mercoledì 20 maggio 2020

Io l’avevo immaginato.


Come ho scritto nel mio documento precedente, quello che avevo immaginato si sta già verificando, infatti già ieri ho sentito alla TV che alla riapertura i bar hanno fatto aumenti dell’ordine del 50% e i parrucchieri del 25%,

Nessuno del Governo ha pensato che questo sarebbe accaduto e quindi nessuno ha provveduto a stabilire oltre alle le regole che i commercianti dovevano rispettare, anche ad imporre che alla riapertura i prezzi dovevano rimanere inalterati.

Allora visto che chi poteva imporre questa regola non l’ha fatto e visto che ai commercianti è stata lasciata completa libertà circa i prezzi da praticare, gli unici che possono contrastare questo, sono i consumatori stessi.

Voglio premettere che i commercianti appartengono a diverse categorie; ci sono quelli che vivono fornendo prodotti NON INDISPENSABILI (e tra questi ci sono i baristi e ristoratori) o poco necessari (ad esempio barbieri e parrucchieri) e poi ci sono quelli che invece vendono prodotti alimentari che sono indispensabili.

Io avevo sempre pensato che quei commercianti dei quali tutti possono fare facilmente a meno, sono i più sfortunati, perché ovviamente la loro clientela non li avrebbe più visitati non soltanto perché erano chiusi, ma il motivo sarebbe stato duplice: la chiusura obbligatoria di quegli esercizi, ma anche paura di entrare in luogo dove il contagio sarebbe stato più probabile.

Avevo perciò anche immaginato che molta clientela sarebbe rimasta lontano da quegli esercizi anche quando avrebbero potuto riaprire, perché in molti avrebbero pensato di poter fare a meno di loro; per questo motivo ho trovato strano che ci fossero tante pressioni dei ristoratori e dei baristi per l’apertura dei loro esercizi; infatti essi avrebbero dovuto capire che oltre alla libertà di aprire occorreva anche la disponibilità di clienti decisi a servirsi di loro senza paura.

Io per esempio avevo inizialmente stabilito che anche quando quelli avessero riaperto, non vi sarei andato per un bel po’ di tempo ancora; poi però, considerandolo quasi un dovere, per consentire anche a loro di ricominciare a guadagnare qualcosa, successivamente avevo pensato che mi “sarei fatto forza” e una qualche cenetta o un qualche aperitivo sarei andato a farlo, ma più per fare del bene a loro, che per una mia necessità.

Considero questo comportamento indispensabile e quindi mi sento anche di raccomandarlo ai miei amici, perché tutti, quando possiamo, dobbiamo fare qualcosa per risollevare l’economia del nostro Paese.

Ma se i commercianti intendono ottenere dai pochi clienti che andranno da loro (magari con la buona intenzione di aiutarli a sopravvivere) quello che guadagnavano prima quando i clienti erano molti di più, allora la mia posizione cambia totalmente e smetto di sentirmi in dovere di andare a trovarli, non ci vado proprio e approfitto anche per stare più al sicuro a casa mia.

Così come io stesso poco prima ho consigliato di non abbandonare i ristoratori e i baristi, nel caso questi dovessero aumentare i prezzi (cosa che stanno già facendo), mi sento invece in dovere di consigliare a tutti di evitare proprio di andarvi, lasciandoli aperti e in attesa di clienti.

Così come non ho fiducia nei nostri politici, ho anche poca fiducia nella disponibilità dei cittadini di adottare dei comportamenti comuni atti a regolarizzare il mercato; ma se c’è qualcuno più fiducioso di me, gli suggerisco di provare a far circolare su WhatsApp un invito a comportarsi in un modo che contrasti gli aumenti.

Non organizzo io stesso questa azione perché, come ho detto e anche per fatti realmente accadutimi, sono quasi certo che la risposta dei cittadini sarebbe scarsissima!

In teoria però se una larga parte di chi letto l’invito, lo mettesse in atto, si riuscirebbe certamente a bloccare gli aumenti; se invece la cosa non dovesse prendere piede, allora come in altre occasioni, avremo avuto ancora una volta la prova che la forza che i consumatori potrebbero avere, non viene utilizzata, e si preferisce rimanere dipendenti da quello che decidono i fornitori.

