Si capiva da tempo che prima o poi sarebbe finita
così; d’altra parte la propensione a disgregarsi, a dividersi e a modificarsi è
una vecchia abitudine di tutti i partiti, ma è quasi una regola tra quelli
della sinistra.
Questa volta per il PD ci ha pensato Renzi, che dopo
essere riuscito a giungere al Governo “scalzando” il suo predecessore e collega
di partito Enrico Letta, è stato analogamente “scalzato” a sua volta da altri suoi
colleghi appartenenti al suo stesso partito.
“Chi di spada ferisce, di spada perisce” dice un
antico proverbio latino originato dal Vangelo di Matteo (l’Apostolo stranamente
omonimo dell’ex premier); ed è stato così anche per Renzi che è stato fatto
fuori come premier dalla minoranza PD che ha fatto pendere l’ago della bilancia
verso il NO al referendum, che lui pensava dovesse incoronarlo definitivamente
come salvatore del Paese.
Lui dopo la sconfitta si è subito dimesso da
Presidente del Consiglio ed è stato osannato per la “coerenza” dimostrata
attraverso quel gesto dai suoi seguaci; ma essi hanno però dimenticato che lui
veramente aveva detto: “…se non riuscirò a cambiare l’Italia, non solo mi
dimetterò da Capo del Governo, ma lascerò la politica…”.
Il suo gesto quindi non è stato affatto “coerente”,
visto che ha continuato ad imperversare in politica, interessato a rimanere in
sella fino al punto da scompaginare perfino il suo partito.
Nessun interesse ha dimostrato né per l’Italia e gli
italiani, né per il suo stesso partito, mostrando invece interesse soltanto per
la sua figura di politico, tanto è vero che si è subito rifiutato di
“scomparire dalla scena” quando per salvare l’unità del partito, gli è stato
chiesto di farsi da parte.
Ma allora di chi è la colpa di questa scissione? Chi è
colui che più di ogni altro ha creato le condizioni perché avvenisse? Ci si
dibatte nel capire se la colpa è di Renzi o della sua opposizione interna, ma
io non ho dubbi: la colpa è esclusivamente di Matteo; egli infatti fino
all’ultimo istante delle discussioni, non ha mai abbandonato il suo modo di
fare orientato al “bullismo” e all’”egocentrismo”; e quel suo modo di fare, che
ha infastidito per anni molti italiani, ha anche logorato parte dei suoi
colleghi non disponibili ad essere delle pedine manovrate da un “GHE PENSI MI’”
insediatosi improvvisamente a segretario del partito e anche a Capo del
Governo.
Lui non ha mai ascoltato nessuno, e quando ha detto di
ascoltare è comunque rimasto sempre fedele alle sue idee senza mai minimamente
modificare i suoi disegni per almeno adattarli a quelli degli altri; se
qualcosa è migliorata nel nostro Paese è stato soltanto perché Renzi ha avuto
la fortuna di governare in un periodo segnato da una sensibilissima riduzione del
costo del petrolio cosa a cui si deve ascrivere ogni miglioramento di vita del
Paese; lui si è sempre guardato bene da parlare di questo benefico avvenimento
eccezionale e ha usato la sua meravigliosa parlantina per convincere la
popolazione, e forse anche se stesso, che ogni fatto positivo è stato originato dai
suoi interventi. Poi mentre è stato prodigo di PAROLE per magnificarsi, non ha
invece “mantenuto la PAROLA data” al momento in cui per rispettare le sue
stesse dichiarazioni, gli eventi lo avrebbero dovuto costringere ad abbandonare
la politica.
Io penso che questa è una “lezione” che doveva avere e
che si è meritata; in un uomo politico più coscienzioso la lezione avrebbe
avuto probabilmente anche un effetto positivo costringendolo a ridimensionarsi;
nel suo caso invece ritengo molto probabile che continuerà a seguire i suoi
istinti da capopopolo, e allora seguiranno presto altre “lezioni” che
potrebbero anche farlo scomparire definitivamente dalla scena politica, malgrado
il suo accanimento a rimanere.
Il risultato di tutto questo è stato certamente
deleterio per il PD, ma il dissenso tra gli appartenenti al partito è
certamente molto meno grave di quello che si è creato tra elettori e partito;
l’elettorato del PD si ridurrà drasticamente e non sarà certamente qualche altro
discorso di Matteo, basato su un finto patriottismo o su promesse di soluzioni miracolose
ai problemi del Paese a far riguadagnare i consensi perduti; anzi è molto
probabile che la sua presenza in quella parte di PD che è rimasta, possa
provocare una remora all’adesione per molti cittadini orientati alle idee di
sinistra; questo perché la sua azione da governante ha fatto sì che una buona
parte di cittadini inizialmente spinti dalla SPERANZA sono poi passati a nutrire DUBBI per
poi finire nello SCONFORTO.
Franco Fellicò
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