venerdì 5 dicembre 2014

E ancora una volta è accaduto.


La MAFIA CAPITALE, così è stata subito battezzata, sembra essere stata scoperta ora a Roma; dopo Milano e Venezia e tante altre città importanti italiane, anche Roma non poteva mancare all’elenco delle amministrazioni corrotte; e per non essere da meno, nella città dove vivono un nutrito gruppo di politici e politicanti, abbiamo sentito parlare delle SOLITE collusioni tra chi è al comando e chi sa bene come organizzare i guadagni facili ai danni della comunità.
Non posso non ricordare uno dei miei ultimi scritti: “No pena di morte, no ergastolo” del novembre 2014 e tornando indietro nel tempo anche la mia proposta fatta a tutti gli elettori fin dalla metà dell’anno 2012 che può ancora essere consultata da chi non l’ha mai fatto, al link:
La mia proposta non venne presa in considerazione da nessuno, ma forse soltanto perché proveniva da un semplice cittadino che come tanti si lamenta dell’andazzo politico in cui è costretto a vivere, anche se almeno prova a immaginare cosa potrebbe essere utile fare per contrastare ciò che non ci piace e che distrugge ogni giorno di più il Paese.
Alla distanza non mi è mai capitato di accorgermi che le mie idee fossero sbagliate, mente invece alla luce dei continui nuovi avvenimenti mi rendo conto sempre più che i miei suggerimenti, se fossero stati messi in pratica,  sarebbero risultati provvidenziali e utili.
Al momento non intendo colpevolizzare nessuno, visto che ancora non esiste una lista di chi effettivamente è reo; ma quando sarà dimostrata la colpa di qualcuno, mi domando se non sarebbe giusto NON INCARCERE I REI, ma farli lavorare! magari a pulire e a liberare dai topi quei campi ROM ai quali hanno trafugato le sovvenzioni statali!
Rimango dell’avviso che la peggiore pena che si può infliggere a chi delinque è di costringerlo a vivere in una posizione perfettamente opposta a quella che voleva procurarsi rubando; intendo dire che chi, pur già vivendo nel benessere, riteneva di dover stare ancora meglio rubando addirittura ai poveri, dovrebbe essere ridotto alla povertà, così da dover rimpiangere amaramente di non essersi accontentato di quanto già disponeva.
Ma purtroppo sappiamo già che TUTTI I REI troveranno il modo non solo di non pagare veramente i loro misfatti, ma anche di godersi buona parte del mal tolto.
All’ascoltare le tristi notizie alla radio, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: meno male che la forza pubblica e la magistratura con il loro lavoro minuzioso ha scoperto la “cupola”; ma subito dopo però mi sono reso conto che è molto probabile che quelli che saranno presi ed incriminati costituiranno solo la punta di un iceberg e che se 100 ne prendono, 1000 ne rimangono.
Torno quindi ancora a pensare che i pochi onesti che certamente ci sono al comando, non hanno nessuna possibilità di prevalere, perché sovrastati da una maggioranza di corrotti e disonesti.
Quindi ancora una volta ripenso al mio progetto del 2012 che non ebbe nessun seguito e che non lo avrà mai per l’indifferenza dei cittadini; sono infatti milioni quelli che si scandalizzano per quello che accade, ma neanche uno, ritiene necessario CAMBIARE TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE ATTUALE con nuova gente TUTTA ONESTA, in maniera tale che la corruzione possa venir bandita, non foss’altro perché i disonesti risulterebbero una minoranza.
Non ho proposte da fare quindi, se non ripetere quelle già fatte in precedenza, pur non avendo alcuna speranza di essere ascoltato e affiancato.
Franco Fellicò


sabato 29 novembre 2014

La disoccupazione aumenta, ma ci sono stati 400.00 nuovi occupati

Voglio premettere che quello che scrivo ora e che scriverò anche successivamente non è una generica critica all’operato di Renzi del quale apprezzo senza dubbio almeno la DETERMINAZIONE. 

Ma essere determinati non basta, bisogna anche essere prima di ogni cosa GIUSTI e TRASPARENTI, e non bisogna MAI FARE I FURBI esaltando i fatti positivi nascondendo quelli negativi. 

Io disapprovo questo tipo di comportamento e non sono certamente solo; ritengo anche che se il premier continuerà così, la sua popolarità diminuirà sempre più seguendo la curva che già si osserva di perdita di consensi. 

Perciò prego chi mi legge di non considerarmi un contestatore, ma chiedo soltanto di valutare oggettivamente il comportamento dell’attuale capo del governo e anche dei suoi ministri, con l’aiuto delle mie osservazioni. 

Ed ecco un esempio: 

Se la popolazione di una nazione diminuisce e se si considera questa diminuzione un fatto negativo, non ci si può rallegrare affermando che ci sono state molte nascite, perché il fatto vero è che il bilancio tra nascite e morti è negativo e quindi il problema esiste. 

Quindi sminuire quanto accertato dall’ISTAT e cioè che la disoccupazione è aumentata ancora, affermando che ci sono stati però 400.000 nuovi occupati è stupido e ingannevole, perché il bilancio è comunque negativo. 

Nessuno poi ci ha mai detto quanti lavoratori sono andati in pensione e quanti sono addirittura morti, per cui molto probabilmente i 400.00 posti nuovi non sono altro che il naturale avvicendamento della forza lavoro. 

Intendo dire che le cose si devono guardare nel complessivo e non valutando soltanto il dato che può essere considerato interessante. 

Guardare solo i nuovi posti di lavoro è come se in un’azienda si guardassero soltanto i ricavi che sono sempre un fatto positivo, ma che potrebbero mostrare di essere invece un fatto negativo se si considera anche quante spese si sono dovute sostenere per quei ricavi; è infatti il guadagno che mostra se l’azienda è in attivo e non i suoi ricavi. 

