Mi considero oggettivo e
mentre già nel passato ho espresso la mia fiducia nel governo Monti, cosa che
confermo, tuttavia ci sono alcune scelte che non condivido perchè mi sembrano
non solo assurde, ma anche in contraddizione con qualcuno dei tre pilastri
(rigore, crescita, equità) enunciati fin dalla nascita dell’ultimo Governo.
Non capisco per esempio come la ferrea
insistenza per l’abolizione dell’articolo 18 possa costituire un beneficio per
la crescita visto che si sente dire che la sua abolizione dovrebbe consentire i
licenziamenti SOLO per “motivi economici”.
Ma scusatemi, a me pare che al giorno d’oggi
quando un’azienda è in difficoltà economiche, dichiara fallimento e quindi
automaticamente licenzia tutti i suoi dipendenti.; se poi in qualche caso
l’imprenditore lo ritiene possibile, egli riprende l’attività in maniera più
ridotta e spesso riassume una parte dei vecchi dipendenti. Nel primo caso li ha
licenziati tutti e nel secondo caso ne ha licenziato solo una parte.
Se non mi sbaglio quindi oggi, malgrado il
vincolo dell’articolo 18, chi è in difficoltà economiche, in un modo o
nell’altro può licenziare, anche perché altrimenti non avendo disponibilità
economiche, potrebbe pagare i dipendenti soltanto “fabbricando moneta”. E
allora a che serve introdurre questa abolizione che non fa cambiare niente per
gli imprenditori e crea solo tanto scompiglio tra i lavoratori, i sindacati e
l’opinione pubblica?
Ma quello che non capisco ancora, e che
contrasta fortemente con il principio dell’EQUITA’, è che questa abolizione non
riguarderebbe il settore pubblico. Eppure ricordo che più di una volta Monti ha affermato che non si può cedere alle "corporazioni".
Intanto io faccio questo ragionamento:
Se vogliamo perseguire la CRESCITA dobbiamo
effettivamente mettere le aziende in condizione di produrre di più, meglio e
con minori costi; le prime due esigenze si possono ottenere, ma potrebbero richiedere
maggiori costi perché richiederebbero altra mano d’opera e altri cervelli; mentre
la sola riduzione del personale rischierebbe invece di far diminuire la
produzione.
Ci sono però alcune cose a cui sembra che nessuno
pensi, e sono l’assenteismo e la fannullaggine. Sappiamo tutti che nelle
aziende sono sempre presenti un buon numero di assenteisti e di fannulloni;
costoro apportano benefici quasi nulli all’azienda stessa anzi qualche volta
costituiscono addirittura un peso da cui non ci si riesce a difendere; in pratica
questi individui sono per le aziende un carico economico che non produce
profitto.
E allora mi domando come mai si vuole abolire
l’articolo 18 per “motivi economici” e non si è pensato invece di abolirlo
prima per “scarso rendimento”.
Oltre tutto se lo si abolisse per scarso rendimento si potrebbe anche ricorrere in maniera molto più blanda agli ammortizzatori sociali, visto che chi perde il lavoro è in questo caso l’unico responsabile dell’accaduto. E quindi non potrebbe certo accampare diritti.
Naturalmente, almeno per motivo di equità,
questa abolizione dovrebbe essere attuata per tutti, settore pubblico compreso
dove gli assenteisti e i lavativi abbondano, e così si avrebbe la possibilità
di mandare a casa un gran numero di esseri inutili alla società.
Ora, se soltanto la metà di questi lavoratori inutili venisse sostituita con giovani volenterosi che oggi appartengono alla categoria dei disoccupati, si otterrebbe contemporaneamente:
Ora, se soltanto la metà di questi lavoratori inutili venisse sostituita con giovani volenterosi che oggi appartengono alla categoria dei disoccupati, si otterrebbe contemporaneamente:
- Una riduzione dei costi sia per le imprese che per lo Stato dato che si licenzierebbero n individui e se ne assumerebbero n/2.
- Una maggiore produttività per le aziende considerando che i licenziati producevano ZERO mentre i nuovi assunti produrrebbero sicuramente qualcosa.
- Una maggiore qualità dei servizi dello Stato con conseguente riduzione dei tempi di servizio, cosa che costituirebbe danaro per tutti coloro che che li devono utilizzare.
- Una riduzione delle spese dello Stato per gli ammortizzatori sociali visto che per questi licenziati gli ammortizzatori sociali sarebbero adottati in maniera meno protezionistica.
- Una riduzione della disoccupazione visto che una parte dei senza lavoro andrebbe a sostituire parte dei licenziati.
- Uno snellimento dell’amministrazione pubblica.
- Un forte incentivo al lavoro onesto per tutti, visto che il lavoro disonesto non sarebbe più protetto.
A mio avviso dei VERI SINDACATI questo dovrebbero pretendere ed invece assistiamo soltanto ad affermazioni del tipo “l’articolo 18 non si tocca” o “i lavoratori devono essere tutelati” senza che si faccia mai riferimento alle grandi differenze che esistono tra i lavoratori DISONESTI e quelli ONESTI, cosicchè le protezioni continuano ad avvantaggiare i primi in danno dei secondi.
Si fa tanta guerra all'evasione fiscale, si combattono i falsi invalidi, ma sembra che non ci si preoccupi affatto dei "falsi lavoratori"; eppure a me pare che la colpa di costoro è almeno pari a quella dei primi.
Si fa tanta guerra all'evasione fiscale, si combattono i falsi invalidi, ma sembra che non ci si preoccupi affatto dei "falsi lavoratori"; eppure a me pare che la colpa di costoro è almeno pari a quella dei primi.
Un'ultima cosa voglio dire: essa mi è stata suggerita dall'atteggiamento dei miei figli (che per mia e loro fortuna appartengono tutti alla categoria dei lavoratori ONESTI); essi sono piuttosto preoccupati dalla possibile eliminazione dell’articolo 18 e quando ho chiesto loro come mai lo fossero e di cosa avevano paura, mi hanno risposto che nel nostro Paese dove tutto si fa per interessi personali, paventano che liberalizzando in qualche modo i licenziamenti, i primi ad essere espulsi non sarebbero i peggiori, ma i meno raccomandati.
Questo è verissimo, ma non mi sembra che per evitare ciò ci si debba assoggettare a mantenere dei lavativi.
Occorreranno
quindi, come si sta dicendo per la verità, che si fissino regole precise affinchè chi
ha ragione lo possa dimostrare e possa essere preservato dal pericolo del
licenziamento in favore dei raccomandati.
Franco Fellicò