martedì 15 luglio 2025

I dazi al 30% per l'Europa

 

Prima di addentrarci su quello che comporta per chi esporta prodotti che sono gravati da dazi cerchiamo di capire bene quali sono gli obiettivi che i Governi hanno nel fissarli. Qui di seguito provo ad esporre i 3 principali motivi:

 

1. Proteggere la produzione nazionale inducendo i cittadini della Nazione ad acquistare quelli prodotti in Patria piuttosto che quelli importati

2.  Incrementare gli introiti fiscali così da poterli utilizzare per i servizi pubblici

3.   Modificare i flussi commerciali secondo le proprie necessità per motivi politici.

 

Tra questi 3 motivi quello che sembra essere più interessanti per Trump e il 2 (infatti ha più volte detto che con la sua azione intende ricevere TANTI SOLDI), anche se non penso che escluda i vantaggi degli altri due punti.

 

Ma come in tutte le scelte oltre ai vantaggi ci sono anche gli svantaggi e Va ricordato che una volta fissato i dazi di una certa percentuale, l’IMPORTATORE (quindi una o più aziende americane) sarà tenuto a versare al suo Stato una prebenda che è pari alla percentuale del valore doganale dei prodotti importati (prezzo pagato del prodotto + costo del trasporto + assicurazione).

 

Dunque, ora che abbiamo chiaro il meccanismo possiamo fare qualche considerazione sia sull’obiettivo che ha Trump nel fissare per l’Europa un dazio sui prodotti importatiti del 30%, sia anche su chi sono gli attori direttamente colpiti dal provvedimento.

 

Faremo queste considerazioni e terremo presente che nel 2024 l’Europa ha esportato verso gli USA prodotti per un valore di 531,6 miliardi di Euro; ma terremo anche presente che ha importato dagli USA prodotti per un valore di 333,4 miliardi di Euro.

 

Quindi teniamo conto che l’Europa importa dagli USA il 63% in valore di quanto esporta verso di loro.

 

Detto questo passiamo a fare le nostre considerazioni; chi è colpito direttamente dai DAZI sono gli importatori USA i quali sono costretti a versare al loro fisco un PIZZO che vale il 30% del valore doganale importato. Immagino allora che essi siano abbastanza “furiosi” dato che i costi che sono costretti a sostenere aumentano del 30%.

 

Quegli importatori che in effetto sono dei grossisti, rivendono i prodotti nel loro Paese e per coprire i dazi da pagare allo Stato saranno costretti ad elevare i loro prezzi; questo fa si che i dettaglianti saranno più restii ad acquistarli anche perché gli utenti finali potrebbero finire per non volerli più o comunque ridurrebbero i consumi a causa del prezzo più alto.

 

Ma di quanto si ridurranno le importazioni dall’Europa non è prevedibile e gli importatori americani lo determineranno solo in funzione delle richieste che avranno dai dettaglianti che a loro volta dipenderanno dai consumi degli utenti finali colpiti dai necessari aumenti.

 

Tutto quindi avviene nell’ambito USA; ma ci sono anche conseguenze per chi esporta i prodotti e quindi per gli esportatori europei perché dovranno certamente sopportare una diminuzione degli ordini.

 

E tutto quanto detto è FORTEMENTE dipendente dalla percentuale che Trump ha allegramente fissata forse pensando solo a quanto può ricavare il suo fisco ma trascurando tutto lo sconquasso che si verificherà non solo tra gli esportatori europei ma anche tra gli importatori USA.

 

Possiamo certamente affermare che Il 30% è una percentuale molto alta; essa è stata decisa da Donald Trump il quale ha dimenticato di considerare che più il dazio è alto più si ridurrà l’importazione; a titolo di esempio sarebbe chiaro a tutti (eccetto a Trump) che ad esempio un dazio del 300% annullerebbe completamente le importazioni e dunque in quel caso gli USA non incasserebbero un bel niente oltre a distruggere pesantemente gli importatori e i consumatori del Paese.

