sabato 8 agosto 2015

Ancora sui migranti



C'è qualcuno che pensa che l'arrivo dei cosiddetti “migranti” non sia un problema? Io penso proprio di NO.

C'è allora qualcuno che pensa che il fenomeno migranti sia una “benedizione” giuntaci dal cielo? Anche in questo caso, penso di NO.

C'e infine qualcuno che pensa che non sia il caso di preoccuparsi, perché il fenomeno è destinato a spegnersi da solo? E anche qui, penso di NO.

Dunque se concordate su questi tre NO, vuol dire anche che ciascuno di noi si è posto il problema e ha anche cercato di immaginare un modo per farvi fronte.

Infatti ci sono idee diverse che vanno dall'accoglienza ad oltranza fino al respingimento inflessibile anche a costo di sparar loro contro.

Ma nessuna di queste idee ha mai preso corpo, e il Governo che è l'unico organo che potrebbe intervenire con un qualunque serio atteggiamento, sembra ormai rimanere quasi indifferente e lascia che le cose prendano le direzioni più diverse.

Inizialmente il Governo sembrava volesse intervenire e anche energicamente, ma poi si è lasciato distrarre con piacere da altri problemi non meno importanti (la Grecia, le alluvioni, ecc.).

Il fenomeno intanto si è intensificato e non accenna a diminuire, anzi come sempre, agevolato piuttosto che contrastato dalle poche azioni inizialmente messe in atto dai nostri governanti.

Ed infatti mentre qualche tempo fa arrivavano sulle nostre nostre coste molte decine di derelitti alla volta, successivamente, prima con l'aiuto dell'operazione “Mare Nostrum” e poi dopo, anche con l'intervento di tante navi militari di altre nazione europee, siamo passati a quantità di centinaia e centinaia al giorno; e ben presto, se continueremo ad ignorare il fenomeno, arriveremo certamente anche a migliaia e migliaia per volta. Anche i morti per i continui naufragi sono aumentati e dunque bisogna riconoscere che gli interventi, come sempre accade, non solo sono stati inutili, ma anche peggiorativi.

Quando sento che una nave Irlandese o una Olandese ha scaricato in un qualche porto della Sicilia circa un migliaio di profughi e qualche decina o centinaia di cadaveri, mi domando: ma perché queste navi che quando si trovano in acque internazionali rappresentano un lembo della loro terra, se salvano delle vite umane non le portano sui loro territori, ma invece è consentito loro di sbarcarli sul nostro? Ma se è così allora non potrebbero le navi italiane, quando rilevano dei naufraghi, portarli in Francia o in Grecia, o in Turchia o in Algeria?

Il fatto vero è quindi che l'aiuto dell'Europa è servito soltanto ad intensificare il flusso migratorio verso l'Italia, coadiuvando la flotta italiana nel portare sul nostro suolo quanti più profughi è possibile.

In più non posso fare a meno di notare che l'azione è servita anche, nonostante si affermi il contrario, a dare una buona mano agli scafisti in quanto essendo aumentato per loro il rischio di essere incriminati, hanno potuto aumentare il prezzo dei “passaggi”, e per di più non sono ormai più costretti ad effettuare con i loro sgangherati mezzi l'intera traversata, perchè dopo aver percorso solo poche miglia, consegnano la loro “merce” a qualche nave che incrocia appositamente nelle immediate vicinanze della Libia.

C'è qualcuno che dice, e non mi sembra un'eresia, che sarebbe meglio fissare un biglietto per la traversata, ad un costo anche molto più basso di quello degli scafisti, e andare a prendere noi stessi i profughi in Libia; si otterrebbe un notevole danno agli scafisti, un viaggio più sicuro e con molti meno morti per i profughi, e perfino un piccolo indennizzo in danaro per le navi che farebbero gli interventi!

Ma tornando alla situazione che si crea dopo, quando ormai i profughi sono giunti sulla terraferma, osservo che non esiste un'organizzazione, né delle regole precise su quello che si dovrebbe sempre fare, ma affidandosi alle autorità locali dei posti dove si verifica l'invasione, si cerca di sistemare i derelitti in posti e modi diversi; molti fuggono e non vengono neanche identificati, e non si sa più dove vadano, si sparpagliano per l'Italia e molto spesso raggiungono i suoi confini per proseguire verso i Paesi del nord Europa. Se tentano di entrare in Francia vengono respinti verso Ventimiglia e lì una buona parte di essi è ancora lasciata indisturbata accampata da mesi sulla sua bella scogliera; poi, essendo ormai tanti, si organizzano e tentano delle sortite; molti vengono bloccati dalla Gendarmeria francese, ma molti ce la fanno e vanno ad invadere la Francia o ad attraversarla per andare poi nel Regno Unito; un gruppo addirittura si infila nel tunnel della Manica e attraversa così il canale a piedi; altri salgono su un TIR in transito; insomma è caos completo e L'Italia e l'Europa è assente e non ha ancora neanche individuato una strategia da applicare.

Nessuno guarda il trend degli arrivi e nessuno prova neanche ad immaginare quanto potrà ingigantirsi il fenomeno e sembra quasi che stiano tutti aspettando che accada qualcosa, ma senza sapere neanche cosa sarebbe meglio accadesse.

Anch'io ho le mie idee: non mi sento capace di scacciarli, ma poiché mi rendo conto che non abbiamo sufficienti risorse economiche per mantenerli, penso che occorrerebbe trovare un modo per salvarli, ma salvando però anche noi; poi se riuscissimo anche ad attuare una strategia che non solo consenta loro di vivere anche solo un po' meglio di come vivevano nel loro Paese, senza peggiorare però la NOSTRA vita o magari addirittura migliorando anche le nostre condizioni, immagino che anche i più riottosi nostri concittadini (Salvini compreso) potrebbero essere d'accordo.

