lunedì 28 gennaio 2013

Regole, regole e sempre nuove Regole


Ma pensateci bene, sembrano tutte fatte apposta per peggiorare la situazione già difficile in cui siamo. 

E come ho sempre affermato, non vi sembra che adottando scelte esattamente OPPOSTE si sarebbero ottenuti risultati migliori?

Come dimostrazione voglio citare le ultime due notizie ascoltate alla TV:

1.
E’ stato deciso che il licenziamento di una colf, anche per giusta causa, debba costare al datore di lavoro € 480 per ogni anno di lavoro prestato dalla colf, il rateo della tredicesima per l’anno in corso e anche circa 1.500 euro da versare all’INPS.

2.
I cani di qualunque razza e taglia sono entrati a far parte delle spese considerate dal redditometro.

Prendo spunto da queste due ultime decisioni per osservare, in linea con le prime affermazioni di questo scritto, che entrambe queste decisioni saranno motivo di numerosi fatti fortemente negativi.

Per quanto riguarda la prima, ho subito avvertito mia figlia madre di un bebè di 5 mesi, di stare ben attenta nel pensare di farsi aiutare nei lavori di casa da una qualsiasi persona, visto che deve tener conto che la cifra che dovrà pagarle verrebbe aumentata di circa un 40% a causa di tutti gli obblighi di legge previsti.

Non ritenendomi l’unico ad aver avuta questa reazione, immagino che questo ragionamento sia stato fatto da una moltitudine di cittadini italiani e dunque la “nuova pensata”, anche se chi l’ha inventata ritiene che il saldo per l’INPS sarà positivo, dimostra ancora una volta che NESSUNO dei nostri amministratori ha l’acume di tener conto delle reazioni che ogni azione provoca.

In un momento in cui una larga parte dei cittadini ha la necessità quanto meno di valutare con estrema attenzione le spese a cui va incontro, c’è chi, invece di adoperarsi per alleviare questi problemi, pensa a come “succhiare” altri soldi al popolo sia pure per destinarli ad un assistenzialismo che molto probabilmente sarà sfruttato da una buona quantità di falsi aventi diritto.

Si decide considerando sempre e solo qualche vantaggio e non si fa mai mente locale a tutti gli svantaggi che ogni decisione realizza.

Ma possibile che nessuno ha neanche immaginato la naturale contrazione dell’offerta di lavoro che la “pensata” produrrà? Ed è il caso di non tener conto di questa certezza, proprio nel momento in cui lo Stato dovrebbe mettere in atto ogni azione atta invece ad incentivare le offerte di lavoro?.

Ma non pensate che invece bisognerebbe premiare in qualche modo chi utilizza un po’ del poco denaro rimastogli per dar da mangiare a chi ne ha bisogno, piuttosto che tassarlo per averlo fatto?

E passo all’altra “nuova pensata”, quella dei cani. La stupidità di quest’altra nuova idea deriva dal fatto che essa vorrebbe essere un nuovo “aggiustamento” ai complicati calcoli del redditometro.

“Errare è umano, ma perseverare è diabolico”, questo mi è venuto in mente sentendo la notizia; ed infatti è diabolico che mentre l’intero Paese di tartassati e anche di buona parte dei tartassatori si sta rendendo conto dell’assurdità del redditometro, c’è qualcuno dotato evidentemente di paraocchi,  che pensa a come rendere ancora più astruso il provvedimento.

Ma forse il legislatore, valutando teoricamente e a modo suo il costo che un cane ha per il proprio padrone, voleva cercare di far diventare “non congrui” anche i barboni che dormono nelle strade in compagnia non di uno ma di alcuni cani?

Le naturali reazioni che questa idea sta provocando sono subito venute fuori; sono già molti quelli che non fanno più inserire il chip sotto pelle al proprio cane, molti altri non li vaccinano più, aumenteranno i cani abbandonati, e aumenterà comunque l’illegalità perché ci sarà un altro motivo per nascondere quello che si possiede al fisco. Quindi, come sempre, questa novità peggiora la società, mortifica i cittadini e li istiga ancor più all’evasione. Bel risultato, no?

