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Mi è sembrato
che l’articolo sull’automobile è stato apprezzato e allora ho deciso di dare il
via anche ad altri scritti che analizzano anche altri casi di situazioni in cui
la “tradizione” frena la logica evoluzione che dovremmo attenderci.
Ho allora
rispolverato un mio vecchio scritto (del 14 marzo 2016) che critica i
produttori di macchine fotografiche che, probabilmente spinti dall’interesse
del business, continuano a mettere sul mercato macchine molto costose e poco
pratiche.
Eccolo
esattamente come era:
La macchina fotografica che vorrei avere
Sono un anziano signore che tra gli altri hobbies ha
anche quello della fotografia; non sono assolutamente un professionista, ma mi
piace scattare foto e ritrarre per lo più panorami, ma anche piccoli oggetti e
qualche volta anche persone.
Ho a lungo utilizzato macchine fotografiche con
pellicola prima in bianco e nero e poi a colori e sono stato tra i primi ad
acquistare una macchina digitale: era una Kodak da 2 Megapixel; la pagai un
milione e 200 mila lire!
Da quel momento le mie
macchine digitali si sono susseguite e ho avuto prima una 8700 Nikon, poi una
D80 ed infine una D7000 sempre Nikon.
Sono tutti begli oggetti e mi hanno dato molte
soddisfazioni, ma la macchina ideale, quella che mi piacerebbe avere ed usare, purtroppo non esiste.
Se infatti vuoi migliorare ed avere delle macchine di
livello superiore, non hai difficoltà a trovarle sul mercato, ma per progredire
non hai altra scelta che orientarti verso le REFLEX.
I grandi fotografi e i professionisti infatti
prediligono quelle e spendono migliaia e migliaia di euro per dotarsene.
Io invece giocoforza sono passato ad usarle, ma
soltanto perché le belle caratteristiche che desidero avere si trovano
esclusivamente in quel genere di apparecchi. Ma accanto a quelle sofisticate
funzioni devo anche sopportare i grandi svantaggi che una reflex al giorno
d’oggi impone, nonché l’alto prezzo che viene giustificato dai fabbricanti per
la complessa tecnologia e la precisione dei componenti di cui sono dotate.
Ripeto che non sono un professionista, ma credo di
poter fare un discorso logico e poter dimostrare quanto sia anacronistica la
REFLEX nell’era digitale e quanto più valida è la soluzione delle “compatte”
che però sembrano esser relegate dal mercato a delle cenerentole non in grado
di competere con le vere macchine professionali.
Ma veniamo al dunque. La reflex nacque molti anni fa e
rappresentò una ingegnosa sofisticazione che consentiva di evitare l’errore di
parallasse che i mirini delle vecchie macchine avevano.
Infatti inizialmente ogni fotocamera era dotata oltre
che dell’obiettivo attraverso il quale le immagini venivano inviate sulla
pellicola sensibile, anche di un mirino ottico per inquadrare la scena da
riprendere; il mirino era necessariamente posto in una posizione diversa
dell’obiettivo e questo provocava un errore di parallasse che diventava tanto
più evidente quanto più il soggetto era vicino.
Ciò si traduceva in un errore nell’inquadratura che
non risultava mai essere perfettamente la stessa di quella ripresa
dall’obiettivo.
L’idea che risolse questo problema spinse a decidere
di trovare un modo di far vedere dall’operatore l’immagine da riprendere
proprio attraverso l’obiettivo da cui poi la stessa sarebbe stata inviata verso
la pellicola impressionabile.
Per far ciò si utilizzò un prisma e uno specchietto
che consentiva alla immagine da riprendere di essere proiettata con uno
specchietto dietro l’obiettivo non verso la pellicola ma verso un prisma che
poi lo avrebbe mandata verso l’occhio dell’operatore.
Ovviamente però quando dopo aver inquadrata la scena l’operatore premeva il pulsante di
scatto si doveva far spostare lo specchietto in maniera tale da far sì che
l’immagine questa volta fosse proiettata non più verso il mirino, ma verso la
pellicola.
Si può subito immaginare quanto perfetto dovesse
essere tutto questo meccanismo che doveva funzionare anche molto rapidamente.
Alla pressione del tasto di scatto Il classico “clac” era la chiara
dimostrazione dell’azione su descritta.
Ma attenzione, il meccanismo non era solo questo
appena descritto, perché ci si rese conto che se si voleva scattare una foto
con un diaframma molto stretto per ottenere una maggiore profondità
dell’immagine da riprendere, la luminosità dell’obiettivo sarebbe stata ridotta
così tanto da essere poco chiara quando proiettata verso il mirino.
