sabato 2 agosto 2014

La Causa e l’Effetto e anche la Teoria e la Pratica


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Questi concetti sono assolutamente sconosciuti ai nostri politici.

Infatti essi non mettono mai in relazione gli EFFETTI con le CAUSE e prendono decisioni basate esclusivamente sulle loro TEORIE senza mai verificare cosa accade in PRATICA.

Quanto ho detto sopra è una constatazione che può essere verificata ogni giorno.

Si comportano come un dottore, che sicuro di aver chiara la diagnosi, cura un malato con una medicina adatta a quanto lui pensa e poi, pur notando che il malato peggiora continuamente, non si lascia neanche sfiorare dall’idea che forse la diagnosi è sbagliata e continua la cura, magari intensificandola fino ad ottenere la morte del paziente.

TUTTI i nostri “dottori” anche se asseriscono che la crisi a tutti nota va combattuta con il “cambiamento”, cambiano SI qualcosa, ma insistono ostinatamente nel cambiare solo i medicinali, sostituendoli con altri che hanno un nome diverso, ma che sostanzialmente hanno lo stesso contenuto deleterio.

Poi mentre tutti i cittadini e loro stessi osservano che il malato peggiora, continuano imperterriti con la stessa cura, senza accorgersi che è proprio quella che fa peggiorare la malattia.

Mentre dicono tutti di voler combattere la crisi, nessuno di loro sembra accorgersi che sono proprio i provvedimenti che prendono che invece di curare, fanno aggravare il paziente.

Ecco la prima pagina de “IL TEMPO”del 26 luglio 2014: “Ogni 5 minuti chiudono due aziende. La ripresa è lontana, fermi consumi e crescita”; e sono dichiarazioni della Confindustria.

Il PIL continua a scendere, il debito pubblico aumenta, l’occupazione diminuisce e i cassa-integrati aumentano ogni giorno; decine di migliaia di aziende chiudono e migliaia di aziende emigrano in altri paesi, l’inflazione aumenta, i consumi sia interni che esterni diminuiscono continuamente, la povertà aumenta e nessuno degli indicatori economici tende ad invertire la tendenza.

Tutto quanto appena detto è causa non solo di minor gettito fiscale, ma anche di maggiori spese per lo Stato e costringe quest’ultimo, che sembra conoscere solo una cura, a far crescere ulteriormente la tassazione su chi sopravvive ancora; e questa è una spirale dalla quale non si esce più. 

Ma loro imperterriti non cambiano la cura, anzi l’intensificano, cambiamo la medicina IMU con un’altra medicina che si chiama TASI che è anche più forte di quella precedente, danno qualche sgravio fiscale da qualche parte con un aggravio maggiore applicato da qualche altra parte, ma mai pensano di cambiare proprio metodo visto che nulla accade che possa considerarsi un effetto positivo dovuto ai loro provvedimenti.

Insomma come ho già detto prima, non si accorgono che le CAUSE degli EFFETTI che si osservano, sono proprio i loro provvedimenti.

In più, a dispetto di ogni rilevazione statistica, TUTTI i GRANDI ECONOMISTI non mancano di vaticinare ogni giorno che la ripresa è vicina e che la crescita sta per venire. Ricordate SACCOMANNI che continuava a dire che entro la fine del 2013 ci sarebbe stata l’inversione di tendenza e la crisi sarebbe cominciata a svanire? Dove sono finite le sue previsioni? E dove finiranno quelle di chi l’ha sostituito?

Continuano a dire che il problema delle imprese è la tassazione troppo alta e promettono loro sgravi fiscali che attuano spostando la pressione fiscale su chi deve spendere, fornendo un piccolo sollievo a chi produce, ma togliendo loro buona parte della clientela che è sempre meno in grado di comprare i loro prodotti.

E lo si vede chiaramente (solo loro non se ne accorgono), visto che i consumi scendono continuamente. Ma non pensano questi signori che ogni imprenditore pagherebbe anche più tasse se potesse produrre e VENDERE di più? E che sarebbe felice di assumere anche altri dipendenti, pure senza alcuna sovvenzione, se avesse la possibilità di produrre e VENDERE?

Ma secondo questi signori l’IVA al 22% è una bella pensata dello Stato, o un modo per disincentivare i consumi?  Insomma la TEORIA è una cosa, ma in PRATICA certe teorie altro non fanno che peggiorare la situazione.

Io penso che al primo posto tra le medicine da utilizzare per combattere la crisi, dovrebbe esserci una FORTISSIMA ed INDISCRIMINATA riduzione della pressione fiscale, dopo di che tutto si aggiusterebbe; e solo così si comincerebbe veramente a rivedere la crescita; perfino l’enorme burocrazia che frena l’attività industriale e commerciale, passerebbe in secondo ordine.

