mercoledì 24 gennaio 2024

Il diverso significato del termine ETICA

 

ETICA è sinonimo di morale, moralità, giustizia, onestà.

 

Ma attenzione questo significato non è lo stesso quando questo termine è applicato alla tassazione dei cittadini; il quel caso si parla di ETICA FISCALE che è sempre tutt’altro che giusto e morale.

 

Secondo la nostra Costituzione la tassazione non deve essere uguale per tutti, ma deve essere diversa a seconda del reddito di ciascuno; si è deciso infatti, ed è sancito dalla Costituzione, che ciascun cittadino debba contribuire alle spese dello Stato in maniera diversa e cioè in una misura progressiva che dipende dal reddito.

 

Si sono fissate delle fasce di reddito (naturalmente del tutto arbitrarie, anche se fissate dal Governo) per cui il reddito per ciascuna fascia è tassato con una percentuale sempre crescente e si afferma che questo metodo non matematico, ma progressivo e arbitrario, è necessario per motivi di ETICA; ma è una ETICA FISCALE che non ha nulla a che vedere con la vera ETICA.

 

Per essere GIUSTI occorrerebbe tassare ciascun cittadino con la stessa percentuale così che ad esempio se essa fosse de 40% chi guadagna 100 verserebbe allo Stato 40 e chi guadagna 1.000 (dieci volte più dell’altro) pagherebbe 400 (quindi esattamente 10 volte più dell’altro).

 

La percentuale è un mezzo matematico sicuro e onesto (quindi ETICO) perché infatti consente di proporzionare correttamente quanto ciascuno deve devolvere allo Stato.

 

Ma poiché la Costituzione precisa che la tassazione deve essere PROGRESSIVA, le percentuali vengono artatamente modificate man mano che i redditi crescono.

 

Quelle modifiche, secondo il Governo vengono decise dallo Stato e secondo il Fisco sono ETICHE!

 

Poiché però di tanto in tanto le fasce vengono modificate sia per la loro ampiezza e sia nelle percentuali, viene da domandarsi come succede che pur cambiandole esse rimangono sempre ETICHE.

 

E’ chiaro allora che si applica la parola ETICA a piacere, e si finisce per affermare che ETICO è ciò che decide il Governo; infatti quello che fino a ieri era ETICO per certe fasce e certe percentuali, alla prima modifica diventa evidentemente non più ETICO perché è la nuova regolamentazione quella ETICA.

 

In pratica quindi di ETICO non c’è proprio niente visto che quello che  decide il Governo va sempre bene.

 

Fatto sta che, a parte la Costituzione, a me pare che sarebbe ETICO solo l’uso della matematica che provvederebbe da sola (a mezzo delle percentuali) a far pagare di più chi guadagna di più; e non mi pare che occorrerebbe correggere i risultati matematici per motivi di ETICA, tanto più che, come ho osservato prima, ogni modifica sembra essere sempre fatta per rispettare l’ETICA che evidentemente nella situazione precedente non doveva essere tale.

 

Quindi, non è che dovremmo pretendere per forza di non infierire ogni giorno di più con nuove tasse, ma avremmo almeno il diritto di far chiamare le cose con il loro vero nome e quindi ad ogni nuovo cambiamento parlare non di ETICA ma di RAGIONI DI CASSA.

 

E qui c’è da osservare che, diversamente dalla contabilità di ogni famiglia virtuosa, lo Stato opera in maniera completamente opposta ad esse.

 

In ogni famiglia virtuosa si adattano le spese alle disponibilità; infatti le spese si fanno in funzione di quanto è la proprio disponibilità di danaro. Lo Stato invece prima decide quanto spendere e poi tassa i cittadini in maniera da procurarsi quello che gli serve.

 

Se in una famiglia si agisse in quella maniera sarebbe facile fare acquisti di ogni tipo, comprare auto, case e ogni altro bene che si desidera e poi impegnarsi in qualche modo, magari anche rubando, per procurarsi  il danaro necessario.