E allora, meraviglia delle meraviglie, si complicò
ancora tutto il meccanismo facendo in modo che quando l’immagine era proiettata
verso il mirino, l’apertura del diaframma fosse sempre massima e solo al
momento dello scatto e in contemporanea con lo spostamento dello specchietto
venisse diaframmato l’obiettivo all’apertura impostata manualmente o decisa
dagli automatismi; solo dopo tutto ciò, l’obiettivo che ormai dirigeva
l’immagine verso la pellicola veniva aperto per il tempo di esposizione
impostato o calcolato.
Capite che complicazione? Solo una tecnologia di
precisione riusciva a realizzare tutto ciò e ovviamente i costi di una così
complessa e perfetta macchina non potevano che essere ben maggiori di una
macchina non reflex.
Ma ovviamente i professionisti e anche i fotografi
dilettanti di più alto livello non poterono fare a meno di utilizzare questi
meravigliosi oggetti e si sobbarcarono volentieri a subirne anche gli alti
costi.
Ma accanto a questa vera rivoluzione si approfittò
anche per dotare queste macchine di alto livello anche di un’altra bella
caratteristica e cioè di dotarle di obiettivi intercambiabili; si poteva così
acquistare il solo corpo di una reflex e poi una serie di diversi obiettivi dal
grandangolo al tele più o meno potente di modo che si potevano fare foto di
soggetti molto diversi “semplicemente” cambiando gli obiettivi; bisognava
spostarsi con una valigetta piena di questi accessori, ma si potevano fare foto
di panorami, macrofoto e anche foto di oggetti molto distanti.
Ma mentre queste macchine continuavano a progredire
accaddero due cose molto importanti: nacquero gli obiettivi zoom cioè a focale
variabile e l’elettronica si inserì prepotentemente anche nel mondo della
fotografia.
Gli obiettivi zoom, sempre più sofisticati e con una
variabilità di focale sempre maggiore in effetti riuscivano ad evitare il
fastidioso cambio di obiettivi e consentivano rapidamente di riprendere scene
vicine e lontane senza dover levare e mettere continuamente obiettivi diversi.
L’uso dei sensori digitali in luogo della pellicola
consentì invece di ottenere delle immagini immediatamente, senza più attendere
lo sviluppo e la stampa per vedere i risultati.
E’ ovvio che non si poteva continuare quindi a
sopportare né i costi delle pellicole, né i tempi e i costi necessari per lo
sviluppo e la stampa e quindi, dopo qualche anno in cui gli ultimi scettici e
tradizionalisti si convinsero che la pellicola chimica era stata assolutamente
superata, le macchine fotografiche diventarono TUTTE digitali.
Ma ormai anche se le macchine professionali utilizzano
obiettivi intercambiabili, sono ben pochi quelli che si dotano di una serie di
obiettivi a focale fissa, ma i più acquistano un obiettivo a focale variabile
che copra la maggior parte delle proprie esigenze, lo monta sulla macchina e
non lo toglie più.
L’obiettivo intercambiabile è quindi morto almeno per
il suo uso tradizionale, ma ha ancora una certa utilità soltanto perché in
questo modo chi acquista una macchina è in grado di scegliersi l’obiettivo che
più gli piace, dopo di che lo lascia montato per sempre o quasi.
Ma la cosa che invece pure doveva morire e invece i
fabbricanti continuano ad imporre, è la tecnologia reflex; essa non solo
contribuisce fortemente ad elevare il costo delle macchine, ma crea solo
problemi inutili e aggiunge soltanto molti svantaggi pratici che viceversa non
ci sarebbero.
Nella mia macchina ideale l’obiettivo dovrebbe oggi tornare
a funzionare come le prime macchine non reflex e il problema di parallasse
sarebbe eliminabile molto più facilmente che con il meccanismo delle reflex in
quanto la superficie sensibile di un sensore digitale è in grado di fornire ad
un mirino elettronico l’immagine che su di essa è proiettata; intendo dire che
mentre si inquadra una immagine è sicuramente possibile anche vederla, e
vederla esattamente così come il sensore la sta ricevendo e quindi come poi
sarà esattamente registrata al momento dello scatto. E poiché le informazioni
viaggiano lungo un filo elettrico il mirino può essere oltre tutto raggiunto
facilmente e senza bisogno né di specchi né di prismi.
Quello che dico è ciò che è avvenuto nelle prime
videocamere dove l’immagine vista dall’obiettivo era anche visibile in un
mirino elettronico (un piccolo display dietro una lente a cui appoggiare
l’occhio).