Mi viene di pensare ora che l’affermazione di Padoan (che accennava a 800.000 posti di lavoro) che egli volesse cavalcare lo stesso cavallo, e nel citare quel numero volesse riferirsi ai nuovi posti di lavoro SENZA TENER CONTO di quelli perduti nello stesso periodo. 

Questo è l’atteggiamento dei politici che non tollero; è questa stupida furbizia, che li rende antipatici non solo a me, ma a tutti quelli che solo con un po’ di attenzione valutano le loro asserzioni; certe affermazioni mi offendono perché dimostrano che chi le fa, pensa di essere ascoltato da persone inette e cretine. 

Franco Fellicò

sabato 15 novembre 2014

Le prese per i ...fondelli di chi ci governa (nr. 5)

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Questo è il quinto esempio di come ci prendono …per i fondelli (altri tre li trovate nel mese di dicembre 2013 in questo stesso BLOG, il quarto nel mese di ottobre 2014).
Ricordo che le prese per i fondelli si realizzano a seguito di idee che i volponi credono brillanti, ma basta essere un pò più attenti per scoprire facilmente dove sono i “trucchi”.
Anche questa volta credo che sia Renzi in persona a dover essere premiato, infatti è sua l’idea di consentire, a chi lo desidera, di richiedere che parte del TFR sia corrisposto mese per mese in busta paga.
La parte esteriore del provvedimento viene pubblicizzata come un ulteriore modo di far percepire ai lavoratori qualche soldo in più di salario o stipendio.
Ma dietro quest’obiettivo che ogni giorno viene illustrato come un nuovo beneficio elargito ai lavoratori dall’ultimo Governo, ce n’è come sempre un altro nascosto; infatti come è noto, quando si percepisce il TFR a fine carriera, esso è soggetto ad una tassazione separata che utilizza un’aliquota inferiore a quella corrente.
Chi deciderà di richiedere di essere “beneficiato” vedrà invece tassato quella parte di paga con l’applicazione dell’aliquota corrente, e quindi pagherà più tasse. 
Quindi chi accetterà di farsi “beneficare” dal premier (e per fortuna pare che siano molto pochi), potrà solo ricevere in anticipo dei soldi che sono già suoi, ma per ottenerlo dovrà PAGARE questo pseudo-beneficio versando delle tasse maggiori di quelle che avrebbe versato altrimenti.
Di contro lo Stato, senza alcuna spesa ulteriore, incasserà più soldi di quanto previsto (a danno del “beneficiato”) e in più li riceverà anche prima di quando doveva riceverli normalmente.
E certamente l'astuto premier ha anche considerato che nel far salire in un modo qualunque il percepito dai lavoratori, in molti casi potrebbe causare il raggiungimento di uno scaglione di tassazione superiore, e quindi sia gli 80 euro che il TFR anticipato ben si prestano a questo ulteriore vantaggio per le casse dello Stato.  
Poco importa poi se alcune aziende dovranno rinunziare ad una liquidità sulla quale avevano basato forse anche il proprio sviluppo; e niente importa se questo danno alle aziende è in completa controtendenza su quanto si continua a sbandierare e cioè che si sta lavorando per alleggerire i loro problemi.
Ecco perché il signor RENZI merita di ricevere una nuova targa così come previsto per chi riesce a prendere bene per i fondelli i cittadini.
Vi riporto quindi qui la targa che gli spetta:
“Per essere riuscito a far credere a molti lavoratori di aver aumentato loro la paga pur utilizzando i loro stessi soldi, e ciò quindi senza alcun aggravio per lo Stato e anzi ottenendo per quest’ultimo un gettito anticipato e MAGGIORATO”.
 Franco Fellicò

mercoledì 5 novembre 2014

No pena di morte, no ergastolo.


