giovedì 23 maggio 2024

I metodi scorretti degli operatori telefonici (ma anche qualche consiglio utile)

 

Al primo posto nella graduatoria delle aziende scorrette ci sono gli operatori telefonici.

 

Sono tutte aziende che pensano di essere furbe ed invece dimostrano tutta la loro cretineria; utilizzano complicate offerte che, secondo loro, dovrebbero suscitare grande interesse tra i possibili clienti che considerano degli esseri stupidi, sempliciotti e creduloni.

 

Ho deciso di scrivere questo articolo in occasione dell’ultima furbata che ho scoperto di WINDTRE.

 

Era da molti anni che nel telefono di mia moglie c’era una SIM WiindTre e per molto tempo ho utilizzato un sistema a consumo che oggi nessun operatore offre più; ricaricavo con 5 euro alla volta forse ogni anno giusto per evitare che la SIM scadesse (approfitto qui per affermare che  la scadenza è un modo poco corretto stabilito dagli operatori per obbligare a fare una ricarica almeno una volta all’anno o per incamerare indebitamente un credito non usato) .

 

Mia moglie non telefonava mai dal suo telefono ma usava il mio quando ne aveva bisogno e per lo più riceveva soltanto. Non poteva usare internet se non a casa col WiFi.

 

Poi mia moglie è stata ricoverata in ospedale per quasi un mese e allora ho deciso di metterla in condizione di usare la rete; ho chiamato WindTre e mi è stato proposto un piano che consentiva telefonate illimitate e un sufficiente quantitativo di Gigabytes per internet (non ricordo esattamente quanti); il servizio sarebbe costato 7 euro al mese ma occorrevano 19 euro per attivarlo (ovviamente anche questa pretesa è un modo per rubare soldi ai clienti visto che l’intervento di un operatore è solo di pochi click del mouse).

 

Per necessità ho accettata la proposta e per alcuni mesi (una decina) mia moglie ha continuato così; ora sta bene da vari mesi e sarebbe potuto anche tornare anche al vecchio sistema che però oggi non è possibile più ripristinare.

 

Ma ormai la cosa era cambiata e l’ho lasciata così; ogni mese prima della scadenza ricaricavo la SIM con un po’ di euro e così andavamo avanti.

 

Se non che in questo ultimo mese di maggio mi sono dimenticato di aggiungere credito e allora WindTre invece di bloccare il telefono (cosa che mi avrebbe ricordato di fare una ricarica) mi ha mandato un SMS che io non ho letto perché ormai più nessuno li usa.

 

Ecco il contenuto  dell’SMS:

 

Il 10/05/24 la tua offerta si rinnova, verifica il tuo credito residuo dall’app WINDTRE. Ti ricordiamo che al rinnovo , se il credito fosse insufficiente, il traffico incluso nella tua offerta non verrà bloccato per assicurarti continuità nel servizio e sarà reso disponibile in anticipo per un giorno solare al costo di 0,99 euro e a 1,99 per i successivi 4 giorni. Gli importi non si applicano se  hai il servizio Autoricarica attivo.

 

Come ho detto non avevo letto quell’SMS e visto che il telefono veniva usato pochissimo e che non avevo tempo di fare la ricarica ho tardato a farla.

 

Qualche giorno dopo però ho fatto una ricarica di 15 euro per coprire il rinnovo da fare (7 euro) e anche quello successivo, ma quando ho provato a verificare il credito vi ho trovato poco più di 2 euro.  Era accaduto quindi che WindTre si era presa un po’ di euro per avermi consentito di continuare ad usare il telefono per altri 5 giorni.

 

Ho fatto allora questo semplice calcolo 7 : 30 = 0,23 il che significa che in regime normale ogni giorno il costo è di 23 centesimi di euro ma WindTre SENZA CHE IO LO AVESSI CHIESTO per i 5 giorni in cui il rinnovo non era stato fatto si era appropriata di 0,99 + 1,99 x 4 = 8,95 euro facendomi pagare quindi per ogni giorno 1,79 euro in luogo di 0,23 e questo naturalmente anche senza aver fatto alcuna telefonata.

 

E secondo lei dovevo pure ringraziarla perché non mi aveva interrotto il servizio.