 

Trump, che va a caccia di soldi, fa i conti pensando solo a quanto incasserà a allora tende ad elevare molto la percentuale; e non capisce che se essa è troppo alta finisce per far ridurre così tanto le importazioni non solo da non produrre il reddito che vorrebbe, ma anche colpendo una gran parte degli importatori del suo Paese oltre che dei suoi cittadini che vengono costretti a dover rinunziare a prodotti esteri di qualità.

 

Ma tutti sappiamo che Trump è un improvvisatore, e sappiamo anche che solo quando avrà toccato con mano l’effetto delle sue decisioni potrebbe ripensarci.

 

A questo punto quindi occorre decidere come comportarsi a fronte dell’attacco che il Presidente degli Stati Uniti deciso di fare all’Europa.

 

Premetto che mi sembra molto saggio tentare fino all’ultimo giorno utile di capovolgere la situazione, cosa non impossibile conoscendo bene la volubilità dell’attaccante; qualora però non si riuscisse a raggiungere un accordo equo e bilaterale ci sono vari modi per reagire e bisognerebbe farlo con forza.

 

Un primo modo potrebbe essere quello di bloccare totalmente le esportazioni; Trump sarebbe così punito perché non incasserebbe neanche un dollaro e in più i cittadini americani potrebbero insorgere e protestare per aver perduto la possibilità di comprare prodotti italiani.

 

Naturalmente questo sarebbe una grossa rinunzia da fare, ma se si avesse il coraggio di resistere almeno per un po', darebbe i suoi frutti. Sarebbe come se L’Europa avesse deciso di applicare delle sanzioni conto gli USA vietando la vendita a loro dei suoi prodotti.

 

Capisco che molti imprenditori non caldeggerebbero una simile decisione, ma quando si è voluto reagire alla Russia con sanzioni sui prodotti energetici (in questo caso si trattava di importazioni), ci si è riusciti trovando altri mercati da cui acquistarli.

 

Ma così come quando a seguito del blocco delle importazioni di prodotti energetici dalla Russia, si trovarono alternative e si stabilirono rapporti con altre Nazioni del mondo, si dovrebbe contemporaneamente cercare di esportare i nostri prodotti verso altre Nazioni; la Cina potrebbe essere una di esse e questo sarebbe anche un ulteriore smacco per Trump; ma poi c’è l’India e altri Paesi asiatici e c’è anche l’Africa.

 

Un altro modo per reagire potrebbe essere quello di utilizzare il metodo CINESE; ricorderete infatti il susseguirsi degli aumenti che Trump fissò verso i prodotti cinesi e quelli che in risposta la Cina fissò verso gli USA. A furia di aumenti bilaterali si arrivò alla fine al 145% degli USA verso la Cina e 125% della Cina verso gli USA.

 

Ma poi cosa accadde? Si fecero delle trattative e le percentuali assurde scomparvero e si giunse ad un accordo ritenuto equo da entrambe le parti.

 

Dunque visto che Donald ha anche minacciato l’Europa dicendo che in caso di contromisure avrebbe aumentato i suoi dazi di un altro 20%, alla sua stessa maniera l’Europa potrebbe dichiarare che ad ogni ulteriore aumento fatto da Trump, l’Europa in maniera automatica ne farà uno per le importazioni dagli USA applicando la stessa percentuale fissata dal Presidente; quindi le sue pretese danneggerebbero alla stessa maniera anche le sue esportazioni.

 

Infine un altro modo di reagire, o anche una ritorsione aggiuntiva, potrebbe essere una decisione da parte dell’Europa di rinunziare completamente all’acquisto di prodotti energetici e di armi dagli USA spostando i suoi acquisti di quei prodotti verso il mercato interno Europeo o verso un qualunque altro fornitore del mondo.

 

Insomma se Trump desidera isolarsi lo faccia pure, ma non può pretendere che i suoi fornitori esteri non solo continuino a commerciare con il suo Paese ma lo facciano alle condizioni da lui fissate.

 

Franco Fellicò

 

 

 

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