giovedì 30 novembre 2023

L’uso distorto dell’informatica

 

Sono un informatico o meglio lo sono da 63 anni! Ho avuto infatti la fortuna e il piacere di occuparmi di computer a partire dal 1960; assunto poco più che vent’enne da una grande Banca Italiana ho scritto i miei primi programmi per uno dei più potenti mainframe IBM  dell’epoca; era l’IBM 7070.

 

Quel computer costava alla mia banca UN MILIONE DI LIRE DI FITTO AL GIORNO e aveva un volume complessivo di una quarantina di metri cubi.

 

Ben pochi in Italia hanno avuto quel privilegio e ricordo ancora oggi l’attenzione che era necessaria porre per sfruttare al meglio la potenza di quella macchina.

 

Mi piace affermare che oggi un piccolo desktop alla portata di un qualunque privato ha una potenza elaborativa che supera mille volte quella di quel grande elaboratore.

 

La Banca faceva precedentemente il suo lavoro affidandolo a molte decine o centinaia di impiegati dotati di quelle sferraglianti calcolatrici meccaniche Olivetti a manovella (poi elettrificate); successivamente aveva fatto svolgere quello stesso lavoro ad un centro meccanografico dotato di macchine elettromeccaniche ed infine aveva deciso di passare ad un più moderno mezzo che allora era appunto un mainframe IBM.

 

Nulla o quasi nulla era cambiato nelle procedure; solo che quello che facevano gli impiegati a mano, era stato affidato prima al meccanografico e infine all’elaboratore elettronico.

 

I clienti quasi non si erano accorti di nulla perché continuavano a ricevere i loro estratti conto che avevano solo cambiato un po’ forma; forse la frequenza con cui ricevevano gli estratti era diventata maggiore, forse la forma degli estratti era un po’ più chiara, ma nulla di più di quello che avevano prima, avevano ricevuto.

 

Era la Banca che ci aveva guadagnato molto, sia perché aveva potuto sostituire il lavoro di molti impiegati con una macchina, sia perché gli errori degli elaborati si erano ridotti a zero.

 

L’utilità dei computer fu capita da tutte le grandi Aziende (inizialmente solo le grandi, perché solo esse potevano permettersi di avere un grosso computer) e TUTTE iniziarono a  SOSTITUIRE il lavoro umano con quello di una macchina.

 

Intanto le potenze elaborative negli anni aumentavano sempre più e si cominciò a parlare di REAL TIME perché si vide che poteva essere comodo specie per la Banca; ma questa volta anche per i clienti era comodo che ogni operazione fatta allo sportello potesse essere subito registrata di modo che anche un istante dopo, l’operazione successiva potesse basarsi su una situazione dei conti aggiornatissima.

 

Quindi il grande passo avanti fu l’installazione di terminali nelle filiali che consentirono di attuare appunto il REAL TIME; diventò così possibile la CIRCOLARITA’ e cioè la possibilità per i clienti di fare un’operazione in una filiale di una città che essendo subito registrata metteva in condizione anche le filiali di altre città di poter accedere ai conti sempre aggiornati.

 

Per i successivi anni, forse una ventina o qualcosa di più, si procedette così e i vantaggi erano sempre graditi sia alle Aziende che ai loro clienti.

Ma poi pian piano la cosa, a mio avviso, ha preso una brutta piega perché si è cominciato ad abusare in vario modo della grande potenza disponibile; qui di seguito provo ad esporre tutto quando per me è un uso distorto dei computer:

 

 

1.  L’esagerazione.

 

Non vi è principio, per quanto giusto e ragionevole, il quale, se lo si esageri, non possa condurci alle conseguenze le più funeste.
Camillo Benso conte di Cavour, XIX sec.

 

Si è passati pian piano dai programmi UTILI che sostituivano semplicemente il lavoro manuale con grandi vantaggi di velocità e precisione, a programmi che vengono scritti per mostrare complicate situazioni quasi create apposta per farle risolvere da programmi complessi.