Approfitto per sottolineare, e non sono il solo, come anche la “invenzione” del redditometro sta servendo principalmente a scoraggiare ogni acquisto e non dei super ricchi che rimangono sempre fuori da ogni intervento e che essendo comunque pochi hanno poca influenza sui consumi, ma del ceto medio che fino a qualche tempo fa costituiva forse l’unica categoria di persone che poteva mettere un po’ di danaro in circolo consentendo alle aziende di vendere e di conseguenza di pagare le tasse.

A me pare che se un cittadino evade le tasse lo sa bene, perché se lo fa, lo fa scientemente; dunque il “redditest” disponibile in rete serve solo a far capire ai contribuenti se il fisco con i suoi astrusi parametri teorici li considererà evasori o non, indipendentemente dall’esserlo veramente; esso probabilmente finirà per essere usato solo per verificare se una certa spesa che vorrebbe fare utilizzando dei risparmi ottenuti magari mangiando meno, sarà accettata come congrua dal fisco; se come spesso accadrà, il risultato sarà “non congruo”, la spesa nella maggioranza dei casi non verrà più fatta, e ciò produrrà soltanto una riduzione dei consumi tutt’altro che utile.

E non serve a nulla affermare che se si riesce a giustificare la spesa non congrua, non si ha nulla da temere, perché sappiamo tutti bene l’atteggiamento da strozzini che hanno gli impiegati dell’organizzazione.

Personalmente, io preferirei poter chiedere PRIMA all’Agenzia delle Entrate se data certa una mia situazione economica, mi posso PERMETTERE o non un acquisto, in maniera da avere una approvazione scritta già nelle mani, e non dover rischiare pur avendo agito onestamente, di incontrare un impiegato maldestro che non voglia sentire ragioni; lo so, c’è sempre la commissione tributaria a cui ricorrere, ma visto che mi è già capitato, se anche mi daranno ragione (e non è detto) dovrò tribolare con la giustizia, gli avvocati e alla fine con la “compensazione delle spese” che ABITUALMENTE E SENZA RAGIONE i giudici decidono di aggiungere nelle sentenze, anche se favorevoli al cittadino, quando dall’altra parte c’è lo Stato.    

Per concludere dirò che al momento in Italia per un cittadino che faccia parte del ceto medio, la situazione è la seguente:

1.
Sugli ultimi 1000 euro guadagnati, ne versa 410 subito al fisco come trattenuta alla fonte;

2.
Se decide di utilizzare i 590 euro che gli sono rimasti e acquista un bene qualsiasi, ne versa sotto forma di IVA altri 102 provocando anche un ulteriore introito per lo Stato dovuto alle tasse che paga il venditore sul suo guadagno (circa altri 70 euro)

3.
Da quanto detto sopra 1000 euro incassati da un cittadino di ceto medio gli consentono di acquistare un bene il cui valore reale completo anche del guadagno di chi lo vende è di euro 488; il fisco invece, su quei 1000 euro guadagnati da un cittadino con il suo lavoro, incassa all’incirca euro 658.

4.
E dopo tutto questo il cittadino, prima di decidere di utilizzare i suoi soldi guadagnati onestamente e versando tutto quanto gli è stato imposto al fisco, deve desiderare di poter chiedere il permesso a quest’ultimo di poter utilizzare quei soldi.

Ma viviamo in un Paese libero o questo è uno Stato di Polizia?   

Sia ben chiaro che non intendo stendere un “velo pietoso” su chi evade; ma ritengo che ci debbano essere ben altri mezzi per combattere gli evasori alcuni dei quali già messi in atto, metodi che non infonoano negli onesti la PAURA di spendere e che non rischiano di creare un enorme contenzioso.     

Franco Fellicò

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