domenica 26 novembre 2017

La TARI artefatta, bollette assurde e presa per i fondelli nr. 6


In queste ultime settimane si è fatto un gran parlare di certi errori di calcolo commessi, a danno dei cittadini, da molti Comuni italiani nella determinazione della TARI. L’errore, quando c’è stato, sembra che sia stato commesso fin dal 2014 (anno di inizio della TARI).

Non mi è molto chiaro il tipo di errore che è stato rilevato, ma se non sbaglio credo che nella determinazione della parte variabile della TARI, una cifra, che deve essere determinata solo in rapporto agli occupanti dell’abitazione, sia invece stata moltiplicata anche per la superficie complessiva di abitazione e pertinenze.

Tutti noi, da poveri cittadini sudditi, paghiamo le varie bollette che riceviamo senza controllarle mai, e questo per due motivi: perché abbiamo fiducia negli enti impositori, ma anche perché la determinazione di ogni importo da versare è sempre estremamente astrusa e difficile da conoscere ed applicare; provate ad interpretare e controllare ad esempio una bolletta della energia elettrica o del gas o dell’acqua e vi accorgerete che sono così tanti i parametri da conoscere ed applicare che ci si perde dopo pochi tentativi.

Sembra proprio che le regole siano state complicate proprio per rendere impossibile ogni controllo da parte di chi deve pagare. Infatti non potrebbe essere previsto semplicemente che per ogni metro cubo di acqua o di gas o per ogni chilowatt di energia elettrica si debba pagare un X. Se così fosse il controllo sarebbe semplice e immediato; ma invece sappiamo che tutte le bollette contengono una infinità di voci:

Per il gas esse sono:
·      Prezzo per la commercializzazione al dettaglio (parte variabile)
·      Oneri aggiuntivi compresi oneri di gradualità
·      Materia prima gas (elemento QTMCV)
·      Materia prima
·      Quota fissa
·      Quota energia (distribuzione)
·      Quota energia (trasporto)
·      Oneri di sistemi: quota fissa
·      Oneri di sistema: quota energia
·      Imposta erariale
·      Addizionale enti locali
E per completare le difficoltà, ci sono vari scaglioni da considerare.

Per l’energia elettrica invece la bolletta parla di:
·      Spesa per la materia energia
·      Spesa per il trasporto
·      Spesa per la gestione contatore
·      Spesa per oneri di sistema
·      Imposte
·      Quota per canone Rai
E anche qui ci sono poi le fasce F1, F2 e F3

E infine per l’acqua abbiamo:
·      Acquedotto agevolata
·      Acquedotto base
·      Fognatura unica
·      Depurazione unica
·      Ui1 Acquedotto agevolata
·      Ui1 Acquedotto base
·      Ui1 Fognatura unica
·      Ui1 depurazione unica
·      Comp. Partite pregresse acqua agevolata
·      Comp. Partite pregresse acqua base
·      Comp. Partite pregresse fognatura unica
·      Comp. Partite pregresse depurazione unica
·      Quota fissa acqua unica
·      Quota fissa fognatura unica
·      Quota fissa depurazione unica
·      Iva

Semplice no? Per ciascuna di quelle voci ci sono dei valori unitari che in genere sono qualcosa del tipo 0,xxxxxxxx dove la parte decimale è di ben 8 cifre! Capirete quanto è difficile per un utente calcolare la cifra per controllarne la correttezza e anche di contro quanto sarebbe facile per un fornitore di servizi produrre delle bollette artefatte.

E anche la TARI naturalmente è stata concepita in maniera da rendere assai difficile il calcolo da parte dei contribuenti, perché a determinare la cifra da pagare concorrono voci diverse e difficili da conoscere.

Per i Comuni il problema invece non è grave, perché basterà utilizzare nei computer di cui sono dotati un apposito programma che calcoli il dovuto secondo le regole fissate; ma per i Comuni è anche facile “ritoccare” leggermente le formule per ottenere delle bollette non proprio rispettose delle regole e incassare così un po’ di euro in più del previsto.