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Questa volta Papa Francesco, uno dei più amati pontefici che abbiamo mai avuto, ha voluto suggerire a tutti noi anche questo.
Come tantissimi italiani, ho grande ammirazione per ogni parola proferita da Papa Bergoglio e accetto con grande rispetto ogni suo consiglio o indirizzo.
E in questa occasione ho cercato di intendere bene le sue parole e quindi mi piace commentare e capire il suo intendimento.
Personalmente non ho alcun dubbio che la pena capitale sia una pratica da cancellare in qualunque paese del mondo e ciò semplicemente perché togliere la vita a un individuo è comunque un assassinio e non ci può essere ragione alcuna che lo possa giustificare.
Anche l’ergastolo, che è come togliere il diritto alla vita, può essere considerata una punizione eccessiva, anche quando comminato per reati veramente gravi: e poi entrambe le punizioni sembrano più una “vendetta” che un modo per far veramente espiare il male commesso. 
Ma non credo proprio che il Santo Padre ritenga che le punizioni per chi delinque non debbano essere consentite, ma suppongo invece che pensa che esse debbano essere DIVERSE da quelle attuali.
Io, scusandomi per l’ardire, visto che mi permetto di integrare un discorso iniziato da un Pontefice, ritengo proprio giusto che il modo con cui si intende far espiare le colpe riconosciute per reati contro le persone o le proprietà private, debba cambiare.
E penso anche che non solo le pene estreme debbano essere bandite, ma che tutte le pene debbano essere completamente diverse da quelle della sola reclusione.
Probabilmente chi legge queste righe avrà già sentito quello che penso in proposito, ma questa volta cercherò di essere il più chiaro possibile.
Io credo che chi delinque debba essere punito, e ritengo di avere dalla mia parte qualunque cittadino onesto e anche Papa Francesco; e penso anche che la punizione debba essere direttamente proporzionale alla gravità del reato commesso.
Ma come è mia abitudine, mi piace approfondire il problema per ricercare una soluzione che sia prima di tutto logica; non mi piace tentare di “correggere” in qualche modo le regole esistenti; non mi piace applicare le regole degli altri paesi; mi piace ragionare con la mia testa e come ho già detto, trovare una soluzione LOGICA.
Ritengo doveroso però, prima di proporre una soluzione, capire quali sono i motivi che spingono i malavitosi a delinquere.
Chi ruba probabilmente lo fa perché preferisce procurarsi dei beni in una maniera “più comoda” che non lavorando; chi rompe una vetrina, deturpa un monumento, graffia la carrozzeria di un’auto lo fa per soddisfare una voglia interna che lo soddisfa, sapendo che se si scoprirà la sua responsabilità, rischia poco o niente; chi uccide lo fa per astio verso qualcuno o per impossessarsi dei beni di qualcun altro.
Tutti costoro, quando scoperti, sono oggi puniti esclusivamente con la detenzione che può andare da pochi mesi all’ergastolo (la pena capitale in Italia non è ammessa e quindi non ne parlo) e l’unica variabile che si ha a disposizione per definire la pena è il “TEMPO” di detenzione.
Osservo anche che le pene costano non poco alla società che infatti si deve far carico di tenere in vita queste persone con vitto alloggio, vestiario e tutto ciò che può occorrere ad una persona per sopravvivere.
Poiché le carceri sono spesso insufficienti, si è costretti a far vivere queste persone anche in maniera inumana, tanto che ultimamente si sono fissati perfino degli indennizzi da corrispondere a coloro che hanno subito un livello di trattamento inferiore ad un certo standard.
In più quasi nessuna azione viene messa in atto per far sì che almeno una parte dei detenuti possa redimersi.
E’ per questi motivi che io ho sempre affermato che il miglior modo di far pagare i danni che i delinquenti hanno prodotto contro le persone o la società, sia di FARLI LAVORARE.
Mi sembra logico e regolare pretendere da chi ha commesso dei reati minori che il danno prodotto venga rimborsato a chi è stato danneggiato e dunque se un mascalzone ha rotto una vetrina o deturpato un monumento o ha danneggiato cose o persone senza motivo alcuno, debba essere condannato a RIMBORSARE il danneggiato del danno prodotto; se chi lo ha fatto non ha danaro o beni sufficienti per far fronte al rimborso, solo allora egli dovrebbe essere condannato ad una pena detentiva, ma non per togliergli la libertà per un certo tempo, ma per dargli modo LAVORANDO, di produrre quel danaro necessario a rimborsare la persona o la società del danno prodotto.
Non dobbiamo dimenticare che chi produce un danno a cose con un’auto è obbligato a rimborsare il danneggiato e non capisco perché invece chi spezza il braccio ad un monumento in una piazza invece di rimborsare il danno, finisce “forse” in gattabuia per un po’ di tempo, dopo di che viene rilasciato come se lo avesse ripagato.
Ho parlato di reati minori, ma non è detto che i reati più gravi fino anche all’omicidio non debbano essere ripagati da chi li ha commessi CON DURO LAVORO per un tempo, in questi casi, certamente più lungo.
Far lavorare i detenuti significherebbe non solo recuperare le spese che lo Stato sopporta per tutta la struttura carceraria, ma anche far rimborsare ai danneggiati almeno parte del danno; ma significa anche impegnare i detenuti in attività utili, insegnando loro un lavoro se non lo hanno già, e facendo capir loro che per vivere BISOGNA LAVORARE, diversamente da quello che pensavano prima, quando hanno deciso di procurarsi dei beni togliendoli a qualcuno.
I lavori da far fare potrebbero essere più o meno pesanti e più o meno retribuiti e la possibilità di scegliere a quale lavoro adibire ciascuno, costituirebbe una seconda variabile (oltre quella del tempo) utilizzabile dai giudici nella decisione della pena; ma i giudici potrebbero naturalmente anche tener conto di eventuali esperienze lavorative pregresse del condannato.
Poiché ogni lavoro produce un guadagno (per la vendita dei prodotti realizzati, per i servizi resi a terzi, ecc.) questo guadagno potrebbe essere ridistribuito agli stessi lavoratori mensilmente.
Ma attenzione, dalla cifra che spetterebbe per il proprio lavoro al detenuto, e qui faccio solo degli esempi, il 30% gli potrebbe essere trattenuto per rimborsare la struttura carceraria del soggiorno con vitto e alloggio di cui gode, il 60% potrebbe essere utilizzato per un rimborso alla persona o all’organismo che ha subito il danno e il restante 10% potrebbe essere accantonato a costituire un fondo per ciascun detenuto che gli sarebbe versato completamente al termine della pena.
Questa la mia semplice ipotesi, che vorrei ora valutare sia esaminandola dalla parte dello Stato, sia dalla parte dei danneggiati, sia infine dalla parte del detenuto stesso.
·     Lo Stato potrebbe incassare una parte delle spese che sostiene per il mantenimento delle carceri e dell’intera struttura carceraria.
·      I danneggiati (privati o strutture pubbliche) potrebbero essere rimborsati sia pure a rate mensili di una buona parte del danno economico subito e nel caso di perdita di un familiare avere un contributo mensile che potrebbe alleviare almeno in parte la mancanza di chi prima provvedeva al sostentamento della famiglia.
·      I detenuti non passerebbero intere giornate nell’ozio, ma sarebbero impegnati (e ricordo che il lavoro nobilita l’uomo) e molti di essi potrebbero anche capire finalmente come si vive onestamente, mentre molti altri potrebbero addirittura imparare un lavoro che non avevano. Al termine della pena avrebbero disponibile una cifra (guadagnata onestamente) che potrebbe consentir loro di reinserirsi nella società per ricominciare una nuova vita da libero, ma questa volta lavorando e non compiendo azioni illegali.
Tutto ciò in contrapposizione a quello che avviene oggi:
·      Lo Stato spende tanti soldi per la struttura carceraria e spesso non riesce nemmeno a tenere le persone segregate in maniera umana.
·      I danneggiati devono “accontentarsi” di vedere condannati coloro che li hanno offesi a pene detentive più o meno lunghe, cosa che mi sembra più l’aver avuto giustizia con una vendetta nei confronti dei malavitosi, che ottenere una rivalsa su di loro per il danno subito; in ogni caso né i privati né la cosa pubblica vedrà mai ripagato veramente il danno subito.
·      I detenuti soffrono la mancanza di libertà, e sanno solo di essere esseri inutili e destinati solo a languire dietro le sbarre, senza nessuna speranza di un futuro, se non l’attesa della fine della pena che li rimetterà in libertà; in più, essendo stati per anni senza lavorare e non avendo alcun fondo per reinserirsi nella società, sono costretti molto probabilmente a riprendere l’unica attività che conoscono e quindi a delinquere nuovamente.
Vorrei anche far notare che questo sistema renderebbe più eque le pene in quanto sarebbe più facile renderle veramente proporzionali al danno arrecato.
Non escludo inoltre che specie nei più comuni danneggiamenti, non possa essere utile che il malfattore sappia, nel momento in cui spacca una vetrina, che sta per decidere di volerla poi pagare con il suo danaro e se non ne ha, con il suo lavoro; e non è detto che questo non faccia ridurre questo genere di reati.
Non concludo qui questo mio scritto, perché voglio anche rispondere subito a delle critiche che già immagino mi verranno mosse; sono certo infatti che NESSUNO cercherà di migliorare quello che io considero un suggerimento, ma mi aspetto non una, ma mille critiche tutte tese a dimostrare che la mia proposta è assurda; e tra esse:
Critica 1:
Per far lavorare i detenuti, specie quando fossero lavori all’esterno del carcere occorrono dei guardiani, dove li prendiamo?
Risposta 1:
Non occorre certo un guardiano per ogni detenuto, ma in media un guardiano armato ogni 10 detenuti potrebbe bastare; i detenuti potrebbero anche essere dotati di braccialetti elettronici per poterli immediatamente ritrovare nell’ipotesi evadessero e tutte le nuove spese necessarie andrebbero naturalmente ad essere detratte con una percentuale opportuna dal lavoro prodotto dai reclusi stessi.
Critica 2:
Il lavoro manca in Italia, infatti la disoccupazione è altissima, come si può pensare di far lavorare anche i detenuti?
Risposta 2:
Il lavoro dei detenuti dovrebbe essere retribuito volutamente con paghe parecchio più basse del corrispondente lavoro fatto da chi lavora da libero e si potrebbero far fare dei lavori che sarebbero troppo costosi per commissionarli a chi deve avere una paga sufficiente a mantenere se e la sua famiglia; i detenuti sono pur sempre dei malviventi in punizione e quindi possono lavorare certamente con paghe minime. I Comuni ad esempio potrebbero a costi molto bassi far ripulire e far sistemare quelle strade che sono oggi abbandonate per mancanza di fondi consentendo quindi di fornire degli ulteriori servizi alla popolazione; e anche un privato potrebbe far dissodare un terreno abbandonato pietroso e difficile da utilizzare, perché la spesa necessaria sarebbe questa volta abbordabile. In più non dimentichiamo che i guardiani sarebbero dei nuovi occupati e non a carico dello Stato, ma pagati con il lavoro dei reclusi.
Critica 3:
Questa è una organizzazione troppo diversa da quella in vigore e molto difficile da realizzare.
Risposta 3:
Non ci si può fermare di fronte alle prime difficoltà; basta vedere i possibili risultati finali e tutte le difficoltà di superano.
Critica 4:
In altri paesi questo metodo non esiste e quindi dobbiamo continuare a considerare la detenzione l’unica punizione possibile.
Risposta 4:
Anche se questa affermazione forse non è completamente vera, non accetto di non voler essere primi in un’azione; guardare quello che fanno gli altri paesi può essere anche utile, ma non è possibile rinunziare a qualunque idea anche radiosa, soltanto perché non ci sono altri che vi abbiano già pensato. Se tutti si comportassero così, non miglioreremmo mai. Io spero invece che un’idea nuova possa a sua volta essere seguita da altri, anche perchè comunque qualcuno deve pur cominciare.
Franco Fellicò

