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Il
15 settembre 2017 ho già scritto su questo argomento e sono giunto alla conclusione
che la RAI, profumatamente pagata da tutti noi cittadini, non per SCELTA ma per OBBLIGO, continua imperterrita a seccarci con una infinità di inserti
pubblicitari, libera di decidere cosa trasmettere.
SI LIBERA, perché lei non ha
vincoli e anche perché tanto, tutti coloro che hanno un televisore in casa,
sono comunque obbligati a pagar loro un balzello annuale.
Il
fatto di non essere controllati da nessuno fa sì che l’azienda si senta libera di emettere spot
pubblicitari in funzione esclusivamente delle richieste che riceve da chi vuole
trasmettere i propri spot; per questo quindi motivo è noto a tutti noi che le
emissioni pubblicitari aumentano ogni giorno di più.
Poiché
nel mio articolo del settembre 2017 ho dimostrato con dei numeri precisi che la
pubblicità ammontava al 15% del tempo di emissione, anche se ero già abbondantemente
convinto che attualmente questo sconcio è aumentato ancora e non di poco, ho
voluto verificarlo sempre con un’analisi precisa.
E
allora ho potuto scoprire che dell’ora e mezza impiegata per trasmettere il film
“Nozze Romane”, ben 16 minuti e 19 secondi sono stati utilizzati per spot
pubblicitari; più precisamente ci sono
state tre interruzioni:
·
La prima dopo 13 minuti e 16 secondi dall’inizio
(per 5 minuti esatti)
·
La seconda dopo 38 minuti e 30 secondi
dall’inizio (per 6 minuti esatti)
·
La terza dopo 1 ora, 12 minuti e 35 secondi
dall’inizio (per 5 minuti e 19 secondi)
Il
tempo totale dedicato all’emissione di informazioni indesiderate e fastidiose è
stato quindi di 16 minuti e 19 secondi che su un’ora e mezza complessiva
rappresenta il 18% del tempo di quello utile. Inoltre gli spettatori sono stati
infastiditi da interruzioni improvvise per ben tre volte in cui hanno dovuto
sospendere il proprio interesse per far posto all’interesse del gestore
dell’emittente.
E’
da tener conto che non ho inclusa tutta la pubblicità che ha preceduto e ha
seguito il film e malgrado ciò ho potuto constatare che siamo passati dal 15%
del 2017 al 18% attuale.
Ormai
non esiste più un passaggio da un programma al successivo che non sia impegnato
da vari minuti di pubblicità stupida e ripetitiva; mentre non esiste più alcun
programma che non venga interrotto più volte e per molti minuti per far posto
ad emissioni fastidiose e non desiderate.
Quando
si accende il televisore su un canale RAI è quasi certo che ci si trova nel bel
mezzo di uno spot pubblicitario e poi se si continua a rimanere su quel canale
sembra di essere su uno di quei canali di televendite perché solo di tanto in
tanto la pubblicità si interrompe per
farci vedere qualche spezzone di programma di intrattenimento o per farci
seguire un telegiornale.
Molti
anni fa, chi ha all’incirca la mia età lo ricorderà bene, le pubblicità della RAI erano tutte raccolte in un UNICO apposito programma a nome CAROSELLO che
per un po’ di minuti mostravano gli spot che oltre tutto erano perfino
piacevoli, tanto che quel programma era anche seguito di iniziativa da molti
spettatori. Poi tutte le altre trasmissioni procedevano senza interruzioni e la
pubblicità ritornava SOLTANTO il giorno successivo dopo cena con il nuovo CAROSELLO.
Tornando
al problema attuale, osservo che se estendiamo il 18% a tutto l’arco delle 24
ore, possiamo concludere che ben 4 ore e 19 minuti sono utilizzati per gli spot
indesiderati. Si
tratta di 4 ore e 19 minuti SOTTRATTI alla missione a cui dovrebbe assolvere la
TV pubblica e sostituiti da emissioni di interesse esclusivo di RAI che ne riscuote i proventi.
Senza
ombra di smentita si può affermare che la misura della pubblicità fatta dalle
reti RAI è anche maggiore di quella delle reti private e che quindi i proventi
che ne derivano sono se non superiori, quanto meno simili.
Questo
significa che, se le reti private ci offrono le loro trasmissioni senza
chiederci neanche un centesimo, è dimostrato che con quei proventi si è in
grado di coprire TUTTE le spese sia per le apparecchiature che per il personale
e dunque il canone obbligatorio ORDINATO dal Governo a favore della televisione
pubblica è un generoso regalo fatto a chi non ne ha bisogno.
Ripeto allora ancora, che la bella pensata di Renzi di far pagare il canone a tutti
con un addebito sulla bolletta della energia elettrica, visto che da un lato
assicura alla RAI l’introito necessario per svolgere la sua funzione, dovrebbe
anche essere accompagnato dal DIVIETO alla RAI di incassare soldi in
altre maniere e a scapito dei programmi trasmessi.
Basterebbe
una piccola legge di poche righe per ottenere questo e fare giustizia; ma l‘interesse
del Governo è quello di tenersi buoni i mass media e chi li gestisce; poco
importa se i cittadini vengono bistrattati.
Concludo
raccontando un episodio di molto tempo che dimostra chiaramente quale è l’atteggiamento
della RAI nei confronti di coloro che pagano il canone. Eccolo:
Parecchi
anni fa, scrissi alla RAI perché a Gaeta non tutti i canali del loro digitale terrestre
avevano un segnale accettabile; dissi che avevo diritto a ricevere tutti i
canali RAI e citai per questo il mio numero di abbonamento. Ebbene non ho più
la risposta originale, ma ricordo bene che la risposta fu all’incirca la seguente:
“Le ricordiamo che lei paga il canone perché è in possesso di uno o più
apparecchi televisivi”. Come a dire: “Se lei riceve o non riceve le nostre
trasmissioni la cosa non è importante, lei paga il canone perché ha un
televisore e non può pretendere per questo
di ricevere tutte le nostre trasmissioni”.
Franco
Fellico’
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