Ho detto riduzione FORTISSIMA e INDISCRIMINATA perché occorre un vero SCOSSONE all’economia stagnante; ridurre ad esempio l’IVA di uno o due punti e fare altrettanto sulle varie aliquote irpef, non avrebbe alcun effetto; la prova c’è già, perché è a tutti noto che l’EFFETTO sui consumi dei famigerati 80 euro nelle buste paghe di pochi cittadini, è stato pressochè NULLO.

Ma dove si trovano le coperture per i mancati introiti dell’erario? Direbbe qualcuno.

Questo vocabolo “COPERTURA”, per come la penso io, andrebbe proprio cancellato; oggi è proprio per via delle coperture che si continua ad aumentare la pressione fiscale; le aziende chiudono, le tasse introitate diminuiscono e di conseguenza i cassa-integrati aumentano; ciò provoca una maggiore necessità di introiti fiscali da prendere da qualche altra parte (le coperture necessarie quindi aumentano) e dunque l’ulteriore pressione fiscale che ne deriva si riversa sulle poche aziende superstiti e sui cittadini che saranno costretti a ridurre ulteriormente i consumi; la conseguenza è che il malato peggiorerà sempre più fino alla morte (il default nel caso dello Stato).   

E allora cambiare cura significa quindi ridurre FORTEMENTE le tasse A TUTTI, almeno del 50%; e solo così c’è da aspettarsi un boom sicuramente simile a quello degli anni ’60.

E i servizi sociali come saranno sovvenzionati? Per rispondere a questa domanda non faccio altro che portare ad esempio quello che accade in una famiglia onesta quando uno o più componenti della stessa dispongono di meno risorse economiche; in questi casi il capofamiglia riunisce i familiari, dichiara di essere in ristrettezze e dunque decide di eliminare tutte le spese voluttuarie; poi se anche in quel modo non riesce a coprire le necessità restanti, decide di ridurre l’acquisto di vestiario, vende la macchina o si accontenta di un vecchio macinino; fino anche a ridurre il consumo dei cibi più costosi; insomma si organizza in maniera tale da farsi bastare quello che riesce a guadagnare.

Di contro in una famiglia DISONESTA il capofamiglia, pur di mantenere il precedente tenore di vita, invita i propri figli ad andare a rubare e inizia a farlo lui stesso in maniera da procurarsi ugualmente il denaro che ritiene essergli necessario. 

Lo Stato, attualmente si regola come una capo-famiglia disonesto, infatti pur di mantenere in essere tutte le strutture che nel tempo ha creato, utili o inutili che siano, in nome della cosiddetta COPERTURA, invece di adeguare le sue spese alla situazione di crisi, impone ai cittadini (direi in questo caso ai sudditi), sacrifici che per molti sono addirittura insostenibili.

Il vero cambiamento sarebbe invece l’adozione del comportamento ONESTO; dovrebbe tassare i cittadini in una misura accettabile, poi valutare il gettito fiscale che riesce a raggranellare dopo aver applicato una pressione fiscale non da strozzino e tale da provocare il risveglio dei consumi, e ridistribuire i proventi disponibili alle varie istituzioni partendo dalle più importanti (sanità, scuola, forse dell’ordine, ecc.) in percentuali proporzionali all’importanza dell’istituzione stessa.

Come in tutte le famiglie oneste in ristrettezze economiche, i cittadini dovrebbero rinunziare ad un po’ di servizi, ma in compenso avrebbero una notevole quantità di danaro in più da spendere, e spendendoli farebbero rinascere le aziende che ricomincerebbero anche ad assumere. Aziende che producono di più e cittadini non più assistiti ma che lavorano, produrrebbero meno spese e nuovo gettito per le casse dello Stato; quindi più occupazione, meno spese per assistenza a chi non ha lavoro, più gettito per l’erario da lavoratori e aziende.

Con questa cura se negli anni successivi il gettito dovesse aumentare (come è prevedibile visto che si assisterebbe presto ad un aumento dei consumi e ad una crescita dell'occupzione), automaticamente ogni istituzione riceverebbe una sovvenzione maggiorata (visto che le sovvenzioni sarebbero fissate come percentuali sul gettito ottenuto) e potrebbe migliorare così la propria qualità. E nel tempo forse si riuscirebbe anche a riottenere l’attuale qualità dei servizi, pur senza opprimere la cittadinanza.

Ovviamente, anche se ho detto che la burocrazia è meno importante, bisognerebbe agire pesantemente nella sua semplificazione e tutto ciò porterebbe pian piano ad un miglioramento generale, che invece non possiamo assolutamente aspettarci diversamente.