lunedì 20 ottobre 2014

Le prese per i ...fondelli di chi ci governa (nr. 4)


Ed eccoci al quarto esempio di come ci prendono …per i fondelli (gli altri tre li trovate nel mese di dicembre 2013 in questo stesso BLOG).

Come è noto la legge di stabilità è in dirittura di arrivo e quello che ci raccontano è solo ciò che ci dovrebbe rallegrare; ci hanno detto che dal 2015 ci sarò il bonus di 80 euro anche per le neomamme (per tre anni dalla nascita di un bambino); ci hanno raccontato che c’è una diminuzione di tassazione per 18 miliardi di euro.

Poi Padoan ha dichiarato che in tre anni ci saranno 800.000 nuovi posti di lavoro (che precisione, neanche il mago Merlino era così bravo); ma io penso che forse ha solo voglia di emulare le “visioni” di Saccomanni.

Naturalmente in molti si domandano dove hanno “trovato” i fondi necessari, visto che si parla solo genericamente di riduzione della spesa mentre non c’è nessuno di coloro che dovrebbero rivedere le proprie spese (regioni, provincie, comuni e pubblica amministrazione in genere) che non sia insorto contro i provvedimenti minacciando reazioni più o meno cruente.

Vista la situazione, avevo capito che quei furboni che sono al comando avessero organizzato sotto sotto qualche altro “stratagemma” per farci credere che è in arrivo gratuitamente un futuro radioso.

Sono certo di non aver ancora scoperto tutto quello che hanno architettato, ma una cosa l’ho individuata e si trova in un articolo che si intitola “Ulteriori misure di copertura” dove i volponi hanno stabilito che a partire dal gennaio 2016 ci sarà un aumento delle aliquote dell’IVA e delle accise; e ciò senza indicarne neanche l’entità in modo da essere liberi di deciderla poi a piacere; ma naturalmente si sono guardati bene dal farci giungere la notizia.