 

E’ chiaro che se WindTre avesse voluto trattar bene un cliente avrebbe potuto benissimo mantenere il servizio a 0,23 euro al giorno che avrebbe potuto recuperare al rinnovo.

 

Ma, come tutti gli operatori telefonici WindTre ha pensato più disonestamente di rubare dei soldi a chi aveva solo ritardato nel provvedere alla ricarica.

 

Pessimo operatore quindi da tenere nella considerazione che merita. Aggiungo anche che ho chiamato il 159 per avere un dettaglio delle cifre rubatemi perché comunque non riuscivo a capire come mai  avendo ricaricato 15 euro me ne erano rimasti solo poco più di 2 e quando ho detto all’operatrice che il mio piano prevedeva 7 euro al mese, lei mi ha subito interrotto dicendo che esso era passato a 9,99 euro al mese, e quando ho aggiunto che nessuno mi l’aveva avvisato, lei mi a detto che mi era stata inviata un SMS nel quale mi avevano informato.

 

Ho cercato quell’SMS e l’ho trovata (e così ho anche trovata e letto quella che mi informata del FAVORE che mi avrebbero fatto) ma in essa vi era solo scritto solo quanto segue:

 

Ti abbiamo addebitato 9.99 euro per il costo di MIA. Puoi verificare il traffico ancora disponibile incluso nella tua offerta sull’app WINDTRE . Grazie di far parte della nostra Rete Top Quality.

 

Non so proprio quale sia il piano MIA e tanto meno ho mai chiesto di sottoscriverlo e l’unica cosa da fare subito e che ho ovviamente anche  fatto era di FUGGIRE dalla Rete Top Quality e cercarmi un altro operatore possibilmente MENO DISONESTO.

 

Sono passato a SPUSU un operatore meno noto, ma quelli sono i migliori, che si appoggia alla rete WindTre (quindi senza alcuna perdita di qualità di connessione rispetto a prima) e ho sottoscritto un piano che mi offre telefonate illimitate, 100 Gb di internet al mese e 200 SMS al mese al costo di 4,90 euro! E naturalmente, diversamente da WindTre senza nessun costo di attivazione.

 

Ho chiesto, come era mio diritto, sia di mantenere il vecchio numero e anche di trasferire il credito residuo; tutto ha funzionato benissimo e in pochi giorni mi sono liberato di WindTre e ho recuperato però solo 0,24 euro perché € 1,50 sono stati trattenuti (non so a quale titolo dai soliti ladri).

 

Ma veniamo ora ai consigli.

 

Questa storia va tenuta presente e dovrebbe invitare tutti gli attuali clienti WindTre e anche quelli di operatori analoghi, a lasciarli.

 

Tutti gli operatori di grandi dimensioni e più noti sono fatte della stessa pasta e il loro unico obiettivo è di riuscire a incassare quanti più soldi possibili dalla clientela; è un obiettivo naturale di ogni azienda, ma gli operatori telefonici lo fanno in modo sempre molto scorretto.

 

Approfitto allora per analizzare meglio il comportamento di queste aziende. Tutte pubblicizzano i loro piani che prevedono solo ormai degli abbonamenti mensili e si differiscono essenzialmente solo per il numero dei minuti di telefonate disponibili, per il numero di Gb usabili per i dati e per il numero degli SMS al mese.

 

Non darei alcun peso agli SMS che oggi non usa più nessuno vista la disponibilità gratuita di WhatsApp che ha sostituito radicalmente gli SMS e le MMS del passato.

 

Il numero di minuti di telefonate che vanno da 100 a qualche migliaio o che sono in qualche caso anche illimitate non ha nemmeno alcun senso; infatti a partire da 500 minuti a salire fino ad arrivare all’illimitato non sono per niente diversi fra loro perché difficilmente, a meno di casi molto particolari, si arriva a parlare per chiamate per così tanto tempo in un mese.

 

Infine per i dati l’offerta va da un minimo di 1 Gb fino a 150 o più Gb al mese; questi valori sono assolutamente assurdi perché è impossibile che con uno SmartPhone si possano consumare così tanti dati al mese; premesso infatti che di solito per la maggior parte del tempo il telefono è in casa dove certamente si dispone di un WiFi e quindi ogni attività che implica consumo di dati è fatta senza incidere sui Gb del telefono, possiamo certamente comprendere che basterebbero non più di 5 Gb al mese per essere a posto.

