venerdì 25 agosto 2023

Il fotovoltaico dai privati

 

Quando lo Stato non ha i fondi per poter affrontare delle sfide, può sempre provare a chiedere ai privati di aiutarlo a risolvere i problemi più impellenti.

 

Ma ovviamente non può proporre o magari obbligare i cittadini a dargli una mano e pretendere anche di tassare quello che i cittadini obbedienti faranno per lui.

 

Questa premessa vi sarà più chiara leggendo quello che scriverò qui di seguito.

 

Quello di cui voglio parlare è dell’esigenza che ha la nostra Nazione di riuscire a produrre il massimo possibile di energia pulita che, come tutti sanno, si può produrre gratuitamente utilizzando il SOLE e il VENTO.

 

Il FOTOVOLTAICO e l’EOLICO sono infatti i due strumenti che abbiamo per produrre energia pulita e gratuita, ma entrambi per produrla richiedono l’installazione di impianti che hanno il loro costo e anche la disponibilità di spazi adatti.

 

Lo Stato non ha capacità economica per realizzare gli enormi impianti necessari per cui la produzione, anche se cresce ogni giorno, avviene troppo lentamente; inoltre ci sono difficoltà da superare nell’individuare le superfici necessarie agli impianti, superfici che molto spesso richiedono di perdere grandi aree destinate attualmente all’agricoltura; senza contare anche le resistenze che i cittadini spesso manifestano per motivi di estetica o semplicemente per il piacere di frenare ogni iniziativa governativa.

 

Quello che ho da tempo proposto è di utilizzare TUTTI i tetti esistenti, che attualmente sono soltanto ricoperti da tegole per riparare gli abitanti dalle intemperie e dal sole. Se quelle superfici fossero ricoperte da pannelli fotovoltaici potrebbero aver una duplice funzione perché oltre a continuare a riparare dalle intemperie potrebbero essere anche fonte di energia pulita e gratuita.

 

Per quanto nel passato abbia cercato non ero mai riuscito a conoscere l’entità della superficie complessiva di tutti i tetti italiani ma qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo pubblicato da VaiElettrico (https://www.vaielettrico.it/rinnovabili-e-la-sindrome-nimby-che-fare/) nel quale era detto che disponiamo di 1.450 chilometri quadrati di tetti civili, 200 di coperture industriali e 9.000 di aree industriali dismesse.

 

Ho provato allora a fare le mie considerazioni basandomi sulle cifre indicate; mi sono riferito solo alle prime due per un totale quindi di 1.650 km quadrati.

 

E questi sono i miei calcoli:

 

1.650 Kmq = 1.650.000.000 mq  (metri quadrati disponibili)

 

Considerando che la potenza ottenibile oggi da un metro quadrato di pannello fotovoltaico potrebbe essere almeno di 200 watt e cioè 0,2 kw:

 

1.650.000.000  x 0, 2 = 330.000.000 Kw

 

ma 330 milioni di Kw sono 330.000 Mw e cioè 330 Gw.

Dunque ricoprendo solo tutti i tetti delle abitazioni civili e dei padiglioni industriali  con pannelli fotovoltaici potremmo disporre di una potenza installata di 330 Gw, cosa che significherebbe ben 12,5 volte quella attuale che sempre nell’articolo di cui sopra è indicata in 26 Gw.

 

Ma ora passando a calcolare l’energia ottenibile e considerando anche soltanto SEI ore al giorno di utilizzo medio dei pannelli avremo:

 

330 x 6 = 1.980 ( quindi 1,98 Terawatt/ora al giorno)

 

1,98 x 365 = 722,70 Tw/ora

 

A questo punto io stesso mi meraviglio visto che ho letto che il consumo annuale di energia elettrica nel 2022 è stato di 295,8 Twh

 

Forse ho sbagliato qualcosa, o forse le superfici su cui mi sono basato non sono corrette, ma una cosa è certa: l’utilizzo di TUTTI i tetti esistenti nel nostro Paese sarebbe una vera MANNA per la nostra Nazione.

 

Vorrei ricordare ancora una volta che tutti i tetti sono attualmente inutilizzati e ricoperti da tegole che hanno il solo scopo di riparare dalle intemperie; i pannelli fotovoltaici non modificherebbero nulla per quanto riguarda la protezione dalle intemperie ma in più fornirebbero gratuitamente energia pulita.