Sarà infatti certamente più facile fra un anno o poco più, dirci che l’IVA aumenta ancora, ma che in fondo si tratta di una cosa prevista già per una vecchia decisione.

Devo dire che questa volta non siamo neanche di fronte alla famigerata “Clausola di salvaguardia” (che solitamente è un pretesto solo per far credere che si può sperare anche che possa non scattare); questo è invece un vero e proprio aumento deciso che avrà effetto in ogni caso.

E allora, come nelle altre tre “Prese per i fondelli”, ecco qui la nuova targa che questa volta sarà donata a Renzi:

“Per essere riuscito a far realizzare una legge di stabilità nella quale è stato detto e pubblicizzato soltanto qualche fatto positivo (opportunamente ingigantito) ed aver ottenuto una buona parte delle coperture con il solito metodo dell’aumento della pressione fiscale, aumento rimandato però ad una data successiva in maniera da far ingoiare la pillola ai cittadini, giustificandolo poi come un evento già definito da tempo”. 

Franco Fellicò

mercoledì 24 settembre 2014

La “Costa Concordia”


Siamo ormai prossimi a tre anni dal naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio, ma il processo sulle responsabilità dell’accaduto ancora non si conclude e chissà quanto tempo occorrerà ancora.

Sono morti 32 persone, la nave costata mezzo miliardo di euro è stata anche “ripescata” e portata a Genova da una impresa titanica dal costo di un miliardo e mezzo di euro; sarà anche demolita completamente e il processo invece rimarrà ancora in piedi per chissà quanti anni ancora.

Io credo che anche i bambini possano riconoscere nel comandante Schettino la causa vera della tragedia; difatti NESSUNO PUO’ DISCONOSCERE che il passaggio così vicino alla costa da consentire addirittura ai passeggeri superstiti di raggiungerla a nuoto, è stata ordinata da lui.

Il comandante in effetto ha usato il bellissimo mezzo, con migliaia di vite umane a bordo, come fosse un giocattolo, e ciò solo per dimostrare la sua “bravura” o per soddisfare il piacere di qualche suo amico: NESSUN motivo legato al lavoro di gestione della nave e della sua sicurezza poteva richiedere infatti quel passaggio lungo costa così ravvicinato.

Eppure il processo continua ad andare avanti alla ricerca di possibili diverse responsabilità, e gli avvocati difensori del comandante continuano a cercare e a dimostrare che la nave aveva dei problemi, volendo affermare che la causa del disastro fu causata da quei problemi e non già dalla “stupidità” del loro rappresentato.

Quello che mi meraviglia è che i giudici li seguono, consentendo loro di spostare l’attenzione su fatti diversi da quelli della sfacciata volontà di chi “guidava la nave”.

Insomma a che serve verificare se effettivamente due radar su quattro del transatlantico erano guasti, a sapere che la scatola nera aveva dei problemi e che finanche il pulsante per il comando delle pinne stabilizzatrici era difettoso?

Quali di questi strumenti anche se perfettamente a posto avrebbe potuto evitare l’impatto con lo scoglio quasi sulla riva dell’isola del Giglio? Si vuol per caso dimostrare che il povero comandante Schettino non ha potuto servirsi di quei dispositivi e dunque per questo è finito sullo scoglio?

Ma, premesso che certamente il comandante doveva conoscere l’inefficienza di certe apparecchiature, poteva mai affidare ad esse il compito di non urtare uno scoglio a pochi metri dalla riva?

Insomma, io dico che a monte di tutto c’è la decisione del comandante di “fare la barba” alla costa, decisione insulsa e priva di ogni spiegazione legata alla rotta della nave; ed invece di approfondire questa decisione, si continua a sviare il discorso occupandosi di particolari che nulla avrebbero causato se la nave avesse viaggiato alla distanza regolamentare dalla costa.

L’altra cosa che mi ha colpito in questa vicenda è il comportamento della Guardia Costiera che è stato presentato all’opinione pubblica come eccellente, mentre nessuno le ha mai contestato l’assenza di interventi precedenti nei confronti dei comandanti dei transatlantici per la comune pratica di passare molto vicino all’isola.

Non posso fare a meno di pensare alle innumerevoli volte in cui a Gaeta dove vivo, sono stato apostrofato anche malamente da quegli uomini perchè con la mia piccola imbarcazione di soli 5 metri ero ancorato e fermo, secondo loro troppo vicino alla spiaggia; eppure ero certamente più lontano dalla costa di quanto non lo era quel gigante del mare al momento del naufragio e anche all’incirca alla distanza a cui da tempo le grosse navi passavano vicino all’isola del Giglio; tutto questo non poteva essere non noto alle Capitanerie di Porto; e dunque se questi, avessero diffidato già nel passato i comandanti dal farlo, probabilmente anche Schettino sarebbe stato costretto a rispettare le regole.

Ma la giustizia, che come io dico a tempo: non esiste, continua ad occuparsi di particolari che nulla hanno a che vedere con le responsabilità del comandante.

Franco Fellicò  

lunedì 1 settembre 2014

Il malore di Massimiliano Latorre


Sono ormai DUE ANNI E MEZZO che i due Marò italiani sono ostaggi del governo indiano.

SI, sono in ostaggio con pesanti accuse e sempre in attesa di un processo che non si celebra mai e che certamente è rimandato continuamente soltanto per poterli trattenere in ostaggio ancora.

Si sono succeduti diversi ministri degli esteri e della difesa, ma malgrado le promesse e gli obiettivi sempre dichiarati da tutti, non c’è stato mai nessuno che li ha raggiunti.

Quello che abbiamo visto è soltanto un andirivieni di personalità tra l’Italia e l’India senza che mai un risultato concreto sia scaturito.