Ci sono due modi per un’azienda di guadagnare; vendere a prezzi molto alti con grandi margini o vendere a prezzi appena superiori ai costi e quindi con piccoli margini; non è detto che il primo metodo possa essere più produttivo del secondo, ma certamente con il secondo che punta ad aumentare le quantità vendute si può ottenere di più specie in periodi di crisi economica.

Se i nostri governanti facessero semplicemente questa riflessione, dovrebbero immediatamente capire che in periodo di crisi, un’alta  pressione fiscale e solo controproducente per l’erario; gli unici EFFETTI che si ottengono sono un’ulteriore riduzione della produzione e dei consumi ed anche un aumento degli evasori.

Per concludere, visto che è ormai certo che la cura che ci stanno proponendo è fallimentare e serve solo a peggiorare le condizioni del Paese, non costerebbe molto tentare questa strada e poi verificare se gli EFFETTI previsti dalla nuova TEORIA sono effettivamente diversi; se il boom economico preventivato non dovesse aversi o si dovesse assistere ancora ad un peggioramento della crisi, sarebbe facile e giusto tornare indietro anche su questo esperimento e cercare una nuova soluzione.

Insomma quando gli effetti attesi non ci sono, non si dovrebbe mai insistere con la cura che si è dimostrata sbagliata, ma bisogna assolutamente cambiarla!

Ma ora voglio chiudere riportandovi quello che è accaduto a me pochi giorni fa dopo aver chiesto ad un azienda il preventivo per una semplice zanzariera da sostituire ad una vecchia che avevo nel mio appartamento.

Il costo della stessa era di 250 euro compreso un centinaio di euro di guadagno del venditore, ma ad essa bisognava aggiungere euro 55 di IVA e anche circa 45 euro che il venditore diceva che avrebbe pagato di IRPEG sul suo guadagno; il prezzo complessivo diventava quindi di euro 350. Considerando esoso il prezzo finale a causa dell'enorme pressione fiscale da subire anche in questa piccola spesa, ho deciso allora di NON ACQUISTARE la zanzariera e di mantenere la vecchia.

Lo Stato che pretendeva troppo, quindi non ha avuto niente e se l’azienda a causa della mia rinunzia e a quella di altri dovesse chiudere, non solo non prenderà più neanche un euro né dai compratori, né dall’azienda, né dai suoi dipendenti, ma dovrà accollarsi anche il mantenimento dei lavoratori che rimarranno a casa. Questo si chiama EFFETTO e come tutti gli effetti dipende da una CAUSA; ed ora è inutile che ripeta qual’è.

Franco Fellicò




3 commenti:

Ugo Mocci ha detto...

Caro Franco, è ben vero che l'approccio seguito dai vari governi, come tu dici, si dimostra inefficace; ma il tuo approccio sarebbe migliore ?
Se lo stato riducesse le tasse, nelle attuali condizioni, dovrebbe ridurre anche la spesa. Allora ridurrebbe i servizi e i dipendenti pubblici e i relativi redditi. In sostanza sarebbe una partita di giro, la parte di reddito nazionale per consumi e investimenti non cambierebbe, avremmo solo problemi sociali più gravi.
Il ciclo keynesiano funziona solo se lo stato si indebita, ma nelle attuali condizioni non lo può fare perché è già troppo indebitato e aumenterebbe il costo per interessi.
Ma c'é di più. Probabilmente non funzionerebbe neppure facendo debito, poiché comunque i beni prodotti dovrebbero essere venduti, e per questo occorrerebbe che avessero prezzi competitivi, e noi competitivi non lo siamo, perché continuiamo a perdere posizioni. Se rimaniamo non competitivi, anche il ricavato dalla vendita dei beni pubblici e dalla lotta all'evasione, unico modo per evitare di fare nuovi debiti, non produrrebbe effetti durevoli.
L'economia di un paese è diversa dall'economia familiare e va vista nel quadro dell'economia globalizzata. Occorrerebbe migrare nei settori economici più appropriati (quelli avanzati) e valorizzare quelli a noi tradizionalmente più congeniali. Soprattutto però occorre essere competitivi.
Quindi effettuare le riforme: scuola, ricerca, innovazione; PA efficiente e funzionale (riforme istituzionali, amministrazione, lavoro, giustizia).
Bisogna tagliare le teste della PA e licenziare chi non collabora. Ma chi avrà il coraggio di farlo ? Chi batterà sindacati e conservatori ? Questo è il problema e probabilmente differiremo ancora. Però, se non lo faremo, ci aspetta il declino, con disoccupazione e ricchezza pubblica e privata destinate a peggiorare. Ridurre le spese, calare le tasse da solo non serve a niente. Speriamo di sbagliarci !

Franco ha detto...