 

A me pare che un po’ di AUTARCHIA non farebbe male al nostro Paese; non sarebbe meglio quindi operare alla maniera delle famiglie virtuose?

 

Non sarebbe meglio tassare i cittadini non seguendo l’ETICA FISCALE di cui sopra, ma in maniera veramente ONESTA, e poi utilizzare al meglio gli introiti ottenuti?

 

Quando si aggiungono nuove tasse i cittadini sono costretti a “stringere la cinghia” e ridurre le proprie spese per far fronte alle nuove richieste; non sarebbe più ETICO che fosse invece lo Stato a ridurre le sue spese, adeguandole alle disponibilità?

 

Ho letto che l’OCSE consiglia al nostro Stato, che è già fuori di ogni vera ETICA di spostare la tassazione dal lavoro verso i patrimoni, facendo chiaro riferimento ai patrimoni immobiliari (IMU ad esempio anche sulla prima casa) e alle successioni.

 

Non esiste cosa più immorale (figuriamoci se possa essere ETICA) che tassare (oltre tutto in maniera ripetitiva) beni privati che sono stati onestamente acquistati e pagati con danaro già abbondantemente tassati e per i quali si sono versate cifre aggiuntive allo Stato per il solo fatto di averle acquistate. Non esisterebbe più la proprietà privata visto che per gli immobili si dovrebbe pagare annualmente una specie di fitto che a mio avviso assomiglia più ad un pizzo essendo imposto dall’esterno, in maniera arbitraria e molto spsso DOPO magari anni dall’acquisto e quindi retroattivamente.

 

Questo tipo di tassazione tende solo ad incentivare tutti i cittadini a non possedere niente e ad essere il più possibile poveri; nessun interesse dimostrerebbe lo Stato a che ogni cittadino anelasse a migliorare la sua condizione patrimoniale visto che ogni acquisto di un bene sarebbe considerata una qualcosa da MULTARE continuativamente (anno dopo anno) solo per averne acquisito il possesso.

 

Franco Fellicò

 

giovedì 18 gennaio 2024

Facciamo un pò di conti

 

(Un mio lettore che ha letto questo articolo appena ricevuta la mia email di avviso, mi ha fatto subito notare un errore e cioè che l’evasione non è di 89,8 MILIONI ma di 89,8 MILIARDI; infatti ho letto miliardi e ho considerato milioni; per questo motivo le cose cambiano parecchio per cui ho deciso di cancellare l’articolo che inserisco di nuovo ora con lo stesso titolo ma con la grossa modifica).

 

 

Di solito è lo Stato che ci fa i conti in tasca, ma questa volta ho deciso DI FARE IO un po’ di conti in tasca al FISCO.

 

Lo farò cercando di esaminare i guadagni complessivi di noi cittadini e le entrate del Fisco.

 

Mi sono procurato un po’ di notizie prelevandole dalla rete e mi servirò dei dati che sono qui elencati:

 

Introiti complessivi del Fisco per l’anno 2022:               544.528 milioni di euro

Guadagno medio annuo dei lavoratori italiani:               27.000 euro

Cifra media annua erogata ai pensionati:                         14.150 euro

Numero dei cittadini occupati:                                             25 milioni

Numero di pensionati:                                                            16 milioni

 

E terrò conto anche dell’evasione fiscale pare sia di:     89,8 miliardi di euro

 

 

Mi baserò quindi sulle medie annue e farò i calcoli in milioni di euro.

 

Il totale dei guadagni in un anno degli occupati è:     25 x 27.000 = 675.000 mln di euro

Il totale dei guadagni in un anno dei pensionati è:     16 x 14.150 = 226.400 mln di euro

 

Quindi il totale dei guadagni di entrambi è:                  675.000 + 226.400 = 901.400 mln di euro

 

La percentuale delle imposte complessive è:      544.528 / 901,400 * 100 = 60,41%

 

Non c’è quindi alcun dubbio che si tratta di un vero e proprio strozzinaggio.