Ed oggi a seguito del malore che Massimiliano Latorre ha avuto, a cosa assistiamo?

Ad un immediato ennesimo viaggio del ministro Roberta Pinotti a Nuova Delhi che “preoccupata per l’avvenimento” ha immediatamente deciso di andare di persona a controllare le condizioni dello sventurato militare.

Io non so se il volo è stato fatto con un aereo di Stato o se il ministro (e certamente un suo nutrito seguito) ha utilizzato un normale volo di linea, ma in ogni caso mi donando se tutto ciò è giustificato e se non fosse stato meglio mettere invece i suoi familiari in condizioni di andare a trovare il proprio congiunto.

Vi immaginata “la gioia” del nostro marinaio nel vedere al suo capezzale nientemeno che il Ministo della Difesa? Ma non sarebbe bastata la visita del nostro Ambasciatore a Nuova Delhi e, molto meglio fargli rivedere sua figlia e sua moglie?

Ma questa è l’Italia in cui viviamo, questi sono i Ministri che abbiamo; essi evidentemente hanno così poco da fare che possono prendersi il lusso di organizzare (in men che non si dica) un viaggio aereo di 8 ore e trattenersi qualche giorno quasi dall’altra parte del mondo, soltanto per mostrare un interesse a cittadini che per ben due anni e mezzo non sono stati capaci di proteggere.

E io pago! Così  diceva un grande nostro attore comico.

Franco Fellicò

sabato 2 agosto 2014

La Causa e l’Effetto e anche la Teoria e la Pratica


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Questi concetti sono assolutamente sconosciuti ai nostri politici.

Infatti essi non mettono mai in relazione gli EFFETTI con le CAUSE e prendono decisioni basate esclusivamente sulle loro TEORIE senza mai verificare cosa accade in PRATICA.

Quanto ho detto sopra è una constatazione che può essere verificata ogni giorno.

Si comportano come un dottore, che sicuro di aver chiara la diagnosi, cura un malato con una medicina adatta a quanto lui pensa e poi, pur notando che il malato peggiora continuamente, non si lascia neanche sfiorare dall’idea che forse la diagnosi è sbagliata e continua la cura, magari intensificandola fino ad ottenere la morte del paziente.

TUTTI i nostri “dottori” anche se asseriscono che la crisi a tutti nota va combattuta con il “cambiamento”, cambiano SI qualcosa, ma insistono ostinatamente nel cambiare solo i medicinali, sostituendoli con altri che hanno un nome diverso, ma che sostanzialmente hanno lo stesso contenuto deleterio.

Poi mentre tutti i cittadini e loro stessi osservano che il malato peggiora, continuano imperterriti con la stessa cura, senza accorgersi che è proprio quella che fa peggiorare la malattia.

Mentre dicono tutti di voler combattere la crisi, nessuno di loro sembra accorgersi che sono proprio i provvedimenti che prendono che invece di curare, fanno aggravare il paziente.

Ecco la prima pagina de “IL TEMPO”del 26 luglio 2014: “Ogni 5 minuti chiudono due aziende. La ripresa è lontana, fermi consumi e crescita”; e sono dichiarazioni della Confindustria.

Il PIL continua a scendere, il debito pubblico aumenta, l’occupazione diminuisce e i cassa-integrati aumentano ogni giorno; decine di migliaia di aziende chiudono e migliaia di aziende emigrano in altri paesi, l’inflazione aumenta, i consumi sia interni che esterni diminuiscono continuamente, la povertà aumenta e nessuno degli indicatori economici tende ad invertire la tendenza.

Tutto quanto appena detto è causa non solo di minor gettito fiscale, ma anche di maggiori spese per lo Stato e costringe quest’ultimo, che sembra conoscere solo una cura, a far crescere ulteriormente la tassazione su chi sopravvive ancora; e questa è una spirale dalla quale non si esce più. 

Ma loro imperterriti non cambiano la cura, anzi l’intensificano, cambiamo la medicina IMU con un’altra medicina che si chiama TASI che è anche più forte di quella precedente, danno qualche sgravio fiscale da qualche parte con un aggravio maggiore applicato da qualche altra parte, ma mai pensano di cambiare proprio metodo visto che nulla accade che possa considerarsi un effetto positivo dovuto ai loro provvedimenti.

Insomma come ho già detto prima, non si accorgono che le CAUSE degli EFFETTI che si osservano, sono proprio i loro provvedimenti.

In più, a dispetto di ogni rilevazione statistica, TUTTI i GRANDI ECONOMISTI non mancano di vaticinare ogni giorno che la ripresa è vicina e che la crescita sta per venire. Ricordate SACCOMANNI che continuava a dire che entro la fine del 2013 ci sarebbe stata l’inversione di tendenza e la crisi sarebbe cominciata a svanire? Dove sono finite le sue previsioni? E dove finiranno quelle di chi l’ha sostituito?

Continuano a dire che il problema delle imprese è la tassazione troppo alta e promettono loro sgravi fiscali che attuano spostando la pressione fiscale su chi deve spendere, fornendo un piccolo sollievo a chi produce, ma togliendo loro buona parte della clientela che è sempre meno in grado di comprare i loro prodotti.

E lo si vede chiaramente (solo loro non se ne accorgono), visto che i consumi scendono continuamente. Ma non pensano questi signori che ogni imprenditore pagherebbe anche più tasse se potesse produrre e VENDERE di più? E che sarebbe felice di assumere anche altri dipendenti, pure senza alcuna sovvenzione, se avesse la possibilità di produrre e VENDERE?

Ma secondo questi signori l’IVA al 22% è una bella pensata dello Stato, o un modo per disincentivare i consumi?  Insomma la TEORIA è una cosa, ma in PRATICA certe teorie altro non fanno che peggiorare la situazione.

