11 settembre 2001, dicembre 2020 e 2 aprile 2025: tre date che rimandano ad eventi tragici che hanno segnato e segnano la storia recente (l’attentato alle Torri Gemelle, la pandemia di Covid-19 e l’imposizione dei dazi da parte del Presidente Trump).
I terroristi jihadisti, un virus letale e un Presidente degli Stati Uniti: tre attentatori accomunati dal tentativo di sovvertire il MONDO.
Le borse mondiali hanno reagito negativamente a tutti e tre questi eventi, evidenziando la loro portata dirompente.
Anche in questo ultimo caso, il mondo è chiamato a reagire con la stessa determinazione dimostrata dopo l’attentato dell’11 settembre e durante la pandemia.
In questo frangente, si tratta di contrastare le azioni di un uomo che gode del sostegno di una parte significativa della popolazione americana, la quale ha creduto nelle sue promesse di grandezza.
È importante sottolineare che quest’uomo non agisce da solo: il suo vice, Vance, sembra essere ancora più convinto di lui della necessità di sovvertire l’ordine mondiale a vantaggio degli Stati Uniti.
I dazi sono stati applicati a tutti i paesi del mondo, persino a quelli con una popolazione costituita esclusivamente da pinguini (Isole Heard e McDonald), ma sono stati esentati la Russia e la Corea del Nord.
Il crollo delle borse a livello globale, inclusi gli Stati Uniti, ha evidenziato l’inadeguatezza di tali misure, ma il Presidente non sembra intenzionato a fare marcia indietro, sostenendo che si tratta di reazioni temporanee che nel medio termine porteranno a un cambiamento positivo.
In Europa, e in particolare in Italia, si sta valutando come reagire a questa situazione, ma si tende a escludere l’immediata applicazione di “contro-dazi”, forse per timore delle minacce del Presidente, il quale in passato aveva parlato di possibili dazi fino al 200%.
Non c’è comunque alcun dubbio che la risposta dura, o anche il tentativo di trattare, venga fatta dall’Europa non foss’altro perché i dazi sono stati applicati all’Europa e dunque sarebbe illogico che a reagire fossero separatamente i vari Paesi.
E da escludere quindi assolutamente l’idea di Salvini che vorrebbe una trattativa tutta italiana; a tale proposito mi piace ricordare che il giurista Sabino Cassese alla domanda su cosa ne pensasse dell’idea di Salvini, ha risposto molto simpaticamente: “C’è sempre qualcuno che pensa che gli asini volino”.
Si vorrebbero quindi avviare dei negoziati e, qualora Trump fosse disponibile, si potrebbe solo richiedere una riduzione delle percentuali dei dazi attualmente in vigore. Si procederebbe però in base alle aspettative di Trump, il quale aveva affermato: “Vedrete quante Nazioni verranno ad offrirci chissà che cosa in cambio di una revisione delle aliquote”.
Comunque, è altamente probabile che il tentativo di un accordo non peggiorerà la situazione, ma si potrebbe tradurre al massimo in un risultato limitato a fronte di un costo non trascurabile, e però così si avalleranno le scelte di Trump anche se con l’applicazione di una qualche rimodulazione.
La reazione di altre Nazioni importanti, come la Cina, è stata invece caratterizzata da un’immediata risposta con l’imposizione di ulteriori dazi sui prodotti americani.
Franco Fellicò