 

Va considerato inoltre che, data la cifra dell’evasione riportata sopra, si può assumere che le regole del fisco punterebbero ad introitare non 544.528 milioni di euro, ma 544.528 + 89.800 = 634.328 milioni di euro.

 

E allora se le tasse le pagassero tutti bisognerebbe calcolare diversamente la percentuale richiesta dal fisco che sarebbe come segue:

 

La percentuale delle imposte complessive è:       634.328 / 901,400 * 100 = 70,37%

 

Siamo quasi quindi al 70,4% allo Stato e 29,6% ai cittadini cosa che ci dimostra che qualunque sia il partito di Governo, sembra che vengano applicate le regole del regime COMUNISTA dove si lavora tutti solo per lo Stato che dovrebbe (così sarebbe nel regime comunista) provvedere a suo giudizio a fornire tutto quanto serve ai cittadini; ma la differenza è che, nel nostro caso, ben poco viene fornito ai cittadini dallo Stato cosa che dimostra quanto il sistema sia inefficiente, oppure quanta parte degli introiti finisce nelle mani dei disonesti.

 

Franco Fellicò

 

 

 

 

venerdì 12 gennaio 2024

Assicurazioni RC auto

Questa volta è L’Europa che ha deciso, e noi che ne facciamo parte ci siamo dovuti adeguare.

 

Il 28 dicembre 2023 l’Italia ha recepito la direttiva europea 2021/2018 che impone l’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile verso terzi anche ai veicoli fermi o parcheggiati in aree private.

 

Si tratta di una assurda nuova regola priva di ogni logica.

 

In pratica un qualunque veicolo (cioè oggetto capace di muoversi e per esso è chiarito che vi rientra anche un rimorchio anche se non agganciato ad una motrice), non importa se sia fermo, chiuso in un garage e non circoli mai, deve essere coperto da assicurazione RC.

 

Rientrano tra essi anche i veicoli elettrici leggeri individuati con apposito decreto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e tutti devono adeguarsi entro 90 giorni dal decreto e cioè entro fine marzo 2024.

 

E sembrerebbe quindi che, dato che l’assicurazione obbligatoria è stata prevista a partire dai prossimi mesi anche per i monopattini elettrici, anche quelli rientrerebbero nell’obbligo di essere assicurati anche se tenuti a casa fermi e in disuso.

 

Ma poi ci sono le deroghe e vediamo quali sono:

 

1.     I veicoli non idonei a mezzi di trasporto

2.    I veicoli ritirati dalla circolazione (destinati alla rottamazione, o con fermo        amministrativo, o sequestrati)

3.     I veicoli che vengono sospesi temporaneamente dalla circolazione

 

I casi 1 e 2 sono abbastanza ovvi mentre per rientrare nel caso 3 bisognerebbe fare una richiesta formale alla compagnia di assicurazione e lo stop avverrà dal momento della registrazione sull’apposita banca dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

 

Non si capisce bene se il caso 3 è la richiesta di sospensione assicurativa che chiunque può fare alla propria assicurazione, e se è così MENO MALE.

 

Ma in questo caso a me pare che invece di sbandierare ai 4 venti che i veicoli fermi devono essere assicurati; bastava dire soltanto che quando un veicolo è fermo, anche in area privata, l’assicurazione DEVE ESSERE SOSPESA.

 

Quello che invece non sono riuscito a scoprire da nessuna parte è se un’auto che è in consegna ad un rivenditore che si deve occupare della sua vendita, e che magari la fa anche circolare usando la sua targa di prova rientra o non in questa assurda legge.

