giovedì 7 aprile 2022

Le sanzioni alla Russia

Come è noto è stata questa la risposta dell’occidente alla Russia nel tentativo di dissuadere Putin dal continuare la sua invasione dell’Ucraina.

 

Vi hanno aderito molti Paesi membri della Nato e non. La decisione è stata rapidissima e quasi unanime; sono rimasti fuori comunque dei Paesi che hanno preferito rimanere “equidistanti” e hanno lasciato Putin libero di fare i suoi interessi anche a danno di una Nazione sovrana e senza un motivo se non quello di espandere il proprio territorio con la forza.

 

Si è detto che si tratta di sanzioni durissime fin dal primo momento, ma probabilmente durissime non erano visto che si sono succeduti nel tempo vari “pacchetti” che hanno sempre più rinforzata l’azione; e in questi giorni siamo al QUINTO pacchetto.

 

In questo quinto pacchetto ho sentito che è stata bloccata l’importazione del carbone, sono stati bloccati i TIR , sono stati chiusi i porti alle navi russe e vietate le transazioni con quattro altre banche russe.

 

Si tratta comunque di un altro piccolo intervento che si aggiunge a quelli dei pacchetti precedenti; ma dico piccolo perché ho anche letto che l’importazione del carbone vale solo 4 miliardi di euro all’anno.

 

La cosa grave a mio avviso è però che la cosa veramente importante che potrebbe avere un peso notevole, forse pari se non maggiore di quello di tutti e cinque i pacchetti, è il fatto che continuiamo però a comprare dalla Russia sia Petrolio che Gas.

 

Vorrei chiarire che, sempre utilizzando le informazioni che leggo, i Paesi che hanno scelto di sanzionarlo Putin, gli versano OGNI GIORNO UN MILIARDO DI EURO per il Gas che continuano ad importare; capirete quindi che c‘è una bella differenza rispetto ai 4 miliardi all’ANNO del carbone.

 

Per darvi una idea più precisa di cosa questo significa voglio ricordarvi che un carro armato, come ho scritto nel mio articolo del 10 marzo, costa 13 milioni di dollari; e allora poiché un miliardo di euro equivale approssimativamente ad 1,1 miliardi di dollari possiamo concludere che è come se noi ogni giorno regalassimo a Putin circa 85 carri armati (e sono certamente molto di più di quelli che ogni giorno gli ucraini riescono a distruggere).

 

Questo significa che mentre sosteniamo gli Ucraini inviando loro perfino un po’ di armi, contemporaneamente  aiutiamo ben più vigorosamente Putin.

 

C’è a questo punto da meravigliarsi che ci sono tanti cittadini contrari a  fornire armi a chi è stato invaso, mentre ben pochi si preoccupano invece del fatto che provvediamo ad armare abbondantemente anche gli invasori.

 

Cosa voglio dire? Una cosa molto semplice: non si può volere la pace  a chiacchiere, ma la pace bisogna comprarla e per farlo bisogna pagare; e quando i soldi non ci sono bisogna fare qualche sacrificio e procurarseli.

 

Nel nostro caso quindi dovremmo fare tutti un sacrificio e decidere una volta per tutte di accettare di ricorrere all’embargo del petrolio e del gas. Io credo che se l’avessimo fatto dal primo giorno probabilmente avremmo avuto già qualche effetto, ed invece penso anche che alla fine si farà, ma lo faremo con ritardo e forse anche troppo tardi.

 

E’ inutile dire che si potrebbe dire a Putin che non acquisteremo più gas dalla Russia finché la guerra rimarrà in essere, promettendo di riprendere l’importazione non appena le armi si saranno fermate; questa decisione, oltre a privare Putin di un forte sostentamento, sarebbe anche una risposta alla sua pretesa di voler essere pagato in rubli; dunque oltre alla mancanza di danaro da utilizzare per foraggiare la guerra, il rublo potrebbe tornare a perder tutto il suo valore.

 

Addirittura si potrebbe anche non dire niente e smettere di pagare il gas né in rubli né in euro, cosa che costringerà Putin stesso a chiudere i rubinetti e a privarsi da solo dell’introito.

 

Ovviamente dovremo comunque continuare a fare in modo da non essere più dipendenti da un paese così poco affidabile.

 

Vorrei chiarire che, sempre fidandomi di quello che leggo, l’embargo significherebbe per noi e anche per gli altri Stati come noi, di dover rinunziare all’incirca al 45% del gas che si usa normalmente e poiché noi, e credo anche gli altri, un piccolo incremento dagli altri fornitori lo abbiamo ottenuto, probabilmente ci mancherà il 40% del gas che usiamo attualmente.

 

Per le famiglie il gas potrebbe essere allora fornito a giorni alterni, mentre le aziende potrebbero essere colpite un po’ meno e dovrebbero per un certo tempo riadeguare i propri consumi.

 

Questo sarebbe il sacrificio che tutti dovremmo accettare di fare per cercare di giungere alla pace senza aspettare che arrivi da sola..

 

Si è detto che per liberarci dal gas russo ci vorranno anni (ho letto che lo si potrà fare entro il 2030), ma a me sembra una esagerazione. Capisco che occorrerebbe realizzare nuovi gasdotti verso altri paesi, ma anche in questo caso mi sembra troppo.

 

Dovremmo invece pensare che l’energia non deriva solo dal gas e se avessimo maggiore disponibilità di elettricità potremmo certamente fare anche a meno di molto gas. E qui qualcuno si affretterà a dire che per produrre l’elettricità occorre il gas, mentre invece pochi pensano che, specie in Italia, abbiamo una gran quantità di sole e luce e quindi il fotovoltaico sarebbe la tecnologia che potrebbe e dovremmo utilizzare al massimo per sfruttarlo appieno..

 

E non mi stancherò mai di ripetere che abbiamo anche molti milioni di tetti stupidamente coperti da tegole che potrebbero invece essere coperti da pannelli solari. Ma per spingere la popolazione a impiegare i propri capitali privati a dotarsene bisognerebbe azzerare TUTTI gli aggravi fiscali che sono connessi con questi impianti.

 

Immaginate che si decida a livello europeo di azzerare l’IVA sui materiali e sui lavori di installazione di questi impianti e che in qualche modo si riuscisse ad azzerare anche le tassazioni sui guadagni che si ottengono realizzando impianti e vendendo i materiali per il fotovoltaico; si tratterebbe allora di interventi che non produrrebbero alcun introito al fisco, ma questo consentirebbe di poter realizzare impianti a costi molto convenienti.

 

Io penso che un grandissima parte dei cittadini li farebbero realizzare con soldi propri e quindi senza alcuna spesa per lo Stato; lo Stato non ci guadagnerebbe nulla ma il bisogno energetico si potrebbe ridurre fortemente e facilmente.

 

E a chi dovessi obiettare che lo Stato non può fare a meno di intascare tasse, io rispondo che effettivamente con quelle agevolazioni non intascherebbe nulla, ma osservo anche che se invece quelle agevolazioni non le decide, non intascherebbe nulla ugualmente, perché tutti quelli che con l’agevolazione avrebbero fatto l’impianto, invece decideranno di lasciar perdere.

 

Senza spendere niente quindi e anche molto più rapidamente (perché in parallelo molti cittadini si incaricherebbero di far realizzare i propri impianti) che non cercando un altro fornitore di gas, si potrebbe se non risolvere quanto meno alleggerire fortemente il problema.

 

Franco Fellicò

1 commento:

Licia Mizzan ha detto...

Interessante analisi