domenica 23 ottobre 2016

Renzi, il suo governo e il referendum.

E’ da tempo che mi domando se l’avvento del governo Renzi sia stato un fortuna o una sfortuna per la Nazione.

Inizialmente, un po’ come tutti gli italiani, speravo che fosse cambiato il vento e che forse si poteva avere qualche speranza che il nostro Paese risalisse la china; c’era anche in me il riconoscimento che quel giovane sembrava avere una certa grinta nell’affrontare i problemi e che fosse dotato di quel minimo di autoritarismo che gli poteva consentire di fare qualcosa in più dei suoi predecessori.

Credo che anche molti altri cittadini, pur non essendo né elettori vincitori né vinti (visto che i Premier ci era stato imposto senza elezioni) trovassero inizialmente in lui un certo atteggiamento da “dittatore” che consideravano un fatto magari positivo.

Il fatto che però lui parlasse sempre e solo di “rottamare” e di “cambiamento” non mi ha mai convinto perché una rottamazione può essere utile se ciò che si rottama effettivamente non serve più e il cambiamento può servire solo se si sostituisce qualcosa con qualche altra cosa che sia migliore della precedente.

Ma il nostro Renzi ancora oggi continua ad utilizzare questi termini ripetendoci in ogni momento che chi non vuol genericamente rottamare o non vuol cambiare è un inetto o un incompetente.

E se qualcuno è contrario a qualche sua idea, non si impegna nell’ascoltare i motivi per cui un certo cambiamento non è gradito, ma conclude immediatamente che chi si oppone è suo nemico per giunta poco intelligente visto che si oppone al cambiamento; quasi che il cambiare fosse indipendente dalla nuova organizzazione proposta.

Avete mai sentito un suo discorso alla TV in cui non ci ripete che chi non vuol cambiare è colpevole dell’arretratezza dell’Italia? Sappiamo tutti che lui non si domanda mai se è il tipo di cambiamento che propone che non piace, e pensa invece subito che chi lo rifiuta non è un buon cittadino o magari che il rifiuto sia architettato dai suoi nemici per ostacolarlo.

Ma un fatto è certo; lui si sente un essere superiore come mai l’intera Nazione ha potuto incontrare sulla sua strada e quindi ritiene di avere il diritto di essere ascoltato e seguito; ed era così sicuro di essere indispensabile alla Nazione che in occasione del referendum aveva inizialmente minacciato di dimettersi qualora la maggioranza degli italiani si fosse pronunciata contro il suo disegno.

Questa affermazione sulle dimissioni è stata poi completamente cancellata quando si è accorto che non spaventava nessuno, anzi poteva servire soltanto a far crescere il numero di contrari alla riforma.

Quello che non sopporto poi, e che immagino sia comune a molti altri cittadini, è il suo atteggiamento di super uomo, aiutato da una parlantina superiore a quella del miglior venditore del mondo e unita a quella sua voglia di mettere in atto furbate che gli consentano di apparire capace di fare le cose, piuttosto che  farle veramente.

Non ho mai digerito i “furbetti del cartellino”, come si usa ormai chiamare quelli che nel settore pubblico in particolare risultano presenti al lavoro, ma invece stanno a casa o si divertono fuori; ma molto di più odio i “furbetti della politica” cioè quelli che pensano di fare i furbi con l’intera cittadinanza utilizzando sotterfugi o “prese per i fondelli”, come le chiamo io, per convincere di risultati che invece non ci sono.

A titolo di esempio pensate alla grande pubblicità che in questi giorni si sta dando alla notizia della “rottamazione” di Equitalia; niente di più falso visto che è sicurissimo che questa abolizione si tradurrà semplicemente nel sostituire le scritte sui tanti edifici di Equitalia con una scritta diversa (probabilmente “Agenzia delle Entrate”); tutti gli innumerevoli uffici rimarranno esattamente dove sono, tutti gli uscieri, gli impiegati e i dirigenti rimarranno esattamente al loro posto; le carte intestate con cui ci manderanno le cartelle cambieranno la testata, ma il contenuto rimarrà lo stesso; e molto probabilmente ci sarà l’occasione per assumere anche un buon numero di nuovi dirigenti che dovranno provvedere a gestire il “cambiamento”. Insomma non cambierà proprio niente e ci saranno un bel po’ di spese da sostenere: ma il nostro furbo Premier ritiene che le spese siano ben giustificate dal maggior consenso che spera di ottenere.