 

E’ inutile dire che a me pare che stiamo esagerando; non mi pare per niente logico che un’auto ferma e chiusa in un garage possa arrecare danni a nessuno e dunque non mi convincerò mai della validità di una simile legge; l’unica cosa certa è che rappresenta un ottimo regalo fatto alle assicurazioni visto che assicurerebbero dei mezzi che NON CIRCOLANO MAI.

 

Ho anche letto che potrebbe essere possibile evitare l’assicurazione se all’auto manca di qualche “parte fondamentale per il suo funzionamento” per cui non esiste la possibilità che possa circolare su strada.

 

E allora basta togliere una ruota o anche solo la batteria e si è a posto?

 

A me pare che quando si fanno delle leggi così assurde, non solo diventa facilissimo eluderle, ma il risultato è solo che si finisce per essere RIDICOLI.

 

Franco Fellicò

 

mercoledì 10 gennaio 2024

L'alternanza dei Governi

Il giorno 30 dicembre  2023 è stato approvato il :

 

“Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026”

 

Per chi avesse la forza di consultare il risultato, esiste un SUPPLEMENTO alla Gazzetta Ufficiale di APPENA 350 pagine le cui prime 115 contengono 21 articoli e le restanti sono una serie di allegati.

 

Nell’articolo 1 ai commi 64 – 67 è spiegato come cambiano le plusvalenze immobiliari per chi ha usufruito del 110% con cessione del credito.

 

In pratica la tassa riguarda chi dovesse vendere un’abitazione che ha usufruito del 110%, e mi par di capire che se dalla fine dei lavori sono passati meno di 5 anni il costo dei lavori dovrebbe essere tassato al 26% (questo significa che il 26% di quanto elargito dallo Stato tornerebbe all’erario) se la vendita invece dovesse avvenire dopo i 5 anni e fino a 10 anni dopo, allora i costi sarebbero riducibile al 50% (quindi il 26% andrebbe calcolato solo sulla metà dei costi degli interventi)

 

E' stato così trovato un modo per recuperare, sia pure entro 10 anni, una buona parte di quanto è stato elargito.

 

Ricordo che l’incentivo del 110% è stata una decisione presa da un Governo che se fosse stato onesto avrebbe dovuto, oltre che spiegare le regole per poter usufruire dell’incentivo, chiarire anche che i richiedenti della sovvenzione sarebbero anche stati opportunamente tassati al momento delle vendite degli immobili interessati; ma naturalmente quel Governo si è guardato bene dal farlo, sicuro che un modo per recuperare quelle spese sarebbe stato trovato successivamente e anhe che molto probabilmente se ne sarebbe dovuto occupare un Governo diverso.

 

I governanti attuali si sono trovati nel nostro caso a dover tener fede a delle promesse fatte da altri e per rientrare nelle spese, da una parte hanno stretto i freni delle elargizioni e dall’altra hanno pensato di recuperare almeno una parte dei soldi elargiti, cosa che hanno fatto con la nuova tassa.

 

In pratica però, come al solito, sono state cambiate le carte in tavola, sia pure da un Governo diverso, cosa che è chiaramente scorretta per uno Stato che prima promette senza chiedere alcun corrispettivo e poi a cose fatte decide di riprendersi quanto meno parte di quanto è stato elargito.

 

Capita spesso che un Governo fa delle elargizioni anche se sono insostenibili, rimandando a dopo un modo per recuperarle e sapendo bene che la difficoltà la potrebbe avere il Governo successivo; in questa maniera si costringe il Governo successivo a delle azioni riparatrici che serviranno a metterlo in cattiva luce cosa che molto probabilmente risulterà utile a chi ha avviata la manovra visto che molti elettori si sposteranno nuovamente verso chi ha iniziato a gabbarli. 

 

E così ecco come si spiega l’alternanza dei Governi.

 

Ma in conclusione quelli che pagano lo scotto di queste continue manovre sono i cittadini; infatti quanti di essi non avrebbero proprio chiesta la sovvenzione se avessero saputo che insieme ad essa stavano decidendo di accollarsi una nuova tassa?

