venerdì 1 aprile 2022

Putin, il gas, le armi

Continuando a ragionare su questi tre argomenti mi accorgo che o non riesco proprio a dare risposte ai miei interrogativi oppure quando ho la mia risposta la trovo diversa da quella di molti altri.

 

Ma andiamo per ordine:

 

PUTIN

Mi sono sempre domandato quali sono i suoi obiettivi; ha sempre dichiarato di averli e di volerli raggiungere, senza però mai dirci quali sono esattamente.

 

Da certe sue affermazioni, fatte qualche volta, modificate qualche altra volta e dimenticate qualche altra volta ancora, non si può capire cosa vuole. Potrebbe essere che  non ha ben chiaro dove vuol andare a parare, oppure che si è avviato in una impresa con una idea e poi in funzione degli avvenimenti vuol essere sicuro di poter cambiare strategia senza farlo capire.

 

Una cosa però è certa ed è che è un uomo dotato di una notevole intelligenza, che però non è utilizzata purtroppo per il bene dell’umanità, ma solo per soddisfare i propri egoismi. Che non sia pazzo è certo, anche perché voglio ricordare che una delegazione israeliana in un incontro con lui ha portato con se, camuffato da interprete, uno psicologo che ho confermato di essere stato di fronte ad un uomo molto razionale,.

 

Putin dispone di un gran potere sia militare che politico, il suo regime gli consente di non dare conto a nessuno di quello che fa e decide, ed è in grado di far credere al suo popolo tutto quello che dice anche se non ha nulla a che fare con la realtà. E’ stato capace anche di avere dalla sua parte il potere religioso visto che il Patriarca ortodosso russo considera il conflitto in atto, addirittura  un’operazione difensiva.

 

A me pare allora che forse da tempo era alla ricerca di un pretesto per scatenare una guerra, e questo un po’ per dimostrare la sua autorità a tutto il mondo, un po’ per provare sul campo le capacità del suo  esercito e delle sue armi e un po’ per procurarsi un nuovo svago.

 

La scelta di aggredire l’Ucraina è stata abbastanza comoda visto che era confinante con il suo territorio e poteva anche contare sull’appoggio dei separatisti del Donbass .

 

Aveva anche vari pretesti per giustificare le ostilità: non voleva che anche l’Ucraina entrasse a far parte della Nato e ha così deciso di avviare un’invasione con ben 200.000 soldati dichiarando che voleva denazificare  e demilitarizzare il Paese.

 

Le sue mire naturalmente sono altre e il suo obiettivo almeno iniziale era forse di occupare tutto il Paese se non per annetterlo, quanto meno per dotarlo di un governo filorusso da gestire attraverso una qualche sua persona di fiducia.

 

Forse perché mal informato dai suoi fedelissimi che per evitare discussioni e rischiare di essere eliminati, adottando la sua stessa tecnica, gli hanno sempre raccontato quello che a lui faceva piacere sapere e non la realtà delle cose, ha deciso allora di attaccare l’Ucraina sicuro di imporre rapidamente il suo volere.

 

Il suo esercito, costituito per lo più da giovani coscritti si è trovato di fronte ad una ferrea resistenza e ha subito fortissime perdite in materiali e in uomini; ovviamente la maggior parte delle notizie su questi insuccessi non gli sono neanche arrivate perché i generali sapevano bene quali sarebbero state le sue reazioni nei loro confronti e quindi lui ha continuato a far insistere l’esercito nel colpire sempre più duramente il Paese invaso.

 

Ma lui aveva certamente altri fini ed era convinto che con la sua impresa avrebbe ottenuto anche delle reazioni del mondo occidentale che sarebbero state diverse tra i vari paesi e che quindi avrebbe ottenuto anche di creare divisioni e scompiglio  in Europa e nella Nato.

 

Tutto questo però non è avvenuto e oltre al primo smacco di non aver chiuso la sua invasione in qualche giorno soltanto, c’è stato quello di aver procurato un forte compattamento dei paesi europei; il risultato delle dure e immediate sanzioni che gli sono state imposte, ha reso difficile la vita del suo popolo e il rublo si è svalutato moltissimo.