Con un mirino elettronico, che oltre tutto può essere
anche posto senza problemi su una struttura mobile, l’inquadratura, i colori,
la luminosità, il fuoco ed ogni altra caratteristica dell’immagine sarebbe
vista esattamente come la sta vedendo il sensore e dunque solo quando
l’operatore è soddisfatto può decidere di registrarla con una pressione sul
tasto di scatto.
Ma non basta, l’immagine è visibile sempre, sia prima
che durante che dopo la registrazione, mentre nelle macchine reflex si vede una
immagine attraverso l’obiettivo (e cioè attraverso specchio e prisma) e solo dopo lo scatto si può verificare come
la stava vedendo il sensore.
In più con il mirino elettronico l’immagine potrebbe
essere inviata anche ad un display più grande magari snodabile per cui diventa
facile anche fare una foto stando in mezzo ad una folla semplicemente alzando
la macchina in alto con il display rivolto verso il basso, cosa non possibile
con la reflex perché con essa l’occhio per inquadrare deve necessariamente
essere appoggiato alla macchina.
E ancora, nel caso di una macrofotografia dovendo
fotografare una formica non sarebbe necessario sdraiarsi per terra con la
faccia attaccata alla macchina, ma usando il display snodabile si potrebbe
inquadrare la scena con comodità.
Ma visto che ci siamo e che sto parlando di una
macchina ideale che non c’è, provo anche ad immaginarne una cha abbia anche il
mirino estraibile; infatti trattandosi di un piccolo display digitale esso
potrebbe essere sfilato dalla sua sede e giungere fino all’occhio
dell’operatore rimanendo collegato alla macchina con un filo sottile (e perché no, magari via
bluetooth, quindi senza neanche il filo) e consentire a chi vuol fotografare
una formica di vedere benissimo il soggetto senza interferenza alcuna della
luce esterna.
Bene, tutto questo non con un incremento dei costi, ma
invece con una sicura diminuzione, perché l’eliminazione dello specchio, del
prisma, del mirino ottico e del complesso meccanismo reflex, costerebbe
abbondantemente meno.
E l’obiettivo intercambiabile? Bene quello lo
lascerei, ma al solo scopo di poter scegliere l’obiettivo zoom più adatto alle
proprie esigenze e lasciarlo montato per sempre sulla macchina.
Questa macchina ideale, molto più simile alle
compatte, ma dotata di tutte le sofisticazioni delle attuali reflex (eccetto il
maledetto specchietto) sarebbe infine meno costosa, meno complessa e anche più
leggera pur offrendo i tanti vantaggi di cui ho parlato.
Non voglio dimenticare di osservare che per aggiungere
la possibilità di realizzare dei filmati nelle macchine reflex si è dovuto
ricorrere proprio al sistema che io sto immaginando e cioè ABOLENDO l’utilizzo
del complesso meccanismo reflex e inviando l’immagine vista dal sensore
direttamente sul display normalmente
destinato soltanto alla visione delle foto dopo lo scatto.
Il fatto di VEDERE esattamente ciò che vede il sensore
potrebbe consentire ulteriori sofisticazioni nel software; se chi mi legge usa
Photoshop per rifinire le immagini, capirà che molte delle funzioni che si
usano con quel programma potrebbero essere inserite nel software delle
fotocamere e quindi l’operatore, guardando nel mirino, potrebbe avere la
possibilità di correggere le deformazioni che l’obiettivo induce o modificare
l’eccesso di ombre o modificare luminosità e contrasto e tanto altro, ancor
prima di scattare.
Tutte queste cose sono IMPOSSIBILI con le attuali
reflex proprio perché l’immagine che si inquadra non è quella stessa che poi
impressionerà il sensore! Ma è una immagine vista otticamente a mezzo di un
complicato meccanismo.
Ora i vari produttori stanno pensando a quello che ho
detto, e la stessa Nikon ora comincia a parlare di macchine che assomigliano di
più a quella che ho immaginato io; le chiamano MirrorLess per evitare di dire
che si tratta dell’evoluzione delle compatte!
Ma comunque i produttori insistono nel far evolvere
ESCLUSIVAMENTE le REFLEX e a mio avviso lo fanno soltanto per vendere macchine
più costose e guadagnare di più; io li capisco perché questo è il mondo del
business, ma quello che non accetto è che tanti bravi professionisti hanno
abboccato alla manovra ed inneggiano alle reflex invitando continuamente “i veri
fotografi” a servirsene.