Io penso che al primo posto tra le medicine da utilizzare per combattere la crisi, dovrebbe esserci una FORTISSIMA ed INDISCRIMINATA riduzione della pressione fiscale, dopo di che tutto si aggiusterebbe; e solo così si comincerebbe veramente a rivedere la crescita; perfino l’enorme burocrazia che frena l’attività industriale e commerciale, passerebbe in secondo ordine.

Ho detto riduzione FORTISSIMA e INDISCRIMINATA perché occorre un vero SCOSSONE all’economia stagnante; ridurre ad esempio l’IVA di uno o due punti e fare altrettanto sulle varie aliquote irpef, non avrebbe alcun effetto; la prova c’è già, perché è a tutti noto che l’EFFETTO sui consumi dei famigerati 80 euro nelle buste paghe di pochi cittadini, è stato pressochè NULLO.

Ma dove si trovano le coperture per i mancati introiti dell’erario? Direbbe qualcuno.

Questo vocabolo “COPERTURA”, per come la penso io, andrebbe proprio cancellato; oggi è proprio per via delle coperture che si continua ad aumentare la pressione fiscale; le aziende chiudono, le tasse introitate diminuiscono e di conseguenza i cassa-integrati aumentano; ciò provoca una maggiore necessità di introiti fiscali da prendere da qualche altra parte (le coperture necessarie quindi aumentano) e dunque l’ulteriore pressione fiscale che ne deriva si riversa sulle poche aziende superstiti e sui cittadini che saranno costretti a ridurre ulteriormente i consumi; la conseguenza è che il malato peggiorerà sempre più fino alla morte (il default nel caso dello Stato).   

E allora cambiare cura significa quindi ridurre FORTEMENTE le tasse A TUTTI, almeno del 50%; e solo così c’è da aspettarsi un boom sicuramente simile a quello degli anni ’60.

E i servizi sociali come saranno sovvenzionati? Per rispondere a questa domanda non faccio altro che portare ad esempio quello che accade in una famiglia onesta quando uno o più componenti della stessa dispongono di meno risorse economiche; in questi casi il capofamiglia riunisce i familiari, dichiara di essere in ristrettezze e dunque decide di eliminare tutte le spese voluttuarie; poi se anche in quel modo non riesce a coprire le necessità restanti, decide di ridurre l’acquisto di vestiario, vende la macchina o si accontenta di un vecchio macinino; fino anche a ridurre il consumo dei cibi più costosi; insomma si organizza in maniera tale da farsi bastare quello che riesce a guadagnare.

Di contro in una famiglia DISONESTA il capofamiglia, pur di mantenere il precedente tenore di vita, invita i propri figli ad andare a rubare e inizia a farlo lui stesso in maniera da procurarsi ugualmente il denaro che ritiene essergli necessario. 

Lo Stato, attualmente si regola come una capo-famiglia disonesto, infatti pur di mantenere in essere tutte le strutture che nel tempo ha creato, utili o inutili che siano, in nome della cosiddetta COPERTURA, invece di adeguare le sue spese alla situazione di crisi, impone ai cittadini (direi in questo caso ai sudditi), sacrifici che per molti sono addirittura insostenibili.

Il vero cambiamento sarebbe invece l’adozione del comportamento ONESTO; dovrebbe tassare i cittadini in una misura accettabile, poi valutare il gettito fiscale che riesce a raggranellare dopo aver applicato una pressione fiscale non da strozzino e tale da provocare il risveglio dei consumi, e ridistribuire i proventi disponibili alle varie istituzioni partendo dalle più importanti (sanità, scuola, forse dell’ordine, ecc.) in percentuali proporzionali all’importanza dell’istituzione stessa.

Come in tutte le famiglie oneste in ristrettezze economiche, i cittadini dovrebbero rinunziare ad un po’ di servizi, ma in compenso avrebbero una notevole quantità di danaro in più da spendere, e spendendoli farebbero rinascere le aziende che ricomincerebbero anche ad assumere. Aziende che producono di più e cittadini non più assistiti ma che lavorano, produrrebbero meno spese e nuovo gettito per le casse dello Stato; quindi più occupazione, meno spese per assistenza a chi non ha lavoro, più gettito per l’erario da lavoratori e aziende.

Con questa cura se negli anni successivi il gettito dovesse aumentare (come è prevedibile visto che si assisterebbe presto ad un aumento dei consumi e ad una crescita dell'occupzione), automaticamente ogni istituzione riceverebbe una sovvenzione maggiorata (visto che le sovvenzioni sarebbero fissate come percentuali sul gettito ottenuto) e potrebbe migliorare così la propria qualità. E nel tempo forse si riuscirebbe anche a riottenere l’attuale qualità dei servizi, pur senza opprimere la cittadinanza.

Ovviamente, anche se ho detto che la burocrazia è meno importante, bisognerebbe agire pesantemente nella sua semplificazione e tutto ciò porterebbe pian piano ad un miglioramento generale, che invece non possiamo assolutamente aspettarci diversamente.

Ci sono due modi per un’azienda di guadagnare; vendere a prezzi molto alti con grandi margini o vendere a prezzi appena superiori ai costi e quindi con piccoli margini; non è detto che il primo metodo possa essere più produttivo del secondo, ma certamente con il secondo che punta ad aumentare le quantità vendute si può ottenere di più specie in periodi di crisi economica.

Se i nostri governanti facessero semplicemente questa riflessione, dovrebbero immediatamente capire che in periodo di crisi, un’alta  pressione fiscale e solo controproducente per l’erario; gli unici EFFETTI che si ottengono sono un’ulteriore riduzione della produzione e dei consumi ed anche un aumento degli evasori.

Per concludere, visto che è ormai certo che la cura che ci stanno proponendo è fallimentare e serve solo a peggiorare le condizioni del Paese, non costerebbe molto tentare questa strada e poi verificare se gli EFFETTI previsti dalla nuova TEORIA sono effettivamente diversi; se il boom economico preventivato non dovesse aversi o si dovesse assistere ancora ad un peggioramento della crisi, sarebbe facile e giusto tornare indietro anche su questo esperimento e cercare una nuova soluzione.