 

E allora mi domando se il Governo abbia mai capito questo e come mai nessuno dei politici che abbiamo ha mai pensato di rendere obbligatorio lo sfruttamento di queste superfici il cui utilizzo non sarebbe certamente avversato da nessuno visto che nessun danno ne deriverebbe.

 

Ma vediamo allora nel dettaglio come lo Stato potrebbe non solo imporre di utilizzare quelle superfici, ma come potrebbe ottenere anche che gli impianti venissero realizzati con i fondi dei privati.

 

Premetto che al momento, tranne qualche sporadico caso, sono ben pochi (in rapporto alla totalità dei tetti) quelli che hanno deciso di dotarsi di un impianto fotovoltaico; questi si accontentano di ridurre il costo della propria bolletta con una spesa iniziale non certo minima.

 

Il numero di impianti già realizzati riguarda infatti un infinitesimo dei tetti potenzialmente utili e questo malgrado lo Stato abbia deciso di incentivarne la realizzazione.

 

Come è noto, attualmente lo Stato offre un credito di imposte pari al 50% della spesa che però può essere recuperato in 10 anni !!!  E’ chiaro che questo tipo di incentivo è poco interessante tanto è vero che pochi sono coloro che ne hanno approfittato. La così lunga attesa per recuperare parte della spesa ha fatto sì che negli ultimi anni era nata la “cessione del credito”  per cui le aziende realizzavano gli impianti ad un costo inferiore incamerando in cambio il credito decennale; ovviamente però la riduzione del prezzo non era del 50% ma al massimo di un 30% visto il lungo tempo che le aziende dovevano attendere per il recupero dei fondi.

 

Ma questa pratica, che comunque non ha modificato di molto l’interesse dei cittadini al fotovoltaico, pare che sia stata anche vietata per cui si è ritornati a dover aspettare 10 anni per avere la sovvenzione.

 

Quindi a me sembra che lo Stato, pur mostrando di voler suggerire quelle installazioni con degli incentivi a fondo perduto, non ha trovato un modo che sia veramente conveniente per i cittadini; e la dimostrazione che è così, viene dallo scarso interesse suscitato.

 

Io penso invece che lo Stato dovrebbe non suggerire ma IMPORRE l’installazione dei pannelli a tutti e dovrebbe farlo possibilmente senza impegnare fondi che sarebbero certamente finiti e difficili da reperire, ma DETASSANDO TOTALMENTE sia i materiali che le opere per le installazioni; ma quando dico totalmente intendo dire che sia i materiali che i lavori dovrebbero essere totalmente esenti da IVA; e anche che tutti i guadagni delle imprese per la realizzazione di quegli impianti dovrebbero essere anche completamente detassati; lo Stato quindi PER QUEGLI IMPIANTI non percepirebbe neanche un Euro sia dai privati che fanno fare gli impianti sia dalle imprese che li realizzano.

 

La rinunzia a questi introiti però consentirebbe al mercato di proporre installazioni a costi molto più bassi degli attuali; gli imprenditori sarebbero felicissimi di proporli a prezzi molto bassi visto che tutti i loro guadagni sarebbero ESENTASSE; in forza di questa legge i cittadini (quasi tutti) potrebbero decidere di investire del danaro per far ricoprire i propri tetti da pannelli fotovoltaici visto anche che l’energia prodotta sarebbe in larga parte utilizzata da loro stessi gratuitamente.

 

E per evitare speculazioni basterebbe indicare un costo per Kw fissato dallo Stato superato il quale tutta la detassazione non sarebbe più ammessa. In questa maniera si sarebbe sicuri che nessun fornitore si permetterà di proporre costi gonfiati a piacere.

 

Ma cosa potrebbe accadere se qualcuno, anche ai prezzi bassi che si potrebbero avere, non è in grado di spendere danaro per far fare l’impianto? In questo caso la legge dovrebbe prevedere che le superfici di quei tetti fossero espropriati (solo per potervi installare dei pannelli); essi potrebbero essere offerti a prezzi molto bassi a società disposte a far fare i lavori a proprie spese; in tal caso l’energia prodotta andrebbe alla società che ha fatto i lavori tranne una piccola parte che potrebbe essere fornita ai proprietari di quei tetti che hanno rinunziato ad utilizzarli in proprio.