 

Quindi i piani più costosi che sono quelli con più Gb sono assolutamente identici a quelli dove i Gb sono al massimo 10 Gb. E assolutamente impossibile superare questa soglia a meno che uno ogni giorno non decida di vedersi un film in streaming dal telefonino e sempre fuori casa.

 

In conclusione basta quindi avere 500 minuti di telefonia, 5 Gb di dati e nessun SMS. Un piano simile non lo propone nessuno, ma basta orientarsi su quello immediatamente superiore.

 

Io ho ad esempio sono da parecchi anni cliente di Kena mobile (che si appoggia alla rete TIM) che mi fornisce 1.000 minuti di telefonate al mese, 10 Gb di dati e 50 SMS ma i miei consumi non superano mai i 200 minuti di telefonate e i 2 Gb di dati; quanto agli SMS non ne invio mai nessuno; questo piano mi costa solo 5 euro al mese ed è come ho dimostrato sovrabbondante.

 

Va tenuto conto che per risparmiare, o anche solo per non far guadagnare più del dovuto ai grandi operatori (Tim, WindTre, Vodafone, Fastweb e anche Iliad) basta spostarsi su quelli meno noti come Kena, Ho, Spusu, Very Optima o Mobile.

 

Molte di queste aziende sono state create dagli stessi grandi operatori con lo scopo di raccogliere i clienti più attenti ai costi; esse, sempre con le loro furbate, piuttosto che offrire direttamente dei piani più onesti hanno deciso di mantenere i loro alti prezzi, ma di raccogliere comunque i clienti scontenti attraverso delle altre società che però sono di loro proprietà.

 

Kena  è per certo una società di Tim e credo che Spusu  sia una società di WindTre.

 

Concludo quindi questo mio documento con un invito: se siete clienti degli operatori telefonici più noti, abbandonateli e spostatevi su quelli meno noti; avrete un servizio perfetto con costi ridotti di almeno un 50% e forse, se sarete in tanti, costringerete anche i grandi operatori a darsi una regolata e a cambiare modo di agire.

 

Franco Fellicò

domenica 19 maggio 2024

Il software sulle auto moderne

 

Forse partirò da lontano, ma se avete la pazienza di leggere tutto quanto segue vi renderete conto che il mio discorso segue una percorso logico che giustifica le conclusioni.

 

Sono un informatico e non da ieri, ma dal 1960.  Ho iniziato questo interessante lavoro con i grandi mainframe IBM in una grande Banca. All’inizio ero un semplice programmatore e dopo 32 anni ero diventato un dirigente responsabile di tutto lo sviluppo hardware e software dell’Istituto. E’ stata più una grande passione che un lavoro, e ancora oggi a 89 anni mi piace programmare, anche se ora utilizzo linguaggi moderni.

 

E sono convinto anche che sono sveglio quasi come quando avevo 20 anni, esclusivamente perché non ho mai smesso di  programmare, cosa che ha mantenuto sempre in esercizio la mia materia grigia.

 

 

Prima di tutto è importante capire bene perché IL SOFTWARE è così interessante

 

Ho vissuto quindi quasi tutta l’evoluzione che hanno avuto i computer e il software, e ritengo quest’ultimo uno strumento particolarmente interessante perché è l’unico prodotto al mondo che con il passare del tempo non solo non invecchia, ma è in grado di migliorare sempre.

 

Tutti i dispositivi realizzati dall’uomo sono soggetti a guastarsi tanto è vero che è stato definito un parametro con la sigla MTBO (Mean Time Between Outages) che in rete potete trovare così definito: “il tempo medio tra i guasti delle apparecchiature che comportano la perdita di continuità del sistema o un degrado inaccettabile”.

 

L’MTBO per il software invece non esiste perché il suo tempo di vita è infinito e se si riscontra un’anomalia (dovuta in genere ad un errore di programmazione) una volta corretto esso diventa più perfetto e non presenterà MAI PIU’ lo stesso errore; diverso invece è il caso di un dispositivo hardware che anche se viene riparato (cosa che ha inoltre un costo certamente molto maggiore che non una correzione di software) può invece guastarsi nuovamente.

