In
queste ultime settimane si è fatto un gran parlare di certi errori di calcolo
commessi, a danno dei cittadini, da molti Comuni italiani nella determinazione
della TARI. L’errore, quando c’è stato, sembra che sia stato commesso fin dal
2014 (anno di inizio della TARI).
Non
mi è molto chiaro il tipo di errore che è stato rilevato, ma se non sbaglio
credo che nella determinazione della parte variabile della TARI, una cifra, che deve
essere determinata solo in rapporto agli occupanti dell’abitazione, sia invece
stata moltiplicata anche per la superficie complessiva di abitazione e
pertinenze.
Tutti
noi, da poveri cittadini sudditi, paghiamo le varie bollette che riceviamo
senza controllarle mai, e questo per due motivi: perché abbiamo fiducia negli
enti impositori, ma anche perché la determinazione di ogni importo da versare è
sempre estremamente astrusa e difficile da conoscere ed applicare; provate ad
interpretare e controllare ad esempio una bolletta della energia elettrica o del
gas o dell’acqua e vi accorgerete che sono così tanti i parametri da conoscere
ed applicare che ci si perde dopo pochi tentativi.
Sembra
proprio che le regole siano state complicate proprio per rendere impossibile
ogni controllo da parte di chi deve pagare. Infatti non potrebbe essere
previsto semplicemente che per ogni metro cubo di acqua o di gas o per ogni
chilowatt di energia elettrica si debba pagare un X. Se così fosse il controllo
sarebbe semplice e immediato; ma invece sappiamo che tutte le bollette contengono
una infinità di voci:
Per
il gas esse sono:
·
Prezzo per la commercializzazione al dettaglio
(parte variabile)
·
Oneri aggiuntivi compresi oneri di gradualità
·
Materia prima gas (elemento QTMCV)
·
Materia prima
·
Quota fissa
·
Quota energia (distribuzione)
·
Quota energia (trasporto)
·
Oneri di sistemi: quota fissa
·
Oneri di sistema: quota energia
·
Imposta erariale
·
Addizionale enti locali
E
per completare le difficoltà, ci sono vari scaglioni da considerare.
Per
l’energia elettrica invece la bolletta parla di:
·
Spesa per la materia energia
·
Spesa per il trasporto
·
Spesa per la gestione contatore
·
Spesa per oneri di sistema
·
Imposte
·
Quota per canone Rai
E
anche qui ci sono poi le fasce F1, F2 e F3
E infine
per l’acqua abbiamo:
·
Acquedotto agevolata
·
Acquedotto base
·
Fognatura unica
·
Depurazione unica
·
Ui1 Acquedotto agevolata
·
Ui1 Acquedotto base
·
Ui1 Fognatura unica
·
Ui1 depurazione unica
·
Comp. Partite pregresse acqua agevolata
·
Comp. Partite pregresse acqua base
·
Comp. Partite pregresse fognatura unica
·
Comp. Partite pregresse depurazione unica
·
Quota fissa acqua unica
·
Quota fissa fognatura unica
·
Quota fissa depurazione unica
·
Iva
Semplice
no? Per ciascuna di quelle voci ci sono dei valori unitari che in genere sono
qualcosa del tipo 0,xxxxxxxx dove la parte decimale è di ben 8 cifre! Capirete
quanto è difficile per un utente calcolare la cifra per controllarne la
correttezza e anche di contro quanto sarebbe facile per un fornitore di servizi
produrre delle bollette artefatte.
E
anche la TARI naturalmente è stata concepita in maniera da rendere assai
difficile il calcolo da parte dei contribuenti, perché a determinare la cifra
da pagare concorrono voci diverse e difficili da conoscere.
Per
i Comuni il problema invece non è grave, perché basterà utilizzare nei computer
di cui sono dotati un apposito programma che calcoli il dovuto secondo le
regole fissate; ma per i Comuni è anche facile “ritoccare” leggermente le
formule per ottenere delle bollette non proprio rispettose delle regole e
incassare così un po’ di euro in più del previsto.
E’
questo che è accaduto nel nostro caso; sarà accaduto per ignoranza o perché
fatto scientemente? Non voglio approfondire questo, ma in ogni caso si può
affermare che la responsabilità dell’accaduto è esclusivamente dell’ente
impositore.