 

Una simile legge non costerebbe NULLA allo Stato, consentirebbe di elevare gratuitamente l’energia rinnovabile prodotta senza che nessuna superficie utilizzabile per altri scopi venga perduta; sarebbe utile ai cittadini che diventerebbero quasi autonomi in quanto a fornitura di energia elettrica; farebbe interessare moltissime aziende a fare questi lavori visto che sarebbero esentasse; e questo si tradurrebbe automaticamente anche in un aumento dell’occupazione e in crescita della Nazione.

 

E ripeto ancora SENZA CHE LO STATO spenda assolutamente NULLA.

 

Altro vantaggio sarebbe l’alleggerimento del carico sulle linee di distribuzione elettrica, e la possibilità di dirottare quasi tutto quanto prodotto dalle grandi centrali verso le aziende energivore cosa che consentirebbe anche di minimizzare i costi complessivi e forse ridurre anche i costi dell’energia fornita alle aziende.

 

Qui sicuramente ci sarà qualcuno che reagirà dicendo che lo Stato non può fare a meno di incassare tasse e che non è vero che abbassando le tasse il Paese crescerebbe di più, perché lo Stato dovrebbe tagliare le sue spese in eguale misura. Oppure fare più deficit-debito, pagando interessi molto più alti e rischiando il default.

 

Qualcun altro potrebbe dire invece: se la ricetta fosse così semplice e vantaggiosa per tutti, perché nessuno l’ha mai adottata?

 

Ai primi risponderò con un esempio che servirà a dimostrare che la mia ricetta non richiede un ABBASSAMENTO DELLE TASSE. Infatti supponiamo che lo Stato attualmente incassa 10 miliardi al mese di tasse; se non adotta la mia ricetta continuerà a incassare 10 miliardi al mese e però l’energia totale prodotta rimarrebbe quella attuale. Se invece decidesse di adottare la mia ricetta, continuerà ad incassare 10 miliardi al mese (quindi non ridurrebbe le tasse) e in più vedrebbe aumentare enormemente la produzione di energia pulita SENZA SPENDERE UN SOLO EURO.

 

Ai secondi ricordo semplicemente che non è mai piaciuta la “pecoraggine” ed infatti non ho mai pensato che qualcosa va fatta solo se qualche altro Paese l’ha già fatta. Se l’Italia fosse la prima a farlo, potrebbe invece dare il via a tanti altri Paesi a farlo.

 

Ricordate i vaccini anti Covid di massa fatti dall’Italia; allora non abbiamo aspettato che li facesse qualcun altro e siamo stati i primi; ma la scelta è stata riconosciuta valida e siamo stati copiati dagli altri; credo che sia preferibile questo piuttosto che la pecoraggine.

 

In ogni caso, come ho detto in premessa, mi sembra giusto e corretto che, dopo aver obbligato i cittadini a finanziare gli impianti con i propri soldi, o a cedere per leggi le proprie  superfici a dei terzi, non si debba obbligare chi rispetta l’obbligo a versare anche un PIZZO allo Stato.

 

Franco Fellicò

 

 

venerdì 18 agosto 2023

Il caro-carburanti

 

Il costo dei carburanti è molto aumentato in questi ultimi mesi. I consumatori sono insorti e hanno anche raccolto molte centinaia di migliaia di firme per chiedere che il Governo riduca le accise.

 

Ma il Ministro Urso ha detto che non è possibile fare questa riduzione perché lo Stato perderebbe un miliardo al giorno, cosa che non può permettersi.

 

Ma il Ministro ha dimenticato (ho ha fatto finta di dimenticare) che oltre alle accise sui carburanti lo Stato incassa anche l’IVA e poiché l’IVA è una percentuale, questo significa che più i carburanti costano più lo Stato incassa.

 

Non so con esattezza quali altre prebende si pagano sui carburanti (alle regioni, comuni, ecc.) ma sono certo che anche quelle sono delle percentuali sul costo e quindi ancora una volta chi percepisce quegli introiti, quando i carburanti aumentano, gioiscono.

 

Basterebbe quindi quanto meno che l’IVA venisse calcolata su una cifra FISSA che almeno quella parte di costo non aumenterebbe all’aumentare del prodotto senza quindi far arricchire indebitamente chi le incassa.