Insomma, a mio avviso, si dovrebbe agire in maniera tale da capovolgere l'atteggiamento di quei cittadini che quando oggi apprendono che il Prefetto o un'autorità locale ha deciso di far ospitare in un certo luogo un gruppo di migranti, organizzano manifestazioni di piazza per opporsi alla decisione.

Si dovrebbe puntare a far sì che la cittadinanza consideri l'arrivo di un gruppo di profughi, non un nuovo pericolo incombente sulla comunità, ma invece un evento interessante e utile alla cittadinanza stessa.

Detta così, la cosa sembra assurda, ma se ci si pensa bene la cosa non è affatto impossibile. Bisogna solo superare un po' di pregiudizi ed essere più elastici; poi giudicare a fronte dei risultati e verificare se l'aver messo un po' da parte certi principi sia pure giusti, ha fornito o non in cambio un miglioramento di vita sia per gli ospiti, sia per gli ospitanti.

Premesso quindi che bisognerebbe all'arrivo e possibilmente addirittura prima dello sbarco identificare ciascun migrante, premesso anche che coloro che non risultano provenire dalle zone di guerra dell'Africa e che quindi non hanno alcun diritto di asilo debbano essere subito riportati nella loro terra (senza neanche porre piede in Europa), ci troveremmo a dover accettare comunque un buon numero di poveretti.

Non avendo la possibilità economica per mantenerli, occorre quindi fare in modo che si mantengano da soli e per farlo potremmo offrire loro un posto dove vivere (come d'altra parte già facciamo); dovremmo però pretendere da loro in cambio che effettuino dei lavori per la comunità in cui vengono ospitati; la paga che forniremmo loro, decurtata delle spese che sosteniamo per ospitarli, dovrebbe essere comunque abbastanza inferiore a quella fissata per quel tipo di lavoro dai contratti collettivi nazionali esistenti per i nostri lavoratori e questo in considerazione del fatto che il lavoro che faremmo svolgere loro è quel lavoro che i Comuni non fanno normalmente svolgere da nessuno non avendo sufficienti risorse economiche (ad esempio la riparazione delle buche nelle strade o la sistemazione delle aiuole abbandonate).

Ovviamente chi non volesse accettare queste condizioni, dimostrerebbe di non meritare asilo e quindi dovrebbe essere subito rimpatriato.

Analogo trattamento, cioè rimpatrio immediato, dovrebbe essere riservato a chi ha accettato le nostre condizioni e poi o non lavora onestamente o peggio è scoperto essere implicato in qualche reato.

Analizziamo ora l'effetto di questa strategia:

  • i poveri migranti che hanno preferito abbandonare la loro terra dove rischiavano la vita in ogni istante si troverebbero in un Paese molto più civile di quello lasciato, vivrebbero in una struttura sicuramente migliore del posto in cui erano, avrebbero vitto e alloggio e un lavoro dal quale ottenere anche un po' di danaro; non molto, ma certo più di quanto potevano raggranellare nel loro sventurato Paese.
  • I Comuni in cui sono ospitati queste persone avrebbero la possibilità di meglio gestire la pulizia delle strade e la tenuta dell'ambiente.
  • I cittadini del posto in cui i nuovi lavoratori sono ospitati avrebbero il vantaggio di vedere la propria città tenuta meglio, di godere di strade più pulite e di usufruire di altre migliorie; dunque pian piano finirebbero per vedere di buon occhio queste presenze.
  • E' molto più difficile che questi extracomunitari possano delinquere, visto che sarebbero impegnati ogni giorno per lavorare.
  • Poichè i migranti comunicano tranquillamente con i loro familiari e/o amici rimasti ancora nel proprio Paese (sono infatti tutti dotati di cellulari) farebbero giungere messaggi ai loro concittadini ben diversi da quelli attuali; illustrerebbero loro quello che capiterà a chi metterà piede qui, scoraggiando quindi tutti quelli che pensano di rischiare la vita pur di arrivare nel paese di bengodi dove si è ospitati gratis e se si è un po' più intraprendenti si può anche delinquere con ben poche probabilità di essere puniti.
  • Anche l'integrazione sarebbe più rapida e i bravi lavoratori potrebbero, con delle regole opportune da fissare, aspirare nel tempo anche ad acquisire la cittadinanza e con essa anche tutti i diritti degli italiani.

Bene. Tutto ciò è attuabile semplicemente mettendo, come ho detto, un po' da parte certe regole; non sarebbe lavoro nero, ma un'eccezione applicabile soltanto ai veri profughi per salvarli da un destino tanto peggiore; sarebbero degli ospiti lavoratori e rimarrebbero tali per un certo numero di anni in attesa di essere in grado di dimostrare di poter diventare veramente degli italiani a tutti gli effetti.

Ovviamente questa strategia sarebbe ancor più valida se attuata da tutta l'Europa e si potrebbe consentire anche che parte dei profughi passi da una nazione europea ad un'altra, mantenendo però le stesse regole e lo stesso tipo di trattamento; i profughi lavoratori “apparterrebbero” alla nazione in cui si trovano che potrebbe decidere insindacabilmente di trasferirli in altra nazione europea e/o di agevolare i loro spostamenti quando possibile, purché accettino di continuare a lavorare alle stesse condizioni.

Ho finito, forse sono molte le critiche che posso prendermi, ma NESSUNO mi potrà dimostrare che quello che si sta facendo ora, è meglio di quello che ho provato a proporre.


Franco Fellicò

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