giovedì 8 gennaio 2015

Usare il cervello e la ragione, o copiare gli altri?


Io non ho dubbi, ma devo dire che mi sento abbastanza solo nei panni di chi vuol usare il cervello e il ragionamento.

I politici sono tutti propensi ad imitare quello che si fa negli altri paesi (anche se sono ben attenti a non fare mai quello che non gli conviene!); ma purtroppo non solo loro sono così.

Ci sono anche tanti cittadini che la pensano in questa maniera, e non si accorgono che in questo modo danno credito e forza proprio a coloro che ritengono essere i maggiori responsabili dello sfacelo del Paese.


Io ad esempio ho un amico, che come me si interessa della nostra politica, e che lo fa studiando e leggendo libri e libri su come si comportano gli altri e nell’approfondire quello che è stato fatto dagli altri paesi anche nel passato.

Quando ne parliamo, lui insiste affinchè mi documenti anch’io sulle scelte operate dagli altri governi; e quando io invece, dopo aver fatta un’analisi dei mali che affliggono l’Italia, provo ad immaginare delle soluzioni basate solo sulla logica, lui le considera subito troppo audaci e non applicabili; ma questo non perché ha delle argomentazioni che possano dimostrare l’inefficacia delle mie idee, ma soltanto perché nei suoi studi non ha mai trovato qualche altro paese che ha già adottato le “medicine” che propongo io.

Difatti, leggendo l‘ultima esposizione delle mie proposte di soluzione, mi ha scritto esattamente così:

“…non si tratta di copiare gli altri, ma se quello che tu proponi è incommensurabilmente distante (milioni di chilometri !) da quello che fanno oggi tutti (tutti !) i paesi e da quello che hanno sempre fatto in tutta la storia dell’umanità fino ad oggi, dalle caverne ai grattacieli, da tutti i regimi e da tutti i governi, in pratica e in dottrina; se tutti i punti che tu hai evidenziato sono stati già stati presi in esame esattamente, e la risposta è incommensurabilmente diversa, che ci vuoi fare, non ti viene qualche dubbio ?”

Quest’affermazione mi suona proprio male, perché io dico che se TUTTI ragionassero così, il mondo rimarrebbe per sempre costretto dentro certe forme di governo, varie SI, ma limitate da impostazioni ormai vecchie, e non riuscirebbe mai più a progredire!

Per la verità non ho capito se il mio amico pensa che questo modo di agire debba essere utilizzato da tutti i popoli per cui tutti dovrebbero copiare o comunque prendere esempio dagli altri o se invece il suo discorso riguarda solo noi italiani; ma nel primo caso si verificherebbe quello che spiegherò poco dopo in questa mio scritto, mentre nel secondo caso non vedo perché non debba essere concesso anche a noi stessi di proporre per primi delle idee nuove e almeno di poterle sperimentare.

Non condivido assolutamente quindi questo modo di pensare, per almeno due motivi:

·   perché in ogni campo della scienza i progressi si sono avuti sempre e solo per il coraggio di chi ha proposto nuove teorie
·   perché anche io stesso nella mia passata vita lavorativa ho indotto la mia Azienda almeno un paio di volte a percorrere strade che viste dal mio amico sarebbero state considerate in controtendenza con tutto il resto del mondo per cui le avrei dovute mettere subito da parte; l’alta Direzione della mia Azienda invece, mi dette fiducia, e dopo aver verificato la logica delle proposte, senza preoccuparsi di fare un passo molto diverso dagli altri, mi consentì di far sopravanzare gli altri, che poi pian piano finirono per percorrere tutti la nostra stessa strada.


Io propongo un mondo dinamico aperto al cambiamento, lui invece pensa che, forse perché sono in tanti quelli che hanno i nostri stessi problemi, sarebbe meglio cambiare SI, ma cercando le soluzioni nell’ambito di chi come noi ha già provato a risolverli, e di seguire loro; lui ha quindi certezza di ottenere gli stessi risultati, cosa però discutibile visto che il nostro ambiente non è certo lo stesso di chi si tenterebbe di imitare.

Ma poi, ammesso che riuscissimo a migliorare in questo modo, al massimo i risultati sarebbero gli stessi di quelli del paese imitato e mai superiori; e se tutti ragionassero in questo modo, tutti insieme potremmo al massimo raggiungere un certo standard mondiale con caratteristiche pari a quella del paese più avanzato di tutti ad oggi.

A quel punto avremmo raggiunto tutti una certa perfezione e nessuno più si adopererebbe nella ricerca di ulteriori migliorie, perché ormai non esisterebbe per nessuno un qualcuno che opera meglio.