 

Franco Fellicò

 

 

giovedì 30 novembre 2023

L’uso distorto dell’informatica

 

Sono un informatico o meglio lo sono da 63 anni! Ho avuto infatti la fortuna e il piacere di occuparmi di computer a partire dal 1960; assunto poco più che vent’enne da una grande Banca Italiana ho scritto i miei primi programmi per uno dei più potenti mainframe IBM  dell’epoca; era l’IBM 7070.

 

Quel computer costava alla mia banca UN MILIONE DI LIRE DI FITTO AL GIORNO e aveva un volume complessivo di una quarantina di metri cubi.

 

Ben pochi in Italia hanno avuto quel privilegio e ricordo ancora oggi l’attenzione che era necessaria porre per sfruttare al meglio la potenza di quella macchina.

 

Mi piace affermare che oggi un piccolo desktop alla portata di un qualunque privato ha una potenza elaborativa che supera mille volte quella di quel grande elaboratore.

 

La Banca faceva precedentemente il suo lavoro affidandolo a molte decine o centinaia di impiegati dotati di quelle sferraglianti calcolatrici meccaniche Olivetti a manovella (poi elettrificate); successivamente aveva fatto svolgere quello stesso lavoro ad un centro meccanografico dotato di macchine elettromeccaniche ed infine aveva deciso di passare ad un più moderno mezzo che allora era appunto un mainframe IBM.

 

Nulla o quasi nulla era cambiato nelle procedure; solo che quello che facevano gli impiegati a mano, era stato affidato prima al meccanografico e infine all’elaboratore elettronico.

 

I clienti quasi non si erano accorti di nulla perché continuavano a ricevere i loro estratti conto che avevano solo cambiato un po’ forma; forse la frequenza con cui ricevevano gli estratti era diventata maggiore, forse la forma degli estratti era un po’ più chiara, ma nulla di più di quello che avevano prima, avevano ricevuto.

 

Era la Banca che ci aveva guadagnato molto, sia perché aveva potuto sostituire il lavoro di molti impiegati con una macchina, sia perché gli errori degli elaborati si erano ridotti a zero.

 

L’utilità dei computer fu capita da tutte le grandi Aziende (inizialmente solo le grandi, perché solo esse potevano permettersi di avere un grosso computer) e TUTTE iniziarono a  SOSTITUIRE il lavoro umano con quello di una macchina.

 

Intanto le potenze elaborative negli anni aumentavano sempre più e si cominciò a parlare di REAL TIME perché si vide che poteva essere comodo specie per la Banca; ma questa volta anche per i clienti era comodo che ogni operazione fatta allo sportello potesse essere subito registrata di modo che anche un istante dopo, l’operazione successiva potesse basarsi su una situazione dei conti aggiornatissima.

 

Quindi il grande passo avanti fu l’installazione di terminali nelle filiali che consentirono di attuare appunto il REAL TIME; diventò così possibile la CIRCOLARITA’ e cioè la possibilità per i clienti di fare un’operazione in una filiale di una città che essendo subito registrata metteva in condizione anche le filiali di altre città di poter accedere ai conti sempre aggiornati.

 

Per i successivi anni, forse una ventina o qualcosa di più, si procedette così e i vantaggi erano sempre graditi sia alle Aziende che ai loro clienti.

Ma poi pian piano la cosa, a mio avviso, ha preso una brutta piega perché si è cominciato ad abusare in vario modo della grande potenza disponibile; qui di seguito provo ad esporre tutto quando per me è un uso distorto dei computer:

 

 

1.  L’esagerazione.

 

Non vi è principio, per quanto giusto e ragionevole, il quale, se lo si esageri, non possa condurci alle conseguenze le più funeste.
Camillo Benso conte di Cavour, XIX sec.