Ugo.
Se il mio approccio è sempre lo stesso, tu non sei da meno ed infatti, come me, ti ripeti. Tutti i tuoi commenti (puoi rileggerli se non li ricordi), puntano a dimostrare sempre che la cosa è complessa, che non si può paragonare una famiglia a uno Stato, che non si può fare a meno dei servizi, che solo le riforme possono risolvere i problemi, che bisognerebbe indebitarsi per applicare le mie idee, ecc. ecc.
Così facendo quindi finisci per schierarti dall’altra parte, considerando tutto quello che dico, illusorio e impossibile da realizzare.
Devo allora pensare che condividi l’uso delle coperture e anche delle clausole di salvaguardia che invece a me messe insieme mi fanno pensare più al modo di agire della mafia che ad un comportamento (che dovrebbe essere prima di tutto ETICO) di un Governo; a me le due cose sembrano: “Se riuscirai a versare quello che ti ho chiesto BENE, altrimenti peggio per te, perché (clausola di salvaguardia) ti brucio il negozio!
Uno Stato forse non è proprio come una famiglia, ma non dovrebbe certamente essere neanche simile ad un camorrista.
Quando dici che per applicare la mia idea lo Stato deve indebitarsi, è perché vorresti mantenere tutti i servizi attuali (utili ed inutili), mentre io dico che bisognerebbe invece adeguarli ad un gettito ONESTO; io penso ad una sorta di “autarchia” di buona memoria; penso a porci TUTTI in una posizione di chi è, come sappiamo bene, in ristrettezze economiche e quindi penso che TUTTI, nessuno escluso: ricchi, poveri, disoccupati, ma anche e principalmente i COMUNI, le PROVINCE, le REGIONI e lo STATO CENTRALE debbano decidere di tirare la cinghia e di rivedere le proprie spese; tutti dovremmo RIADEGUARCI e quindi tutti dovremmo capire che non possiamo più elargire danaro a chi ha subito un danno per cause ambientali, non possiamo avere una sanità così come l’abbiamo, una scuola completamente gratuita e tanti altri servizi spesso inutili ma dobbiamo rivedere anche i servizi essenziali.
Ho parlato di percentuali da attribuire a ciascun servizio importante perché ciascuno di essi, così come le famiglie stesse deve fare quello che può con le risorse che ha potuto ricevere. Ovviamente inizialmente i servizi decadrebbero ulteriormente, ma la disponibilità di maggior denaro di tutti i cittadini (sto parlando non di 80 euro, ma forse di 10 volte di più e a un forte vantaggio fiscale per TUTTI, non solo per alcuni) consentirebbe di supplire alla riduzione dei servizi; e per supplire, nascerebbero servizi privati sostitutivi con conseguente maggiore occupazione e anche maggiore efficienza perché è noto che un’azienda privata funziona molto meglio di una pubblica.
La riduzione dell’occupazione nel pubblico, sarebbe sostituita da una maggiore occupazione nel privato (i lavativi diminuirebbero e quelli che lavorano seriamente aumenterebbero).

CONTINUA...
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Franco ha detto...

ECCO LA CONTINUAZIONE

La mia non è una “spending review” che va alla ricerca degli sprechi e conclude quasi sempre che ogni spesa è indispensabile ed incomprimibile; e non è neanche una “riduzione lineare delle spese” in quanto ho parlato di percentuali che servizio per servizio possono essere più o meno elevate (naturalmente a patto che la somma rimanga 100).
Poi non è proprio vero quello che dici e cioè che saremmo meno competitivi, anzi al contrario diventeremmo molto competitivi; difatti i nostri prodotti costerebbero molto meno (vista la forte riduzione di pressione fiscale) e inoltre potremmo diventare un Paese tipo Romania dove le aziende di tutta Europa vanno a impiantare le proprie fabbriche per il basso costo della vita e la ridotta pressione fiscale; quindi ci sarebbe da aspettarsi che invece di vedere le nostre aziende andare all’Estero in cerca di posti dove si può produrre a più buon mercato, vedremmo arrivare in Italia tedeschi, francesi ed altri ad installare fabbriche e naturalmente ad assumere personale.
E con più gente che lavora, più gettito fiscale e meno spese per l’assistenzialismo.
Nulla hai poi detto a proposito di tutti gli indicatori economici che peggiorano ogni giorno e che da altro non possono dipendere se non dall’azione del Governo (di qui il titolo del documento CAUSA e EFFETTO); ma tu pensi ancora che si possano invertire quei trend negativi tassando ancora di più la cittadinanza, sia pure anche solo quella che ha di più o anche solo mantenendo l’attuale pressione, o infine con una ottantina di euro per una piccola parte della cittadinanza? Non ti dice proprio niente l’alto numero di imprenditori che chiudono l’azienda, quelli che si suicidano e quelli un po’ più fortunati che se ne vanno all’estero? E possiamo ancora continuare così; non pensi che molto presto si arriverà al default?
Ora ti saluto e attendo il tuo prossimo commento.