Il sistema sarebbe semplice; prima di entrare in un bar e ordinare anche un semplice caffè, basterebbe chiederne il prezzo e se dovesse essere diverso da quello ante crisi, bisognerebbe rinunziarvi e passare al massimo ad un altro bar che invece ha mantenuto i vecchi prezzi, mentre se tutti si fossero allineati (come pare abbia detto la TV) il caffè lo si dovrebbe prendere a casa.

Analogamente per i ristoranti; si dovrebbe chiedere il menù chiarendo anche che si vuol verificare se i prezzi sono rimasti i soliti e se si dovessero trovare aumenti, si dovrebbe passare ad altro ristorante finché non se ne troverà uno che ha mantenuto i prezzi; e se non se ne trovasse nessuno, si dovrebbe fare a meno di cenare fuori, rimanendo a cena a casa propria.

E non si dovrebbero fare eccezioni, né si dovrebbero considerare giustificati gli aumenti; infatti TUTTI dovrebbero rimetterci qualcosa con la crisi, e anche i commercianti (specie quelli che offrono prodotti non necessari); così come ci rimetteranno i clienti perché, per consentire a quegli esercenti di sopravvivere, accetterebbero un po’ di rischio che potrebbero certamente evitare standosene a casa propria.

Concludo dicendo che il comportamento degli esercenti che fanno gli aumenti è assolutamente illogico; le leggi del mercato, quando le richieste diminuiscono, provocano di solito una diminuzione dei prezzi (sotto gli occhi di tutti ci sono i carburanti che per la scarsa domanda mondiale sono diminuiti moltissimo, e questo malgrado la materia prima rappresenta solo una piccolo parte del costo); questi esercenti invece, a fronte di una domanda scarsa, pretendono di aumentare i prezzi; ovviamente in questo modo non fanno altro che scoraggiare ulteriormente quelli che rappresentano la domanda, che finirà ridursi ancora di più.

Franco Fellicò

giovedì 14 maggio 2020

Naturalmente non hanno capito la lezione


Questa volta voglio provare ad anticipare quello che probabilmente avverrà e che, chi si sta occupando della fase 2 avrebbe dovuto capire certamente prima di me.

Chi ha un po’ di intelletto quando sbaglia dovrebbe accorgersene e dovrebbe almeno cercare di non ripetere ancora una volta gli stessi errori.

Come ho detto nel mio scritto di qualche giorno fa, il calmiere sulle mascherine introdotto all’improvviso quando il fenomeno della speculazione era ormai in atto, non solo non ha avuto l’effetto voluto, ma ha creato anche altri problemi; si è trattato quindi di un errore.

Allora ci si aspetterebbe quanto meno che quel tipo di errore non venisse più ripetuto, ed io invece mi aspetto che ancora una volta o non si provvederà in tempo, oppure peggio ancora, si inventerà qualcosa quando sarà tardi, peggiorando ancora una volta quello che sarà accaduto.

Ma ora provo a spiegarmi meglio, illustrando quello che penso avverrà nel prossimi giorni.

Come è noto c’è una forte spinta da parte degli imprenditori e ancor più dai commercianti per la ripresa delle attività; con molta prudenza il Governo sembra sia stato costretto anche ad anticipare dei passi rispetto a quanto previsto, e l’unico mezzo che ha per cercare di non far crescere i contagi, pur riattivando le attività, è quello di imporre una particolare attenzione che TUTTI dovranno avere nello svolgere la propria attività.

I ristoratori, i bar, i parrucchieri e quelli della balneazione avranno quindi l’obbligo di rispettare delle regole che sostanzialmente sono quelle del distanziamento. Per questo si sono fissate delle distanze precise tra i tavoli dei ristoranti, tra le postazioni dei parrucchieri, tra gli ombrelloni sulle spiagge, ecc. ecc.

Ovviamente questo comporterà un minor numero di coperti disponibili per ciascun ristoratore, un minor numero di ombrelloni su una stessa superficie di spiaggia e così via.

