mercoledì 9 novembre 2016

Cambiare o non cambiare?


Già in altra occasione ne ho parlato e ho osservato che chi non vuol cambiare non è detto che sia un retrogrado tradizionalista, ma molto più probabilmente non gradisce il tipo di cambiamento proposto, o anche semplicemente non accetta il modo con cui viene proposto.

Non si può quindi biasimare chi non vuol cambiare, come fa continuamente il nostro premier, senza tener conto del contenuto della proposta di cambiamento che si fa.

Ci sono infatti tanti motivi che possono spingere a rifiutare un cambiamento e non per questo si può essere accusati di non desiderare il bene del proprio Paese; anzi potrebbe essere proprio l’attaccamento al proprio Paese che spinge molti italiani a rifiutare un cambiamento non gradito.

Ma il premier, che nostro malgrado ci hanno appioppato dal nulla, continua a ripeterci che quelli del NO al referendum, sono dei cattivi italiani.

Approfitto allora per rammentare al popolo del SI che nel 1946 fu stilata la nostra Costituzione da un’apposita commissione suddivisa in 3 sottocommissioni; che per definirla non bastarono gli 8 mesi fissati inizialmente, ma con successive proroghe la nostra carta Costituzionale vide la luce solo dopo ben un anno e 7 mesi dall’inizio dei lavori; che vi parteciparono 75 grandi uomini del tempo appartenenti A TUTTI I PARTITI e che essi avevano un'età media ben maggiore dei 50 anni; ricordo che noi li chiamiamo ancora oggi: “I padri costituenti”.

70 anni dopo ci capita di vedere che in un Governo neanche molto legalizzato, senza la partecipazione alla pari di tutti i partiti, una singola ragazzina di soli 36 anni ancora fresca di studi, suffragata da un premier non eletto dal popolo, e da pochi altri, si prende l’arbitrio di modificarla e di diventare la sola la redattrice di tutti i cambiamenti tanto da assumere il ruolo di MADRE della riforma,

Io osservo che i giovani hanno tutto il diritto di partecipare alla vita politiche della nazione, ma dovrebbero farlo sommessamente accanto a chi ha anni di esperienza vissuta nel campo; ad essi dovrebbero soltanto provare a far conoscere meglio anche le esigenze delle nuove generazioni.

Dunque un cambiamento Costituzionale proposto uniteralmente, da un politico ancora in erba e senza che lo stesso sia appoggiato anche dai partiti dell’opposizione, è un salto nel buoi che non ci possiamo permettere.

Se anche la Costituzione deve essere cambiata, la cosa va fatta alla stessa maniera di come la si fece circa un secolo fa, da un gruppo nutrito di politici appartenenti a tutti i partiti e dotati di TANTA ESPERIENZA.

Questo il motivo semplice per cui la logica dovrebbe imporci di rifiutare una proposta bella e confezionata, e propostaci da chi non è ben visto da TUTTA la cittadinanza; e questo non significa non voler un cambiamento, ma significa che esso, se è necessario, deve essere studiato e realizzato da tutte le forze politiche e da personaggi dotati non solo di grande intelligenza, ma anche di molta esperienza politica.


Franco Fellicò

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