Renzi (furbetto però poco accorto) pensa probabilmente che con questa furbata passerà alla storia per aver abolito l’Esattoria dello Stato! E se qualcuno, dopo aver visto solo le diverse scritte sugli edifici, dovesse dire che tanto valeva che Equitalia rimanesse come era, lui non mancherà di biasimarlo e di considerarlo un retrogrado non disponibile ai cambiamenti.

Vi sembra corretto che il canone RAI debba essere pagato obbligatoriamente per il solo possesso di un apparecchio capace di ricevere la TV? Non è che io non gradisco i cambiamenti, ma volendo far pagare il canone a chi vedeva la RAI senza aver pagato, piuttosto che imporre a tutti i cittadini di pagare il canone per forza, non sarebbe stato meno fastidioso e più giusto imporre alla RAI di codificare le sue trasmissioni e di fornire una card per la decodifica soltanto a coloro che pagavano il canone? Ma l’interesse del furbetto era un altro, e cioè quello di far avere più soldi alla RAI che in cambio avrebbe potuto aiutare il suo Governo ad essere ascoltato, intervistando lui e i suoi il più spesso possibile; ed era interessato anche a far sì che tutti i cittadini ricevessero sempre anche le trasmissioni RAI, così da poter entrare facilmente e continuamente nelle case di tutti noi. 

Questi sono degli esempi, ma basta sentire le sue affermazioni di ogni giorno per scoprire che in ciascuna sua parola è nascosta un po’ di furbizia che purtroppo non tutti colgono con sua grande soddisfazione.

Ma qualcuno potrebbe domandarmi, ma allora chi vuoi che ci governi? La mia risposta è che la ricerca dovrebbe essere fatta tra chi dimostra chiaramente di volersi assumere il compito di raddrizzare quello che non funziona, senza distruggere tutto e rifare tutto da capo, correggendo e non rottamando, modificando e non cambiando. E poi che si accontenti di occupare una posizione non dico paritaria con i cittadini, ma che sia disposto a lavorare con umiltà parlando poco e realizzando molto, che conduca una vita simile a quella di un normale professionista e che non sia retribuito più di lui, che agisca con esempi e non con editti, che proponga prima e poi faccia le cose e non che prima le decida e le pubblicizzi e poi magari non le realizzi.

Volete un esempio di premier vero? Ve lo dico subito. Ci vorrebbe un qualcuno che si ponga nel confronto dei cittadini come Papa Francesco si pone nei confronti dell’umanità; mi scuso subito per essermi permesso di fare un simile confronto tra due figure che sono lontane anni luce, ma voglio solo dire che qualunque provvedimento anche sgradito, proposto ai cittadini, da chi fosse il primo a pagarne le conseguenze, sarebbe accettato senza neanche un battito di ciglia.


Franco Fellicò

1 commento:

UGO MOCCI ha detto...

Caro Franco,
non volendo fai di Renzi l'elogio più sperticato, quando, in esito alla ricerca di un premier vero, indichi come esempio papa Francesco.
Come pastore di anime è un grande Papa, come capo della Città del Vaticano anche lui prova a rottamare e innovare, ma incontra tante grosse difficoltà, e, nota bene, è il capo di uno stato teocratico, quindi un dittatore massimo, che può fare e dispare.
Il povero Renzi a mio avviso ha meriti non trascurabili: ha dovuto superare gli ostacoli dell'entourage del suo partito, che infatti cerca ora di vendicarsi, è riuscito a far nascere una maggioranza, quando gli altri erano rimasti bloccati, e così l'Italia. Ha fatto riforme, anche impopolari, che altri hanno sempre auspicato ma si sono guardati dal realizzare. Tutto ciò in condizioni politiche, sociali ed economiche difficili e ostili. Tutto ciò all'estero gli è riconosciuto. Da noi sembra dar fastidio.
Soprattutto quello che voglio dire é che gli Italiani sembrano alla ricerca di un toccasana, mentre ci vorrebbe una maggiore coesione nazionale e la realizzazione di un programma decennale serio che faccia superare le nostre debolezze strutturali. Ma richiede di guardare lontano e gli italiani sono purtroppo impreparati a questa sfida.
In queste condizioni, Renzi, pur con i suoi difetti, é di gran lunga il meglio di cui possiamo disporre.
Forse sarebbe più utile discutere delle principali riforme varate o proposte.
Sul referendum in particolare fatti idee tue nel merito.