domenica 17 aprile 2011

CLANDESTINI E PROFUGHI. CHE FARE?

Avrei voluto scrivere il mio pensiero fin dall’inizio di questa vicenda dolorosa, ma poi ho deciso di aspettare perché volevo essere più sicuro di essere oggettivo valutando con maggiore attenzione gli avvenimenti.

Ma oggi credo sia giunto il momento di farlo anche perché ora sono in grado di tener conto di tante altre informazioni disponibili su quello che sta accadendo.

Premetto che ritengo veramente apprezzabile tutto quanto il nostro Governo e in particolare il Ministro Maroni ha fatto finora, ma ciò nonostante vorrei anch’io provare a suggerire l’approccio che avrei avuto o che almeno a partire da oggi consiglierei di avere.

Sono veramente convinto che debba esistere una vera differenza di trattamento tra chi giunge in Italia sui famigerati “barconi” a seconda che siano dei veri profughi perseguitati nel proprio Paese o che siano invece dei veri clandestini appartenenti alle più diverse etnie che hanno deciso di approfittare della situazione corrente per mescolarsi con i veri profughi e trasferirsi in un Paese che pensano possa ospitarli e regalar loro un futuro migliore di quello della loro terra

Allo stato, chi arriva in Italia, approda quasi sempre a Lampedusa e spesso lo fa con l’aiuto della nostra Guardia Costiera.

Ora che la situazione si è abbastanza stabilizzata, viene ivi accolto, rifocillato e assistito per pochi giorni per poi essere trasferito in altro luogo italiano in appositi “centri di accoglienza” dove continuerà ad essere “mantenuto” e assistito per un tempo non ben identificato.

All’inizio durante questi sbarchi la reazione del nostro Stato essendo meno tempestiva e continua degli sbarchi stessi, ha fatto sì che nell’isola il numero di stranieri giunti superasse addirittura la popolazione italiana del luogo; questi cosiddetti “migranti” hanno insozzato tutta la bella isola; molti di loro, dimenticando di essere ospiti che oltre tutto nessuno aveva mai invitato, hanno manifestato contro chi li stava accogliendo, giungendo persino ad incendiare veicoli, inveendo contro la popolazione del luogo e prendendo anche a sassate quei poliziotti che li stavano aiutando.

Come ha detto il presidente Napolitano non dobbiamo dimenticare che anche noi molti anni fa siamo stati emigranti; io voglio ricordarlo, ma nel farlo non posso far a meno di osservare che nessuna notizia simile è mai arrivata dalla lontana America e sono più che sicuro che i nostri emigranti giunti nella terra che li doveva ospitare, hanno tenuto un comportamento umile tanto da essere subito apprezzati e da conquistare la benevolenza degli ospitanti.

Ho visto invece alla TV un’intervista fatta ad uno di questi facinorosi che con fare minaccioso urlava contro di noi dicendo di aver avuto un pessimo trattamento e di non aver potuto neanche “fare una doccia”; probabilmente quell’individuo la doccia non l’aveva mai fatta nel proprio paese, ma ora che si trovava in Italia la considerava un bene di prima necessità e criticava chi non era riuscito ad assicurarla ai circa seimila invasori giunti in pochi giorni a Lampedusa.

Bene, io non mi ritengo razzista, ma se fossi stato sul posto e lo avessi sentito da vicino sarei stato subito tentato di “ributtarlo in mare” per fargli fare così quella doccia che tanto desiderava.

Moltissimi di loro poi, una volta giunti nei centri di accoglienza, hanno immediatamente scavalcato i recinti e sono fuggiti via ed ora circolano senza alcun permesso nei nostri paesi e nelle nostre città, vivendo di espedienti diversi se non di ladrocini e ruberie.

Capisco che tutto ciò probabilmente non si sarebbe potuto immaginare, ma ora facendo tesoro di quello che sta accadendo bisognerebbe trovare un modo di agire che possa evitare a noi italiani di essere “colonizzati” o quanto meno di diventare succubi di questa banda di persone.

Io penso, visto che ormai si sono mosse non una, ma svariate navi per trasportare questi signori, che da oggi in poi dovrebbero essere presenti nella rada di Lampedusa almeno due navi di grosse dimensioni; che all’arrivo dei barconi carichi di migranti, essi non debbano essere fatti approdare nell’isola, ma debbano essere fatti accostare ad una delle navi e tutti gli occupanti debbano essere fatti salire a bordo in attesa di essere trasferiti nel luogo a loro destinato.

Quando una nave è piena dovrebbe partire per portare il suo carico in uno dei centri di accoglienza in Italia, mentre l’altra nave continuerebbe ad accogliere i nuovi arrivi; a nessuno più dovrebbe essere concesso di calpestare il suolo di Lampedusa chew ha già sofferto abbastanza, perché una volta arrivati nel nostro Paese dovremmo essere NOI a decidere dove devono andare e certamente non loro.

Dovrebbero essere mantenuti a bordo di detta nave, identificati, fotografati, e per ciascuno di essi dovrebbero essere prese le impronte digitali e se possibile determinato anche il DNA; tutte queste informazioni per ciascuno di essi dovrebbero essere caricate in un apposito database tenuto in rete e consultabile dalle forze dell’ordine.

Qualunque manifestazione anche di piccola insofferenza dovrebbe essere subito inserita come informazione aggiuntiva nelle caratteristiche di chi le ha commesse e dovrebbe dar luogo al rimpatrio immediato dei responsabili INDIPENDENTEMENTE dal fatto che siano profughi o clandestini.

Insomma, dovremmo almeno insegnar loro a comportarsi come si deve, a rispettarci e dovremmo far capir loro che daremo aiuto soltanto a chi si comporta come noi desideriamo; dovremmo chiarire che non hanno diritti e che noi non abbiamo doveri, ma che abbiamo tutta la volontà di proteggerli a patto però che riconoscano quello che facciamo come un grande slancio di umanità che devono dimostrare di meritare.

Il rimpatrio IMMEDIATO (sempre indipendente dall’essere profugo o clandestino) dovrà essere effettuato anche per tutti coloro che sono fuggiti dai centri di accoglienza, quando venissero ritrovati dalle forze dell’ordine e identificati (attraverso le foto, impronte digitali e anche DNA) come appartenenti a quelli che erano stati accolti. Con le tecniche informatiche moderne è possibile da una semplice foto riconoscere se un individuo è uno di quelli presenti sul database degli schedati, senza contare l’ulteriore accertamento che si potrà fare con le impronte digitali e anche l’esame del DNA.

In un secondo momento poi bisognerà rimpatriare anche quelli che, mischiandosi con i profughi, sono arrivati da noi in cerca di una fortuna che non siamo in grado di offrire a tanta gente.

Chi per la sua posizione sa di poter essere rimpatriato potrebbe essere spinto a fuggire, ma dovrà sapere che in quel modo non farà altro che accelerare il suo rimpatrio visto che per chi fugge al suo ritrovamento sarebbe previsto il rimpatrio immediato.

Non occorre quindi “sparare” sui barconi che arrivano, come qualcuno ha ipotizzato; basta essere rapidi nell’azione e riuscire a riportare indietro almeno tanti migranti quanti ne arrivano ogni giorno.

E’ ridicolo rimpatriare 30 clandestini al giorno mentre nella stessa giornata ne arrivano 300.

Non mi pronuncio sul comportamento dell'Europa e in particolare della Francia. Se ne avrò voglia scriverò qualcosa successivamente!

Franco Fellicò