 

Cerco di spiegarmi meglio; si nota benissimo che ci sono elaborazioni complesse che non sono necessarie e che CERTAMENTE non sarebbero state affrontate se il lavoro lo avessero dovuto fare degli umani; sembra quasi che siano state inventate solo e soltanto perché è facile farle gestire da un programma che ha anche disponibile una enorme potenza elaborativa.

 

Faccio subito un esempio: prendete una qualunque bolletta del GAS che avete certamente e esaminatela con cura; provate a pensare per un momento che quella bolletta (e anche tutte quelle degli altri clienti) fosse stata preparata da umani; credo che vi rendereste subito conto che se i computer non ci fossero stati, per preparare migliaia di quelle bollette sarebbero state necessari migliaia di impiegati ciascuno dei quali avrebbe messo almeno una giornata di lavoro per compilarne una sola.

 

Io non dispongo di una bolletta del gas di 70 anni fa, ma sono sicurissimo che tutti quei dettagli che leggiamo oggi non c’erano, perché sarebbe stata pura pazzia farli preparare dagli impiegati del fornitore.

 

Quello che ho detto per il GAS vale anche per le bollette della LUCE e un po’ anche per quelle del telefono.

 

Devo allora concludere che i programmi di oggi producono spesso informazioni INUTILI ma anche DELETERIE perché quelle bollette sono diventate INDECIFRABILI e al massimo sono utili alle aziende che possono, in modo disonesto, annegare al loro interno voci non dovute che i clienti difficilmente riescono ad individuare.

 

Quindi l’informatica UTILE si è arricchita di molta informatica INUTILE che spesso è anche responsabile di diffondere pratiche poco corrette.

 

Se esaminate nel dettaglio le TABELLE che l’ARERA pubblica ogni tre mesi sicuramente inorridireste; si tratta di tabelle diverse per ciascuna regione che vorrebbero giustificare aumenti e diminuzioni del costo dei servizi a mezzo di miriadi di parametri; io ci ho provato molto tempo fa e ho solo rischiato di impazzire senza comunque riuscire a capire se quello che veniva esposto era logico o inventato.

 

Si capisce quindi che anche in quel caso i computer vengono usati in maniera distorta e questo avviene solo perché una volta scritto il programma (che comunque in quei casi è anche molto complesso e difficile da realizzare) esso può essere usato anche per anni senza ulteriore impegno.

 

Attraverso quelle complicatissime tabelle ARERA tenta di giustificare il suo lavoro che per i più sembra anche complicato, ma che invece è fatto semplicemente avviando un’applicazione cosa che tutti sanno richiede al massimo la pressione di un tasto o un click di un mouse. Poi in questo caso, mentre l’ARERA mostra di essere bravissima nel suo lavoro (o meglio crede di dimostrarlo attraverso la complessità delle sue tabelle) chi volesse interpretarle rischia di affogare tra l’infinità dei numeri presenti.

 

 

2.  Pubblicità  via telefono o con email.

 

Ho già parlato in questo BLOG del sistema di chiamata automatica organizzata da TIM ma che è utilizzata, anche in maniera meno assillante anche da altre aziende; in quel caso invece di affidare a degli umani il compito di chiamare una infinità di numeri telefonici per proporre i propri prodotti, si affida il lavoro ad un computer che guidato da un apposito programma provvede e chiamare uno dopo l’altro centinaia o forse migliaia di cittadini; una voce sintetizzata invita il malcapitato a premere un tasto particolare per essere richiamato da un umano; anche questa è un uso distorto dei computer; si abusa delle sue capacità per disturbare migliaia di cittadini SENZA che l’azienda impegni personale per farlo.

 

E anche le email pubblicitarie, quelle che hanno anche un nome (SPAM) vengono generate automaticamente ed inviate a migliaia di destinatari senza alcun impegno di personale.

 

 

3. Gli operatori virtuali.

 

Un’altra stupida ed antipatica soluzione che in molte aziende si sta sviluppando è di far rispondere ad una chat o ad una telefonata non un umano, ma un operatore virtuale; si tratta di un voce sintetizzata che vi dice “Ciao sono Willy”  o un altro nome di quel tipo, e cerca di intrattenerti con domande standard che al 90% non interessano; le aziende pensano di aver ridotto le chiamate di assistenza, ma certamente non è così per cui i fastidi li hanno solo i clienti che prima di riuscire a parlare con un operatore umano devono sopportare lunghe “discussioni” inutili con una macchina.

