenersi signorilmente fuori dalla bagarre.

I suoi interessi personali e le sua ambizioni sono fuori ogni dubbio e nessuno può negarli; non è mancato giorno, né nessuna delle sue innumerevoli apparizioni alla TV di Stato, in cui non ha considerato che sarebbe stato meglio tacere; per lungo tempo non ho trovato l’aggettivo adatto, ma alla fine l’ho finalmente individuato: egli è stato ogni giorno, lo è tuttora e lo sarà sempre, un PETULANTE.

Ci ha offesi e ci offende ogni giorno continuando a sottolineare che chi vota NO è un inetto, che chi non vuole il SUO cambiamento è pazzo, che se vince il NO l’Italia precipiterà nel baratro; eppure sono 70 anni che l’Italia sopravvive malgrado l’imperversare della casta e non riuscirò mai a capire come mai ciò che non c’è mai stato finora non l’abbia già fatta precipitare nel baratro. Lui stesso dice che chi vota NO vuol lasciare le cose come stanno e sempre lui dice che lui e il suo Governo ha già salvata questa Nazione.

Poi sento che si lamenta perché la Corte Costituzionale ha bocciato un suo provvedimento e lo sento affermare che quello che lui voleva fare sarebbe servito ad evitare che una singola regione potesse bloccare il volere dello Stato Centrale, quasi che lo Stato Centrate fosse l’Onnipotente, unico organismo degno di decidere ogni cosa.

Voler abbattere gli ostacoli che possono frenare il volere del Governo Centrale per accelerare le decisioni di quest’ultimo, non mi sembra consono ad un popolo che ha deciso di trasformarsi in Repubblica dopo aver vissuto per molti anni in un regime totalitario.

E’ proprio vero che le opere realizzate nel ventennio del regime fascista, tenuto conto anche dei tempi meno tecnologici, non possono reggere il confronto con quanto si è fatto dopo, ma bisogna riconoscere che la lentezza delle decisioni dei Governi attuali sono lo scotto da pagare per poter vivere in un  Paese democratico dove NESSUNO può più alzarsi al mattino e decidere da solo.

E se Renzi vorrebbe proprio questo visto che desidera un Governo più forte che non incontri troppi ostacoli, vuol dire che la sua tendenza è quella di poter decidere senza freni.

Qualcuno potrebbe ritenere con lui che questo è un bene, ma allora estremizzando, potrebbe essere ancora meglio ritornare ad una dittatura. in maniera da avere un uomo solo che decide quando vuole ee essere sicuro che nessuno può contraddirlo. In quel caso TUTTI gli ostacoli sarebbero abbattuti, e le decisioni potrebbero essere non più veloci, ma fulminee.

In fondo anche questa eventualità sarebbe accettabile, ma chi ci assicurerebbe che le decisioni dell’uomo solo sarebbero gradite a tutti o almeno alla maggioranza dei cittadini?

Ed è per questo allora che è meglio (o è meno peggio se volete) che rimangano gli ostacoli, anche se occorrerà un maggior lavoro per superarli.

Sentire poi che bisogna fare le leggi più velocemente mi sconvolge; infatti in tanti ci hanno ricordato che siamo il Paese con il maggior numero di leggi al mondo; figuriamoci cosa potrebbe accadere se la velocità con cui esse potrebbero essere sfornate in futuro, riuscisse ad aumentare.

Noi non abbiamo bisogno di nuove leggi, e anche se ho sempre rifuggito dal fare paragoni con gli altri Paesi, in questo caso voglio proprio farlo ricordando che ci molti altri Paesi europei dove la vita è migliore e più ordinata della nostra, pur vivendo con un numero di leggi che in qualche caso è addirittura 1un decimo delle nostre.

Fare le leggi non serve, occorre far rispettare quelle che ci sono e per far questo non c’è bisogno di scomodare la Costituzione!

Ed ora prima che un amico che abitualmente commenta i miei scritti, mi scriva che andrò a votare sull'onda della antipatia/simpatia per Renzi, voglio far notare che in questo mio scritto è preponderante l'attenzione al contenuto della riforma e che certi atteggiamenti teatrali di un grande parlatore non sono serviti a far apparire meno drammatico il cambiamento che propone.

Concordo invece con il mio amico che non basta la sola onestà a risolvere tutti i problemi che abbiamo, ma accanto a tutte le altre doti (da cercare però esclusivamente tra gli onesti) oltre a tutte quelle da lui citate, penso che sarebbe anche molto importante una buona dose di MODESTIA.

Franco Fellicò



mercoledì 9 novembre 2016

Cambiare o non cambiare?


Già in altra occasione ne ho parlato e ho osservato che chi non vuol cambiare non è detto che sia un retrogrado tradizionalista, ma molto più probabilmente non gradisce il tipo di cambiamento proposto, o anche semplicemente non accetta il modo con cui viene proposto.

Non si può quindi biasimare chi non vuol cambiare, come fa continuamente il nostro premier, senza tener conto del contenuto della proposta di cambiamento che si fa.

Ci sono infatti tanti motivi che possono spingere a rifiutare un cambiamento e non per questo si può essere accusati di non desiderare il bene del proprio Paese; anzi potrebbe essere proprio l’attaccamento al proprio Paese che spinge molti italiani a rifiutare un cambiamento non gradito.

Ma il premier, che nostro malgrado ci hanno appioppato dal nulla, continua a ripeterci che quelli del NO al referendum, sono dei cattivi italiani.

Approfitto allora per rammentare al popolo del SI che nel 1946 fu stilata la nostra Costituzione da un’apposita commissione suddivisa in 3 sottocommissioni; che per definirla non bastarono gli 8 mesi fissati inizialmente, ma con successive proroghe la nostra carta Costituzionale vide la luce solo dopo ben un anno e 7 mesi dall’inizio dei lavori; che vi parteciparono 75 grandi uomini del tempo appartenenti A TUTTI I PARTITI e che essi avevano un'età media ben maggiore dei 50 anni; ricordo che noi li chiamiamo ancora oggi: “I padri costituenti”.

70 anni dopo ci capita di vedere che in un Governo neanche molto legalizzato, senza la partecipazione alla pari di tutti i partiti, una singola ragazzina di soli 36 anni ancora fresca di studi, suffragata da un premier non eletto dal popolo, e da pochi altri, si prende l’arbitrio di modificarla e di diventare la sola la redattrice di tutti i cambiamenti tanto da assumere il ruolo di MADRE della riforma,

Io osservo che i giovani hanno tutto il diritto di partecipare alla vita politiche della nazione, ma dovrebbero farlo sommessamente accanto a chi ha anni di esperienza vissuta nel campo; ad essi dovrebbero soltanto provare a far conoscere meglio anche le esigenze delle nuove generazioni.

Dunque un cambiamento Costituzionale proposto uniteralmente, da un politico ancora in erba e senza che lo stesso sia appoggiato anche dai partiti dell’opposizione, è un salto nel buoi che non ci possiamo permettere.

Se anche la Costituzione deve essere cambiata, la cosa va fatta alla stessa maniera di come la si fece circa un secolo fa, da un gruppo nutrito di politici appartenenti a tutti i partiti e dotati di TANTA ESPERIENZA.

Questo il motivo semplice per cui la logica dovrebbe imporci di rifiutare una proposta bella e confezionata, e propostaci da chi non è ben visto da TUTTA la cittadinanza; e questo non significa non voler un cambiamento, ma significa che esso, se è necessario, deve essere studiato e realizzato da tutte le forze politiche e da personaggi dotati non solo di grande intelligenza, ma anche di molta esperienza politica.


Franco Fellicò