 

Quindi il software, specie se manutenuto opportunamente, più vecchio è, più è sicuro e più è performante; oltre al fatto che con degli aggiornamenti successivi può fornire anche nuove funzioni che nel progetto iniziale non erano state previste.

 

Tutti i dispositivi realizzati dall’uomo che nel passato erano costituiti da solo hardware si sono arricchiti di molto software che ha sostituito buona parte delle funzionalità realizzate inizialmente in hardware.

 

Ma c’è un’altra caratteristica importantissima che ha il software ed è che esso è trasferibile perché basta copiarlo per averlo disponibile su altri dispositivi.

 

Prendiamo ad esempio le lavatrici nelle quali è sempre stato necessario disporre di un TIMER che si deve occupare di gestire le varie fasi del lavaggio; nel passato questo timer era meccanico (era un grosso bussolotto) e doveva essere costruito per ogni lavatrice con ovviamente un suo costo; oggi il timer meccanico (quindi l’hardware) è stato sostituito da un software che una volta realizzato può essere copiato in ogni nuova lavatrice a costo ZERO e in più mentre i vecchi timer di tanto in tanto si guastavano e dovevano essere sostituiti pagando il nuovo pezzo e il lavoro del tecnico che lo sostituiva, il timer software NON SI GUASTA MAI.

 

E per essere completi visto che ho detto che un software può presentare qualche anomalia per errori di programmazione, cosa che di solito può avvenire nei primi tempi di uso, è perfino possibile, una volta corretto il difetto, distribuire la correzione a tutti i dispositivi interessati anche già venduti; e in molti casi questo può essere fatto via rete per cui in un battibaleno tutte le apparecchiature possono acquisire le modifiche gratuitamente. Questo avviene oggi regolarmente per i computer, per gli smartphone, per gli smartwatch, per i televisori, ecc. ecc.

 

E vi prego di notare che questo sarebbe assolutamente impossibile a realizzarsi con un hardware che ha un difetto di progettazione se non realizzando tantissimi dispositivi riprogettati da far installare uno per uno al posto di quelli difettosi nelle apparecchiature già vendute.

 

E’ infine c’è anche da considerare che se il produttore del dispositivo pensa che possa essere utile una nuova funzione, quando la si realizza con il software, la può aggiungere tranquillamente e distribuirla a tutti i clienti sempre senza costi.

 

Quindi i vantaggi derivanti dall’uso di software risultano evidentissimi sia per le aziende produttrici delle apparecchiature sia per gli utenti.

 

Se ci pensate un momento, vi accorgerete che oggi non esiste più alcun dispositivo realizzato dall’uomo che non sia un insieme di hardware e software e ogni progetto tende ovviamente a minimizzare l’hardware e massimizzare il software visto che quest’ultimo offre notevoli vantaggi rispetto all’altro.

 

 

E quindi il software è oggi anche nelle automobili

 

Era ovvio allora già da molto da tempo che anche l’automobile dovesse subire questa trasformazione e che molte parti, che erano state realizzate nel passato con apposito hardware, venissero sostituite da funzioni software.

 

Ho fatto l’esempio della lavatrice, ma nel caso dell’automobile è facile vedere che tutta la strumentazione: contachilometri, contagiri, orologio e altri strumenti presenti sul cruscotto delle auto del passato, vengono oggi sostituiti da un'unica parte hardware e cioè da un piccolo computer dotato di un semplice display come monitor.

 

Tutti gli strumenti costosi del cruscotto sono oggi realizzati da un software che li disegna sul display più o meno grande di corredo dell’auto. MAI NESSUNO di quegli strumenti disegnati si guasterà richiedendo una costosa sostituzione e/o riparazione.

 

E’ facile capire quando grande è stato il vantaggio economico ottenuto dalle case produttrici di auto; basta pensare che oggi in luogo di tante parti da costruire per ciascuna auto, occorre solo un piccolo computer, che oltre tutto può essere lo stesso da installare su tutte le auto: dalla piccola economica alla grande lussuosa; poi sarà il software che, come ho detto, costa solo una volta per la realizzazione e va solo copiato sulle varie auto SENZA COSTI, a rendere diversi i vari modelli; basterà che nelle auto più lussuose vengano mostrate sul display più funzioni per renderle diverse dalle vetture piccole ed economiche.