La
cosa è stata scoperta e alla fine il Ministero dell’Economia lo ha riconosciuto
come un errore intollerabile a danno dei cittadini; ed è intervenuta.
Ma
quale sarebbe stata la logica decisione da prendere per difendere veramente i
cittadini gabbati? Sarebbe bastato imporre ai Comuni responsabili di far
modificare il programma che aveva utilizzato (per errore o per volontà) le
formule sbagliate, di rifare tutte le elaborazioni con il programma corretto e
di determinare immediatamente per tutti i cittadini colpiti dall’aggravio
economico non dovuto, la cifra da dover rimborsare. A quei comuni malandrini si
sarebbe dovuto anche imporre di versare una ammenda allo Stato quale
“punizione” per l’errore commesso.
Ma
noi siamo in Italia e allora sappiamo che i cittadini debbano essere sempre “…presi
per i fondelli” e quindi occorreva agire in maniera da dimostrare di essere
dalla parte dei cittadini, ma di “coprire” il misfatto dei Comuni in maniera il
meno appariscente possibile, consentendo non solo a questi ultimi di non pagare
niente per il reato, ma anche di appropriarsi
ugualmente del mal tolto o di una buona parte di esso.
Quindi
il MEF ha annunziato pubblicamente che l’errore c’è stato e ha dichiarato
(bontà sua) che i cittadini POSSONO RICHIEDERE IL RIMBORSO e per averlo
dovranno scrivere ciascuno al proprio Comune indicandogli quanto ha pagato e
quanto invece avrebbe dovuto pagare e chiedendo quindi il rimborso della differenza.
Il
MEF ha anche stabilito che se il Comune non dovesse rispondere o comunque non
rimborsare il cittadino entro 60 giorni, i cittadini POTRANNO FARE RICORSO (ancora
bontà sua) alla Commissione Tributaria.
In
pratica questa potrebbe essere la “…presa per i fondelli nr. 6” (nell’elenco di
quelle che ho fatto finora nel mio BLOG)
e la targa da consegnare al MEF potrebbe essere:
“Per essere riuscito a far credere ai
cittadini di averli difesi, riconoscendo pubblicamente un errore/reato commesso
dai Comuni, escogitando un rimedio che apparentemente tutela i gabbati, ma che in
effetti non infligge alcuna pena ai responsabili, consentendo anzi a questi
ultimi di tenere per se il mal tolto o buona parte di esso”
Volete
una spiegazione del perché? la cosa è ovvia; ma per essere più chiaro penso che
tutti coloro che mi leggono, che siano tra i gabbati o che non lo siano,
capiranno che una larghissima parte dei possibili loro non si prenderà la
briga di controllare tutte le bollette a partire dal 2014 (anche ovviamente per
la difficoltà di applicare le formule astruse previste dalla legge) .
Ci
sarà solo una piccola parte di cittadini che, dopo aver verificato l’errore,
farà la richiesta di rimborso; ma quanti Comuni aderiranno? Quale interesse
dovrebbe spingere i Comuni a farlo?
Preferiranno
quasi tutti non rispondere proprio ai malcapitati, anche perché ammesso che
qualche sparuta parte di essi dovesse fare ricorso alla Commissione Tributaria
(per la quale occorre un legale e almeno 30 euro da versare subito come
contributo unificato) passeranno comunque
dai due ai cinque anni prima che ci sia una sentenza e che diventi esecutiva.
Dunque
il risultato voluto dal MEF è perfettamente raggiunto; pochissimi chiederanno
il rimborso e forse solo qualcuno (che ci avrà rimesso anche più di quanto deve
avere indietro) lo avrà; e questo significa che i Comuni, SEMPLICEMENTE SENZA
FAR NIENTE si saranno appropriati del mal tolto e questa volta in maniera del
tutto legale, visto che potranno dire che non avranno rimborsato per mancanza
di richieste.
Possiamo
allora amaramente concludere come sempre, che: ”IN ITALIA LA GIUSTIZIA NON
ESISTE .
Franco
Fellicò
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