 

L’aumento in questi ultimi tempi è stato almeno di 30 centesimi al litro e questo significa che su quella cifra l’IVA in più corrisposta allo Stato è stata di 6 centesimi al litro.

 

Probabilmente altri 4 centesimi possiamo ipotizzare che siano gli aumenti che hanno subito INDEBITAMENTE gli altri prelievi fatti in percentuale e dunque i 30 centesimi di aumento potrebbero essere ridotti a 20 solo se si tenesse conto di quanto ho appena spiegato.

 

Ma lo Stato, anche se dice il contrario, sembra esistere principalmente per sfruttare i suoi cittadini e quindi, come sempre, fa orecchie da mercante.

 

 Franco Fellicò

domenica 6 agosto 2023

Lacci e lacciuoli sul WEB

 

Le password

 

Fin da quando si sono cominciati a sviluppare i computer sono comparse le PASSWORD.

 

Per evitare che chiunque potesse accendere un computer e “curiosare” sui dati presenti al suo interno, si pensò che occorreva in qualche modo rendere i dati contenuti nei supporti magnetici delle macchine più sicuri e non accessibili se non al legittimo proprietario o a chi il proprietario lo avesse permesso.

 

La soluzione fu la PASSWORD cioè una parolina nota solo al proprietario del computer o anche a chi era autorizzato ad entrarvi senza la quale nessun accesso era consentito.

 

Con il diffondersi delle reti e del WEB il problema si ripresentò molto più pesantemente nei siti che desideravano mettere a disposizioni i dati in essi contenuti soltanto ad un pubblico selezionato; per molti siti custodi di dati, nacque quindi la necessità di accettare solo gli accessi di chi si era registrato e avesse avuta l’approvazione del suo gestore.

 

Per questi siti, dopo essersi registrati indicando un nome utente ed una password, e dopo aver avuta l’approvazione, si era riconosciuti solo se ci si presentava con quel nome utente e quella password.

 

Le cose continuarono così per molti anni ma il numero di siti che richiedevano una login e una password è aumentato man mano a dismisura creando molti problemi agli utenti che dovevano ricordare per ciascuno di essi sia il nome utente che la password dichiarata alla registrazione.

 

Nacquero e continuano a nascere allora tanti programmi (in genere chiamati password manager) capaci di memorizzare molte login e password proteggendoli tutti con un’unica password; anche io ho scritto uno di questi programmi e così sono riuscito a tenere memorizzati nei miei computer tutte le password e i nomi utente protetti da un’unica password che è l’unica che devo ricordare.

 

In alternativa i sistemi operativi offrono anche la possibilità di memorizzare nella macchina queste informazioni, ma in questo caso però chiunque ha accesso al computer finisce per poter accedere a tutti i siti le cui password sono state memorizzate.

 

Ma successivamente le cose si sono complicate ulteriormente tanto che le password sono diventate per gli utenti una vera scocciatura; per questo molti hanno iniziato ad usare sempre la stessa password per tutti i siti che la richiedevano e molti altri invece hanno cominciato ad usare password molto semplici e brevi per essere facili da ricordare; ma i gestori dei siti hanno reagito richiedendo che le password fossero di almeno 8 o più caratteri, contenessero lettere e numeri e anche qualche lettera maiuscola; poi non contenti hanno iniziato anche a chiedere che ci fosse presente anche almeno un carattere speciale; e poi hanno iniziato anche ad obbligare gli utenti a cambiare la password periodicamente e in più al cambio spesso rifiutano password già usate nel passato o troppo simili a quelle già usate.

 

Una serie quindi di nuove scocciature per gli utenti che finiscono così per passare buona parte del tempo al computer a “combattere” con questi problemi.

 

Ma non è finita qui perché ora molti siti richiedono di utilizzare l‘accesso a doppio fattore; questa nuova diavoleria richiede che gli utenti dispongano di almeno due dispositivi; ad esempio un computer e uno smartphone  per cui l’accesso è consentito solo a chi ha fatto richiesta di accesso con un dispositivo e lo abbia confermato con un altro.

 

In genere viene inviato un codice (codice OTP) con un SMS al cellulare dell’utente che vuole loggarsi ad un sito e l’accesso viene consentito solo se il codice ricevuto per SMS viene riportato in un apposito campo che il computer attende venga riempito; solo se il server del sito riceve dal computer il corretto codice, l’accesso viene consentito.