 

Si è passati pian piano dai programmi UTILI che sostituivano semplicemente il lavoro manuale con grandi vantaggi di velocità e precisione, a programmi che vengono scritti per mostrare complicate situazioni quasi create apposta per farle risolvere da programmi complessi.

 

Cerco di spiegarmi meglio; si nota benissimo che ci sono elaborazioni complesse che non sono necessarie e che CERTAMENTE non sarebbero state affrontate se il lavoro lo avessero dovuto fare degli umani; sembra quasi che siano state inventate solo e soltanto perché è facile farle gestire da un programma che ha anche disponibile una enorme potenza elaborativa.

 

Faccio subito un esempio: prendete una qualunque bolletta del GAS che avete certamente e esaminatela con cura; provate a pensare per un momento che quella bolletta (e anche tutte quelle degli altri clienti) fosse stata preparata da umani; credo che vi rendereste subito conto che se i computer non ci fossero stati, per preparare migliaia di quelle bollette sarebbero state necessari migliaia di impiegati ciascuno dei quali avrebbe messo almeno una giornata di lavoro per compilarne una sola.

 

Io non dispongo di una bolletta del gas di 70 anni fa, ma sono sicurissimo che tutti quei dettagli che leggiamo oggi non c’erano, perché sarebbe stata pura pazzia farli preparare dagli impiegati del fornitore.

 

Quello che ho detto per il GAS vale anche per le bollette della LUCE e un po’ anche per quelle del telefono.

 

Devo allora concludere che i programmi di oggi producono spesso informazioni INUTILI ma anche DELETERIE perché quelle bollette sono diventate INDECIFRABILI e al massimo sono utili alle aziende che possono, in modo disonesto, annegare al loro interno voci non dovute che i clienti difficilmente riescono ad individuare.

 

Quindi l’informatica UTILE si è arricchita di molta informatica INUTILE che spesso è anche responsabile di diffondere pratiche poco corrette.

 

Se esaminate nel dettaglio le TABELLE che l’ARERA pubblica ogni tre mesi sicuramente inorridireste; si tratta di tabelle diverse per ciascuna regione che vorrebbero giustificare aumenti e diminuzioni del costo dei servizi a mezzo di miriadi di parametri; io ci ho provato molto tempo fa e ho solo rischiato di impazzire senza comunque riuscire a capire se quello che veniva esposto era logico o inventato.

 

Si capisce quindi che anche in quel caso i computer vengono usati in maniera distorta e questo avviene solo perché una volta scritto il programma (che comunque in quei casi è anche molto complesso e difficile da realizzare) esso può essere usato anche per anni senza ulteriore impegno.

 

Attraverso quelle complicatissime tabelle ARERA tenta di giustificare il suo lavoro che per i più sembra anche complicato, ma che invece è fatto semplicemente avviando un’applicazione cosa che tutti sanno richiede al massimo la pressione di un tasto o un click di un mouse. Poi in questo caso, mentre l’ARERA mostra di essere bravissima nel suo lavoro (o meglio crede di dimostrarlo attraverso la complessità delle sue tabelle) chi volesse interpretarle rischia di affogare tra l’infinità dei numeri presenti.

 

 

2.  Pubblicità  via telefono o con email.

 

Ho già parlato in questo BLOG del sistema di chiamata automatica organizzata da TIM ma che è utilizzata, anche in maniera meno assillante anche da altre aziende; in quel caso invece di affidare a degli umani il compito di chiamare una infinità di numeri telefonici per proporre i propri prodotti, si affida il lavoro ad un computer che guidato da un apposito programma provvede e chiamare uno dopo l’altro centinaia o forse migliaia di cittadini; una voce sintetizzata invita il malcapitato a premere un tasto particolare per essere richiamato da un umano; anche questa è un uso distorto dei computer; si abusa delle sue capacità per disturbare migliaia di cittadini SENZA che l’azienda impegni personale per farlo.