Non bisogna essere allora degli scienziati per capire che accadrà che ognuno di questi attori provvederà ad innalzare i prezzi che aveva praticato fino ad ieri; e, come accade sempre quando un motivo qualunque richiede un aumento dei prezzi, l’entità dell’aumento sarà anche superiore a quello necessario, perché i commercianti approfitteranno della situazione non solo per ripianare ma anche per migliorare i propri guadagni.

Dunque è certo che tutti questi servizi subiranno degli aumenti notevoli che tutti cercheranno di giustificare con il minore sfruttamento dello spazio disponibile.

E’ anche probabile comunque, e questo sembra che i commercianti non lo capiscano, che per il timore della pandemia non ci sia tanta voglia di andare a pranzo o a cena ad un ristorante e anche ad andare a passare una giornata al mare e che quindi saranno in molti a decidere di rinunziare almeno per un anno alla vacanza al mare e a rimandare la ripresa dell’abitudine di una pranzo o una cena fuori casa.

Questo aggraverà la situazione perché potrebbe accadere anche che i pochi posti disponibili sia al mare che ai ristoranti non vengano neanche utilizzati completamente e questo potrebbe provocare quindi un ulteriore “necessità” di alzare i prezzi.

Mi sono riferito principalmente ai ristoratori e agli addetti alla balneazione, ma il discorso vale per tutti i commercianti che alzando i prezzi anche solo per il minor afflusso previsto, non faranno altro che scoraggiare ulteriormente i consumatori .

Vista questa situazione il Governo dovrebbe per tempo cercare di bloccare questi aumenti, anche se in parte comprensibili e quindi dovrebbe imporre PER TEMPO non soltanto le distanze, ma anche il mantenimento dei prezzi praticati nell’anno precedente.

Ma così i commercianti guadagneranno di meno? Si certamente, ma meglio questo che chiudere definitivamente. Il Governo potrebbe, piuttosto che promettere 500 euro di “bonus vacanze” alle famiglie, ridurre il danno dei commercianti diminuendo o meglio azzerando le tasse per questi imprenditori, visto che guadagneranno molto di meno.

Un intervento di questo tipo o comunque un qualunque intervento che cerchi di non far innalzare i prezzi, sarebbe utilissimo e non solo per i cittadini, ma anche per gli stessi commercianti; infatti solo mantenendo i prezzi, essi potranno avere più probabilità di presenze; se i prezzi saliranno ci saranno due motivi per i cittadini di evitare sia il mare che i ristoranti: la paura della pandemia e il costo alto da sostenere. Viceversa se i prezzi saranno gli stessi degli anni passati ci saranno due motivi per non rinunziare: il costo inalterato e lo spazio maggiore disponibile rispetto agli enormi affollamenti del passato.

Non mi risulta che ci sia qualche politico che abbia pensato a queste cose semplicissime e quindi mi aspetto che niente di quello che dovrebbe essere messo in atto SUBITO, sarà fatto; forse si tenterà di fare qualcosa quando sarà troppo tardi, ripetendo l’errore fatto con le mascherine.

Franco Fellicò

sabato 9 maggio 2020

La privacy


Ho deciso di scrivere queste mie idee dopo aver ricevuto via WhatsApp un messaggio di quelli che si invita a far circolare; in esso è riportata una protesta contro la possibile attivazione di applicazioni per smartphone che potrebbe avvisarci di essere nei pressi di una persona che potrebbe contagiarci.

Si dice che la geo-localizzazione è una pratica da evitare, perché lede la nostra privacy.

Probabilmente ci sono quindi delle persone che non desiderano che qualcun altro possa venire a sapere dove ciascuno si trova durante la giornata. Ma allora io mi domando, ma cosa fanno di illecito questi signori visto che desiderano spostarsi a proprio piacimento senza essere visti? E come mai quando escono non si muniscono di barba e baffi finti per non essere riconosciuti?

Io penso che chi va a fare la spesa in un supermercato o va al cinema o va a divertirsi, non debba preoccuparsi se quello che fa venga reso noto anche ad altri; non fosse altro perché in tutti questi casi, di norma, nessuno cerca di fare queste cose di nascosto, ma ciascuno sa bene che chiunque lo vede in giro possa godere di questa conoscenza.