Il mio modo di pensare e assolutamente diverso; io sono per un vero cambiamento (ma non quello sbandierato da molti attuali politici); occorre cambiare modo di governare, di tassare, di punire, di istruire, di curare, di dare giustizia, di mantenere l’ordine pubblico, di aiutare i meno abbienti, di gestire le calamità, e bisogna farlo da capo sulla base delle esigenze di un mondo che nel tempo si è modificato così tanto che non riusciamo più a rincorrere solo con l’aggiustamento delle regole esistenti.

Io ritengo che è giunto il momento di confezionare un vestito nuovo al nostro Paese, perché non è più possibile aggiungere pezze a quello tutto malandato che abbiamo indosso; e quando si prepara un nuovo vestito lo si fa partendo dalla stoffa, tagliandola opportunamente secondo delle misure adatte a chi deve indossarlo e cucendolo in maniera opportuna per fargli seguire bene tutte le sue forme.

Ma così come, se si vuol realizzare un vestito su misura perfetto, non si devono avere limitazioni, di tempo, di costi, di qualità della stoffa, di colore, ecc., la nuova organizzazione e le regole nuove di un governo devono poter essere decise senza dover rispettare gli attuali vincoli di leggi esistenti (anche perché sono così tante che ce ne sarebbe sempre almeno una che potrebbe bloccare ogni decisione), di Europa, di diversità dagli altri paesi, e di tutti quelli derivanti dall’organizzazione precedente.

Vedo già il mio amico inorridire a queste mie affermazioni, direbbe certamente che mai nessuno ha intrapresa questa strada, direbbe che invece bisognerebbe intervenire sui vari problemi con aggiustamenti successivi tesi ad ottenere il risultato voluto, ma senza grossi scossoni e rispettando sempre quello che fanno e hanno fatto nel tempo gli altri; insomma direbbe che invece bisogna non solo ancora rattoppare un vestito che sta cadendo a pezzi, ma lo si deve fare avendo anche cura di utilizzare i vecchi metodi per non traumatizzare nessuno.

Non riuscirà mai a convincermi ma, data la situazione esistente, continuerà a potermi dire che nessuno ha mai pensato diversamente, aiutato dal fatto purtroppo, che nessuno degli attuali politici ha voglia di dare veramente uno shock al sistema, anche se sa benissimo che essi sono restii a farlo perché sguazzano proprio bene nel complesso mondo attuale dove possono esercitare il potere senza tema di perderne una parte e di contare di meno.

Allora ecco il perché della mia domanda che ripeto più in dettaglio:

“E’ giusto usare il proprio cervello e trovare una soluzione tutta nuova, tenendo a limite conto degli errori che altri hanno fatto, ma solo per non ripeterli, o è meglio cercare di “aggiustare” l’attuale ordinamento pian piano, modificando qualche regola o peggio aggiungendone ancora di nuove copiate dagli altri Paesi?”

Come ho detto io sono convinto delle mie idee, come del resto tutti,  e se dipendesse da me non esiterei un istante a mettere in pratica la prima strada.

Ho più volte detto che sarebbe bene far lavorare i carcerati, sia per punirli veramente, sia per ridurre i costi che sopportiamo per loro; ho detto anche che dovremmo tassare tutti i cittadini con una pressione fiscale ONESTA e poi utilizzare al meglio i proventi e non invece prima decidere quali sono le esigenze dello Stato e poi tassare i cittadini in maniera da coprirle; ho detto che bisognerebbe cancellare tutte le centinaia di migliaia di leggi che abbiamo per sostituirle al massimo con qualche migliaio di leggi nuove; ho detto che bisognerebbe avere una giustizia vera che mette sullo stesso piano cittadini e pubblica amministrazione, facendo ricadere le colpe delle amministrazioni sui singoli dipendenti non osservanti; ho detto che bisognerebbe tassare esclusivamente i guadagni e non i patrimoni (se onestamente realizzati) sia per non tassare più volte chi ha fatto la “formica” e ha utilizzato il suo netto a suo piacimento, sia perché  è un modo per incentivare il risparmio; ho detto che le regole devono essere poche, chiare e senza eccezioni per evitare che si possano utilizzare facili cavilli per essere autorizzati a delinquere; ho anche azzardato a proporre di non utilizzare la progressività delle aliquote perché sicuro che in cambio assisteremmo ad una crescita indefinita delle grandi aziende con conseguente automatico aumento dell’occupazione.

E potrei continuare, ma se esaminate uno per uno anche solo le idee elencate sopra, ciascuna delle quali ha una propria logica e promette ottimi risultati, vi accorgerete che in tutti gli altri Paesi quasi tutte non sono state mai prese in considerazione nel passato, nè sono state attuate da alcun altro paese nel presente; può bastare questo per scoraggiare nel provare a metterle in atto noi per primi? Io penso di NO.

Franco Fellicò

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