 

In un Paese democratico questo avrebbe prodotto un gran malumore interno e subito la caduta del Governo; nel suo caso invece questi danni alla popolazione gli hanno consentito di giustificare un maggior uso delle armi dimostrando a tutti il perché fosse necessario usarle non solo nei confronti dell’Ucraina, ma anche eventualmente nei confronti dell’intero occidente malvagio.

 

Quasi dall’inizio della guerra però la diplomazia ha cercato di intervenire per porre fine in qualche modo alle ostilità, e allora abbiamo assistito alla FARSA degli incontri che non hanno prodotto altro che l’apertura di qualche piccolo corridoio umanitario volto a far allontanare gli ucraini dalle loro città tentando anche di farli migrare verso la Russia.

 

Ancora oggi ci sono incontri, anche a più alto livello sia in presenza che in video, ma si vede benissimo che l’ordine di Putin è di temporeggiare e far finta di trattare, mentre contemporaneamente centinaia di bombardamenti al giorno continuano a distruggere le principali città ucraine.

 

Da che mondo e mondo, quando si decide di incontrarsi per fare degli accordi tra due Paesi in guerra, lo si fa sospendendo le azioni belliche; in questo caso invece sembra che siano due cose completamente indipendenti.

 

Molto tempo fa l’unico a dichiarare  apertamente che aveva capito che Putin NON VUOLE TRATTARE ma vuole decidere con la forza cosa dovrà accadere, è stato il  nostro Mario Draghi; tutti gli altri continuano a dire che occorre far fermare questa guerra e che bisogna ottenerlo con la diplomazia; ma nessuno sembra voler accorgersi che da una parte c’è questa  volontà mentre dall’altra parte c’è un muro o se volete un uomo che a fronte di qualunque richiesta di colloquio non fa altro che rispondere che la guerra finirà solo quando saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi; questo mostra chiaramente non solo la precisa volontà di non voler fare trattati, ma anche la volontà di poter continuare la guerra anche all’infinito visto che gli obiettivi  da raggiungere non sono mai stati indicati.

 

La conclusione è che di Putin non ci si può fidare; non ci si può fidare delle sue parole perché o non ci sono proprio, oppure quando ci sono, sono volutamente non chiare. L’unica cosa su cui ci si può basare è sui fatti e quelli parlano chiaro, ma parlano chiaro solo a noi dell’occidente perché l’intero popolo russo riceve ben altre informazioni!

 

E come sappiamo tutti, i fatti sono che la guerra continua sempre più feroce mentre gli incontri che faticosamente si sono organizzati non producono alcun risultato.

 

Poiché l’unico a decidere dal lato della Russia è solo Putin, è ovvio che non ci sarà mai nessun passo avanti nelle trattative se non con un incontro tra Lui e Zelensky; questo incontro viene continuamente promesso, ma non credo che avverrà mai, se non quando il dittatore potrà dettare tutte le condizioni; e questo richiederà prima una massiccia occupazione del territorio ucraino.

 

 

 

 

IL  GAS

Come sappiamo ormai tutti, Italia e Germania in particolare, dipendono moltissimo dal gas russo tanto che quando si sono decise le sanzioni economiche si è tenuto fuori solo il gas che continua ad essere fornito dalla Russia e pagato dai paesi europei.

 

Ma vista la forte svalutazione del rublo Putin ha allora deciso di richiedere ai propri acquirenti che il gas che continua a fornici venga pagato in rubli e non più in dollari o euro come è stato finora e come previsto dai contratti.  E’ bastata questa sua richiesta perché il rublo riprendesse quasi totalmente il suo valore, ma gli acquirenti (noi compresi) hanno deciso di non ottemperare alla richiesta e di continuare a rispettare i termini dei contratti.

 

Da oggi (1 aprile) dovrebbe quindi cambiare la valuta con cui si paga il gas alla Russia; ci sono stati voci diverse come quella che diceva che c’era stata una proroga del pagamento in dollari fino al 31 maggio; ieri Draghi ha avuto un incontro telefonico con Putin e ha raccontato che avremmo potuto continuare a pagare secondo quanto previsto dai contratti; poi sembra che Putin abbia chiesto (ed ottenuto?), che l’Italia, e quindi anche gli altri acquirenti, apra in Russia un conto in rubli oltre che uno in euro; potrà versare quindi euro che verranno convertiti in rubli a cura di una banca russa. Non so a che serve questo, ma se il risultato è che il rublo si rivaluti, la decisione di Putin avrebbe risolto un suo problema pur evitando all’occidente di comprare rubli.