 

 

4. L’informatica ad uso delle aziende e non a vantaggio dei clienti

 

Agli inizi dell’era informatica i computer, come ho anche spiegato all’inizio di questo documento, veniva usata per agevolare il lavoro alle aziende ma per offrire dei vantaggi anche ai clienti.

 

Ma negli ultimi tempi le aziende approfittano dell’informatica sempre più solo per aumentare i propri guadagni.

 

Ecco un esempio: Quando i computer non c’erano, se si chiedeva al proprio fornitore di elevare la potenza del proprio contatore veniva richiesta una notevole cifra che era giustificata dal fatto che un dipendente dell’azienda doveva recarsi presso il contatore del richiedente per apportare la modifica; oggi invece visto che tutti contatori sono diventati elettronici e gestibili a distanza la modifica viene fatta da un comune impiegato che, seduto comodamente davanti ad un computer, preme il pulsante di un programma e inserisce un parametro opportuno in un campo; il lavoro è diventato quasi nullo e l’azienda dovrebbe quasi ringraziare chi chiede di farlo perché certamente il cliente si appresta a consumare molto di più (cosa utile all’azienda); ma anche se il lavoro oggi è diventato nullo i fornitori richiedono dai clienti ugualmente il costo solito che questa volta è ingiustificato visto che l’intervento diventa solo una modifica contrattuale; ed è ancora più grave che l’azienda richieda un costo per Kw di aumento quasi che il minuscolo intervento sia più oneroso quando l’incremento richiesto  debba essere fatto più volte per ciascun Kw di aumento.

 

Un altro esempio potrebbe essere quello di Mercedes che vende le sue auto con un software che comprende anche APPLE CAR e ANDROID AUTO, ma quel software pur essendo presente è bloccato e viene sbloccato (quindi anche qui con un solo click) dietro pagamento di 366 euro.

 

 

5. Gli abbonamenti

 

Qualunque oggetto si compra va pagato e il suo prezzo è giustamente dato dal costo di produzione maggiorato di una certa percentuale dovuta al guadagno del produttore; se un certo oggetto è molto richiesto esso dovrà essere prodotto più volte costando al fornitore sempre la stessa cifra e sarà rivenduto al prezzo di listino per cui il produttore avrà molte volte lo stesso guadagno.

 

Anche il software ha un costo per la sua realizzazione e quindi deve essere rivenduto ad un prezzo maggiore del costo di produzione; ma poiché un programma, specie se è molto utile ed interessante può essere venduto un numero infinito di volte senza neanche un minuto secondo di lavoro in più, è giusto rivenderlo ad un prezzo inferiore al costo di produzione; stabilito ad esempio che il costo di produzione è 1.000, il programma potrebbe esser venduto anche a 10 se si pensa che le copie vendute supereranno almeno le 100.

 

Ovviamente tutte le copie vendute oltre le 100 saranno PURO GUADAGNO per il produttore. Il grande vantaggio dei produttori di software è che il loro impegno termina al momento in cui il programma è finito e anche che non appena si supera il numero di copie definito per i pareggiamento dei costi sostenuti, si continuerà a guadagnare in eterno man mano che ci saranno altre vendite e senza che ci siano altri costi di produzione.

 

Ovviamente i guadagni possono essere stratosferici specie per quei programmi importanti e molto richiesti (come Office di Microsoft o Photoshop di Adobe); al massimo da parte del produttore ci sarà un piccolo impegno per risolvere qualche BUG che gli utenti segnalano o se vuol migliorare il programma con qualche nuova funzione.

 

Ma l’ingordigia dei produttori è molto alta e si stanno sempre più diffondendo nel software gli abbonamenti; i produttori, e parlo proprio di quelli che ormai hanno abbondantemente ammortizzato il costo del programma e che quindi ad ogni nuova vendita quello che incassano è TUTTO GUADAGNO, non si accontentano, e decidono di non vendere più il programma ma di darlo in uso annuale a fronte di un abbonamento. Quindi non più il guadagno ad ogni vendita nuova, ma cercano di guadagnare per SEMPRE qualcosa da TUTTI coloro che vogliono usare il programma.