 

Questa che ho chiamata ultima diavoleria è particolarmente fastidiosa perché richiede che gli utenti che utilizzano un computer abbiano sempre con se anche il cellulare e non solo, occorre anche che esso sia in un luogo in cui i messaggi SMS siano in grado di arrivare.

 

Io per esempio ho i miei computer nel seminterrato della mia villetta mentre il cellulare deve necessariamente essere lasciato al piano terra perché solo lì i segnali telefonici e quindi anche gli SMS possono arrivare.

 

Quando uno di questi dannati siti mi invita a digitare un codice che mi è stato inviato per SMS devo risalire le scale per andare a leggere il codice sul telefono che è al piano terra.

 

E’ stato poi inventato lo SPID che richiede sia computer che smartphone e che richiede un doppio accesso uno all’ente certificatore e un altro al sito a cui accreditarsi e sempre con vari SMS da ricevere e, nel mio caso, con relative salite e discese di scale.

 

Penso che tutti questi accorgimenti potrebbero essere validi in casi molto particolari (ad esempio accesso al computer di una banca per fare operazioni sul proprio conto e poche altre) ma invece queste idiozie le troviamo dovunque anche per l’accesso a siti di scarsissima importanza che non custodiscono nulla di importante.

 

Addirittura il browser CHROME di Google di tanto in tanto richiede che venga digitata una password o altrimenti non consente all’utente di navigare; ma vi pare giusto questo? Quale protezione pensa di ottenere Google con questa stupida richiesta?

 

Io penso che la password sia un sicurezza per chi la crea e la usa e che se chi ne usa una semplicissima e magari la divulga a tutti i suoi amici e parenti vuol dire che non gli importa niente se essi o chiunque altro faccia accesso al sito in cui ci sono magari anche dei suoi dati.

 

E’ l’utente infatti che dovrebbe difendersi nella misura che gradisce e, solo quando lo ritiene necessario, potrebbe creare delle password veramente difficili da essere individuate e magari in qualche caso decidere anche di cambiarle periodicamente,.

 

A ME PARE che il sito non ha alcun dovere né diritto di decidere quanto deve essere sicura una password, né nessun dovere e diritto di definirne la complessità e tanto meno di richiedere un cambio della stessa con una periodicità  da lui definita.

 

I siti dovrebbero lasciare liberi i propri utenti di utilizzare le password che l’utente crea e limitarsi a mettere a disposizione tutte le diavolerie che hanno inventato lasciando che ogni utente possa decidere se e quale di esse utilizzare.

 

Se così fosse ogni utente, IN FUNZIONE DI QUANTA SICUREZZA DESIDERA, e caso per caso, potrebbe scegliere di creare password difficili o non, di cambiarle con una periodicità di SUO gradimento e anche di richiedere che l’accesso sia a due fattori; sarebbe l’utente stesso a decidere giustamente della SUA SICUREZZA e ad assumersi il rischio che vuole.

 

Ma i siti insistono e a titolo di esempio voglio citare la sfrontatezza di APPLE che, con una frequenza approssimativamente mensile, mi ifa arrivare una email automatica informandomi che mi ha cambiato DI SUA INIZIATIVA il tipo di l’accesso, adottando per me l’accesso a due fattori; per fortuna nell’email è disponibile un link che mi consente di ripristinare il tipo di accesso a quello precedente cosa che faccio immediatamente; ma devo stare ben attento a farlo in tempo perché mi hanno spiegato che se lascio passare 15 giorni senza tornare indietro, il provvedimento diventa DEFINITIVO e non sarà più modificabile!

 

Voglio ripetere ancora che il rischio è tutto e solo dell’utente ed è quindi giusto che sia lui stesso a decidere che tipo di scudo desidera attivare. Se un utente scegli di rischiare lo deve poter fare visto che al server niente accade se qualche malintenzionato riesce ad utilizzare i dati di qualcun altro.

 

 

 

La privacy

 

Da un po’ di anni si è deciso di proteggere in qualche modo la privacy degli persone e questo naturalmente ha creato nuovi problemi anche ai navigatori della rete.

 

I provvedimenti imposti dalla legge sono serviti a molto poco per l’obiettivo che ci si era proposto di raggiungere, mentre le regole imposte hanno reso molto più complessa la navigazione e gli accessi al WEB.