 

Questa ultima decisione  del dittatore gli eviterà di dover smettere di fornire gas all’occidente cosa che aveva minacciato di fare e che si ritorcerebbe fortemente su lui stesso visto che gli verrebbe a mancare uno dei pochi grossi introiti con i quali finanzia la guerra.

 

 

 

 

LE ARMI

Con questo terzo argomento voglio affrontare il problema dell’aumento delle spese militari che, come spesso accade da noi, ha suscitato molte discordie all’interno delle forze politiche e di conseguenza anche tra i cittadini.

 

Premesso che al giorno d’oggi è impossibile essere completamente disarmati visto che esistono Paesi avvezzi ad usare la forza che sono invece armati fino ai denti, la questione è se è giusto o non aumentare le spese militari portandole ad essere il 2% del PIL.

 

Voglio precisare comunque, dai dati che sento in TV, che l’aumento sarebbe dello 0,49% visto che l’attuale spesa è del 1,51%; quindi se come ho sentito il 2% nel nostro caso vale 38 miliardi, vuol dire che l’aumento sarebbe di 9.3 miliardi; va detto anche che questo aumento dovrebbe essere graduale e si concluderebbe solo nel 2028.

 

Io penso che ovviamente si può essere sia favorevoli che non favorevoli, ma penso anche che pretendere, come dice Giuseppe Conte, di non rispettare questa decisione della Nato, a me sembra una richiesta fuori luogo.

 

A me sembra che questa scelta non sia una idea del Governo che quindi potrebbe essere ridimensionata a piacere. L’Italia fa parte della Nato e beneficia dell’articolo 5 e cioè di quella clausola che dice che se un solo paese appartenente all’alleanza dovesse essere attaccato militarmente, tutti i Paesi Nato dovranno  accorrere in sua difesa e reagire anch’essi con le armi.

 

Ovviamente questo significa che ogni Paese NATO debba avere una disponibilità di armi quanto meno proporzionale alla sua dimensione e alla sua disponibilità economica.

 

Ora a me pare che IN SEDE NATO si è deciso di far sì che ogni Paese dell’alleanza sia dotato di armi in una certa misura, e quindi chi fa parte dell’alleanza è tenuto a rispettare questa decisione.

 

Se Giuseppe Conte avesse preteso di cercare di convincere l’intera alleanza a non  arrivare ad una così alta percentuale di spesa o se avesse chiesto di rinunziare all’alleanza visto che secondo lui noi non possiamo permettercela, avrei accettata la sua posizione; ma chiedere al Governo di non rispettare una regola fissata di comune accordo dall’alleanza, continuando a farne parte e ad usufruire della sicurezza che ne deriva, mi sembra stupido; ma possibile che Conte pensi che mentre tutti gli altri alleati si adeguano alla decisione collegiale, l’Italia possa invece allegramente fare a modo suo?

 

Quello che lui va dicendo è quindi privo di fondamento e bene ha fatto il Governo a porre la questione di fiducia. Le esternazioni di Conte, tese forse solo a guadagnare consensi elettorali, sono solo servite a farci deridere dagli altri Paesi.

 

Non voglio dimenticare di ricordare che anche il Papa ha detto di vergognarsi nel sentire che si vogliono accrescere le spese per le armi; ma quando parla il Papa lui si rivolge al mondo intero e giustamente chiede a tutti di evitare di armarsi.

 

Se tutti i paesi del mondo lo facessero, sarebbe un bene per tutti, ma come si può pretendere che accanto a paesi super armati ce ne siano altri invece completamente disarmati?

 

Si può pretendere che un gregge inerme possa rimanere alla portata dei lupi senza che il pastore non lo affianchi con un congruo numero di grossi cani che abbiano il compito di dissuadere i lupi dall’attacco?

 

 

Franco Fellicò

 

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