 

Questa è un altro esempio in cui l’informatica vuol essere usata molto di più per i vantaggi dei produttori e molto meno a vantaggio degli utilizzatori.

 

 

6. APP per ogni cosa.

 

Con l’avvento degli SmartPhone ci hanno riempito di applicazioni (che sono note a tutti con il termine APP); sembra quasi che niente possa fare a meno di un APP e nessuna attenzione viene posta quando certe applicazioni sono di larga diffusione e sarebbe necessario renderle STANDARD. Un classico esempio è quello delle APP indispensabili per chi ha una auto elettrica e desidera accedere ad una colonnina di ricarica; ogni fornitore ha pensato bene di far realizzare una propria APP che naturalmente ha forma diversa dalle altre il che crea grande fastidio e scomodità a chi volesse essere libero di ricaricare la propria auto alla prima colonnina incontrata.

 

 

7. Tutto connesso in real time

 

Sembra che un’applicazione debba SEMPRE essere connessa perché ha SEMPRE bisogno di colloquiare con un server o con un cloud; ma questo non è sempre vero.

 

Nessuno verifica più se la connessione in rete ha un motivo per esserci e se quando c’è deve essere usata sempre o può essere usata solo una o poche volte al giorno; e invece tutte le applicazioni tendono sempre più a dipendere da una connessione di rete anche quando non ce n’è bisogno.

 

Moltissime applicazioni sarebbero in grado di funzionare perfettamente anche senza alcuna connessione, senza l’ausilio continuo di un server e senza dover far uso di un cloud, ma spesso invece si progettano rendendole dipendenti inutilmente da una connessione di rete.

 

Ad esempio le colonnine per la ricarica che dispongono certamente di potenza elaborativa locale potrebbero benissimo lavorare e fornire energia a chi la desidera memorizzando localmente quanto si è verificato anche in una intera giornata; la connessione potrebbe anche esistere ma per essere utilizzata magari di notte o comunque in un secondo momento per poter trasferire i dati accumulati ad un centro di elaborazione dati del fornitore; si tratta infatti di dati importanti ma che non necessitano di arrivare al centro in REAL TIME; se i pagamenti potessero essere fatti sia con carta di credito che con banconote, ogni erogazione sarebbe possibile sempre, anche in assenza di collegamento e quindi il fuori servizio per mancanza di rete non ci sarebbe mai.

 

Molto tempo fa si ragionava sempre così e lo si faceva perché le potenze elaborative erano scarse e le connessioni molto costose; ma continuare a ragionare anche ora così non farebbe male a nessuno e anzi sarebbe molto utile; infatti se un’applicazione richiede una connessione di rete funzionante e NON NE HA NECESSITA’, farla lavorare insieme ad un server connesso via rete fa sì che quell’applicazione diventi inutilizzabile quando la rete non è funzionante.

 

Franco Fellicò

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Franco anche questa volta hai coraggiosamente centrato in pieno. Forse ci salveranno gli alieni.....

Franco ha detto...

Quanto mi dispiace non poter sapere chi fa questi commenti da ANONIMO. Non è la prima volta. Peccato. Ma se dovesse leggere questo mio messaggio lo pregherei di manifestarsi magari scrivendomi a franco@ffellico.com

CLAUDIO VEDRINI TORRICELLI ha detto...

ciao Franco come solito le tue logiche considerazioni non fanno altro che confermare l'assurdo che che ci viene propinato giornalmente ,la spietata logica poi delle fatture luce o gas , naturalmente come da te asserito la estrema complicazione e l'enormità dei dati inutilmente inseriti in queste fatture fa si che praticamente nessuno riesca non solo a capirle ma a nessuno verrà mai in mente solo di leggerle, questo implica un enorme vantaggio , qui la logica è molto presente e chiara , per il fornitore nessuno capisce nessuno si lamenta. Una larghissima fascia della cittadinanza non ha la più pallida idea di cosa gli costa un KWH , annesso che sappia cos'è , figuriamoci se si mette a leggere una fattura così concepita .