 

I costi di produzione dei cruscotti sia per le piccole che per le grandi auto si è quindi fortemente ridotto rispetto al passato perché spesso si tratta solo di copiare del codice; quindi non più produzione di pezzi da montare su ogni singola auto, ma una sola produzione (pure molto meno costosa) da utilizzare su TUTTE le auto prodotte.

 

Un altro grosso vantaggio, sempre per le case produttrici, è che gli errori di progetto di quelle parti possono essere risolti senza più eseguire COSTOSI RICHIAMI e senza dover produrre i pezzi difettosi tante volte per quante vetture sono state già vendute; e in più, VOLENDO, le case costruttrici possono regalare ai clienti delle nuove funzioni che possono essere pensate anche in tempi successivi alla vendita di una serie di auto.

 

Quindi i vantaggi dell’introduzione del software sono moltissimi e per la maggior parte sono utili alle case produttrici, ma se queste ultime lo vogliono, possono anche interessare i clienti.

 

 

Come l’automobilista deve valutare il software delle auto

 

Ma ora che penso sia chiaro un po’ di più a tutti di cosa stiamo parlando è giunto il momento di pensare a come dovrebbe comportarsi di fronte a questa novità un automobilista di oggi.

 

Chi acquista oggi una vettura deve sapere che molte delle parti che la costituiscono, e proprio quelle con cui avrà a che fare per il suo utilizzo, sono realizzate in software ed allora è bene informarsi per tempo sulla posizione che ha il fornitore a tale riguardo.

 

Ci sono infatti case produttrici di auto che aggiornano frequentemente il software delle proprie auto mantenendo all’ultima versione anche quello presente sulle quelle già vendute e che magari vi aggiungono anche altre funzioni fornendole gratuitamente a tutti; e altre aziende che invece approfittano della flessibilità del software ad esclusivo proprio vantaggio limitandosi soltanto a correggere qualche difetto di programmazione su quelle già vendute e riservando le nuove funzioni solo alle nuove serie di auto da loro prodotte.

 

Di solito queste ultime lo fanno anche in maniera subdola per cui difficilmente faranno capire apertamente il loro comportamento; ad esempio c’è chi ha deciso di lucrare ulteriormente con il proprio software offrendo alcune funzioni utili a pagamento (anzi a noleggio mensile) e per non farlo notare all’utente all’acquisto, offre quelle funzioni gratuitamente per tre anni; quando sarà passato quel tempo il malcapitato o non potrà più utilizzare quelle funzioni perché disattivate dal fornitore, oppure dovrà noleggiarle (Mercedes-Benz si comporta proprio così); è dunque opportuno indagare sull’argomento consultando altri utenti che invece sicuramente sapranno bene per esperienza diretta come si comporta quel dato produttore.

 

Se ci pensate voi credete di aver acquistato un auto con certe caratteristiche, ma essa non è vostra in tutte le sue partii perché la fabbrica ha tenuto per se certi dispositivi, Mercedes ha fatto finta di vendervela come è descritta, ma ha trattenuto alcune sue parti, pure a vostra  insaputa, tanto che dopo tre anni decide di farvele pagare noleggiandovele.

 

 

 

In pratica è’ bene allora acquistare da quelle aziende che utilizzano la flessibilità del software non solo a proprio vantaggio ma anche a vantaggio del cliente.

 

 

Ma siamo sicuri che la scelta fatta dai costruttori è corretta e coerente?

 

Detto questo a tutti gli automobilisti, in questo mio documento vorrei valutare da informatico come in generale si sta diffondendo l’uso del software sulle auto.

 

Io noto che i settori informatici delle varie case costruttrici di auto (settori giovani perché nati da poco) sono molto diversi tra loro e sono anche mediamente poco capaci.

 

C’è da dire che forse, anche giustamente, chi costruisce auto predilige l’hardware anche perché da anni si è interessato solo ad esso e considera il software uno strumento aggiuntivo a cui non ha saputo dare il giusto valore.