 

E anche le email pubblicitarie, quelle che hanno anche un nome (SPAM) vengono generate automaticamente ed inviate a migliaia di destinatari senza alcun impegno di personale.

 

 

3. Gli operatori virtuali.

 

Un’altra stupida ed antipatica soluzione che in molte aziende si sta sviluppando è di far rispondere ad una chat o ad una telefonata non un umano, ma un operatore virtuale; si tratta di un voce sintetizzata che vi dice “Ciao sono Willy”  o un altro nome di quel tipo, e cerca di intrattenerti con domande standard che al 90% non interessano; le aziende pensano di aver ridotto le chiamate di assistenza, ma certamente non è così per cui i fastidi li hanno solo i clienti che prima di riuscire a parlare con un operatore umano devono sopportare lunghe “discussioni” inutili con una macchina.

 

 

4. L’informatica ad uso delle aziende e non a vantaggio dei clienti

 

Agli inizi dell’era informatica i computer, come ho anche spiegato all’inizio di questo documento, veniva usata per agevolare il lavoro alle aziende ma per offrire dei vantaggi anche ai clienti.

 

Ma negli ultimi tempi le aziende approfittano dell’informatica sempre più solo per aumentare i propri guadagni.

 

Ecco un esempio: Quando i computer non c’erano, se si chiedeva al proprio fornitore di elevare la potenza del proprio contatore veniva richiesta una notevole cifra che era giustificata dal fatto che un dipendente dell’azienda doveva recarsi presso il contatore del richiedente per apportare la modifica; oggi invece visto che tutti contatori sono diventati elettronici e gestibili a distanza la modifica viene fatta da un comune impiegato che, seduto comodamente davanti ad un computer, preme il pulsante di un programma e inserisce un parametro opportuno in un campo; il lavoro è diventato quasi nullo e l’azienda dovrebbe quasi ringraziare chi chiede di farlo perché certamente il cliente si appresta a consumare molto di più (cosa utile all’azienda); ma anche se il lavoro oggi è diventato nullo i fornitori richiedono dai clienti ugualmente il costo solito che questa volta è ingiustificato visto che l’intervento diventa solo una modifica contrattuale; ed è ancora più grave che l’azienda richieda un costo per Kw di aumento quasi che il minuscolo intervento sia più oneroso quando l’incremento richiesto  debba essere fatto più volte per ciascun Kw di aumento.

 

Un altro esempio potrebbe essere quello di Mercedes che vende le sue auto con un software che comprende anche APPLE CAR e ANDROID AUTO, ma quel software pur essendo presente è bloccato e viene sbloccato (quindi anche qui con un solo click) dietro pagamento di 366 euro.

 

 

5. Gli abbonamenti

 

Qualunque oggetto si compra va pagato e il suo prezzo è giustamente dato dal costo di produzione maggiorato di una certa percentuale dovuta al guadagno del produttore; se un certo oggetto è molto richiesto esso dovrà essere prodotto più volte costando al fornitore sempre la stessa cifra e sarà rivenduto al prezzo di listino per cui il produttore avrà molte volte lo stesso guadagno.

 

Anche il software ha un costo per la sua realizzazione e quindi deve essere rivenduto ad un prezzo maggiore del costo di produzione; ma poiché un programma, specie se è molto utile ed interessante può essere venduto un numero infinito di volte senza neanche un minuto secondo di lavoro in più, è giusto rivenderlo ad un prezzo inferiore al costo di produzione; stabilito ad esempio che il costo di produzione è 1.000, il programma potrebbe esser venduto anche a 10 se si pensa che le copie vendute supereranno almeno le 100.

 

Ovviamente tutte le copie vendute oltre le 100 saranno PURO GUADAGNO per il produttore. Il grande vantaggio dei produttori di software è che il loro impegno termina al momento in cui il programma è finito e anche che non appena si supera il numero di copie definito per i pareggiamento dei costi sostenuti, si continuerà a guadagnare in eterno man mano che ci saranno altre vendite e senza che ci siano altri costi di produzione.