Ci sono casi in cui invece degli spostamenti vorrebbero essere fatti di nascosto e questo è quasi sempre perché si tratta di azioni illecite o anche solo di azioni non troppo corrette che si vorrebbe evitare di far conoscere a tutti.

La privacy è quella materia che sembra si debba occupare di evitare che le azioni compiute dalle persone siano note a tutti, ma rimangano riservate, aiutando gli individui a nasconderle.

Ora, se le azioni di chi vive in società sono perfettamente lecite, non vedo che necessità ci sia di nasconderle, se sono invece illecite allora la privacy potrebbe essere di una certa utilità; ma utilità per chi le compie, non invece per chi le subisce, anzi questa copertura diventa perfino dannosa per questi ultimi.

Ma vediamo a dei casi pratici e ai risultati ottenuti con il GDPR. La conoscenza ad esempio dell’indirizzo email di una persona normalmente non viene resa pubblica dal legittimo proprietario semplicemente perché non ne vede l’utilità, non tanto perché ritiene che chi non è stato espressamente autorizzato possa farne un uso illecito o dannoso.

Allora che ci sia una legge che protegga i cittadini dall’uso indiscriminato di questi indirizzi mi sembra corretto. Ma che per ottenere questo si sia dovuto inventare il GDPR mi sembra pazzesco. Si sono stabilite regole complicatissime che ciascuna azienda o anche singolo individuo deve rispettare soltanto se per qualche motivo si trova a possedere informazioni sulle persone.

Si è regolamentato ogni possibile uso di questi dati senza rendersi conto che gli usi definiti illeciti sono un numero ALTO NUMERO DI CASI, ma che gli usi illeciti possibili sono INFINITI. Si è cercato di regolare l’invio delle email non sollecitate stabilendo che per poterlo fare chi le vuole inviare deve munirsi dell’autorizzazione di chi deve riceverle; poi si è vietato l’invio di email pubblicitarie personalizzate (cioè basate sul tipo di navigazione su internet di ciascuno), ma lo si è consentito solo per coloro che hanno fatto una richiesta scritta per accettarlo.  

Il risultato di tutto questo è stato che tutte le aziende che imperversano in rete e che vogliono pubblicizzare i propri prodotti hanno scritto a coloro di cui avevano gli indirizzi e li hanno messi di fronte ad una scelta: decidere se accettare le pubblicità personalizzate, nel qual caso gli arriveranno solo quelle basate sul proprio comportamento di navigazione in rete, oppure negarle nel qual caso gli arriveranno TUTTE le pubblicità senza distinzione alcuna. E’ inutile dire che non esiste mai la possibilità di richiedere la cancellazione totale di tutte le email pubblicitarie, personalizzate e non. La richiesta delle aziende sembra quasi una minaccia, perché è come se si dicesse: se accetti quelle personalizzate ti potranno arrivare un tot di email, viceversa se non le accetti te ne arriveranno molte di più!

Anche se dovuto per legge, non tutti coloro che inviano email pubblicitarie hanno in calce all’email una possibilità di chiedere la cancellazione del proprio indirizzo dagli archivi del mittente e quando questa possibilità esiste, il più delle volte o si viene catapultati in un sito da visitare ,oppure si finisce in una pagina inesistente o ci si imbatte in un errore del sistema (naturalmente creato ad arte per evitare di dover accettare la richiesta).

Un’altra possibilità è di trovare una scritta in coda alla email in cui viene detto: “Ricevi questa email perché sei iscritto al sito ……….." indicando il nome di un sito sconosciuto che spesso non esiste proprio, o comunque nel quale non si è mai capitati di entrare. Questa nuova tecnica nasce dal fatto che ormai sono nate aziende che vivono esclusivamente di questo mestiere; fanno pubblicità ovviamente a pagamento per altri utilizzando un archivio di indirizzi che si sono procurati in modo diversi; per cui se anche si riesce a chiedere la cancellazione, essa viene eseguita soltanto per UNA DELLE MILLE aziende che quella che agisce rappresenta, ed è quasi impossibile riuscire a far cancellare il proprio indirizzo dagli archivi di quella che opera, in maniera da eliminare TUTTE le pubblicità delle aziende da lei rappresentate.

