E’ un dittatore, comico mediocre e guerrafondaio: ecco come Trump ha definito Zelensky. Ha poi aggiunto che la sua popolarità in Ucraina è del 4%. E ancora: “Kiev non avrebbe mai dovuto iniziare la guerra”, e: “La Russia vuole la pace, ha le carte in regola”.
Naturalmente tutto il mondo sa che Zelensky non è un dittatore, tantomeno un guerrafondaio e ha solo subito una invasione per iniziativa esclusiva di Putin. Inoltre tutto il mondo sa anche che in un ultimissimo sondaggio la popolarità di Zelensky è del 57%
Dunque è chiaro che le affermazioni di Trump sono assurde e ridicole e dimostrano che la sua intenzione è solo quella di ingraziarsi il Cremlino; ed infatti già Lavrov ha subito plaudito.
Se queste dichiarazioni fossero arrivate da Putin nessuno si meraviglierebbe conoscendo come in Russia la verità è solo quelle stabilita dal regime; ma pronunziate da Trump, che dichiara anche di voler mettere fine alla guerra, dimostra chiaramente che il suo intervento, apertamente filorusso, si tradurrà in una RESA e in uno smembramento dell’Ucraina.
Si capisce bene che secondo Trump (con grande soddisfazione di Putin) parte del territorio dell’Ucraina andrà alla Russia mentre gli USA come rimborso dei 350 milioni di dollari ricevuti in armamenti dovranno avere da Kiev 500 milioni di dollari in terre rare di cui l’Ucraina è ricca.
Approfitto qui per fare due osservazioni:
1. Non mi pare che siano 350 i milioni di dollari che gli USA hanno speso per l’Ucraina
2. Trump ha affermato che il comico Zelensky è riuscito a farsi fornire tutti quei milioni in armamenti per combattere una guerra che non poteva essere vinta, ma non ha considerato che se Zelensky è stato furbo, allora gli stupidi sarebbero stati gli USA che glie li hanno dati.
Come ho già immaginato e scritto nel mio articolo dell’8 novembre 2024 dal titolo “Ha vinto Trump”, la fine della guerra ci sarà e anche per mano di Trump, ma a danno esclusivo dell’Ucraina.
Trump non ha mai nascosto a nessuno che il suo interesse è solo il bene degli Stati Uniti e lui lo persegue ad ogni costo calpestando senza problemi ogni etica; disinteressandosi completamente di tutti gli altri e quindi ovviamente regalando se necessario anche l’intera Ucraina a Putin pur di acquisire in cambio l’amicizia di quest’ultimo e mostrarsi al mondo come colui che ha posto fine al conflitto.
Non darà quindi alcun peso al disegno espansionistico di Putin (per Trump non c’è nemmeno stata una invasione) e anzi lo aiuterà a raggiungere i suoi obiettivi ritenendo di dover essere pure ringraziato dal mondo intero per aver fatto tacere le armi che per tre anni hanno distrutto un’intera Nazione e procurato milioni di morti.
Una pace così come la si sta immaginando in questi giorni, poteva certamente essere fatta molto prima; sarebbe bastato che Kiev cedesse spontaneamente il Donbass a Putin che forse si sarebbe anche accontentato, ma se si è resistito lo si è fatto perché si voleva una “pace giusta” cioè una pace diversa dalla resa dell’Ucraina.
In ogni modo le affermazioni di Trump servono a farci capire quanto quest’ultimo assomigli a Putin; sia nell’affermare assurdità, sia nel preparare la fine di una guerra in maniera facile e cioè dando ragione al più forte e criticando il più debole.
La fine della guerra sarà decisa da Trump e Putin, senza l’intervento né dell’Europa che al massimo sarà presente senza possibilità di intervenire e forse senza neanche la presenza si Zelensky pur essendo uno delle due parti in causa.
Trump tenterà in ogni modo di non dare spago a Zelensky e probabilmente riuscirà anche farlo sostituire da un personaggio più gradito a Putin; insomma, anche se Trump agisce con l’unico scopo di acquisire vantaggi per se e magari anche per gli USA si dimostra apertamente un vero alleato di Putin e senza alcuna considerazione per l’Ucraina aggredita.
Un “paciere” siffatto che apertamente dimostra di essere di parte, non avrebbe nessun diritto di promuovere una pace; e se invece pensa di poterla ottenere si capisce subito che potrà anche far tacere le armi, ma senza alcuna pretesa di fare giustizia.
Franco Fellicò