domenica 4 febbraio 2018

L’esaltato di Macerata e le conseguenze del suo atto



Non solo un esaltato, ma anche un violento immondo che suscita soltanto ribrezzo, disgusto e ripugnanza; e solo questo il modo con cui si può cercare di descrivere costui, sicuri comunque di non essere riusciti a trovare gli aggettivi adatti.

Ma quale bestia, senza alcuna necessità che la costringe, attacca altri suoi simili in maniera così subdola e a tradimento?

Eppure c’è stato un essere umano, quello che dovrebbe essere il più nobile di tutte le creature viventi, che ha agito alla maniera in cui neanche un animale agisce mai. 

E purtroppo non è il solo, perché di bestie anomale come lui, siamo abituati ormai a sentir parlare ogni giorno.

Ho deciso di scrivere il mio pensiero su questa ultima vicenda, non per unirmi a tanti altri che l’hanno biasimata e che ne parlano con il mio stesso disprezzo, ma per provare ad immaginare ciò che avverrà nei prossimi tempi.

Probabilmente mi ripeterò, perché insisterò su un argomento che ho già più di una volta trattato; ma questa volta voglio farlo basandomi ed analizzando con attenzione un ultimo fatto avvenuto.

Sappiamo che il colpevole è stato immediatamente acciuffato dalle instancabili forze dell’ordine; i sei malcapitati, fortunatamente solo feriti (anche se qualcuno in modo abbastanza grave), sono ancora ricoverati nell’ospedale di Macerata e la popolazione spaventata sta riprendendo pian piano la sua vita normale. C‘è chi ci metterà tempo a dimenticare quell’orrore, e c’è anche chi dovrà anche riparare i danni ricevute alle vetrine.

Il colpevole è stato a lungo interrogato e si è assunta la responsabilità dell’accaduto, dichiarando che intendeva “vendicare” un nigeriano (peraltro per ora solo sospettato) che aveva assassinato Pamela Mastropietro.

Il reo confesso (Luca Traini) sarà certamente processato e condannato; ed io che non sono né un legale né tanto meno un magistrato, sono certo che la sua condanna, considerato che per fortuna nessuna delle sue vittime è morta, sarà di solo pochi anni di detenzione.

Intanto il fatto avvenuto ha procurato danni fisici a sei persone, danni economici alla sanità che si è incaricata di curare sei pazienti per un tempo certamente non breve, concreti danni economici ai negozi che hanno subito la rottura delle vetrine e danni morali per tutti coloro che si sono trovati nelle vicinanze del tentativo di strage.

C’è poi da considerare il costo delle forze dell’ordine e della magistratura, che esistono e sono pagate dallo Stato (e quindi da noi cittadini) e c’è infine il costo futuro da sostenere per mantenere in carcere quella belva (una volta lessi che quel costo è valutato in 140 Euro al giorno).

Dunque, il risultato della vicenda si tradurrà in una grossa perdita per i privati e per lo Stato, compensata soltanto dalla soddisfazione di aver recluso un essere immondo.

Ora io mi domando se la pena della reclusione sia effettivamente una vera pena, o se invece ci possa essere un modo più esemplare per punire chi delinque.

Quello che dirò, l’ho detto anche altre volte, e se ora ne sto parlando a proposito del fatto di Macerata, è un ragionamento applicabile a tutti i reati che provocano danni a cose private o pubbliche e naturalmente anche direttamente alle persone.

Non vi sembra giusto che, oltre ad essere curati, i feriti, che certamente non potranno per un po’ di tempo neanche lavorare per sostenersi, debbano essere indennizzati per il danno fisico ricevuto? Non vi sembra logico che le vetrine dei negozi vengano riparate a carico di qualcuno che non sia i negozianti che hanno subito i danni senza averne nessuna colpa?

Nel campo automobilistico chi procura danni è tenuto a rimborsare il danneggiato, sia attraverso la sua assicurazione obbligatoria, sia anche direttamente se non è sufficiente l’intervento assicurativo.

Ed invece in questo caso il signor Traini, dopo essersi “divertito” a danneggiare uomini e cose finirà soltanto per farsi una “villeggiatura” sia pure forzata per un po’ di anni.

Non sto certamente affermando che lo Stato (e quindi noi cittadini) debba accollarsi anche l’indennizzo ai sei malcapitati e la riparazione delle vetrine, ma sto dicendo che mi sembra giusto e logico che il colpevole di tutto quello che è accaduto si accolli questo onere.

Dunque, a mio avviso, il colpevole dovrebbe far fronte a tutte le spese che le sue azioni hanno determinato e dovrebbe rimborsare quindi sia lo Stato, sia le sue vittime e sia infine i privati cittadini che hanno subito dei danni senza nessun motivo.

Ma come fare per ottenere questo? Semplicemente provvedendo ad imporre al colpevole di rimborsare a ciascuno dei danneggiati (cioè lo Stato e i cittadini) tutte le spese che ciascuno ha dovuto e dovrà sostenere, e anche ad indennizzare le sei vittime con una cifra fissata dal magistrato proporzionale alla gravità del danno fisico subito; e se il colpevole non fosse in grado di farlo, spogliandolo dei suoi beni per quanto necessario.

E se, come è possibile, i beni del reo non fossero sufficienti alla necessità? La risposta è semplice anche in questo caso; bisognerebbe imporre al reo di lavorare duramente durante il suo soggiorno in carcere per produrre quel danaro che manca per saldare il suo debito.

Io penso che se si cambiasse il modo di punire chi delinque adottando queste regole, si otterrebbero molti risultati aggiuntivi utili. Infatti:

·      Chi si appresta a delinquere saprebbe già da subito che infliggere un danno a qualcuno equivale ad infliggerlo a se stesso; e questo è probabile che possa anche dissuaderlo dal procedere nella sua azione.
·      Chi è vittima sarebbe sempre indennizzato del danno morale o fisico o rimborsato delle spese per i danni materiali.
·      Anche lo Stato (e quindi tutti noi contribuenti) verrebbe in buona parte rimborsato delle spese che sostiene per tenere in vita le forze dell’ordine, la magistratura e la sanità; infatti esse sarebbero in parte a carico di chi si comporta male.
·      E pure tutti i cittadini avrebbero  il loro  tornaconto  perché  lo Stato potrebbe tassarli meno, visto che una buona parte delle spese che deve sostenere sarebbero a carico di chi delinque.

Per le cosche mafiose è da tempo che si utilizza la confisca dei beni; non vedo perché lo stesso metodo non si debba utilizzare per i reati compiuti da singoli ladri ed assassini o anche da semplici imbrattatori di muri o tifosi distruttori di stadi o dimostranti violenti che incendiano e distruggono auto e negozi.

C’è una speranza che qualcuno ci pensi, e che piuttosto di trastullarsi con complicate e stupide leggi sulle buste di plastica o sulla periodicità della fatturazione dei telefonici, si dedichi ad affrontare questo problema che è sicuramente più serio?

Io non ne ho molta, e voi?

Franco Fellicò


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