Io non credo che ci sia qualcuno che gradisce queste email e che non sia infastidito dal loro arrivo, per cui mi domando se non sarebbe stato meglio PROIBIRLE TOTALMENTE, punendo quindi chiunque invia email non sollecitate, indipendentemente dal fatto che siano o non gradite. In questa maniera qualunque invio di pubblicità per email sarebbe fuori legge e punibile; l’unico modo di pubblicizzare un prodotto sarebbe o quello di illustrarlo sul sito dell’azienda o di raccoglierlo insieme a tanti altri prodotti da pubblicizzare in appositi siti aperti a tutti e quindi raggiungibili da chiunque PER PROPRIA SCELTA vi volesse andare.

Tanti anni fa alla TV c’era dopo il TG una mezz’ora di pubblicità raccolte in un apposito programma (Carosello) nel quale venivano messi in onda i vari spot pubblicitari. Oggi invece, la modernità ci costringe a vedere gli spot in improvvise interruzioni dei programmi più disparati, interruzioni fatte ad arte immediatamente prima di un avvenimento interessante per far si che nessuno lasci il canale durante la pubblicità visto che potrebbe perdere delle scene importanti che stanno per venire.

Pensiamo di andare avanti ed invece indietreggiamo ogni giorno; ho più volte osservato che le regole non esistono per niente per certi organismi pubblici, perfino quando i servizi sono a pagamento OBBLIGATORIO.

Anche in questo caso sarebbe utile che tutti questi spot che rappresentano ormai una buona parte della programmazione del nostro servizio televisivo pubblico, venissero nuovamente raggruppati in un apposito programma “Carosello” trasmesso ad un’ora ben precisa in maniera da consentirne la visione a chi è interessato e non obbligatoriamente a tutti i telespettatori.

Ma la privacy di questo sembra non preoccuparsi.

Tornando all’argomento iniziale e cioè alla protesta per evitare la geo-localizzazione, vorrei ricordare che la maggior parte dei delitti e dei reati vengono risolti proprio con l’uso di questo mezzo e con le registrazioni delle telecamere di sicurezza (altro dispositivo che spesso è considerato non gradito); ripeto ancora che chi non ha niente da nascondere non ha motivo per preoccuparsi dell’uso di queste apparecchiature e  possibilità, specie quando, come nel caso della mappatura dei contagi da Covid-19 essa possa servire a vincere la battaglia che i questi giorni si sta combattendo e a ridurre anche solo di poco le vittime.

Per finire voglio ricordare invece che una larga parte della popolazione, appoggiata anche dai cosiddetti tutori della privacy, si è dichiarata contraria alla creazione di un’applicazione per smartphone atta a aiutare tutti noi riducendo la possibilità di contagio da corona-virus; la maledetta “spada di Damocle” della protezione della privacy ha colpito ancora, tanto che si è dovuto escludere l’uso dei server che potevano facilmente conoscere la posizione di ogni possibile “untore”; si è così passato ad utilizzare solo ed esclusivamente il bluetooth che come è noto consente la comunicazione fino ad una decina di metri e non centralizza le informazioni; si sono dovuti inventare complicati algoritmi che generano codici sempre diversi che due telefonini vicini possono scambiarsi e alla fine, l’ultima che ho letto sul Sole 24 Ore di qualche giorno fa è che l’applicazione “immune” che si pensa di mettere in circolazione verso la fine di maggio, avvertirà il possessore di un telefonino sempre che l’altro corrispondente VOLONTARIAMENTE ha installata l’applicazione e solo se chi pensa di essere protetto si è trattenuto PER PIU’ DI 15 MINUTI AD UNA DISTANZA MINORE DI DUE METRI da un soggetto pericoloso!

Capirete bene che questa è una grande stupidata (per non dirla in maniera più colorita) e non può servire assolutamente a niente se non ad avvisare “a posteriori” che, se la persona vicino alla quale si è stata così a lungo è eventualmente infetta, data la grande facilità di contagio del nostro virus, la persona “protetta” può essere sicura di essere stata infettata.