 

Ovviamente i guadagni possono essere stratosferici specie per quei programmi importanti e molto richiesti (come Office di Microsoft o Photoshop di Adobe); al massimo da parte del produttore ci sarà un piccolo impegno per risolvere qualche BUG che gli utenti segnalano o se vuol migliorare il programma con qualche nuova funzione.

 

Ma l’ingordigia dei produttori è molto alta e si stanno sempre più diffondendo nel software gli abbonamenti; i produttori, e parlo proprio di quelli che ormai hanno abbondantemente ammortizzato il costo del programma e che quindi ad ogni nuova vendita quello che incassano è TUTTO GUADAGNO, non si accontentano, e decidono di non vendere più il programma ma di darlo in uso annuale a fronte di un abbonamento. Quindi non più il guadagno ad ogni vendita nuova, ma cercano di guadagnare per SEMPRE qualcosa da TUTTI coloro che vogliono usare il programma.

 

Questa è un altro esempio in cui l’informatica vuol essere usata molto di più per i vantaggi dei produttori e molto meno a vantaggio degli utilizzatori.

 

 

6. APP per ogni cosa.

 

Con l’avvento degli SmartPhone ci hanno riempito di applicazioni (che sono note a tutti con il termine APP); sembra quasi che niente possa fare a meno di un APP e nessuna attenzione viene posta quando certe applicazioni sono di larga diffusione e sarebbe necessario renderle STANDARD. Un classico esempio è quello delle APP indispensabili per chi ha una auto elettrica e desidera accedere ad una colonnina di ricarica; ogni fornitore ha pensato bene di far realizzare una propria APP che naturalmente ha forma diversa dalle altre il che crea grande fastidio e scomodità a chi volesse essere libero di ricaricare la propria auto alla prima colonnina incontrata.

 

 

7. Tutto connesso in real time

 

Sembra che un’applicazione debba SEMPRE essere connessa perché ha SEMPRE bisogno di colloquiare con un server o con un cloud; ma questo non è sempre vero.

 

Nessuno verifica più se la connessione in rete ha un motivo per esserci e se quando c’è deve essere usata sempre o può essere usata solo una o poche volte al giorno; e invece tutte le applicazioni tendono sempre più a dipendere da una connessione di rete anche quando non ce n’è bisogno.

 

Moltissime applicazioni sarebbero in grado di funzionare perfettamente anche senza alcuna connessione, senza l’ausilio continuo di un server e senza dover far uso di un cloud, ma spesso invece si progettano rendendole dipendenti inutilmente da una connessione di rete.

 

Ad esempio le colonnine per la ricarica che dispongono certamente di potenza elaborativa locale potrebbero benissimo lavorare e fornire energia a chi la desidera memorizzando localmente quanto si è verificato anche in una intera giornata; la connessione potrebbe anche esistere ma per essere utilizzata magari di notte o comunque in un secondo momento per poter trasferire i dati accumulati ad un centro di elaborazione dati del fornitore; si tratta infatti di dati importanti ma che non necessitano di arrivare al centro in REAL TIME; se i pagamenti potessero essere fatti sia con carta di credito che con banconote, ogni erogazione sarebbe possibile sempre, anche in assenza di collegamento e quindi il fuori servizio per mancanza di rete non ci sarebbe mai.

 

Molto tempo fa si ragionava sempre così e lo si faceva perché le potenze elaborative erano scarse e le connessioni molto costose; ma continuare a ragionare anche ora così non farebbe male a nessuno e anzi sarebbe molto utile; infatti se un’applicazione richiede una connessione di rete funzionante e NON NE HA NECESSITA’, farla lavorare insieme ad un server connesso via rete fa sì che quell’applicazione diventi inutilizzabile quando la rete non è funzionante.

 

Franco Fellicò