 

I risultati, dipendono ovviamente molto dai brand, ma sono però più spesso deludenti che interessanti. Ripeto che ci sono molte differenze, ma come ho già anticipato direi che mediamente TUTTI sono molto meno capaci in software che non nel loro vecchio lavoro.

 

Io credo per la verità che anche un’azienda che fosse specializzata nella realizzazione di software avrebbe difficoltà a realizzare un’auto con tutte le parti hardware che le sono necessarie; in quel caso i tecnici sarebbero bravissimi nel software e però abbastanza scarsi nell’hardware.

 

E allora la domanda è: come si potrebbero produrre delle auto che fossero quanto di meglio oggi si possa avere in quel campo, ma corredate da un software che fosse di vera alta qualità?

 

Al solito si potrebbe rispondere che sarebbe bene che ognuno possa fare il suo mestiere; i tecnici e gli ingegneri della meccanica dovrebbero occuparsi della progettazione e realizzazione delle parti hardware dell’auto (che non sono per niente poche) mentre per il software dovrebbero rivolgersi ai veri esperti di quel campo e affidare a loro quella parte del lavoro.

 

Io penso quindi che tutti i produttori di auto dovrebbero continuare a occuparsi della progettazione e realizzazione delle parti meccaniche e dovrebbero affidare a degli esperti informatici la realizzazione del software.

 

I costruttori dovrebbero però anche capire che non possono proporre ciascuno un certo modo di operare pensando di essere i più bravi, perché gli utenti non gradiscono che ogni volta che acquistano una nuova auto debbano imparare ad interagire con un software che risulta completamente diverso da costruttore a costruttore.

 

Tutti noi saremmo disorientati se ad ogni cambio di una nuova auto dovessimo adattarci a sistemi di guida diversa; non ci piacerebbe certamente trovare nella nuova auto il pedale del freno in un posto diverso dal solito o il volante sostituito da una cloche o l’acceleratore non più a pedale ma da azionare a mano; quando cambiamo l’auto apprezziamo qualche novità ma vogliamo comunque che certi standard siano rispettati.

 

E poiché il software è in pratica il mezzo attraverso il quale l’utente colloquia con l’autovettura è ovvio che analogamente al freno, al volante e all’acceleratore, il modo con cui colloquiarvi debba essere abbastanza standard.

 

Sta accadendo invece la stessa idiozia che ho sempre criticato parlando del gestori delle colonnine di ricarica dove ognuno ha inventato una propria applicazione necessaria per ricaricare, cosa che fa solo impazzire gli utenti.

 

Le auto non si cambiano così frequentemente come si va a ricaricare, ma certamente è molto scomodo per gli utenti dover imparare ad usare un software completamente diverso quando acquistano una nuova auto che non sia dello stesso costruttore di quella vecchia.

 

E’ quindi un problema di standard che non esiste ma che dovrebbe esistere. E allora ora provo a dimostrarvi quanto è vero quello che ho affermato.

 

Tutti noi usiamo certamente un computer e l’abbiamo cambiato anche più volte ma se fino  a ieri abbiamo avuto un computer con un sistema operativo Windows è quasi certo che non ne acquisteremo uno col sistema operativo OSX di Apple né uno con Linux.

 

Questo perché per molto tempo abbiamo interagito con il computer attraverso un sistema operativo che ci è diventato familiare; e allora anche se cambiamo computer, che sia più potente più capiente o meno ingombrante, comunque vorremmo continuare ad interagirvi allo stesso modo.

 

Quello che accade invece con le auto, da quando il software è presente su di esse, è che cambiando auto si deve ricominciare ad imparare come si possono attivare le tante funzioni, che pur essendo in buona parte le stesse su tutte le auto, vengono messe a disposizione degli utenti in modi completamente diversi visto che ogni costruttore ha progettato il proprio modo di colloquiare con l’utente.

 

E allora non sarebbe utile e ben fatto che anche per le auto esistessero uno o due sistemi operativi ben fatti, progettati e realizzati da chi questo lavoro lo fa da decenni?