E’ questo che è accaduto nel nostro caso; sarà accaduto per ignoranza o perché fatto scientemente? Non voglio approfondire questo, ma in ogni caso si può affermare che la responsabilità dell’accaduto è esclusivamente dell’ente impositore.

La cosa è stata scoperta e alla fine il Ministero dell’Economia lo ha riconosciuto come un errore intollerabile a danno dei cittadini; ed è intervenuta.

Ma quale sarebbe stata la logica decisione da prendere per difendere veramente i cittadini gabbati? Sarebbe bastato imporre ai Comuni responsabili di far modificare il programma che aveva utilizzato (per errore o per volontà) le formule sbagliate, di rifare tutte le elaborazioni con il programma corretto e di determinare immediatamente per tutti i cittadini colpiti dall’aggravio economico non dovuto, la cifra da dover rimborsare. A quei comuni malandrini si sarebbe dovuto anche imporre di versare una ammenda allo Stato quale “punizione” per l’errore commesso.

Ma noi siamo in Italia e allora sappiamo che i cittadini debbano essere sempre “…presi per i fondelli” e quindi occorreva agire in maniera da dimostrare di essere dalla parte dei cittadini, ma di “coprire” il misfatto dei Comuni in maniera il meno appariscente possibile, consentendo non solo a questi ultimi di non pagare niente per il reato, ma anche di appropriarsi  ugualmente del mal tolto o di una buona parte di esso.

Quindi il MEF ha annunziato pubblicamente che l’errore c’è stato e ha dichiarato (bontà sua) che i cittadini POSSONO RICHIEDERE IL RIMBORSO e per averlo dovranno scrivere ciascuno al proprio Comune indicandogli quanto ha pagato e quanto invece avrebbe dovuto pagare e chiedendo quindi  il rimborso della differenza.

Il MEF ha anche stabilito che se il Comune non dovesse rispondere o comunque non rimborsare il cittadino entro 60 giorni, i cittadini POTRANNO FARE RICORSO (ancora bontà sua) alla Commissione Tributaria. 

In pratica questa potrebbe essere la “…presa per i fondelli nr. 6” (nell’elenco di quelle che ho fatto finora nel mio BLOG)  e la targa da consegnare al MEF potrebbe essere:

“Per essere riuscito a far credere ai cittadini di averli difesi, riconoscendo pubblicamente un errore/reato commesso dai Comuni, escogitando un rimedio che apparentemente tutela i gabbati, ma che in effetti non infligge alcuna pena ai responsabili, consentendo anzi a questi ultimi di tenere per se il mal tolto o buona parte di esso”

Volete una spiegazione del perché? la cosa è ovvia; ma per essere più chiaro penso che tutti coloro che mi leggono, che siano tra i gabbati o che non lo siano, capiranno che una larghissima parte dei possibili loro non si prenderà la briga di controllare tutte le bollette a partire dal 2014 (anche ovviamente per la difficoltà di applicare le formule astruse previste dalla legge) .

Ci sarà solo una piccola parte di cittadini che, dopo aver verificato l’errore, farà la richiesta di rimborso; ma quanti Comuni aderiranno? Quale interesse dovrebbe spingere i Comuni a farlo?
Preferiranno quasi tutti non rispondere proprio ai malcapitati, anche perché ammesso che qualche sparuta parte di essi dovesse fare ricorso alla Commissione Tributaria (per la quale occorre un legale e almeno 30 euro da versare subito come contributo unificato)  passeranno comunque dai due ai cinque anni prima che ci sia una sentenza e che diventi esecutiva.

Dunque il risultato voluto dal MEF è perfettamente raggiunto; pochissimi chiederanno il rimborso e forse solo qualcuno (che ci avrà rimesso anche più di quanto deve avere indietro) lo avrà; e questo significa che i Comuni, SEMPLICEMENTE SENZA FAR NIENTE si saranno appropriati del mal tolto e questa volta in maniera del tutto legale, visto che potranno dire che non avranno rimborsato per mancanza di richieste.

Possiamo allora amaramente concludere come sempre, che: ”IN ITALIA LA GIUSTIZIA NON ESISTE .

Franco Fellicò


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