Come ho scritto nel mio documento precedente, quello che avevo immaginato si sta già verificando, infatti già ieri ho sentito alla TV che alla riapertura i bar hanno fatto aumenti dell’ordine del 50% e i parrucchieri del 25%,
Nessuno del Governo ha pensato che questo sarebbe accaduto e quindi nessuno ha provveduto a stabilire oltre alle le regole che i commercianti dovevano rispettare, anche ad imporre che alla riapertura i prezzi dovevano rimanere inalterati.
Allora visto che chi poteva imporre questa regola non l’ha fatto e visto che ai commercianti è stata lasciata completa libertà circa i prezzi da praticare, gli unici che possono contrastare questo, sono i consumatori stessi.
Voglio premettere che i commercianti appartengono a diverse categorie; ci sono quelli che vivono fornendo prodotti NON INDISPENSABILI (e tra questi ci sono i baristi e ristoratori) o poco necessari (ad esempio barbieri e parrucchieri) e poi ci sono quelli che invece vendono prodotti alimentari che sono indispensabili.
Io avevo sempre pensato che quei commercianti dei quali tutti possono fare facilmente a meno, sono i più sfortunati, perché ovviamente la loro clientela non li avrebbe più visitati non soltanto perché erano chiusi, ma il motivo sarebbe stato duplice: la chiusura obbligatoria di quegli esercizi, ma anche paura di entrare in luogo dove il contagio sarebbe stato più probabile.
Avevo perciò anche immaginato che molta clientela sarebbe rimasta lontano da quegli esercizi anche quando avrebbero potuto riaprire, perché in molti avrebbero pensato di poter fare a meno di loro; per questo motivo ho trovato strano che ci fossero tante pressioni dei ristoratori e dei baristi per l’apertura dei loro esercizi; infatti essi avrebbero dovuto capire che oltre alla libertà di aprire occorreva anche la disponibilità di clienti decisi a servirsi di loro senza paura.
Io per esempio avevo inizialmente stabilito che anche quando quelli avessero riaperto, non vi sarei andato per un bel po’ di tempo ancora; poi però, considerandolo quasi un dovere, per consentire anche a loro di ricominciare a guadagnare qualcosa, successivamente avevo pensato che mi “sarei fatto forza” e una qualche cenetta o un qualche aperitivo sarei andato a farlo, ma più per fare del bene a loro, che per una mia necessità.
Considero questo comportamento indispensabile e quindi mi sento anche di raccomandarlo ai miei amici, perché tutti, quando possiamo, dobbiamo fare qualcosa per risollevare l’economia del nostro Paese.
Ma se i commercianti intendono ottenere dai pochi clienti che andranno da loro (magari con la buona intenzione di aiutarli a sopravvivere) quello che guadagnavano prima quando i clienti erano molti di più, allora la mia posizione cambia totalmente e smetto di sentirmi in dovere di andare a trovarli, non ci vado proprio e approfitto anche per stare più al sicuro a casa mia.
Così come io stesso poco prima ho consigliato di non abbandonare i ristoratori e i baristi, nel caso questi dovessero aumentare i prezzi (cosa che stanno già facendo), mi sento invece in dovere di consigliare a tutti di evitare proprio di andarvi, lasciandoli aperti e in attesa di clienti.
Così come non ho fiducia nei nostri politici, ho anche poca fiducia nella disponibilità dei cittadini di adottare dei comportamenti comuni atti a regolarizzare il mercato; ma se c’è qualcuno più fiducioso di me, gli suggerisco di provare a far circolare su WhatsApp un invito a comportarsi in un modo che contrasti gli aumenti.
Non organizzo io stesso questa azione perché, come ho detto e anche per fatti realmente accadutimi, sono quasi certo che la risposta dei cittadini sarebbe scarsissima!
In teoria però se una larga parte di chi letto l’invito, lo mettesse in atto, si riuscirebbe certamente a bloccare gli aumenti; se invece la cosa non dovesse prendere piede, allora come in altre occasioni, avremo avuto ancora una volta la prova che la forza che i consumatori potrebbero avere, non viene utilizzata, e si preferisce rimanere dipendenti da quello che decidono i fornitori.
Il sistema sarebbe semplice; prima di entrare in un bar e ordinare anche un semplice caffè, basterebbe chiederne il prezzo e se dovesse essere diverso da quello ante crisi, bisognerebbe rinunziarvi e passare al massimo ad un altro bar che invece ha mantenuto i vecchi prezzi, mentre se tutti si fossero allineati (come pare abbia detto la TV) il caffè lo si dovrebbe prendere a casa.
Analogamente per i ristoranti; si dovrebbe chiedere il menù chiarendo anche che si vuol verificare se i prezzi sono rimasti i soliti e se si dovessero trovare aumenti, si dovrebbe passare ad altro ristorante finché non se ne troverà uno che ha mantenuto i prezzi; e se non se ne trovasse nessuno, si dovrebbe fare a meno di cenare fuori, rimanendo a cena a casa propria.
E non si dovrebbero fare eccezioni, né si dovrebbero considerare giustificati gli aumenti; infatti TUTTI dovrebbero rimetterci qualcosa con la crisi, e anche i commercianti (specie quelli che offrono prodotti non necessari); così come ci rimetteranno i clienti perché, per consentire a quegli esercenti di sopravvivere, accetterebbero un po’ di rischio che potrebbero certamente evitare standosene a casa propria.
Concludo dicendo che il comportamento degli esercenti che fanno gli aumenti è assolutamente illogico; le leggi del mercato, quando le richieste diminuiscono, provocano di solito una diminuzione dei prezzi (sotto gli occhi di tutti ci sono i carburanti che per la scarsa domanda mondiale sono diminuiti moltissimo, e questo malgrado la materia prima rappresenta solo una piccolo parte del costo); questi esercenti invece, a fronte di una domanda scarsa, pretendono di aumentare i prezzi; ovviamente in questo modo non fanno altro che scoraggiare ulteriormente quelli che rappresentano la domanda, che finirà ridursi ancora di più.
Franco Fellicò
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