 

Certamente sia Apple che Microsoft sarebbero in grado di realizzare due diversi ma entrambi eccellenti sistemi operativi per auto, e se lo facessero loro, entrambi vi integrerebbero le altre apparecchiature informatiche esistenti (PC, telefoni, orologi, ecc) e lo farebbero ad arte e rispettando le forme a cui gli utenti sono abituati da anni.

 

Quello che dico non è una eresia perché tutti sappiamo che esiste uno standard “de facto” (Car Play e Android auto) realizzato dalle grandi case di software che consente di integrare gli SmartPhone con il software dell’auto di qualunque marca; ed infatti ormai tutti i produttori di auto consentono l’uso di questa integrazione anche se qualche brand poco corretto (tanto per non cambiare Mercedes) la fornisce a pagamento; chi utilizza questa integrazione, e sono moltissimi, molto spesso finisce per preferire le funzioni disponibili nell’integrazione in luogo di quelle offerte dall’auto perché esse sono realizzate in maniera già molto nota all’utente dato che ricalcano i metodi usati sui telefonini.

 

Accade quindi spesso che non si utilizzi più il navigatore fornito dal software dell’auto, ma un navigatore più performante, più aggiornato e gratuito e anche a cui si è abituati da tempo; si utilizza la radio e la telefonia offerta dall’integratore e si abbandona quasi tutto il resto del software dell’auto.

 

I costruttori di auto hanno creato i propri navigatori che sono sempre peggiori di quelli gratuiti disponibili con Car Play o Android Auto e che richiedono aggiornamento spesso anche molto costosi, mentre quelli come Apple Maps o Google Maps sono gratuiti, sempre aggiornatissimi e tengono conto del traffico.

 

I costruttori di auto, quasi tutti, offrono una interfaccia vocale che il più delle volte è assolutamente ridicola se raffrontata con Siri o con Alexa o con l’assistente vocale di Google.

 

Insomma questa è la dimostrazione che non è facile improvvisarsi informatici e che sarebbe molto più saggio affidarsi a chi progetta e realizza sistemi operativi da decenni.

 

Il risultato sarebbe anche una standardizzazione dei sistemi operativi anche nelle auto che assomiglierebbero certamente a quelli che da anni noi siamo abituati ad usare.

 

 

Conclusione

 

Sarebbe bello nel futuro poter acquistare un auto di qualunque marca e poi scegliere di farsela consegnare con il software Windows o quello Apple o quello Linux giusto per poter continuare a interagire con essa alla maniera a cui ciascuno di noi  è avvezzo.

 

Questa soluzione renderebbe anche più indipendenti gli utenti dalle manovre poco corrette dei produttori di auto e consentirebbe a ciascuno di scegliersi il software che più gli piace e che offre la migliore assistenza che ritiene di poter avere.

 

Se ci saranno solo pochi diversi sistemi operativi, chi ne avrà scelto uno lo continuerà ad usare anche con la nuova auto; forse troverà nella nuova auto qualche funzione non presente nella vecchia, ma il modo con cui la funzione sarà messa a disposizione non differirà dalle altre già note; e se sulla vecchia auto avrà installata qualche applicazione a lui comoda, potrà trasferirla certamente sul sistema operativo della nuova auto senza dovervi rinunziare.

 

Franco Fellicò

 

giovedì 2 maggio 2024

Salvini e le auto elettriche


 Leggo in rete che Salvini ha pubblicamente detto quanto segue :

 

“L'Europa ha deciso che dal 2035 non si potranno più vendere e comprare auto a diesel e benzina, ma solo elettriche. Significa distruggere una filiera produttiva italiana, europea ed occidentale e riempirci di prodotti provenienti da Pechino e Shangai. E per darceli e permetterci di scendere dello zero virgola...di emissioni, stanno bruciando carbone come se non ci fosse un domani”

 

Mi è chiaro da tempo che Matteo Salvini è da considerarsi il primo responsabile del freno alla transizione ecologica del nostro Paese.

 

Ma ora con questa dichiarazione la sua posizione è chiarissima: considerato che di cittadini abbarbicati alle auto termiche ce ne sono abbastanza, l’individuo ha pensato che schierarsi dalla loro parte possa essere utile per acquisire consensi.

 

Inoltre, per la stessa ragione, pensa anche di acquisire i voti di quei tanti operai che lavorano oggi nel campo delle auto termiche.