 

Come è noto i browser si sono sempre serviti dei cookie (cioè piccoli file di dati) che vengono installati nei computer dei navigatori e che consentono nei successivi accessi di ricordare quali sono state nel tempo le azioni fatte dai proprietari delle macchine utilizzate.

 

Inizialmente i dati dei cookie venivano usati solo per gestire la singola sessione, ma poi pian piano gli utilizzi sono cresciuti e si è passati sia a memorizzare il numero di accessi fatti da ciascun computer sia anche a identificare le pagine del sito più gettonate.

 

Queste informazioni sono state sempre più utilizzate non tanto per motivi tecnici ma molto di più per riuscire a creare una profilazione degli utenti; in questa maniera i gestori dei site hanno potuto proporre a ciascun utente i prodotti che più gli interessano o possono anche fornire informazioni sulle preferenze di ciascuno ad aziende diverse interessate a fare campagne pubblicitarie mirate.

 

La legge sulla privacy ha puntato ad evitare questa pratica senza però grandi risultati perché i gestori dei siti, pur rispettando le regole hanno trovato mille diversi modi per utilizzare  le conoscenze che bene o male riescono sempre a carpire agli utenti.

Quello che è accaduto quindi è che l’accesso ai vari siti si è complicato visto che gli utenti priva di riuscire ad accedervi si trovano di fronte delle pagine nelle quali viene richiesto di indicare quali cookie si desidera accettare e quali rifiutare; e solo dopo aver fatto questa scelta si può finalmente navigare all’interno di ciascun sito.

 

Questa è un’altra grossa palla al piede che non può essere evitata e che fa solo perdere tempo a chi vuol accedere ad un qualunque sito.

 

Come ho detto però, non solo si è rallentati da queste stupide richieste, ma quelle informazioni che si vorrebbero proteggere vengono comunque acquisita con molti sotterfugi dai siti e anche opportunamente commercializzate.

 

Non si spiegherebbe infatti come mai si ricevono molte email pubblicitarie che in coda portano una scritta che dice: “hai ricevuto questa comunicazione perché ti sei iscritto al sito xyz”; ed il sito xyz è un sito diverso da quello che ci ha inviata una email pubblicitaria.

 

In genere il sito xyz è un sito nel quale nessuno è mai andato e quindi certamente nessuno si è mai registrato; si tratta di un sito strano che sembra non avere alcuna importanza; ma poi si scopre che esso ha una serie di “partner” che qualcuno elenca anche; il sito xyz quindi fornisce gli indirizzi email che si procura in maniera poco corretta ai suoi partner i quali ci scrivono magnificando i loro prodotti sentendosi autorizzati a farlo solo perché si è registrati al sito xyz.

 

Nella maggior parte dei casi si scopre anche che nessuno si è mai registrato al sito xyz.

 

Questo meccanismo ormai è molto diffuso per cui la legge sulla privacy viene tranquillamente aggirata e i vari partner dei siti xyz non vengono perseguiti o quanto meno il loro comportamento viene tollerato visto che dimostrano di avere una certa autorizzazione da parte degli utenti.

 

Ognuno dei siti “partner” ha, come per legge, in calce un link ad una pagina che consente di cancellarsi; ma naturalmente la cancellazione (ammessa che avvenga veramente) riguarderà soltanto un unico partner mentre tutti gli altri rimarranno autorizzati a martellarci; sarebbe necessario cancellare la registrazione a xyz che raccoglie tutti i partner, ma il sito xyz o non è raggiungibile oppure non mette a disposizione la cancellazione.

 

Il risultato di tutto questo è che mentre la nostra privacy rimane completamente non protetta in più siamo costretti a continuare a rifiutare cookie e a leggere eventuali lunghe dissertazioni sull’applicazione della legge, pur senza riceverne alcun vantaggio.

 

L’appesantimento dovuto alla necessità di superare le informazioni obbligatorie sulla privacy e gli accessi difficili spesso anche con l’obbligo di fornire codici ricevuti per SMS sul cellulare rendono sempre più difficile e noiosa la navigazione dovendo dedicare più tempo a difendersi da queste idiozie piuttosto che per ricevere le informazioni di cui abbiamo bisogno.

 

Franco Fellicò