Ma probabilmente, anche con un simile pessimo risultato, quelli così attenti alla propria privacy, staranno ancora imprecando contro l’eventuale diffusione di quell’applicazione.

Franco Fellicò

giovedì 7 maggio 2020

La chimera (nel 2020)


Se non lo ricordate, la CHIMERA è un mostro fantastico della mitologia orientale che aveva tre teste: una di leone, una di serpente e una di capra; e tutte e tre emettevano fiamme.

Questo mostro che per le sue caratteristiche è al di fuori di ogni immaginazione, ha fatto sì che venissero soprannominate “chimere” tutte quegli oggetti o situazioni assolutamente difficili se non impossibili da incontrare; insomma CHIMERA è diventato anche un sinonimo di UTOPIA.

La vera chimera dei nostri giorni, quindi quella del 2020, è certamente la mascherina di protezione per il Covid-19; infatti se anche ormai si vedono moltissimi cittadini che la indossano, le mascherine veramente “chimere”, sono quelle da 50 centesimi e senza IVA annunciate da Arcuri.

Se ne parla continuamente, ma nessuno sa dove si trovano e da chi possono essere acquistate; le farmacie continuano a disporre delle mascherine ad un costo intorno ai 10 euro, mentre quelle UFFICIALI che dovrebbero essere le uniche disponibili e anche le uniche autorizzate ad essere poste in vendita, sono rimaste una illusione; eppure il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri in persona ci aveva chiarito che ce ne sarebbero state in abbondanza e ad un costo calmierato non superiore ai 50 centesimi e non gravate da IVA.

Ogni giorno la TV ci parla, anche da prima dell’annuncio di Arcuri, di milioni e milioni di mascherine arrivate in Italia da Paesi più diversi, ma poi esse sembrano volatilizzarsi immediatamente, perché la disponibilità presso le farmacie è scarsa e i costi sono elevati.

Insieme a queste notizie vediamo anche, sempre alla TV, che in Francia ad esempio, distribuiscono gratuitamente mascherine a tutti i passanti che ne sono sprovvisti.

La maggior parte dei grossisti dispongono oggi di mascherine, ma non certo ai prezzi fissati da Arcuri, e quei grossisti che invece hanno quelle ufficiali, non si sa perché non le forniscono ancora alle farmacie, le quali peraltro hanno ancora un po’ di quelle a costi alti che quando saremo (forse un giorno) inondati da quelle da 50 centesimi, diventeranno invendibili.

Quindi direi che è anche probabile, che le farmacie non vedano di buon occhio l’arrivo delle mascherine di Arcuri, visto che le ultime disponibilità di quelle molto più care, rimarrebbero a loro, certamente invendute.

A dire il vero quelle care, già non potrebbero essere più vendute, visto che il calmiere introdotto ne vieterebbe la vendita al vecchio prezzo; ma questo si tradurrebbe in una perdita netta per le farmacie che giocoforza le avevano acquistate a loro volta a prezzi certamente maggiori di 50 centesimi l’una.

Insomma, come al solito, le regole arrivano con ritardo e questo non solo è dannoso per i cittadini, ma causa anche disagi e danni a chi per servirli era stato costretto a trovare delle soluzioni per proprio conto.

Nessuno ha pensato a questi problemi indotti e quindi: o si danneggeranno le farmacie o si dovrà tollerare anche la vendita di mascherine a prezzi maggiori del calmiere.

Ci sono cose che si dovrebbero capire prima ancora che accadano e i responsabili dovrebbero avere questa consapevolezza; ovviamente quando il ritardo è avvenuto, e si prende una decisione in ritardo, si dovrebbe almeno tener conto delle situazioni in atto ed evitare di danneggiare chi si era organizzato per rimediare; non preoccuparsi di quest’aspetto genera difficoltà nell’entrata in vigore delle nuove regole e danneggia chi aveva cercato in qualche modo di risolvere i problemi quando non le regole non c’erano ancora.

Franco Fellicò