 

Ma come può un Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti parlare in questa maniera senza che la Presidente del Consiglio non lo bacchetti?

 

Certo l’apporto della Lega non è da poco, ma a me pare che l’intera alleanza di Destra non possa tollerare un Ministro, che rema così tanto contro l’evoluzione tecnologica.

 

Se Salvini fosse stato al Governo al tempo in cui le auto andavano a vapore probabilmente avrebbe agito alla stessa maniera e così oggi mentre tutto il mondo viaggia in auto diesel o a scoppio, in Italia andremmo ancora a vapore, e tutti inostri operai saprebbero solo costruire e riparare quei vecchi mezzi di trasporto mentre noi tutti saremmo costretti ad acquistare auto prodotte in altri Paesi. 

 

Stessa cosa sarebbe potuta accadere, con un Salvini responsabile, quando i computer sostituirono le vecchie macchine calcolatrici e quelle da scrivere.

 

L’Olivetti che, come tutti sanno, si convertì subito alla nuova tecnologia riuscì anche a competere con l’IBM producendo i suoi personal Computer invece che le vecchie sferraglianti calcolatrici meccaniche; ma se anche allora ci fosse stato Salvini forse Olivetti ancora oggi insisterebbe nel produrre macchine calcolatrici meccaniche e macchine da scrivere senza venderne più neanche una.

 

Un Ministro serio, e soprattutto intelligente, dovrebbe essere il primo a promuovere la crescita tecnologica e la transizione verso soluzioni per la mobilità completamente nuove e anche fortemente ecologiche.

 

La Babele delle colonnine per la ricarica, così la chiamo da tempo è invece stata volutamente abbandonata a se stessa e cresce in una maniera completamente autonoma e senza alcuna regolamentazione; ma questo accade perché Salvini non ha nessuna voglia di regolamentarla e anzi è lieto, visto come la pensa, che sia il più grande freno alla crescita delle auto elettriche.

 

Le affermazioni di Salvini sono di una stupidità unica perché non fanno altro che spingere le industrie a rimanere indietro tecnologicamente, affermando che l’evoluzione mette a rischio dei posti di lavoro di lavori che però sono destinati comunque a finire per sempre.

 

Quindi quello che lui dice e cerca di mettere in atto finirà magari per salvaguardare quei posti di lavoro ancora per qualche anno, ma colpirà pesantemente quel settore e tutti i suoi lavoratori negli anni futuri.

 

Un Ministro dovrebbe invece guardare molto più lontano e preparare il Paese e i lavoratori a diventare in tempo esperti nelle nuove tecnologie per competere ad armi pari con quelle dei Paesi asiatici dai quali Salvini dice di volersi difendere.

 

Se oggi il 90% delle batterie per le auto elettriche sono prodotte in Cina, sarebbe doveroso spingere al più presto il proprio Paese a competere con chi è più avanti di noi; viceversa vediamo che il Ministro riconosce che il nostro Paese è indietro in quel campo e per tutta risposta, insistendo affinché la vecchia tecnologia rimanga in essere, rende sempre meno competitivo il nostro Paese.

 

I problemi con “la cura Salvini“ non saranno dei prossimi anni, ma dei prossimi decenni e quindi ecco che è chiaro che la posizione del Ministro dimostra che il suo interesse è quello di acquisire i consensi di oggi, tanto del domani non gli interessa niente.

 

Salvini vuole il ponte sullo stretto di Messina che avrà valore per il futuro ma anche in quel caso il suo interesse è essere votato dai tanti operai che vi lavoreranno e magari per passare alla storia come colui che lo volle.

 

Se volesse il bene dell’Italia e degli italiani, come va spesso affermando, penserebbe al bene delle prossime generazioni e si impegnerebbe per rendere l’Italia più competitiva con la Cina piuttosto che tentare di chiuderla in una gabbia affermando di difenderla dalle tecnologie asiatiche.

 

E poiché negli altri Paesi europei la competizione invece è incentivata, l’Italia oltre a rimanere sempre più indietro nei confronti della Cina, finirà per essere anche il fanalino di coda in ambito europeo. Grazie Salvini.


 

Franco Fellicò