Insomma quando gli effetti attesi non ci sono, non si dovrebbe mai insistere con la cura che si è dimostrata sbagliata, ma bisogna assolutamente cambiarla!

Ma ora voglio chiudere riportandovi quello che è accaduto a me pochi giorni fa dopo aver chiesto ad un azienda il preventivo per una semplice zanzariera da sostituire ad una vecchia che avevo nel mio appartamento.

Il costo della stessa era di 250 euro compreso un centinaio di euro di guadagno del venditore, ma ad essa bisognava aggiungere euro 55 di IVA e anche circa 45 euro che il venditore diceva che avrebbe pagato di IRPEG sul suo guadagno; il prezzo complessivo diventava quindi di euro 350. Considerando esoso il prezzo finale a causa dell'enorme pressione fiscale da subire anche in questa piccola spesa, ho deciso allora di NON ACQUISTARE la zanzariera e di mantenere la vecchia.

Lo Stato che pretendeva troppo, quindi non ha avuto niente e se l’azienda a causa della mia rinunzia e a quella di altri dovesse chiudere, non solo non prenderà più neanche un euro né dai compratori, né dall’azienda, né dai suoi dipendenti, ma dovrà accollarsi anche il mantenimento dei lavoratori che rimarranno a casa. Questo si chiama EFFETTO e come tutti gli effetti dipende da una CAUSA; ed ora è inutile che ripeta qual’è.

Franco Fellicò




martedì 8 luglio 2014

Una nuova “semplificazione” burocratica!





Questa la dobbiamo a DARIO FRANCESCHINI, nuovo Ministro dei beni culturali, che forse non vedeva l’ora di diventarlo per poter inventare anche lui UNA NUOVA TASSA.

Si tratta di un decreto denominato ”Equo Compenso” che porta il SUO NOME che fissa un “compenso” da versare nelle casse della SIAE da applicare su ciascun supporto o mezzo di memorizzazione prodotto, sia a se stante che facente parte di una qualunque apparecchiatura.

Insomma questa volta sono stati colpiti i CD, i DVD, i Blue Ray, le Pen Drive, gli Hard Disk sia interni ai computer che esterni, i TV che possono registrare, i piccoli lettori Mp3, i nastri magnetici, i cellulari di ogni marca e tipo e direi ogni apparecchiatura elettronica perché oggi ognuna di esse utilizza un supporto per la memorizzazione dei dati. La prebenda è naturalmente commisurata alle dimensioni delle memorie stesse secondo delle complesse tabelle allegate al decreto.

Partendo dal fatto che la diffusione delle memorie di qualunque tipo è al giorno d’oggi altissimo, il nostro caro Ministro ha pensato che tassare anche con pochi centesimi ogni piccolo quantitativo di memoria, avrebbe prodotto un gettito  rilevante e quindi in quattro e quattr’otto ha elaborato il nuovo decreto, naturalmente gloriandosi di essere finalmente anche lui un portatore di un nuovo “beneficio”.

Naturalmente si tratta di una tassa che riguarda soltanto l’Italia e i produttori del nostro Paese, per cui c’è da attendersi che gli acquisti che ciascuno di noi farà nel prossimo futuro saranno fatti con qualche click (ormai si acquista molto via internet) diretto possibilmente verso qualche altro paese dell’unione.

In questo modo dunque il nostro amico ha anche provveduto piuttosto che a sgravare di tasse un po’ di aziende, a colpirle ulteriormente e ad incentivare qualche altra fabbrica italiana ad emigrare in altri luoghi.

Ho letto il “decreto del 20 giugno 2014"

E se volete potete leggerlo anche voi al link che segue:


http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2014-07-07&atto.codiceRedazionale=14A05171&elenco30giorni=false

Ma poiché come tutti sanno Franceschini appartiene ad un governo che tra i suoi obiettivi primari ha anche quello di fare la lotta alla burocrazia, allora mi piace riportare qui di seguito l’inizio di ciascun periodo; eccoli:



Visto il decreto legislativo ...

Visto il decreto del Presidente della Repubblica ...

Vista la legge ...

Visto l'art. ...

Visto l'art. ...

Visto, altresi', l'art. ...

Visti, in particolare, i commi ...

Visto il decreto del Ministro ...

Viste le sentenze del TAR ...

Visto l'art. 193 della legge ...

Visto il verbale dell'adunanza ...

Visto il verbale dell'adunanza ...

Visto il parere espresso ...

Sentite le Associazioni ...

Considerato che le Associazioni ...

Considerato che entro  il ...

Considerati gli esiti del ...

Considerato che lo sviluppo ...

Tenuto conto dell'incidenza ...

Sentite le Associazioni di categoria ...

Considerato che le Associazioni ...

Considerato che il Ministro p.t. ...

Visto il successivo parere ...

Considerato che l'ampia ...

Considerato che la discrezionalita' ...

Ritenuto, pertanto, che ...

Considerato che taluni scostamenti ...

Considerato che gli scostamenti ...

Considerata, altresi', la necessita' ...



DECRETA
Art. 1


1.
Il compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi è determinato nella misura tariffaria stabilita nell'allegato tecnico annesso al presente decreto e di cui è parte integrante.

2.
Le tariffe priviste nel sopracitato allegato tecnico entrano in vigore alla data di pubblicazione del medesimo decreto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.


Come vedete per giustificare un UNICO ARTICOLO DI LEGGE ci sono voluti ben 28 diverse considerazioni; un bel lavoraccio; e se provate a leggere per intero tutti quei periodi, vi renderete conto anche di quanto contorti siano i ragionamenti e di come si cerca di semplificare la burocrazia!

Insomma come sempre devo purtroppo concludere che: NON ABBIAMO SPERANZE!

Franco Fellicò