I
media ci martellano ogni giorno e ci riempiono di notizie spesso luttuose o
comunque non certo piacevoli da ascoltare.
E’
giusto che i giornalisti facciano il loro dovere e se purtroppo sono più le
notizie cattive che quelle buone, è anche giusto che essi ce le riportino.
Ma
quello che non sopporto è che non sempre il gergo utilizzato è dei più
appropriati; a me non piace, e credo anche a molti altri, che si usino dei
termini poco corretti che sembrano più proferiti da chi ha per obiettivo di
colpire l’umanità, che non da chi racconta ciò che accade.
Mi
spiego meglio: ma vi pare giusto che ormai si parli di STATO ISLAMICO così come
se si trattasse di un vero Stato riconosciuto da tutto il mondo? Prima, quando
si parlava di quella organizzazione a delinquere, quasi sempre si diceva
almeno: “Sedicente Stato Islamico”, ma ormai sembra come se quello Stato
esistesse veramente, ed infatti ogni giorno sentiamo parlare tranquillamente di “Stato
Islamico”. Non vi sembra che sarebbe
molto meglio, quando ci si vuol riferire a quei delinquenti, parlare degli
“Assassini dalla bandiera nera” o del “Gruppo di Fondamentalisti Islamici
Assassini” o dei “Banditi Invasori dei Paesi Arabi” o della “Nota Banda di Terroristi
Tagliagola”?
Ma i
giornalisti sono fatti così e mi hanno fatto innervosire anche quando parlavano
di “fidanzatini” riferendosi a quella coppia di giovani assassini che
certamente non meritavano quel modo carino di nominarli.
E ancora; che i terroristi fanatici che si fanno esplodere parlino di “martirio” può
anche essere accettato, visto che questo termine viene usato da certi dementi convinti
di immolarsi per una causa che loro considerano sacra; ma che i giornalisti e
addirittura il ministro Alfano asserisca di aver scovato dei terroristi “votati
al martirio”, mi sembra assurdo; perché il martirio può essere quello di chi si
immola veramente per una giusta causa e non quello di chi ha l'obiettivo togliere la vita a centinaia di innocenti.
Poi
c’è ancora una cosa che non solo non accetto, ma che non capisco neanche. Si
tratta della espulsione che il nostro Governo applica nei confronti di persone
che sono state chiaramente riconosciute pericolose per la sicurezza della
cittadinanza del nostro Paese.
E
allora io vi domando: “Ma non vi sembra che espellere dei personaggi pericolosi
equivale a dar loro la facoltà di aggredirci successivamente, e/o di fornire ai
paesi in cui vengono rimandati notizie utilissime ad organizzare nuovi attentati
da noi?”
Nel
passato quando si era in guerra, se si facevano prigionieri i soldati nemici,
essi venivano riuniti in campi di concentramento ben vigilati, dove rimanevano
fino al termine delle ostilità. Vi rendete conto che invece oggi noi, se
facciamo prigioniero qualcuno che ci sta per attaccare, invece di imprigionarlo,
lo rimandiamo a nostre spese nel Paese da dove era venuto e consideriamo così
di esserci liberati di un pericolo?
Franco
Fellicò
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