giovedì 4 agosto 2016

Le cose che non sopporto

I media ci martellano ogni giorno e ci riempiono di notizie spesso luttuose o comunque non certo piacevoli da ascoltare.

E’ giusto che i giornalisti facciano il loro dovere e se purtroppo sono più le notizie cattive che quelle buone, è anche giusto che essi ce le riportino.

Ma quello che non sopporto è che non sempre il gergo utilizzato è dei più appropriati; a me non piace, e credo anche a molti altri, che si usino dei termini poco corretti che sembrano più proferiti da chi ha per obiettivo di colpire l’umanità, che non da chi racconta ciò che accade.

Mi spiego meglio: ma vi pare giusto che ormai si parli di STATO ISLAMICO così come se si trattasse di un vero Stato riconosciuto da tutto il mondo? Prima, quando si parlava di quella organizzazione a delinquere, quasi sempre si diceva almeno: “Sedicente Stato Islamico”, ma ormai sembra come se quello Stato esistesse veramente, ed infatti ogni giorno sentiamo parlare tranquillamente di “Stato Islamico”.  Non vi sembra che sarebbe molto meglio, quando ci si vuol riferire a quei delinquenti, parlare degli “Assassini dalla bandiera nera” o del “Gruppo di Fondamentalisti Islamici Assassini” o dei “Banditi Invasori dei Paesi Arabi” o della “Nota Banda di Terroristi Tagliagola”?

Ma i giornalisti sono fatti così e mi hanno fatto innervosire anche quando parlavano di “fidanzatini” riferendosi a quella coppia di giovani assassini che certamente non meritavano quel modo carino di nominarli.

E ancora; che i terroristi fanatici che si fanno esplodere parlino di “martirio” può anche essere accettato, visto che questo termine viene usato da certi dementi convinti di immolarsi per una causa che loro considerano sacra; ma che i giornalisti e addirittura il ministro Alfano asserisca di aver scovato dei terroristi “votati al martirio”, mi sembra assurdo; perché il martirio può essere quello di chi si immola veramente per una giusta causa e non quello di chi ha l'obiettivo togliere la vita a centinaia di innocenti.

Poi c’è ancora una cosa che non solo non accetto, ma che non capisco neanche. Si tratta della espulsione che il nostro Governo applica nei confronti di persone che sono state chiaramente riconosciute pericolose per la sicurezza della cittadinanza del nostro Paese.

E allora io vi domando: “Ma non vi sembra che espellere dei personaggi pericolosi equivale a dar loro la facoltà di aggredirci successivamente, e/o di fornire ai paesi in cui vengono rimandati notizie utilissime ad organizzare nuovi attentati da noi?”

Nel passato quando si era in guerra, se si facevano prigionieri i soldati nemici, essi venivano riuniti in campi di concentramento ben vigilati, dove rimanevano fino al termine delle ostilità. Vi rendete conto che invece oggi noi, se facciamo prigioniero qualcuno che ci sta per attaccare, invece di imprigionarlo, lo rimandiamo a nostre spese nel Paese da dove era venuto e consideriamo così di esserci liberati di un pericolo?

Franco Fellicò


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