Ma perché pagare di più ed avere di meno? L’unica
risposta possibile è che le fabbriche desiderano vendere oggetti complicati e
costosi anche se meno performanti.
Ma sono certo che se qualcuno mi ascolterà, venderà
molto di più e costringerà anche tutti gli altri ad allinearsi. Occorre però
anche che i professionisti la smettano di pensare esclusivamente alle reflex ed
ad osannarle.
Una
considerazione finale
Per consentire alle auto di muoversi si è passati dal
motore a vapore a quello a scoppio e anche diesel; sono comunque tutti motori
alternativi e si sono dovuti superare tutti i problemi della trasformazione del
movimento da alternativo a rotativo; si è dovuto utilizzare un albero di
trasmissione per portare il moto alle ruote motrici, a causa della scarsa
potenza dei motori allo spunto è stato necessario introdurre il cambio che ha
richiesto a sua volta la frizione; per la necessità di trasferire in curva in
maniera diversa il moto alle ruote motrici è stato necessario inventare il
differenziale. La tecnologia ha trovato quindi le soluzione a tutti i problemi
ovviamente aggiungendo complessi meccanismi a tutte le vetture.
Oggi siamo alla vigilia di una trasformazione epocale
in cui il motore delle auto sta per essere sostituito da alcuni motori
elettrici; la tecnologia si dovrà occupare di altri problemi, come migliorare
sempre più le batterie necessarie per aumentare l’autonomia e ridurre i costi,
ma in cambio ci sarà una drastica riduzione della complessità dell’intera vettura.
Infatti non servirà più il cambio né la frizione perché i motori elettrici
forniscono proprio allo spunto la loro maggiore potenza; non occorrerà più né
l’albero di trasmissione, nè il differenziale perché il moto sarà trasferito
direttamente dal singoli motori a ciascuna ruota motrice.
Nessuno dei tecnici e neanche nessuno degli
utilizzatori, immaginerà mai una vettura elettrica completa di albero di
trasmissione, differenziale, cambio manuale o automatico e frizione.
Ebbene, a me sembra che accettare che una macchina
fotografica digitale, e anzi quella da considerare la più perfetta e la più
professionale, sia quella COMPLETA DI DISPOSITIVO REFLEX, equivale nel campo
automobilistico a considerare VERE AUTO ELETTRICHE solo quelle complete di
albero di trasmissione, differenziale, cambio e frizione.
E quello che mi meraviglia moltissimo è il
convincimento soprattutto dei professionisti della fotografia che considerano
ancora indispensabile quel costoso dispositivo ormai inutile.
Inviai questo
scritto anche a Nital (Il concessionario italiano di Nikon) che inizialmente
preferì non rispondermi; ma io insistetti ed allora, senza giustificare in
alcun modo il motivo per cui le
caratteristiche professionali erano presenti solo sulle loro REFLEX, mi scrisse
soltanto che nel loro catalogo esisteva anche una macchina “compatta” NON
REFLEX, trascurando però il fatto che si trattava di una macchina dalle
caratteristiche molto inferiori alle costose reflex.
Franco Fellicò
2 commenti:
Mentre leggevo pensavo: ma perché queste considerazioni Franco non le fa direttamente ad una casa costruttrice? Vedo alla fine dell'articolo che lo hai fatto con scarso risultato, ed allora dico per le macchine fotografiche quello che ho detto per le automobili: è solo questione di tempo. Quando una casa deciderà di seguire il tuo ragionamento, producendo una macchina migliore a prezzo inferiore, tutte le altre case si daranno da fare e si attiverà quel circolo virtuoso di cui parlavo per le automobili. In questo caso la ricerca del maggior guadagno per le case costruttrici coinciderà con l'abbassamento del costo per gli avventori.
Si Lucia.
Io non ho dubbi che col tempo il problema si risolverà. Ma il mio disappunto non è per ill comportamento dei produttori che pensando al loro business preferiscono vendere macchine complesse e quindi più costose piuttosto che macchine più semplici per i quali i guadagni potrebbero essere minori. Il mio disappunto è per i professionisti della fotografia che si sono fatti prendere in giro accettando quel comportamento.
Non c'è alcun professionista che ha mai fatto le mie considerazioni, ed invece in tanti avrebbero dovuto martellare sull'argomento fino a mettere i produttori nel ridicolo. Ti immagini se tanti professionisti avessero chiesto con forza a Nikon di spiegare pubblicamente i motivi TECNICI per cui occorreva ancora uno specchietto e un prisma? A me non hanno risposto e alla fine hanno aggirato la mia domanda, ma io non sono niente; dovevano essere i professionisti a incastrarli!
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